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La Vicina : Dal sogno alla realtà


di brendon_7
03.11.2016    |    12.082    |    2 9.9
"Io mi accuccio, sfioro il prato con una mano: “E’ morbido, prova a sentire”..."
Non ricordo se mai l’abbia espresso, ma forse tra i tanti desideri che hanno accompagnato le stelle cadenti di agosto, in una lontana estate dell’adolescenza, tra invocazioni per alti ideali e romanticismi, avrò forse espresso anche il desiderio di condividere dell’erotismo con la bionda affascinante e bellissima vicina di casa. E tra tutti i desideri strampalati e impossibili, sarà forse parso al firmamento il desiderio più praticabile, tant’è che ad un certo punto si è pure avverato, proprio in agosto.

Dal giorno in cui ci siamo ritrovati a colloquiare in campagna, lungo il fiume, la mia voglia di lei si era ridestata, come braci riattizzate dallo scuotere dell’aria. Quando ne ho avuta occasione ho provato a far coincidere gli orari delle mie passeggiate con quello che doveva essere il suo orario. Un po’ di volte mi è andata buca, ma all’ennesimo tentativo è andata bene.
Io ero uscito per fare foto in campagna. Era solo un pretesto, visto che la luce del tardo mattino estivo era tutt’altro che adatta allo scopo, ed anche i soggetti che potevo trovare non erano così interessanti. Cincischiavo nel cercar di farmi apparire interessante e originale qualche prospettiva coi filari di viti dai frutti ancora acerbi, provavo a sperimentare giochi di luci e ombre, pensavo a come sarebbe stato un bianco e nero delle coltivazioni di granturco in via di maturazione inondate di sole, tanto per far passare i minuti.
Accolgo con una scarica di adrenalina e con il battito cardiaco che repentinamente si fa più intenso la vista della “vicina in lontananza”. È scortata dalla sua cagnolina, che non si stacca da lei per più di qualche metro. Si chiama Sissi, se ben ricordo.
Durante l’incontro precedente abbiamo parlato, e lei sembrava interessata, o almeno possibilista, sull’eventualità di andare oltre il parlare. Da allora solo fugaci incontri in paese. Questa volta voglio giocarmi qualche chance. Il mio obiettivo è chiaro: voglio far sesso con lei. Mal che vada voglio che sia un incontro che ci prepara ad un successivo incontro di sesso.
Continuo il mio cincischiare, fingo di non averla notata, attendendo che sia più vicina prima di fingermi stupito di incontrarla. Sono il ragno che, tessuta la rete, attende la preda. Lei è quasi arrivata nella rete, però non voglio mangiarla, voglio invece che sia l’indiscussa protagonista della festa.
Mi auguro di avere una voce calma e sicura nel momento del saluto, di non far trasparire l’agitazione. Per fortuna mi sembra di raggiungere i miei propositi. Lei risponde al saluto allegra e con un misto tra un sorriso e una smorfia sul volto, per effetto del sole intenso che le batte sugli occhi. Si avvicina scortata dal suo piccolo bodyguard peloso. La ammiro: la chioma bionda è illuminata dal sole a picco, un braccio è alzato per portare la mano a protezione degli occhi, così sotto al tessuto della canottierina bianca che indossa si intravedono meglio le forme del seno. Non credo indossi reggiseno. Spero di verificarlo di persona. I pantaloncini color sabbia le lasciano quasi del tutto scoperte le gambe abbronzate. Le ammiro con desiderio, e con lo sguardo mi spingo alla cerniera, fantasticando.
La accompagno nella passeggiata, la discussione è allegra, segno che non le dispiace avermi incontrato.
Anziché andare per il percorso più battuto ci dirigiamo per percorsi secondari, seguendo campi e filari; non so se sono io a guidare lei o viceversa, probabilmente ci guidiamo a vicenda e lasciamo che sia così.
Arriviamo ad uno slargo chiuso su tre lati dai campi di granturco e dalle viti. Al suolo c’è una gran bella distesa di trifogli. Il posto è pacifico e isolato.
Le chiedo se vuole qualche fotografia. L’idea le piace. Guarda in camera sorridente, un sorriso un po’ tirato, ma dopo i primi scatti già si sente più a suo agio, si muove naturale e rilassata, comincia anche a posare scherzosa.
