Lui & Lei
Doveva essere una semplice uscita a cena-1par
di Skilem
03.09.2024 |
269 |
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"Per la nostra serata senza figli, avevo indossato un abito leggero, con una gonna ampia e roteante e la schiena nuda fino ai glutei, che lasciava in bella..."
Non mi aspettavo finisse così, ma un po' lo desideravo.
La serata con mio marito era iniziata già "calda" dall’ascensore. Per la nostra serata senza figli, avevo indossato un abito leggero, con una gonna ampia e roteante e la schiena nuda fino ai glutei, che lasciava in bella mostra la mia schiena tatuata e i seni liberi di muoversi sotto il tessuto svolazzante, con una scollatura vertiginosa.
Lui indossava quella maglia di garza nera con lo scollo a V, aperto sul petto ampio e villoso, che lasciava ben vedere il suo tatuaggio e i microdermal luccicanti, e che sapeva perfettamente quanto mi eccitasse (non solo me, visto che, se lo lascio camminare da solo, le donne se lo mangiano con gli occhi, e io ne godo).
In quei cinque piani di ascensore, era già riuscito a farmi bagnare, titillandomi i capezzoli e sussurrandomi all’orecchio che, ancora dopo vent’anni insieme, continuo ad eccitarlo.
In effetti, i suoi pantaloncini corti di lino color senape già tiravano, mostrando un’erezione generosa, che aveva provveduto a premere contro il mio pube come un ragazzino arrapato.
Il tragitto da casa al garage era breve: una strada da attraversare e tre piani di ascensore da scendere, dove, complice uno specchio ampio e illuminato, mi ha esortato a mostrare i seni per scattare qualche foto, mentre l’altra mano testava il lago che si stava creando nel mio perizoma.
All’ultimo piano, l’umidità del garage rendeva l’aria fresca, alleviando l’afa estiva che ai piani superiori ti soffocava. Con una fighetta umida, un cazzo duro e dei capezzoli turgidi da appendere un quadro, l’epilogo poteva essere solo uno.
Con la porta aperta del garage, mi ha sbattuta contro il fianco della macchina e ha proseguito ad infilarmi le dita in quel lago gocciolante, dove ormai il perizoma si era perso. A quel punto, avevo un’eccitazione a mille, i seni già scoperti e le mani che cercavano avidamente di liberare il suo cazzo da quei pantaloncini troppo stretti per quell’erezione. Mi sono chinata, raccogliendo l’abito tra le braccia, e appena il cazzo ha visto la luce, l’ho infilato avida tra le labbra e poi subito in gola, fino a quel conato che mi fa aprire la fighetta come un tunnel. Ora era lui ad ansimare, con la schiena contro il muro e il cazzo che si muoveva nella mia gola, mentre la mano sulla testa mi dava il ritmo.
Quando sono risalita, con le labbra gonfie e luccicanti di saliva, ho fissato lo zoccolo di legno dal tacco alto nella ruota della macchina per offrirgli la fighetta aperta e gocciolante. Mi sono fatta scopare con il sedere che sbatteva sul cofano, urlando di piacere.
Ho lasciato che mi possedesse ancora un po’, prima di chinarmi per prendere ancora il suo cazzo, pieno del mio orgasmo, in bocca, gustandolo. Ho succhiato forte, prendendolo tutto in gola per arrivare a leccargli le palle depilate. In quel momento, il suo orgasmo mi ha riempito la bocca, fino in fondo allo stomaco. (L’abito era nuovo, non volevo mica sporcarlo prima ancora di uscire dal garage!)
Uno sguardo complice ha chiuso il nostro orgasmo; ci siamo ricomposti, accorgendoci che la porta del garage era rimasta aperta… Il perizoma, ormai fradicio, è rimasto in garage. Abbiamo indossato i caschi e siamo partiti verso la nostra cena.
Mi piace quando mi prende così alla sprovvista, mi fa sentire come una ragazzina arrapata alle prime esperienze, e ora, che il vento entrava sotto il vestito, dove non esisteva più intimo, mi sentivo grata, ma ancora vogliosa.
Abbiamo parcheggiato vicino al mare, in una zona turistica piena di gente. Dopo pochi passi, mi sentivo addosso molti occhi. Un piccolo brivido d’imbarazzo mi ha portato ad abbassare lo sguardo, come giudicata, mi sono sentita goffa. Ma proprio quel disagio in fondo allo stomaco ha risposto, ricordandomi che gli sguardi addosso mi piacciono e che dei loro giudizi posso fregarmene. Rialzando lo sguardo e camminando con la sua mano nella mia, in molti di quegli sguardi, che non evitavo più, ho visto desiderio, lussuria, e il mio sentirmi diva e porca ha preso il sopravvento.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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