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Al Convegno con Roberta (1)


di Membro VIP di Annunci69.it Cronubix
12.05.2023    |    7.122    |    4 9.9
"“Io sono già eccitata!” Si volta repentinamente dandomi la schiena, o meglio, appoggiando il culo sul mio pisello, mi prende una mano e mi “costringe” ad..."
Storia vera, leggermente romanzata.
Intorno ai 25 anni lavoravo per una società di servizi.
Il direttore decide di inviarmi ad un convegno a Genova.
Prenoto l’hotel dove altri colleghi di ditte associate avevano preso già delle camere.
Una notte in hotel a 4 stelle in pieno centro.
Partenza all’alba. Viaggio abbastanza tranquillo. Trovo l’hotel e parcheggio nel sotterraneo.
Prendo possesso della camera e via di corsa a cercare il salone del convegno.
Era pieno. Circa 500 persone provenienti d tutta Italia.
Mi siedo in un angolo alla ricerca di persone conosciute.
Inizio a vedere qualche collega di altre società concorrenti e non…
Poi intravedo una manina che saluta.
Era Roberta, psicologa di una società consorziata con noi.
L’avevo incontrata un paio di volte in riunioni con tutti i responsabili delle varie società e non mi era risultata molto simpatica. La ignoro facendo finta di prestare attenzione alle relazioni.
La conferenza va avanti fino alle 18.00. A seguire una cena a cura dell’organizzazione.
Salone gigantesco con un gran numero di tavoli rotondi da 6 o 8 persone.
Posti assegnati. Mi ritrovo con Roberta e altri colleghi di società fisicamente vicine alla mia.
Roberta era la sola inviata dalla sua società.
Alta 160 cm, magra, capelli castano chiaro, ricci e folti, lunghi alle spalle. La pelle del viso era leggermente rovinata dall’acne giovanile, ora debellata. Era comunque mascherata da un trucco leggero ma coprente. Rossetto vivace.
Vestiva una casta camicia e maglioncino abbottonato ed una gonna a metà cosce e scarpe scollate con un discreto tacco. Sembrava molto più… solare di come la ricordassi.
La cena scorre veloce, con i soliti discorsi di lavoro, pettegolezzi sugli assenti, denigrazioni sui propri superiori, etc…
Arrivati al dolce, sul finire della cena, si cambiano argomenti e si passa a chiedere dei programmi per la serata.
Non c’era nulla di programmato, quindi vagamente rispondo che si poteva andare a cercare un locale infimo e malfamato in zona porto per bere una birra.
Ero certo che nessuno avrebbe avuto l’ardire di proporsi come compagno di serata.
Infatti tutti gli altri enunciano i programmi sedentari e solitari divisi tra camere e zona bar dell’hotel.
Solo un elemento del tavolo ritiene stuzzicante il programma che mi ero inventato: Roberta!
Gli altri, stanchi ed annoiati, dichiarano chiusa la giornata e vanno verso le camere.
Io rimango con Roberta che attendeva istruzioni per dare avvio al dopo cena.
Ci guardiamo per qualche secondo: io non ero molto entusiasta di passare una serata a due con una ragazza che non mi suscitava emozioni, lei aveva l’aria di una ragazzina davanti alla giostra del luna park in attesa di prendere il biglietto per salire…
Rompo gli indugi e, con l’aria di quello che deve fare una cosa e vuole farla veloce per terminarla più in fretta possibile, andiamo al parcheggio. In macchina recupero una vecchia e stazzonata mappa di Genova e, confidando anche sul mio senso di orientamento, ci buttiamo nel traffico in direzione del porto.
Ad ogni incrocio, rallento per guardare intorno e cercare di orientarmi. Ragiono ad alta voce nella speranza di azzeccare la strada giusta.
Lei è completamente passiva. Guarda avanti, il più delle volte. Ogni tanto si volta e mi osserva per qualche secondo. Un paio di volte mi sono voltato anche io, come a rispondere ai suoi sguardi. Era seduta composta. Ginocchia unite, schiena dritta e mani appoggiate sulle gambe.
