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Lui & Lei

I suoi piedi


di Monelloeducato74
02.07.2024    |    19    |    0 6.0
"La mia psiche cominciò a vacillare..."
Lentamente mi avvicinai alla pianta del suo piede e schiusi le labbra lambendo la sua pelle con baci lunghi ed intensi. Mi concentrai sui piccoli monti carnosi che sorgevano alla base delle dita, le mie narici, intanto, potevano aspirare, con avida voluttà, il loro odore denso e salmastro.
Era un'aroma pregnante, a tratti pungente. Inizialmente quasi mi respinse, ma poi, continuando ad annusarlo, lo sentii penetrare la mia mente e desiderai di annusarlo ancor più profondamente.
Quando il mio respiro si abituò e fu totalmente pervaso da quell'afrore, ebbi quasi la sensazione che si fosse dissolto e cominciai a leccare e a succhiare la dita, nello strenuo tentativo di rinvenirne qualche traccia. Immediatamente, fui sopraffatto dal sapore intimo e oleoso che sedimentava tra le sue dita, lo percepii come quello di un frutto succoso che, goccia a goccia, stillava il proprio nettare nella mia bocca.
Commosso da quel piacere che scuoteva la mia anima, premetti con forza le labbra sotto la pianta. I miei occhi erano chiusi, riversi ed immersi nella religiosità di quell'attimo. Quando li riaprii, trovai lo sguardo di Maddalena intento a studiare ogni mio movimento ed ogni mia emozione. Sulle sue labbra e negli occhi, c'era un sorriso supponente. Sembrava esprimere divertimento e pietà. Attraverso lei, intravidi la mia figura misera, palesemente inferiore e subordinata e intuii che concedendo che io la adorassi, mi aveva graziato, offrendomi la possibilità di elevarmi. Il fine della mia esistenza era lì, sotto i suoi piedi. Sentii che se avessi proseguito lungo quel sentiero e mi fossi adoperato per poter diventare il suo schiavo, sarei progredito come uomo ed avrei arricchito la mia vita.
La mia Signora tutto questo lo sapeva già e la superbia del suo sguardo sembrava volermi suggerire questa verità che ancora stentavo a riconoscere.
Mi svegliai con la sua immagine ancora impressa nella mente e l'anima affamata, pervasa dal desiderio di prosternarsi, di poter continuare ad assaporare l'emozione che avevo provato sognando di cadere ai suoi piedi e dichiararmi suo schiavo.
La mia psiche cominciò a vacillare. Giacevo immobile nel letto, cercando di trattenere ogni più piccola sensazione. Le visioni che avevo sognato erano talmente vivide da apparire simili a un ricordo. Mi convinsi di essere stato preda di un incanto, che quella Donna che ossessionava la mia mente e divorava ogni mio pensiero, fosse giunta a soccorrermi nel sogno. Non feci alcuna fatica ad attribuirgli un simile potere, giacché, in tutto e per tutto, cominciò ad apparirmi simile a una Dea.
Compresi che non mi era più possibile reprimere la mia necessità di adorarla. Le appartenevo già, ero il suo schiavo e mentre le prime luci dell'alba cominciarono ad illuminare la camera da letto, persuadendomi di essere ormai sveglio, mi risolsi di abbandonare ogni tentativo di negare quelle emozioni che mi stavano soffocando.

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