Lui & Lei
A volte succede
di aspassoconme
02.10.2013 |
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"In paese tutti conoscevano quell' uomo, l' austerità lo contraddistingueva, viveva in quel luogo da dieci anni e nessuno del paese che potesse dire di..."
Quando Francesca suonò il campanello si accorse di avere le mani leggermente sudate, il cuore le batteva più velocemente, si aggiustò velocemente i capelli e la porta si aprì con uno scatto.In paese tutti conoscevano quell' uomo, l' austerità lo contraddistingueva, viveva in quel luogo da dieci anni e nessuno del paese che potesse dire di conoscerlo. Viaggiava, almeno una volta al mese scompariva per qualche giorno, sempre abbigliato elegantemente, sempre affascinante e sempre con un atteggiamento distaccato.
Le donne del paese ne erano attratte, non era bello, era il suo modo di essere che incuriosiva, non guardava in faccia nessuno e quando lo faceva, in bocca non compariva mai la traccia di un sorriso. Quarantanove anni portati magnificamente, ogni tanto al tramonto lo si vedeva in tenuta sportiva, correre per il viale che conduce alla statale.
Francesca per l occasione aveva messo una minigonna a quadrettini rossa e nera ed una maglietta nera di cotone attillata, aveva scelto le sue scarpe preferite con un lungo tacco, anch' esse nere. Amava guardarsi allo specchio in tutte le fasi della vestizione. Nonostante non fosse alta, aveva un bel corpo, di cui era orgogliosa.
Oltre il breve corridoio, vi era una stanza dalla porta aperta, si sentiva una voce femminile parlare al telefono, sulla soglia della porta una signora sulla sessantina facendole un sorriso le fece cenno di attendere, dopo qualche momento concluse la telefonata.
Francesca si presentò, la donna era stata evidentemente già informata, visto che non fece alcuna domanda e la invitò a seguirla.
Un breve tocco sulla porta e senza aspettare risposta, la donna la aprì, annunciando la presenza di Francesca.
L’ uomo alzò per un istante gli occhi e riprese a scrivere.
Le mani di Francesca ormai sudavano copiosamente, l’ uomo le si rivolse: “Tuo fratello mi ha detto che ti piacerebbe fare un po’ di pratica”. La ragazza annuì, il timbro della voce era caldo ma fermo, a Francesca non sfuggì il fatto che l’ uomo scrutò nella sua interezza il viso, le chiese da quando fosse disponibile a lavorare, lei gli rispose in qualsiasi momento.
L’ indomani fece il suo primo giorno di lavoro, affiancata da quella donna, Caterina,e pian piano un giorno dopo l’ altro presero confidenza, tuttavia Caterina in quella prima settimana raramente le parlò dell’ uomo. Disse solo che con l’ uomo si davano del tu da un paio di anni, Riccardo lo si doveva conoscere per capirlo e per apprezzarlo:
“Oltre quel muro di gomma che vedi, in lui c’è una persona che non ti aspetti” così disse a Francesca.
In realtà dopo 1 mese, Francesca aveva imparato rapidamente il lavoro, ricopriva la sua mansione con una buona disinvoltura, le piaceva stare in ufficio, prendere le telefonate, mandare e-mail ed occuparsi dell’ archivio, Caterina teneva la contabilità in due grossi registri, perennemente aggiornati ma di vedere qualcosa di inaspettato in Riccardo era quanto meno improbabile.
Il giorno della paga Riccardo le chiese di seguirla nella sua stanza, seduto sulla sedia della sua scrivania, fece scivolare verso Francesca una busta, la ragazza non la aprì e la mise sulla tasca posteriore dei jeans.
Ad ora di pranzo uscirono tutti e tre dall’ ufficio e quando La Nostra aprì la busta rimase senza fiato, 1.500 euro, la somma pattuita era di 300 euro , a 19 anni non aveva mai visto una somma del genere, doveva esserci un errore.
Nel pomeriggio si rivolse a Caterina, dicendole che probabilmente Riccardo avesse sbagliato destinatario, la donna le suggerì di parlare direttamente con lui, e cosi fece.
Naturalmente Francesca si rivolgeva all’ uomo dandogli del lei ma altro fatto inaspettato, quel pomeriggio appena la ragazza disse “volevo dirle che…”, lui la corresse, da oggi dimmi “Riccardo,volevo dirti che. Cosa volevi dirmi?” . Francesca arrossì ma la sua pelle olivastra camuffò almeno in parte il rossore . “Beh volevo dirle, dirti che forse ha, hai, sbagliato a farmi l assegno”. Glielo consegnò ma incredibilmente l’ uomo verificando, commentò che non vi fosse errore. La ragazza quasi rimbrottandolo, “sono troppi” , lui per la prima volta sorrise, di un sorriso affabile, cosi stonato dall’ uomo che aveva conosciuto.