Sembrava una damigella dell’’800 in viaggio su una diligenza per lande sconosciute…
Sembrava completamente in fiducia delle mie presunte capacità orientative.
Dopo varie svolte, raggiungiamo il porto. Mi rilasso per l’obiettivo raggiunto. Sorrido.
Mi volto e la vedo osservarmi anche lei sorridente. Come se avessimo superato chissà quale prova…!
“Ora cerchiamo un pub, una birreria, oppure un locale marittimo, infimo e sporco!”
La vedo sgranare gli occhi e tornare ad osservarmi. Sorrido della mia uscita e lei, con 2 secondi di ritardo, ricambia il mio sorriso rilassandosi un po’…
“Che dici? Pub o locale infimo?” chiedo.
All’orecchio destro mi giunge un ronzio… “Eh?” e mi volto.
Lei ripete ad un volume un po’ più alto ma abbassando gli occhi: “Infimo…”
La risposta mi sorprende, ma lo sguardo basso significava 2 cose. 1) Vergogna per aver preso una decisione e 2) per aver deciso per la trasgressione e quindi un coraggio inaspettato.
Forse forse, la serata poteva cambiare…
Riusciamo a trovare un parcheggio nei pressi del porto vecchio.
Scendiamo e ci inoltriamo nei marazzi a cercar qualche locale.
L’aria era fresca. Lei si strinse nella giacca, leggera ed estiva.
Parliamo, del più e del meno. Di colleghi e di persone che conosciamo…
Non posso non notare una certa acutezza nel descrivere le persone.
E mentre parla, la vedo sciogliersi. Il viso si rilassa, i sorrisi sono sempre più frequenti.
Continuiamo a camminare verso i moli del porto vecchio. Eravamo in un vicoletto deserto. La temperatura si abbassa ancora.
Le chiedo se ha freddo. Lei risponde di no, sempre abbassando lo sguardo.
Le prendo una mano e l’ha praticamente ghiacciata.
La fermo, mi metto davanti a lei. E la sgrido: “Ma sei ghiacciata! Senti freddo!! Perché non me lo hai detto!!” Mi tolgo la mia giacca verde militare, e gliela metto sulle spalle. Poi la stringo a me per riscaldarla stringendole le spalle e frizionando le mie mani sulla sua schiena.
Al primo mio movimento si irrigidisce, ma poi si rilassa e mi lascia fare. Poi inizia ad aderire il più possibile a me. “No, tieni la tua giacca, se no ti raffreddi anche tu!” “No, no! Tienila sulle spalle!!”
Allora lei, aderendo, mi abbraccia come per condividere lo stesso calore corporeo.
Mi prende alla sprovvista. Non mi aspettavo una mossa così audace!
Mi stringe e infila la sua testa sotto il mio collo.
Continuo a frizionarla.
Ma, devo ammettere, che la situazione aveva svegliato l’inquilino di sotto e che, con un inizio di erezione, iniziava a premere sui pantaloni…
Pochi secondi dopo, lei alza la testa e mi guarda da vicinissimo e seria seria, mi fa:
“Grazie per la giacca, le spalle si sono riscaldate. Grazie per lo sfregamento, mi hai riscaldato la schiena. Grazie per … riscaldarmi anche la pancia…”
Colto alla sprovvista da quella serie di ringraziamenti a pochi centimetri dal mio naso, mi sfuggii, per un attimo, il senso dell’ultimo ringraziamento anche a causa della leggera fragranza che mi aveva invaso le narici. Un profumo che non saprei descrivere, ma che mi confuse per qualche secondo.
Poi realizzo, che aveva sentito, vista la perfetta aderenza dei nostri corpi, il mio pisello ergersi e proporsi…
Non so che rispondere e… sorrido impacciato…
Lei mi fissa negli occhi e…: “Mi riscaldi anche le labbra ora?” dischiudendo le sue labbra in attesa di un mio contatto …termico…!
