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Lui & Lei

Black & white


di ElisaAle
07.12.2024    |    35    |    1 9.2
"Io avevo il respiro affannato, il cuore dava dei colpi assurdi e faticavo a reggermi in piedi..."
Un giorno di aprile Sara mi chiese di accompagnarla per provare una lezione di yoga in un nuovo centro aperto da qualche mese.
Non amo molto lo yoga però decisi di andare con lei lo stesso, così quel martedì mattina ci trovammo direttamente la.
Era molto piccolo e c'erano solo altre 5 persone, tra cui un ragazzo di colore che subito si presentò e con cui scambiammo quattro chiacchere nei minuti restanti prima della lezione.
Terminato Yanek, il ragazzo conosciuto poco prima, ci invitò a prendere un caffè nel bar li accanto.
Chiacchierammo per quasi un’ora, era Olandese ma sull’isola con moglie e figlia da quasi due anni, viveva in un paese sulla costa distante una ventina di minuti e si occupava di trading finanziario lavorando da casa.
Non conosceva molta gente, tra famiglia e lavoro era molto occupato ed usciva poco. Sara ad un certo punto dovette andare, stava per cominciare il suo turno e doveva ancora passare da casa così io rimasi li un altro po’ con Yanek e alla fine ci scambiammo i contatti.
Passarono un paio di giorni prima di ricevere un suo messaggio nel quale mi chiedeva se sarei tornata al centro yoga il martedì successivo.
Nei tre giorni seguenti si dimostrò un buon conversatore e s’instaurò una conversazione abbastanza attiva e in alcuni momenti, specie la sera, anche un pò maliziosa.
I messaggi il lunedì avevano preso una piega un po’ più specifica e stavo cominciando a percepire in lui un interesse più profondo e intimo.
La cosa mi stuzzicava, lui era un bel ragazzo, tonico e ben proporzionato, cosi alla fine decisi di stare al gioco e di andare a yoga anche quel martedì.
Volevo provocarlo ma non esplicitamente, così indossai dei yoga pants bianchi, leggermente, ma molto leggermente, trasparenti, ma che in compenso erano perfettamente aderenti e fascianti.
Sopra un top grigio senza maniche anch’esso aderente.
Mi guardai allo specchio ed ero perfetta, le forme del mio corpo erano in risalto, come una seconda pelle, mi legai una felpa grigia in vita coprendo cosi il mio lato b durante il tragitto, presi il mio tappetino da yoga e mi diressi la.
Lui quando mi vedette cominciò a farmi mille complimenti e durante la lezione non mi staccò gli occhi di dosso.
Dopo la lezione ci fermammo allo stesso bar della settimana precedente; Chiacchierare con lui era molto piacevole, così non rifiutai quando mi invitò per bere qualcosa quella stessa sera.
Decisi di continuare a stuzzicarlo con l’outift anche la sera, cosi scelsi un vestitino nero senza maniche con una scollatura non eccessivamente pronunciata ma che disegnava molto bene il mio seno risaltandone le forme morbide; sotto la vita diventava più largo terminando in una gonna a mezza coscia. Un paio di stivaletti neri alle caviglie con l’immancabile tacco 12, una giaccia leggera di pelle nera a completare l’outfit e come quasi tutte le sere un leggerissimo trucco per esaltare gli occhi e lo sguardo.
Arrivai come previsto alle 10:30 al locale sul porto e lui era lí che mi aspettava. Indossava una camicia bianca, dei jeans e scarpe sportive.
Mi riempì di complimenti, entrammo nel locale e ci sedemmo ad un tavolo.
Lui molto educato e galantuomo, si confermò simpatico ed il tempo passò piacevolmente sorseggiando i nostri drink.
Dopo circa un’ora e mezza decidemmo di fare una passeggiata sul porto e ad un certo punto lui mi indicò un terrazzo delicatamente illuminato dicendomi che era casa sua. “Chissà che vista da lassù!” dissi.
Lui inaspettatamente, anche per il solo fatto di essere sposato, mi invitò a vederla di persona sorseggiando un ultimo drink. Io un po’ sorpresa accettai.
Cinque minuti dopo eravamo a casa sua, un attico, un gran salone con una grande vetrata che dava su una altrettanto grande terrazza. Era molto bella, un arredamento minimal e moderno, il terrazzo con piante ai lati che confinavano con i vicini era grande tanto quanto la casa e aveva una vista veramente incredibile. Mi porse un altro gin tonic accuratamente preparato e ci sedemmo sul divanetto li fuori. Purtroppo l’aria serale di aprile era ancora troppo fresca, specie per me che ero poco vestita, cosi poco dopo ci spostammo dentro.
