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Lui & Lei

Il vicolo


di jonny76
23.09.2008    |    16.848    |    0 6.8
"Come regalo di laurea ero riuscito a farmi finanziare l’acquisto di un monolocale..."
Il sogno di tutti i ragazzi, quello di raggiungere al più presto l’indipendenza dai genitori, si era finalmente realizzato. Come regalo di laurea ero riuscito a farmi finanziare l’acquisto di un monolocale. Fresco di laurea in architettura, avevo saltato le vacanze in Spagna con gli amici perché mi dovevo dedicare all’arredamento dell’appartamento. La zona che avevo scelto era abbastanza tranquilla, anche se la sera c’era un po’ di movimento in quanto il retro del palazzo affacciava sul retro di uno stabile dove c’era un locale notturno che nascondeva un club privee. Il locale soprattutto dal venerdi alla domenica rimaneva aperto fino alle 4 del mattino, con conseguente via vai di gente fino alle prime ore del mattino.
Una sera ero particolarmente accaldato e dopo una doccia mi infilai i boxer e mi andai a sedere in balcone. Un po’ di aria fresca non poteva fare che bene. Era circa l’una di notte quando una ragazza vestita con un microscopico perizoma e un quasi inesistente reggiseno che copriva praticamente solo i capezzoli di quella che sembrava come minimo una quarta misura di tette, uscì dal retro del locale parlando animatamente al cellulare. Era molto agitata e infatti alla fina della telefonata, lanciò il cellulare che andò a sfracellarsi sul muro. Dopodiché si accucciò e si mise a piangere. Avevo osservato bene tutta la scena in un misto tra eccitazione e stupore e l’erezione che mi aveva provocato la vista del magnifico corpo della ragazza era contenuto a stento dai boxer. Il pisello mi scoppiava e pulsava di eccitazione, cosi misi una mano nei boxer e iniziai lentamente a masturbarmi. Ero all’ultimo piano e i palazzi di fronte erano tutti più bassi così potevo fare più o meno quello che volevo. Tenevo gli occhi fissi sulla ragazza che dall’alto del quinto piano con quei miseri indumenti sembrava nuda. Proprio sul più bello, quando mi ero deciso ad alzarmi per andare a finire il lavoretto in bagno, la ragazza tirò su la testa e il suo sguardo si fermò sul mio. Io avevo una mano dentro i boxer e il cazzo che fuoriusciva per metà e non riuscivo a capire se lei da quella posizione riuscisse a vedere tutto. Mi voltai di scatto, corsi in bagno e masturbandomi vigorosamente venni copiosamente in una sborrata che sembrava non finire più. Mi rifeci la doccia e subito dopo andai a letto. La sera dopo mi rimisi esattamente nella stessa posizione della sera prima e, mi misi ad aspettare. Per non correre il rischio di addormentarmi, portai il piccolo televisore portatile sul balcone e lo accesi. Come di consueto verso l’una di notte i programmi televisivi facevano vedere spot di donne nude che si masturbano al telefono e, come la sera prima il cazzo reagì agli stimoli visivi e l’eccitazione iniziò a salire. Mentre mi masturbavo molto lentamente, si aprì la porta del retro del privè ed uscì la stessa ragazza della sera prima vestita (o svestita) allo stesso modo. Era uscita per fumare una sigaretta e subito alzò lo sguardo verso il mio balcone. Avevo ritratto subito la mano e i nostri sguardi si incrociarono per non so quanto tempo. Lei mi sorrise e con una mano scostò il reggiseno scoprendo un capezzolo, si leccò un dito e iniziò a solleticarsi e strizzarsi il capezzolo. Mi alzai in piedi per vedere meglio e lei si sedette sui gradini della porta e si scostò gli slip iniziando a giocare con il clitoride. Io mi guardai intorno per verificare che nessuno ci stesse guardando e tirai fuori il cazzo iniziando a masturbarmi. Più lei aumentava il ritmo e più lo aumentavo anch’io e così dopo pochi minuti dovetti correre in bagno. Senza neanche pulirmi e completamente nudo uscii immediatamente in balcone. Volevo vederla di nuovo, magari chiederle di venire su, ma quando fui fuori non c’era più, c’era ancora il mozzicone di sigaretta acceso.