Io sono sempre imbarazzato… non era quello che stavo cercando… io! O almeno la mia razionalità, poi il corpo diceva un’altra cosa…
Lei si alza in punta dei piedi e si avvicina ancor di più. A pochi millimetri dalle mie labbra. Mi respirava addosso, sentivo il contatto della sua aria respirata sulla mia bocca.
La strinsi ancor di più e mi avvicinai giusto per appoggiare le labbra sulle sue.
Le aveva veramente fredde!
Le respiro un po’ di fiato per scongelarle. Sembra piacerle. Mi guarda fisso negli occhi.
Tiro fuori la punta della lingua e gliela passo lentamente sulle labbra dischiuse.
Riceve il mio massaggio passivamente ma respirando più velocemente.
Mi soffermo sulla fessura delle labbra e delicatamente affaccio la lingua nella sua bocca.
Lei, ora risponde velocemente: le sue mani mi agganciano la nuca e mi tira a sé e la punta della lingua risponde prontamente ai movimenti della mia mentre le labbra aderiscono delicatamente.
Ci stacchiamo dopo molti secondi.
Ci guardiamo negli occhi. Io le guardo anche la bocca e le labbra. Sono ancora ricoperte del rossetto scarlatto ma leggermente sbaffate ai margini. Sono molto sensuali eccitanti.
Mi sembra di sentire il suo cuore che pulsa rapido, sotto le giacche…
Allunga il collo servo di me: “Baciami ancora!” con un tono di voce più profondo e roco… completamente diverso da quello che aveva quando eravamo in macchina…
Questa volta il bacio è molto più profondo. Le lingue si intrecciano in profondità, ripetutamente. Esplorano ogni anfratto delle bocche producendo una quantità di saliva esagerata!
Ci stacchiamo per respirare e un fiotto di saliva tracima dalle sue labbra bagnandole il mento e il collo.
Ne approfitto per asciugarla, con la mia lingua, leccandola avidamente.
Lei si inarca rivolgendo la testa all’indietro per mettere il suo collo alla mia mercè. Così facendo, il suo bacino preme con maggiore energia sul mio. Il mio pisello si ritrova compresso tra me e lei ed è sempre più gonfio! Lei lo sente. Emette un mugolo di apprezzamento e inizia a muoversi verso destra e verso sinistra per massaggiarlo con il suo corpo.
“Guarda che se ti muovi così mi ecciti definitivamente!” Le dico mentre le lecco il lato del collo.
“Io sono già eccitata!” Si volta repentinamente dandomi la schiena, o meglio, appoggiando il culo sul mio pisello, mi prende una mano e mi “costringe” ad entrare nella sua gonna, dall’alto. Pudicamente e galantemente, oppongo un minimo di resistenza, ma lei, prima per il polso e poi per l’avambraccio conduce la mia mano all’altezza della sua passera che preme con forza da fuori.
Non posso far altro che infilarmi nelle sue mutandine, sentire la peluria morbida e corta, e, più in basso… un lago bollente!
Per agevolarmi la manipolazione allarga le gambe e mi spinge addosso al muro del vicolo. Mi guardo intorno e non passa nessuno. Lei mi spinge energicamente la mia mano contro di sé. Ricambiando l’energia, la penetro prima con un dito poi, subito dopo con tre o 4. Ed entrano facilmente tanto è bagnata ed accogliente. Pochi secondi dopo la sento tremare, fremere e poi sussultare sempre bloccandomi la mano con entrambe delle sue.
Poi inizia a rilassarsi e mi libera la mano.
Lentamente la sfilo e la estraggo con una quantità di succhi che mi sorprende…!
Si volta e mi guarda da vicino con gli occhi piccoli piccoli: “Ora mi sono riscaldata!”
Io la guardo sorpreso e divertito. E con la mano in bella mostra con tutti i succhi attaccati che iniziavano a sgocciolare.