“Se proprio vuoi sdebitarti vieni per tre giorni senza mutande, mi basta sapere che non ce le hai, non ti chiederò altro”.
Questa volta una vampata ricoprì il viso di Francesca che uscì senza dire una parola dall’ ufficio. Il pomeriggio si concluse senza che mai gli sguardi di entrambe si incontrassero.
Facendo la strada di casa, Francesca era veramente arrabbiata “ma come si permette questo, ma per chi mi ha preso”, era tentata di raccontarlo in famiglia, poi pensò a suo fratello che dava un pugnò all’ uomo, la caduta per terra. Non disse nulla, la notte continuò a pensare a quelle parole, nel frattempo si accorse che aveva le cosce sudate, no, erano umide, si vergognò di se stessa e si girò dall’ altra parte del letto per dormire.
Quella mattina di maggio Francesca indossava una magliettina verde, con una gonna lunga di cotone giallo. Pensò diversi minuti se ignorare la richiesta o acconsentire. In ufficio, le donne svolsero la solita routine, l’ uomo entrò per qualche minuto e poi uscì. Quando alle 11:00 squillò il telefono e Caterina disse: “si te la passo”.
“Pronto?” disse la Nostra
“Buongiorno mia cara, le hai messe” e seguì una risata rarefatta.
“Cosa? Si, cioè volevo dire no”
“No?” ripete come se meravigliato Riccardo
“No” disse seccamente Francesca
“Vai nella mia stanza, apri le tende del balcone, sul mobile dirimpetto c’è una macchina posizionata in modalità autoscatto, vorrei che allargassi a ventaglio la gonna e ti facessi una foto davanti e una dietro. Questo è tutto . Ciao monella.”
Stupefatta Francesca riagganciò la cornetta. La cosa strana, è che questa volta la cosa non la disturbasse affatto.
Di pomeriggio al suo arrivo, lo trovò nella sua stanza, con la macchina fotografica tra le mani e l’ orecchio sulla cornetta del telefono, le strizzò l’ occhio e tornò a parlare al telefono.
Gli altri due giorni Francesca andò in ufficio senza mutandine, l’ uomo si limitava a chiederle se le indossasse dopo di che ognuno proseguiva nel proprio lavoro.
Francesca non potè non notare che lui la guardava in modo penetrante, aveva la sensazione come se entrasse dentro i suoi vestiti e non faceva nulla per nasconderlo, lei evitava di incrociare il suo sguardo ma la cosa le procurava piacere, un piacere fisico e mentale mai provato prima di allora.
Il venerdi, ultimo giorno della settimana di lavoro, lei entrò nella stanza con una carpetta da fargli attenzionare tra le mani.
L’ uomo guardò le carte, lesse qualche rigo, chiuse la carpetta mettendola da parte e le disse: “Grazie per questi tre giorni, mi hai dato dei bei brividi, sei una ragazza in gamba più di quello che immagini. Se la cosa non ti è piaciuta, non ti chiederò altro, naturalmente la paga sarà sempre la stessa, se invece ti sei sentita pungolata vai in bagno togliti le mutandine e mettile dentro l armadietto dove c’è lo specchio”, lo disse parlando con un sorriso, ma i suoi occhi erano serissimi, quasi severi.
Francesca sentiva un qualcosa di vischioso sommergerle gli striminziti slip. Fece come chiesto, la infastidiva che lui a breve avrebbe visto le suo mutandine cosi tanto macchiate del suo liquido, cosa avrebbe potuto pensare che fosse una ragazza facile?
Non poteva mentire a se stessa, le faceva piacere che quell’ uomo avesse qualcosa di così intimamente suo.
Sentì dopo qualche minuto l’ uomo entrare nel bagno, lasciare la porta socchiusa e dopo un lungo silenzio si sentì inequivocabilmente il nome di “Caterina vieni qua per favore”.
Francesca ebbe una vampata di rabbia e di vergogna, pensava che l’ uomo la svergognasse e che i due si mettessero a ridere di lei.
Invece ci furono due minuti di assoluto silenzio, poi si avvertì un cigolio, qualcosa di metallico risuonava ritmicamente, a passo lento la Nostra si avvicinò verso quel suono, veniva dal bagno, la porta era semi aperta, Francesca allungò il collo gradatamente facendo attenzione a non essere vista, e li vide.