La sera dopo decisi che era venuto il momento di conoscerla. Aspettai la mezzanotte e andai al locale. Dovetti registrarmi e pagare la quota associativa, ma lo scopo ne valeva la pena. Entrai, mi sedetti ad un tavolino e vidi che c’erano due ragazze in topless che servivano e prendevano le ordinazioni. Dopo 10 minuti una luce illuminò il palco al centro del locale e la mia bellissima amica apparve vestita come l’avevo conosciuta nelle due sere precedenti. La ragazza che mi portò l’ordinazione aveva due tettine piccole ma sode e dopo aver posato il boccale di birra che avevo ordinato si sedette a cavalcioni sul mio pacco e iniziò a strusciarsi, mi appoggiò un capezzolo sulla bocca e automaticamente iniziai a succhiarlo. Subito dopo mi leccò l’orecchio e mi disse “Cazzo, sei già eccitato! se vuoi un pompino o anche scopare tra 10 minuti ho una pausa, andiamo di la e facciamo”. Le dissi che preferivo aspettare e che se ne avessi avuto voglia l’avrei sicuramente chiamata. Ma io volevo lei, la star al centro del palco che si strusciava al palo con le tette simulando una spagnola. Le feci un cenno di saluto con la mano e lei ricambiò con un sorriso. Lo spettacolo andò avanti altri 10 minuti in cui lei si masturbò con oggetti fallici di varia natura e dimensioni. Poi il palco si chiuse e lei sparì. La cameriera, che nel frattempo aveva già soddisfatto un paio di clienti, mi portò un bigliettino nel quale c’era scritto: “Ciao guardone, che ne dici di vederci nel vicolo dietro al locale?. Ti aspetto. Morena”. Mi alzai di scatto, uscii dal locale e andai nel vicolo. La trovai al solito posto, seduta che fumava una sigaretta. Mi sedetti vicino a lei e le dissi “Ciao Morena, io sono Davide”. “Lo sai che da vicino sei ancora meglio? Toglimi una curiosità, ma tu ti masturbi davanti a tutte le ragazze o sono io che ti faccio questo effetto?” “E’ stata tutta una coincidenza, imbarazzante ma solamente una coincidenza”. Mi guardò in faccia e si mise a ridere. Mi prese una mano e me la mise su una tetta. Era dura, una tetta rifatta alla perfezione. si slacciò il minuscolo reggiseno e con una mano mi slacciò i bottoni della patta e mi tirò fuori il cazzo già duro come l’acciaio. Le nostre bocche si avvicinarono. Iniziai a succhiarle e morderle la lingua e le labbra, lei intanto si era scostata gli slip e puntando sulla cappella in un colpo solo se lo infilò tutto dentro godendo e gemendo ad alta voce. Iniziò a cavalcarmi, prima lentamente, poi più veloce. Quando si accorse che stavo per venire si fermò e mi disse “Chissà se ci sta guardando qualcuno?” La sola idea mi fece eccitare ancora di più tanto che al primo piccolo suo movimento le venni copiosamente dentro. Lei incurante continuò a scoparmi come una troia infoiata. Poi, mi spinse all’indietro e mi fece sdraiare per terra, si alzò, prese un fazzoletto dalla borsa e si pulì dello sperma che le colava sull’interno coscia. Quando finì, senza dire una parola mi si sedette sulla faccia e io iniziai a leccarla. Sentivo il suo calore e il suo odore. Non era depilata e quindi il sapore era abbastanza forte. Lei iniziò a muoversi su di me e avendo cura di lasciarmi ancora giocare con il suo clitoride gonfio di piacere, si sdraiò su di me andando a prendere in bocca il mio membro facendolo diventare subito duro e pulsante di piacere. Era una cosa stupenda, all’aperto, chiunque affacciandosi avrebbe potuto vederci e la cosa mi eccitava ma allo stesso tempo mi impauriva. Mentre pensavo a queste cose lei si alzò, si appoggiò con le mani al muro mettendosi quasi a pecorina e mi disse “Scopami ancora, prendimi il culo, fammi godere” Mi alzai e feci tutto quello che mi aveva chiesto. Le mie mani stringevano quelle sue due tettone enormi. Mentre la inculavo con una mano la masturbavo e con l’altra la accarezzavo in viso, sulla bocca, sul collo, fino a quando con un movimento repentino lei si scostò, si accovaccio e si fece venire in faccia. Quando finii me lo ripulì con le dita e con la lingua. Quindi si ripulì la faccia anche lei e mi disse “E’ stato bello. Il mio ragazzo mi aveva lasciato dicendomi che secondo lui non lo facevo godere abbastanza. Tu che ne dici?” “io ho goduto tantissimo e lui è uno stronzo” Ci mettemmo a ridere e lei mi disse “Ciao. Io torno al lavoro. Se vuoi io sono qui nei fine settimana. Vieni giù, tanto il vicolo è tutto per noi”. L’estate andò avanti così, in inverno invece l’ospitavo a casa mia, andò avanti così per quasi due anni fino a quando lei non si trasferì in un’altra città. Adesso che è ancora estate, anche se sono sposato, ricordo con nostalgia le scopate sui gradini nel “nostro” vicolo del piacere.
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