Le propongo di sdraiarsi sul prato. Accompagna la risposta con una risatina: “Ma no, poi mi sporco, ho i vestiti troppo chiari…”
“ Allora toglili…” ribatto sorridendo.
Ride divertita e felice alla mia battuta. Forse scherza, forse pensa che la mia battuta sia stata solo uno scherzo, forse gioca al gatto col topo…e per adesso la gattina la vuol fare lei, anche se mi fa credere di essere la topina.
Io mi accuccio, sfioro il prato con una mano: “E’ morbido, prova a sentire”.
Mi rendo conto che accucciato e rivolto verso di lei, l’erezione che mi accompagna già da un po’, prima celata dalla t-shirt, può ora essere evidente alla sua vista. Non la nascondo.
Dal tono della voce di lei credo l’abbia notata, perché il timbro si fa un po’ tremante. Non è certo ingenua, ma si è forse trovata di fronte all’evidenza in un momento inaspettato, quando era tranquilla e credeva di giocare ancora un po’. “Sì, ti credo… si vede che è comodo…”.
Il punto di non ritorno è arrivato, ora bisogna giocarsi le proprie carte e concretizzare. Sono combattuto tra l’istinto del predatore ed i timori di fare una mossa falsa. Mi faccio più audace: “Sarebbe piacevole anche per divertirsi di più… A te piace all’aperto? Ti è capitato da queste parti?”
Stavolta è proprio imbarazzata: “Beh…che dire…le persone che ho frequentato ultimamente erano più per i posti…più… tradizionali…”
È una mezza risposta e una mezza non risposta, ma è un buon segno il fatto che non si sia ritratta. Accompagna “tradizionali” virgolettandolo con le dita in aria.
“Però comunque… beh…sì, mi piaceva…”
Ora è quasi una risposta completa. Non si vuole ritrarre, anzi, accetta il gioco.
Ha detto “mi piaceva”, al passato.
“E ora non ti piace più?” sorrido e proseguo: “Certo che sì. Solo devi avere il partner che sia dello stesso parere”
“Sì… sì… mi piace ancora… prima o poi troverò…”
Arriva Sissi, e coglie l’occasione al volo per deviare il suo imbarazzo verso la cagnetta. Si accuccia, la coccola, le parla come fosse una bambina piccola.
Io invece ripongo la macchina fotografica nella sua borsa e la poso a terra, mi alzo in piedi, mi piazzo a pochi centimetri da lei. Le sfioro i capelli con le dita…
“Magari già oggi…”
Lascia Sissi. Non mi guarda in faccia. Alza lo sguardo, ma per guardare dritto davanti a sé, proprio all’altezza del mio bacino. Mi sposto leggermente la t-shirt per farle intravedere di nuovo la mia eccitazione e le sfioro nuovamente i capelli. Sono agitato, ogni mossa mi costa fatica, ma la voglia di proseguire è ben superiore.
Lei continua a fissarmi. Poi evidentemente qualcosa si muove nella sua testa liberandola dalla situazione di stallo in cui si era venuta a trovare. Solleva le braccia, le appoggia sui miei fianchi e mi carezza appena, le fa scorrere sulle mie natiche.
A me non sembra vero. Mi sento al settimo cielo per quello che sta succedendo, e per quello che è ovvio succederà di li a poco.
La accarezzo ancora sulla testa, le liscio i capelli. mi sfilo la maglia e la faccio cadere a terra. Le sue mani passano ad accarezzarmi l’addome. Ora alza lo sguardo e punta i suoi occhi nei miei: la timidezza e il timore di prima stanno sparendo, quelli che vedo sono occhi carichi di voglia di trasgredire e abbandonarsi. Quando mi sorride diventano quelli di una pantera, carichi della sicurezza della sua forza e sensualità.
È lei a slacciarmi i pantaloni e farli cadere a terra. Accarezzandomi infila una mano nei miei short ed afferra il cazzo turgido. Il momento in cui me lo prende in mano mi dà una brivido. Nel momento in cui appoggia la sua lingua sulla cappella mi sembra di avere un orgasmo. Passa la punta della lingua sulla punta e poi lungo il bordo del glande, e intanto mi sfiora le palle.