“Evitiamo lo shock termico!” Prende la mia mano e, dito dopo dito, mi ripulisce dei suoi succhi con abili e lente pennellate di lingua.
Mi sorpresi ancor di più! E io che pensavo fosse una santarella! Ho una maialina tra le mani!
Mi spinge di nuovo addosso al muro, allunga la bocca verso la mia e inizia a baciarmi con lascivia.
Mi abbraccia e mi stringe. Poi mi tira fuori la camicia dai pantaloni ed infila le mani sotto la maglietta. Inizia un massaggio con i polpastrelli che passa dalla schiena ai fianchi alle spalle. Poi tira fuori le unghie e più infila la lingua nella mia bocca e più le unghie affondano nella pelle. Si stacca solo per sussurrare: “Ti faccio male?”
“No! Continua!” Un sorriso prima di aderire di nuovo alle mie labbra.
Dalla schiena scende in basso e trova la strada bloccata dalla cinta. Lentamente, porta le mani davanti e inizia a slacciarla. La blocco di colpo: “Siamo in mezzo alla strada, se ci vedono o ci violentano o ci arrestano!”
“Solo un assaggio…!”
A malincuore, acconsento controllando i due lati della strada.
Roberta mi slaccia la cintura guardandomi fisso negli occhi con un’aria maialina…
Infila le mani sopra i glutei, me li massaggia e palpa su tutta la superficie, anche con le unghie.
Sempre guardandomi negli occhi per capire l’effetto che mi sta facendo.
Poi, stringendomi le chiappe, mi tira a sè e si abbassa! Ora il suo viso è all’altezza del mio pisello ancora coperto dai boxer. Tira fuori la lingua e la passa sulla mia cappella, coperta ancora dalla stoffa umida.
E si rialza! Con mio estremo sollievo, ma anche delusione…
Mi tira su i pantaloni e mi invita a riallacciare la cinta.
Mentre mi ricompongo, mi carezza la bozza del pisello da sopra i pantaloni. Guarda giù e poi guarda me. Si allunga e ci baciamo di nuovo, lungamente.
“Andiamo a bere qualcosa?” Acconsente, a malincuore, ma una pausa non è del tutto sgradita.
Ci dirigiamo lentamente, abbracciati, verso un pub che era oltre l’incrocio.
Entriamo e il caldo ci sorprende piacevolmente. Roberta va dritta in bagno.
Io prendo posto su un tavolo d’angolo e ordino 2 birre.
Dopo pochi minuti, torna Roberta. Sorridente e raggiante. Si era aggiustata il rossetto e le labbra erano più invitanti che mai.
Siede sulla panca, vicino vicino. Si avvicina all’orecchio e, appoggiando una mano sulla coscia, mi sussurra: “Facciamo presto che dobbiamo ritrovare la strada per l’albergo!” Mi sorride e mi consegna in mano …. Le sue mutandine, umide… no! Bagnatissime!!
Si sporge di nuovo e mi infila la lingua nell’orecchia: Tutti i peli mi si drizzano… eccitati!!
La guardo e con fare innocente: “Ma vai in giro con mutande di ricambio in borsa?”
E lei: “Non ti sei accorto che non ho una borsa?”
“Vorresti dire che non hai nulla lì, sotto la gonna?”
Mi sorride, si alza appena per far scorrere la gonna verso l’alto e scoprire il bordo delle calze (Aveva delle magnifiche autoreggenti!) fino a farmi vedere che… non aveva mutandine!
Al riparo del tavolone di legno, rimase in quella posa, per farsi ammirare… e sorridermi e studiare le mie reazioni…
“Ma lo sai che sei una bella maialina??”
“L’ho sempre saputo, ma non ho mai avuto il coraggio e l’occasione”.
“Non bevi la birra?”
“No, ho sete solo di te…!”
E così dicendo, allunga una mano sulla patta e la sbottona.