Sul divano, seduti uno di fianco all’altra, continuava ad intrattenermi in modo piacevole finché inaspettatamente si avvicinò e mi baciò, appoggiando allo stesso tempo una mano su una mia coscia.
Io quasi immediatamente interruppi il bacio, tenendogli però la mano con la mia sulla gamba. A pochi centimetri uno dall’altra, guardandolo in quegli occhi neri e profondi e sorridendo, gli sussurrai “ sono fidanzata, bacio solo lui…… sulla bocca” scostandomi leggermente e interrompendo quella connessione di sguardi ma, porgendogli il collo. Gli presi la testa con una mano e dolcemente lo avvicinai.
Cominciò a baciarmi il collo molto delicatamente e con la mano a salire per il fianco fino a testare la rotondità sul lato del mio seno destro.
Il cuore cominciò a battermi forte nel petto e la tensione aumentare piacevolmente. Sentivo i capezzoli inturgidirsi, presentandosi attraverso l’aderenza del vestito. La sua mano non tardò molto a passare dalle timide e delicate carezze sul lato a prendere a pieno palmo il seno e cominciare a palparlo. Si alternava da un seno all’altro palpando e stuzzicandomi i capezzoli che ormai premevano decisi sul sottile vestito.
Ad un certo punto mi abbassò entrambe le spalline e il vestito liberandomi finalmente il seno. Sentii subito le sue labbra carnose appoggiarsi e succhiare dolcemente un capezzolo. Un brivido mi percorse, lo sentivo vibrare duro sotto i suoi tocchi di labbra e lingua, alternati da qualche delicato morso, poi l’altro allo stesso modo. Rimase a giocare con le mie tette qualche minuto, ormai ero decisa, lo volevo, sentivo quella voglia crescere dentro di me, accompagnata dall’emozione sempre bella della prima volta, della novità.
Appoggiai una mano in mezzo alle sue gambe e attraverso i pantaloni notai un gran rigonfiamento, decisamente fuori dal normale. Cominciai a carezzarlo cercando di percepirne le dimensioni.
Una sua mano tornò sulla coscia a carezzarmi e avvicinandosi timidamente al bordo del vestito che dovuto alla posizione era salito leggermente.
Non lo fermai, non volevo fermarlo, socchiusi un poco gli occhi e mi abbandonai a quelle attenzioni, sempre però accarezzando quel membro con la mano.
Divaricai leggermente le gambe come invito a proseguire quelle timide carezze.
Ormai era molto vicino, sotto quello che restava del vestito, aprii ulteriormente le gambe e finalmente quella mano raggiunse il mio sesso. Un sorriso e un apprezzamento nel non trovare intimo ad ostacolare le sue carezze e subito cominciò a scorrere con le dita prima all’esterno e poi tra le labbra, scivolando delicatamente tra il clitoride e la porta del piacere.
Io intanto, percorsa da brividi continui e con il cuore pulsando come un martello nel petto, gli slacciai i pantaloni, abbassai i boxer mettendo in vista un membro scuro, quasi nero, enorme, mai visto prima.
Lo presi con una mano, non riuscivo a chiuderla, nell’accarezzarlo su e gù comparve una capella un po’ più rosea, già lucida di piacere.
Era veramente grande, la mia mano lo percorreva su e giù lentamente.
Mi misi in ginocchio tra le sue gambe, gli sfilai scarpe e pantaloni, poi i boxer, e mi soffermai qualche secondo a guardarlo.
Era veramente enorme, liscio, glabro e accompagnato da due testicoli piccoli a confronto.
Lo presi di nuovo con la mano e lentamente mi avvicinai con la bocca.
Cominciai a leccarlo, prima come fosse un gelato, poi lungo tutta l’asta e alla fine aprii la bocca e lo accolsi.
Mi obbligava ad un’apertura scomoda e ne riuscivo ad accogliere solo poco più del glande.
Alternavo succhiate a leccate mentre sentivo il mio corpo seminudo, il vestito salito completamente era in vita, lasciando le natiche e l’intimo in balia dello spiffero che arrivava dalla porta del terrazzo socchiusa.
Non resistevo più, lo volevo, lo desideravo, così mi alzai, di fronte a lui feci scivolare il vestito che ormai nn copriva più nulla a terra e gli salii a cavalcioni.