Repentina lo ingoia. Non mi sarei stupito se le fossi venuto in bocca in quel momento: la scossa che mi pervade il corpo mi scuote, mi immobilizza, mi fa gemere, me lo fa gonfiare nella sua bocca…
Il pompino che ne segue è sopraffino per l’arte che mette in campo. Io posso solo godermelo e partecipare deliziandomi con carezze ai suoi capelli, sul collo, sulle orecchie…
Vorrei non finire mai, ma le propongo di sdraiarsi, e questa volta è chiaro l’intento: non è per fotografarla. La aiuto a sfilarsi la canotta: era senza reggiseno, ne avevo già avuta la certezza vedendo i capezzoli turgidi premere sul tessuto, ma vedere apparire la nudità del suo corpo, tanto desiderata, che ammiro per la prima volta, è come scoprirlo in quel momento ed è un’ulteriore scossa di piacere.
Prima di sdraiarsi si alza in piedi, le accarezzo i seni, la mano mi trema avvicinandomi ai suoi capezzoli, ma la voglia è tantissima e la sensazione di sentire quelle coppe nelle mie mani mi ubriaca di gioia. La accarezzo anche sulla schiena e la avvicino a me, così aggiungiamo dei baci appassionati al nostro contatto carnale. La mia verga si appoggia e preme sul suo addome, le mani scorrono fino al sedere e lo stringo con gusto, la corsa e la ginnastica lo hanno mantenuto sodo e tonico.
I momenti di estremo piacere sono molteplici, così tanti che ogni istante mi sorprende con nuove emozioni: quando si slaccia i pantaloncini, quando lasciati cadere a terra vedo le mutandine che celano la sua fighetta, quando le appoggio una mano tra le cosce, sento le mutandine bagnate, sento i suoi sospiri e le sue mani che mi prendono il cazzo in mano e lo segano, quando la mia mano entra nelle sue mutandine e le dita strofinano la fessura tra le sue cosce, scorrendo sui suoi umidi umori, quando si sdraia a terra ed alza le gambe per farsi sfilare gli slip, quando sfilati gli slip apre le cosce e mi invita a sdraiarmi sopra di lei ed a penetrarla…
E ancora sembra un sogno il momento in cui il mio cazzo le entra dentro, le penetra la carne, con lei che si contorce, ansima, mi stringe dentro di sé.
Siamo così distesi a godere del piacere dei nostri corpi quando con un filo di voce tra gli ansimi mi sussurra all’orecchio “Mi piace bere… Adoro bere…”
Così allo stesso tempo mi confessa quello che ritiene essere uno dei più grandi piaceri della vita… e mi comunica un suo desiderio.
Forse per essersi alleggerita la mente comunicandomi questo intimo segreto, subito dopo si lascia andare ad un orgasmo che la rende ancora una volta di più ai miei occhi una Venere in terra, così, coi capelli scarmignati sull’erba, gli occhi chiusi nell’amplesso, la schiena inarcata, la bocca aperta e le labbra che si muovono tra gli ansimi, e le cosce che mi aprono il più possibile e poi mi stringono.
La penetro più forte, ci baciamo e proseguiamo verso nuovi apici di piaceri.