Io, incredulo e spaventato che ci potesse vedere qualcuno, cerco di fermarla! Ma lei, ostinatamente entra in contatto con la cappella del mio pisello. E a quel punto… sono in totale balia della sua mano!
Sono bagnatissimo. Lei abbassa la pelle e scopre tutta la cappella. La palpeggia con tutte le dita e con il palmo della mano. Abbassa le unghie e le usa per afferrare il glande, tutto intorno. Stringe dolcemente ma quanto basta per farmi sussultare…
Poi infila la mano più in profondità a sondare le palle. Prima le tasta delicatamente e poi le stringe nel palmo. Anche qui un piccolo sussulto, accompagnato da un suo sorrisino…
Passa di nuovo al pisello e inizia un lento e sensualissimo movimento dall’alto al basso e viceversa.
Una tortura. Cercavo di controllarmi e fare l’indifferente, ma la birra era finita e non sapevo più come nascondermi…
Lei, sempre sorridendo, continua a massaggiare ora stringendo più forte. La sua mano sinistra scompare tra le sue gambe e immagino benissimo dove sia finita.
Ma sono io il più a rischio…
“Roberta! Ora basta, smettila che sono al limite. Altri 2 secondi ed esplodo…!”
Roberta interrompe la manipolazione, con un broncio sulle labbra rosse: “Allora rimetti tutto dentro e torniamo in albergo. Subito!! E… guarda cosa mi hai fatto fare!”
Si sposta lateralmente lasciando alla mia vista un lago di succhi fuoriusciti dalla sua passerina…!!
Mi sorride sorniona e si abbassa la gonna. Ci possiamo alzare dal tavolo, paghiamo ed usciamo. Ora era veramente freddo!
“Ma non senti freddo, lì sotto, senza nulla addosso??”
“Sento freddissimo, ma confido che poi mi riscalderai…!” Dice, guardandomi birichina e facendomi vedere la punta della lingua tra le labbra socchiuse…
Rimango ancora una volta sorpreso, ma mi riscuoto in fretta e saliamo in macchina.
Riscaldamento a tutto vapore e torniamo verso l’albergo.
Ero sempre attentissimo a ritrovare la giusta strada mentre Roberta, che mi si era accoccolata al fianco, prova a riprendere l’opera interrotta nel pub dandosi fa fare con la cintura prima e con i bottoni poi…
La guardo con la coda dell’occhio: si stava pregustando il programma con la lingua che le umettava le labbra, passando da destra a sinistra e ritorno, sia sul labbro inferiore che superiore, mentre con le mani armeggiava sui miei pantaloni tesi al massimo…
Nel frattempo ero praticamente arrivato all’albergo. Mi infilo nella rampa del parcheggio sotterraneo. Con la chiave elettronica apro la sbarra e parcheggio nell’angolo più remoto e meno illuminato.
Intanto Roberta si coccolava il mio pisello ormai completamente fuori dai pantaloni.
Uno sguardo intorno e spendo la macchina.
Abbasso il sedile per agevolare le operazioni di Roberta che, avendo maggiore spazio di manovra, mi alza la camicia scoprendomi il busto e inizia a leccarlo con attenzione: ombelico e capezzoli sono i suoi preferiti… e anche i miei…!!
Le infilo le mani nei ricci e guido la testa a spasso sul mio corpo. Lei gradisce cospargendomi di saliva e calore mentre con la mano mi stringe le palle tirandomele verso l’alto.
E’ quasi gradevole, al limite del dolore.
Provo a spostare la sua testa sul mio pisello svettante. Mi resiste. Alza il viso e con l’espressione che stavo iniziando a conoscere, mi dice: “No, no! Ora si va in camera…!”
“Guarda che io non resisto fino alla camera…”
“Vedi di resistere!”
Mi rimette il pisello nelle mutande, mi tira su i pantaloni e me li allaccia, lentamente e con fare estremamente sensuale. Non so come resistetti…!