Presi il suo membro, lo puntai al mio sesso e lentamente cominciai a scendere.
Era grosso, ma sentirlo entrare era stupendo.
Cominciai a muovermi su e giù abbastanza lentamente mentre lo guardavo negli occhi.
Mentre lui mi teneva per i fianchi e mi accarezzava gli aprii la camicia per poter accarezzare quel corpo scuro, definito e liscio.
Era incredibile, bellissimo, mi lasciava gestire gli affondi in modo da goderne appieno mentre ammiravo quel corpo perfetto.
Poi, sorreggendomi come fossi una piuma e senza sfilare quel grosso membro, si alzò e mi fece coricare di schiena sul grande e comodo divano. Ora ero sotto io, ma anche in quella posizione gestiva gli affondi in modo incredibile, senza andare troppo a fondo e con un ritmo perfetto.
Era stupendo, sentivo ogni centimetro di quel pene enorme, ad ogni affondo, mi tenevo a lui con le braccia e con le gambe incrociate dietro la sua schiena, come a volerne di piú ma lui sapeva quando fermarsi per non provocarmi dolore era tutto perfetto. Il mio clitoride eccitato e stimolato dallo sfregare sul suo corpo liscio mentre quegli affondi perfetti continuavano.
Il suo corpo tonico e sodo mi copriva, mi avvolgeva mentre le sue labbra carnose mi coccolavano alternandosi tra collo e seni.
Era tutto perfetto e dentro di me sentivo crescere e avvicinarsi il culmine, il piacere assoluto.
Cominciai ad accompagnare con il bacino i suoi movimenti, i suoi affondi, cercando un ritmo più sostenuto, lo sentivo piú in fondo, a volte troppo, a volte mi dava fastidio, ma ero eccitata e lo sentivo arrivare.
Mi strinsi a lui con le braccia, e le gambe, stringevo le cosce ai suoi fianchi e premevo cn in i piedi sui suoi glutei, forse facendogli male con i sottili tacchi degli stivaletti che ancora indossavo.
Eravamo in estasi, ed ecco esplodere dentro di me il piacere, con forza, violento, un orgasmo fulmineo, le gambe tremolanti, i muscoli tesi, gemiti incontrollati.
Lui imperterrito continuó con gli affondi come se nulla fosse accaduto mentre io dopo le ultime scariche di piacere allentai la presa e lo lasciai fare.
Lo sentivo stantuffare dentro di me, con decisione ma sempre controllata e poi, dopo qualche minuto, mi risollevò, sempre con la stessa leggerezza di prima e sempre senza uscire mi portó in camera adagiandomi sul letto.
Lui, in ginocchio tra le mie cosce, mi teneva per i fianchi mentre continuava a penetrarmi con lo stesso ritmo e decisione di prima;
Dopo poco cominciò ad ansimare e ad un certo punto estrasse quel grosso membro e tenendolo con una mano cominciò a schizzare il suo piacere su di me. Mi riempì dal ventre fino ai seni con quattro o cinque getti copiosi, ne ero piena, mi sentivo sporca ma non dissi nulla. Prese dei fazzoletti di carta dal comodino e molto dolcemente mi pulì dal suo caldo piacere e si sdraiò accanto a me.
Rimasi li come intontita, guardandomi in giro: la camera dai colori caldi era molto spaziosa e un’idromassaggio rotondo era di fronte alla grande vetrata che dava sul terrazzo. Vari indizi, prodotti di bellezza, un paio di scarpe con tacco e la porta socchiusa della cabina armadio mostravano la presenza abituale di una donna. Non era una sorpresa, sapevo che era sposato e la cosa non mi infastidiva, anzi forse mi faceva sentire meno colpevole nei confronti del mio fidanzato.
Ad un certo punto lui si alzò dal letto, lo seguii con lo sguardo ammirandone il corpo veramente perfetto e scolpito, si diresse all’idromassaggio e aprí l’acqua per riempirlo.
Tornato al letto mi prese gli stivaletti e dolcemente me li sfilò uno alla volta dicendomi “ ci meritiamo un bel bagno”.
La vasca tardó solo qualche minuto a riempirsi, e mi ci accompagnò prendendomi per mano.