Appena avverto il piacere crescere a dismisura, mi forzo a fare l’opposto di quanto l’istinto e il trasporto mi porterebbero a fare: rinuncio ad abbandonarmi dentro lei sferzando gli ultimi colpi in un crescendo d’intensità, vigore e piacere, e mi estraggo repentino dall’alcova tra le sue cosce, caldissima ed accogliente, come uscire di scatto dal letto in pieno inverno al suono della sveglia, per immergersi in una stanza ghiacciata. Frastornato e ubriaco, col minimo di fredda lucidità che mi ha portato ad uscire, mi rimetto in piedi, eretto di fronte a lei, col cazzo eretto di fronte a lei. Lei pure si desta dallo stato di grazia nel quale eravamo immersi, capisce la situazione e solleva il busto, appoggia le mani sul prato, mi dedica solo una fugace occhiata carica di eccitazione che incrocia il mio sguardo altrettanto infoiato, e concentra l’attenzione sul cazzo turgido, avvicina la bocca, cosicché dopo pochi istanti che a me son parsi un’eternità, è il momento di colmare il piacere che mi separa dal coito: me lo prendo in mano e comincio a segarmi puntando la cappella verso il volto di lei. Mi attendevo spalancasse la bocca, in attesa dei fiotti, ma la voglia la spinge a gettarsi sul mio cazzo e con la golosità senza freni che ormai la pervade imprigiona la mia cappella tra le sue labbra e le fa scorrere lungo tutto il manico, insalivando abbondantemente, ed accompagnandosi con intensi movimenti delle dita chiuse ad anello alla base del manico, e carezze della lingua che gira intorno al bordo della cappella, solleticandola e portandomi quasi istantaneamente di nuovo alla rampa di lancio per il piacere più intenso. Cerco di trattenermi più che posso. Voglio trattenermi più che posso. Ad ogni suo tocco della lingua, ad ogni movimento delle labbra, sento il piacere montare sempre di più, sento il cazzo riempirsi di sperma in pressione che è difficile trattenere, sento formicolii e scosse che si fanno strada sul mio corpo. Le appoggio le mani sulla chioma bionda, le do una piccola carezza e le fermo la testa. La scopo in bocca. Arrivo forse a darle tre o quattro colpi: è diventato impossibile trattenersi oltre. Con la forza che io sento come un’alluvione, una muraglia d’acqua che infrange una diga, così libero il primo intenso e copioso schizzo dentro la sua bocca. Mi sembra interminabile , mi sembra di soffocarla per quanto sperma ho l’impressione di riversarle in bocca. Lei accompagna l’evento con mugolii entusiasti , soffocati e strozzati dalla condizione in cui si trova, ma che così risuonano ancora più stimolanti. Riesco a darle ancora un colpo mentre trattengo il secondo schizzo, così di nuovo il piacere sale. Mi stringe le natiche, le rilascia e le stringe di nuovo. Scarica così eccitazione ed energia. E poi tutti gli schizzi successivi, a completare il mio entusiasmante orgasmo. E lei li riceve tutti. Di certo non le ho schizzato i fiumi di lava bianca che il mio sentire mi ha fatto raffigurare nella mente, ma di certo è stata una venuta decisamente abbondante, favorita dalla situazione altamente erotica e dal gioco preparatorio, prima di lasciarci andare.
Quando le accarezzo di nuovo i capelli ed esco dalla sua bocca, apre gli occhi, mi guarda e sul viso le nasce un grande sorriso allegro che sfocia in un accenno di risata. Gli occhi le brillano. Spalanca la bocca e fa uscire la lingua, per mostrarmi che nulla è rimasto e che ha ingoiato fino all’ultima goccia. La sua sete almeno per ora sembra appagata. Me lo riprende in mano e si dedica alle operazioni di rifinitura, leccandomi il manico e la cappella, per pulire tutto ed assaporarsi tutto ciò che resta.
Una mano le scorre sui capezzoli, e poi scivola giù. Si accarezza il clitoride mentre la lingua delizia ancora la mia cappella.