Lei si rimette in ordine, una scrollata ai ricci, prende il rossetto e guardandosi allo specchietto del parasole, riporta uno strato di colore rosso sulle labbra.
Iniziavo a fremere… Il pisello mi faceva male premuto dai bottoni…
Terminate le operazioni di ripristino, si volta, mi guarda sorridente con la vecchia solita aria ingenua e da timida santerellina: “Andiamo?”
E contemporaneamente mi sfiora la patta: il pisello reagisce con delle pulsazioni che mi costringono a piegarmi ed a trattenermi per evitare un orgasmo devastante ed un’eruzione dentro i pantaloni…
Pian piano torno a respirare ed a riprendere il controllo…
E lei, con espressione ingenua: “Tutto a posto?”
Ed io, quasi arrabbiato: “Ssssi…!“ stringendo i denti per stabilizzare il controllo…
Roberta, apre lo sportello ed esce, sistemandosi la gonna, tirandola verso il basso, sculettando e, così, coprendo il bordo delle autoreggenti…
Faccio un sospirone e scendo anche io.
Mi guardo intorno per verificare la nostra privacy. Non c’è nessuno. Bene. Poi alzo lo sguardo e vedo una telecamera di sicurezza proprio davanti l’auto.
A momenti mi prende un colpo! “Speriamo che quella telecamera non funzioni!”
E lei: “Che importa, domani andiamo via!”
“Come che importa! Se ci hanno osservato?”
“Non ci possono fare nulla! Mica chiameranno la polizia! Tranquillo!”
Ok, accetto la situazione e andiamo verso l’ascensore.
Entriamo e premo il tasto 0.
Lei si avvicina, mi stringe con le braccia e mi da un bacio sul collo.
Si aprono le porte dell’ascensore e ci discostiamo per uscire nella hall.
Mi prende per mano e mi traina mentre attraversiamo la sala. Passiamo davanti al banco dei portieri di notte.
Ci guardano, ammiccano. Io faccio finta di niente, ma Roberta si volta, li saluta con un sorriso e un occhiolino!
Ci fermiamo davanti agli ascensori delle camere. Il più vicino era al 5°. Attendiamo.
Mi si mette davanti e struscia il suo culetto su mio pisello ancora abbondantemente in tiro. Con movimenti lenti, a destra e sinistra…
La prendo con le mani sui fianchi per fermarla, per non dare uno spettacolo gratuito ai portieri che ci osservavano da 10 metri di distanza…
Lei prende la mia mano destra e se la porta al bordo della gonna. Poi, alzando la gonna, la porta verso la sua fichetta. Cerco di resistere, ma il blocco era solido e deciso. Per non dare nell’occhio, faccio l’indifferente e mi lascio condurre…
Nel movimento di sollevamento della gonna, si scoprono, ovviamente, le autoreggenti.
E sento, sotto i polpastrelli, la carne calda e liscia delle cosce. Avrei voluto tanto darle una passata di lingua, ma arriva l’ascensore! Si apre e Roberta, si volta verso i portieri, e sorridendo, augura loro la buona notte. Nel voltarsi ha coscientemente messo alla loro vista, la gonna sollevata, le autoreggenti e la mia mano sulle sue cosce!
La scaravento dentro l’ascensore (quasi), premo il nostro piano e: “Ma sei matta? Ti sei fatta vedere con la gonna alzata!”
E lei, serafica: “Ho dato loro un po’ di brio per passare una lunga nottata di lavoro…”
Si apre l’ascensore, usciamo e ci avviamo, lungo il corridoio, verso le nostre camere, che erano una davanti all’altra.
“Bene, Roberta, grazie della serata, ma ora dovrei andare a dormire…!”
Mi guarda seria seria.
E fissandomi negli occhi, si toglie la giacca e la butta in terra, si toglie la maglia e la butta in terra. Inizia a sbottonarsi la camicetta mettendo in mostra un reggiseno a mezza coppa che a stento sosteneva delle gran belle tette fra la terza e la quarta…
Getta la camicia in terra. Si slaccia il reggiseno: i capezzoli erano quasi marroni e tesi verso me.