Una volta immersi in quel turbinio di getti e bolle ci sedemmo uno di fronte all’altra. Mi sentivo un po’ imbarazzata per quello che era successo, ma ero anche appagata e contenta. Entrambi rilassati dall’idromassaggio rincominciammo a chiacchierare mentre ci guardavamo un pò maliziosamente. Il mio seno affiorava a momenti timido tra le bolle, i capezzoli sensibili all’acqua turgidi, lui lo ammirava e lo elogiava, finchè ad un certo punto vidi spuntare dalla superficie la punta del suo glande.
Senza dire nulla allungai un piede fino a toccarlo constatando che era di nuovo duro.
Lo accarezzai con il piede qualche istante guardandolo e sorridendo gli chiesi cosa stesse succedendo.
“É inevitabile avendoti di fronte” mi rispose.
Giocai ancora un poco accarezzandolo con il piede, la cosa mi piaceva ed ero nuovamente eccitata.
Guardavo lui e quella cappella rosa scuro che ora spuntava completamente dall’acqua come a chiamarmi.
Mi avvicinai e glielo presi, cominciai a carezzarlo con la mano che non riuscivo a chiuderci attorno. Era durissimo, eretto ed enorme, mi chiamava, ed io non riuscivo a trattenermi, non volevo trattenermi.
Raggiunsi que membro con la bocca mentre sott’acqua continuavo ad accarezzarlo.
Cominciai a leccarlo e succhiarlo immergendo parte del viso per accoglierne di più finché lui non si sollevò e si sedette sul bordo della vasca.
Era veramente grosso, continuai a carezzarlo e succhiarlo un poco, ma il desiderio di sentirlo nuovamente dentro di me era di nuovo forte, insistente.
Mi alzai in piedi guardandolo negli occhi e lentamente gli salii a cavalcioni. Inginocchiandomi sull’ampio bordo della vasca e puntandolo con una mano alla mia vagina, scesi lentamente infilandomi su quell’asta gigante.
Con le braccia al suo collo e le sue mani strizzandomi i glutei cominciai a muovermi su di lui.
Ogni affondo era come fosse il primo, sentivo la pelle stirarsi e adattarsi a quell’ invasore dolcemente prepotente.
Ero in estasi, eccitata e vogliosa, mi muovevo decisa ma controllandone l’affondo. Con gli occhi socchiusi lo guardavo, a pochi centimetri dal suo viso, accompagnando ogni affondo su quell’enorme membro con gemiti sussurrati.
Con l’aumentare dell’eccitazione il cuore batteva sempre piú forte nel petto ed il respiro piú deciso.
Ad un certo punto mi bagnai due dita di saliva e me le portai al sedere, massaggiai qualche secondo il buchino prima di entrarci con entrambe le dita. Mi penetravo il posteriore e anche con le dita sentivo quell’enorme invasione separata solo da una sottile membrana.
Mi portai altra saliva, spalmandola bene sull’ano e tutta la zona e continuavo a carezzarmi con una o due dita.
Ad un certo punto sfilatami da quell’asta la presi con la mano e puntai il glande all’entrata posteriore.
Appena scesi un po’ sentii la pelle stirarsi esageratamente, un leggero dolore, un gemito incontrollabile. Avevo dentro solo la cappella e già sembrava enorme. Bagnai l’asta con altra saliva e tra un gemito e l’altro facevo leggeri su e giù nella speranzosa attesa che il mio corpo si abituasse a quell’enorme intruso.
“Ma che fai?, sei sicura?” mi sussurrò mentre cercavo di guardarlo negli occhi.
Non gli risposi, mi mordevo il labbro per trattenere i gemiti e sopportare quel fastidio, il corpo diceva no ma la testa lo voleva.
Ogni movimento guadagnavo un po’ più di affondo, e lentamente il fastidio faceva spazio ad una sensazione piacevole.
Ora lo sentivo penetrare, scivolarmi in corpo, mi muovevo su di lui con più naturalezza e tanto desiderio.
Gli affondi divennero completi, fino in fondo, lunghissimi; Una sensazione strana, mai provata, forte, mai così profonda. Una sensazione strana ma piacevole e terribilmente eccitante; Non riuscivo a fermarmi, non volevo fermarmi, sentirlo tutto dentro di me era pazzesco, prorompente e meraviglioso.
Lo cavalcavo senza sosta, gemendo incontrollatamente, con le braccia attorno al suo collo, mentre lui baciava il mio e mi teneva palpandomi i glutei.
Ad un certo punto mi sollevai sfilandomi da quell’enorme pene, mi misi a carponi dentro l’acqua appoggiandomi con le braccia al bordo della vasca. Mi sentivo aperta, vuota, ma subito lui colse l’invito e avvicinatosi in ginocchio si rinfilò con un affondo lungo, costante e infinito.