Il mio cazzo è rimasto duro. Mi piacerebbe poterle dare subito dell’altro piacere. Con una mano sulla spalla la spingo leggermente, invitandola a sdraiarsi di nuovo sul manto di trifogli, ed io mi sdraio al suo fianco. Con carezze e baci capisce di mettersi sul fianco. Il suo sedere è rivolto verso la mia asta. Le carezzo le cosce e ricopro schiena e collo di baci; nel mentre mi porto a contatto col suo corpo. La mano entra nell’interno coscia, un fugace saluta alla patatina, carezze, e sollevo leggermente la gamba, la porto all’indietro, la appoggio su di me. Adesso la condizione è ideale per poterla penetrare a cucchiaio. Non so se dopo il coito la mia erezione terrà, ma ci voglio provare per non perdere l’aurea di voglia e lussuria che pervade la mia vicina; il momento di estrema sensibilità del mio membro è passato, quel momento che segue rapporti intensi per partecipazione emotiva e in cui ogni sfioramento ti fa sussultare al confine tra piacere e dolore. Posso appoggiare la punta tra le labbra della sua bella fessura, e quasi me lo risucchia, senza che me ne accorga mi ritrovo con la cappella immersa nei suoi umori di piacere, e risalgo con tutto il manico, accompagnato da nuovi gemiti che suonano come musica incantevole ed incoraggiamento a non fermarsi. Mi piace sentire la morbida e soda forma del suo sedere contro il mio bacino mentre mi muovo piano dentro di lei; lei inarca un po’ la schiena e si preme contro di me per favorire la penetrazione, e accompagna coi suoi mugolii ogni movimento. I capezzoli sono turgidi e sensibilissimi. Accompagno il mio gioco di spinte lente e profonde con sfioramenti, carezze e lievissimi pizzicotti ai capezzoli ed abbondanti baci su collo e capelli, e sospiri nell’orecchio. Sembra incredibile quel che sta succedendo, sembra incredibile che i suoi seni siano li a mia disposizione per farsi accarezzare, sembra impossibile che la sua figa sia qui per farsi scopare da me. Sembra impossibile che fino a un’ora prima questo fosse solo un sogno, adesso è il senso del mondo. Prima era senza senso. Siamo una cosa unica, ci stiamo scambiando anche i pensieri e le emozioni, ne sono certo, perché mentre penso a tutto ciò i segnali che mi manda il suo corpo sono inconfutabili, ed è chiaro che il nuovo orgasmo è alle porte. Lei è combattuta tra l’abbandonarsi e farsi penetrare oppure partecipare attivamente con carezze e graffi. Ne vien fuori una via di mezzo con momenti in cui si affida totalmente a me, ed altri in cui si trasforma in pantera, mi stringe le natiche, cerca di voltarsi per raggiungere le mie labbra e così ci baciamo mentre il ritmo dei miei colpi si fa più energico e veloce. Il mio cazzo è restato durissimo, e con l’eccitazione che lei mi sta dando son certo che così resterà fino al suo orgasmo. E’ durante uno dei baci che la sento bagnarsi ancor di più tra le cosce, scivolo dentro di lei, e la sua figa si stringe di più intorno al mio cazzo, lo abbraccia, prende a pulsare mentre mi vuol tenere imprigionata la cappella. Deve staccare le labbra per far uscire tutto il gemito di godimento che la prende, con le mani che le tremano e graffiano la mia pelle. Mi prende le natiche e mi spinge verso di lei, ed io a scoparla con quanto più vigore posso. I gridolini continuano ad accompagnare l’orgasmo fino a quando un po’ alla volta si rilassa e si abbandona sul manto di trifogli. I movimenti del mio cazzo diventano allora gradualmente più lenti. Sorride e ridacchia. E’ come se fosse stato un orgasmo anche per me, senza coito, ma l’intensità del piacere è stata veramente notevole e nella mia mente le vengo dentro, sul culo, sulla schiena, sulle tette…
Mi sfilo lentamente.
“Che fai?” mi chiede con voce dolce e delicata. “Non vuoi continuare?”
Le dico che i miei tempi sarebbero ancora molto lunghi, che ciò nonostante sono pienamente soddisfatto per quel che ho goduto e per come ho visto godere lei.
Ma lei non ci stà.
“Voglio che vieni di nuovo anche tu…” dolce ma ferma come dichiarazione. Non ammette di essere contraddetta, e nemmeno repliche. “Vieni. Ci penso io”.
Il suo pompino è delizioso, ed alla fine riceve nuovamente il premio meritato e dissetante.

È andato proprio tutto bene. Nessuno ci ha disturbati. Nessuno ci ha visti, o almeno è ciò che crediamo noi: se per caso qualcuno ha potuto godersi lo spettacolo è stato discreto e non invadente. Ci rivestiamo, appagati e soddisfatti. Sissi ci guarda, sdraiata all’ombra, col musetto sprofondato nell’erba e gli occhioni che spuntano fuori e ci seguono interrogativi. Ad un cenno della padroncina trova la risposta che cercava, si alza e le corre incontro festante.
Torniamo sui nostri passi, parlando, scherzando e ridendo. Felici che sia successo. Appagati per quello che ci siamo dati e che abbiamo ricevuto.
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