Ero inebetito…
Mette mano al bottone della gonna. Lo slaccia, abbassa la zip e la lascia cadere in terra.
Era rimasta con indosso soltanto le autoreggenti e le scarpe.
Rimango a guardarla a bocca aperta e dopo un paio di secondi: “Vai a dormire in camera tua o vieni in camera con me?”
Mi risveglio! Raccolgo i vestiti in terra, e le ordino di aprire la porta della sua camera.
“Quanta fretta! Hai paura che possano vederci?”
In effetti…
La spingo energicamente in camera, la volto, l’abbraccio e, prima di infilarle la lingua in bocca, “Sei completamente pazza e maiala fino in fondo!”
Aveva la pelle fredda, con ampie zone di pelle d’oca. Mi affrettai ad alzare la temperatura della stanza e di riscaldarla con il mio corpo. Ma lei si stacca e mi ordina di spogliarmi.
Mi osserva da 2 metri di distanza, con le braccia lungo i fianchi ed a gambe leggermente divaricate. Aveva ancora le scarpe. Quella visione di lei, nuda e disponibile, mi stava facendo girare la testa…
Mi tolgo tutto e rimango nudo davanti a lei. Assumo la sua stessa posizione. Avevo il pisello ritto e durissimo e una leggera bavetta stava scendendo lungo l’asta…
Lei mi guarda, mi squadra. La guardo anche io. Non posso non notare i suoi succhi che stavano scivolando lungo l’interno coscia fino a fermarsi sul bordo delle calze…
Mi avvicino, la spingo sul letto e infilo la mia testa fra le sue ginocchia a ripulire con la lingua quel dolce salato succo vaginale…
Le sue mani manovrano la mia testa. Fino a portarla alla fonte dei succhi.
La pelle era morbida, caldissima, liscia, accogliente.
Troppo accogliente…
Faccio il salmone e risalgo il suo corpo usando la lingua come battistrada fino a raggiungere i capezzoli. Li mangio per qualche minuto poi salgo fino al collo ed alla bocca che mi aspettava dischiusa.
La lingua entra nella sua bocca in contemporanea con l’ingresso del mio pisello nella sua fichetta.
Prova a mugolare qualcosa, ma la mia lingua le impedisce qualsiasi suono.
I movimenti lenti vanno avanti per pochi secondi, poi senza alcun controllo volontario, si fanno sempre più frequenti…
Roberta inizia ad irrigidirsi, sfugge alla mia lingua e mi stringe forte con le braccia.
Le sue gambe mi avevano avvinghiato i fianchi bloccandomi in quell’irrinunciabile posizione. Poi le sue mani si appoggiano sulle mie chiappe forzando ancor di più la penetrazione in profondità. Sentivo sulla mia cappella i colpi sul fondo della sua vagina. Stavo per cedere…
Un attimo prima della mia eruzione, ecco l’orgasmo di Roberta. Convulso, rumoroso, fortissimo e non riesce a trattenere qualche gemito strozzato. Riesco a dare ancora qualche colpo mentre il corpo di Roberta iniziava a rilassarsi e poi, esco e riverso numerosi ed abbondanti schizzi di sperma sul suo corpo sudato colpendo i seni ed il collo…
Ci sdraiamo fianco a fianco… respiriamo profondamente… guardando il soffitto…. Ripensando alla serata, all’eccitazione, alla scoperta, al desiderio…
Ci voltiamo a guardarci. Sorridiamo. Allunghiamo le labbra per sfiorarcele e baciarci.
“Mi piace la tua saliva!” Mi fa Roberta.
Poi con un dito raccoglie una striscia di seme che aveva sul seno, se la mette in bocca…
“Mi piace anche la tua sborra! Sei pronto per ricominciare?”


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