Ricominciò a penetrarmi il posteriore dolcemente mentre mi teneva per i fianchi; La sua presenza era invasiva ed in quella posizione si notava ancor di più.
Mi piaceva, lo volevo, lo desideravo: lo incitai ad aumentare il ritmo, ora che il corpo si era abituato a quell’enorme intruso volevo decisione, forza, virilità.
Ero in estasi, gemevo, mentre lui mi stravolgeva le viscere e l’acqua mi carezzava i capezzoli sfioranti la superficie.
Lui anche era eccitatissimo, lo notavo, la delicatezza era scomparsa lasciando spazio ad un ritmo deciso ed energico. Mi piaceva, sotto quegli affondi era impossibile trattenere i gemiti, e ne contrastavo la forza con le mani sul bordo della vasca e spingendo indietro.
Improvvisamente mi prese, mi fece alzare in piedi ed uscire dall’idromassaggio; Il solo sentir uscire quel membro sembrava non finire mai e poi d’un tratto ancora la sensazione di vuoto.
Eravamo in piedi, alla porta finestra che dava sul terrazzo, girata verso l’esterno e lui dietro, rientrò subito dentro di me, prorompente, in un altro unico affondo, lento e infinito.
Appoggiai le mani al vetro per vincere le spinte che erano tornate subito energiche.
In punta di piedi e gambe leggermente divaricate inarcavo la schiena cercando di spingere indietro mentre lui con una mano mi coccolava il clitoride e penetrava la vagina con uno o due dita.
Gemevo ad ogni affondo e ad un tratto ecco che il cuore diventó un martello pneumatico nel petto, brividi percorrendomi tutto il corpo, i muscoli si irrigidirono, le braccia mi cedettero finendo schiacciata con una guancia e il petto sul vetro; Sotto i suoi affondi sempre più decisi, sentivo il seno schiacciato sulla fredda superficie liscia. Le gambe mi tremavano ed ecco arrivare il piacere estremo, violento. Lo gridai in un gemito poi un altro, mentre lui senza fermarsi mi sorreggeva tenendomi stretto a lui. Pochi secondi intensi di quel piacere violento e finalmente si fermò. Io avevo il respiro affannato, il cuore dava dei colpi assurdi e faticavo a reggermi in piedi. Appoggiata al vetro, lentamente mi stavo riprendendo mentre lui mi accarezzava, i fianchi la schiena, i glutei, sussurrandomi quanto fossi meravigliosa.
Mi girai, e senza dire nulla, lo presi per mano e ci dirigemmo al letto.
Mi sdraiai di schiena e il sedere sul bordo, e con le gambe lo presi portandolo a me. Gli sussurrai “ ora tocca a te” e con una mano riportai il suo enorme pene al mio posteriore ancora spalancato.
Mi prese per le gambe e rincominciò con gli affondi. Il ritmo riprese subito energico e deciso, come prima.
Anche il post orgasmo era piacevole e sarei potuta rimanere sotto quegli affondi anche tutta la notte ma solo dopo qualche minuto ecco che anche lui esplose scaricando il suo caldo piacere in profondità.
Si sdraiò al mio fianco, io ero esausta e sentivo il mio sfintere esageratamente dilatato.
Restammo li qualche minuto, non riuscivo e non volevo muovermi ma l’avviso di un messaggio suonò lontano nell’altra stanza riportandomi alla realtà.
Attesi ancora qualche minuto prima di alzarmi e andare a leggere.
Nulla di importante, solo un’amica per il giorno dopo ma eran quasi le due, avevo totalmente perso la cognizione del tempo.
Raccolsi il vestito e mi ridiressi in camera che riportava chiaramente i segni dell’accaduto; intorno all’idromassaggio era tutto bagnato, il letto era sfatto cn lui ancora coricato nudo, ancora bagnato ed il vetro con i segni bagnati del mio corpo e le mani.
“È tardi, devo correre a casa” gli dissi mentre sotto i suoi occhi mi rinfilavo scarpe e vestito.
Poco dopo ci salutammo e mi diressi frettolosamente a casa. Il viaggio era breve ma non smisi di pensare all’accaduto.
Non era la prima scappatella, anzi, ma gli effetti persistenti nel mio didietro dell’accaduto che si assopirono solo con Morfeo, mi fecero sentire diversa dal solito, più peccatrice, più colpevole, ma incredibilmente appagata.
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