Vide Caterina di fianco a Riccardo, l’ uomo stava dritto come se dovesse urinare nella tazza del bagno, la donna muoveva la sua mano destra ritmicamente e con la sinistra gli poggiava sul viso a fargli sentire l’ odore, le sue mutandine che aveva appena lasciato nell’ armadietto. Lo baciava, il rumore metallico si fece più intenso, più rapido, sembrava che ai due non importasse di essere scoperti, un gemito gutturale e maschio prese seguito e contemporaneamente Caterina si voltò verso di lei e con naturalezza le sorrise. Francesca scappò verso la sua scrivania. Di lì a poco, Caterina la raggiunge e senza avere un minimo di imbarazzo, tornò al proprio lavoro.
Un week end trascorso con la sua migliore amica, alla quale non osò riferire nulla ma tutte le volte che pensava a quanto avvenuto si trovava un fiume tra le gambe.
Fu così che il lunedi mentre lei stava sistemando una documentazione nell’ armadietto del corridoio, Riccardo le passò accanto facendole sentire il suo essere maschio, proprio nel mezzo dei suoi sodi glutei, le strinse i fianchi e fece una leggere pressione verso lei, le sussurrò “sei mia”,poi mollò la presa e scivolò via.
Quell’ uomo era veramente imprevedibile.
Tutto il restò della settimana l’ uomo non si fece vedere in ufficio, lei mercoledì chiese a Caterina dove fosse andato ma non ripetè più la domanda, dato che la donna disse: “ti manca vero? La sua assenza si sente sempre”.
Sabato mattina alle 9:00, Francesca era immersa in un sonno profondo quando riuscì ad aprire gli occhi il cellulare aveva smesso di suonare, richiamò quel numero che non aveva nella sua rubrica.
Riccardo con la sua bella voce la invitava da lì a mezz’ ora a fare colazione insieme, lei accettò. Si videro in un parcheggio, lasciarono la macchina della ragazza ed uscirono dal paese, la conversazione era intervallata tra cosa avesse fatto durante la settimana lei e i giorni come fossero trascorsi per lui.
Lui con la punta delle dita quando era il turno di parola di Francesca, le accarezzava le cosce. Non appena la ragazza smetteva di parlare, lui rimetteva le mani sul volante. Prima di scendere dall’ auto Riccardo con la mano le prese il viso, lo tenne fermo tra le dita per qualche secondo e la baciò, le labbra nel secondo bacio si schiusero, le lingue si inseguirono, si intrecciarono, fluttuarono ora insieme, ora in uno scontro tra amanti, le mani del maschio tenevano un seno, lo pressavano da sotto verso l’alto, l’ altra mano guidò la delicata mano femminile, liscia, sensuale, innocente e curata verso la sua pistola che pressava per uscire dai pantaloni. Francesca a 16 anni aveva avuto un ragazzo per tre anni, baci, carezze, quella carotina tra le mani, qualche dito nella fessura sempre nello stesso modo e niente di più.
Tutto dimenticato, tutto diverso, in quei momenti di assoluta passione, le unghie rettangolari pittate di smalto trasparente aprirono la cerniera, quel pollice e quell’ indice cosi delicati ma al contempo cosi femminili fecero infervorare le fantasie di Riccardo che ora le teneva il collo e la baciava, lei mosse il bastone di carne per come aveva imparato ma da lì in poi fu tutto nuovo, perché mai si sarebbe aspettata di trovarsi in bocca una bella salsiccia dal gusto nuovo e che gli piaceva terribilmente avere tra la lingua.
Aspirava sulla cima e poi girava la lingua tutta intorno , e di nuovo , e ancora , e….un liquido caldissimo le inondò la bocca mentre lui diceva “manda giù, manda giù”.
Tante cose dovevano avvenire e tante ne avvennero.
Ogni giorno si chiudevano nella stanza dell’ ufficio per circa un’ ora, Caterina non faceva mai domande. Loro amoreggiavano, due amanti furtivi e affamati. Francesca scoprì l’ orgasmo attraverso le carezze della lingua del maschio, in quel rettangolo di peli corti e neri, l’ uomo si muoveva con estrema agevolezza, si prendeva cura delle pareti, girandovi tutto intorno con la lingua, succhiava il clitoride, aiutandosi col dito lo muoveva in modo circolare, prima leggermente, man mano che lei gemeva, aumentava il ritmo e la pressione, col mento la penetrava, si intrufolava all’ interno delle pareti e le papille gustative sentivano quel leggero sapore di salato, finchè la ragazza non emetteva quel grido “ahhhhh- ahhhhh” avendo il fiatone e stringendo tra le proprie gambe, la sua testa.
Se restavano dieci minuti in più Riccardo le faceva le foto, incredibile come non provasse il minimo imbarazzo a farsi fotografare, se qualcuno un mese prima gli avesse detto quello che da lì ad un mese fosse successo non ci avrebbe mai creduta.
Nonostante tutto, Riccardo non la penetrò mai, era vergine, voleva che la scelta dipendesse solo da lei.
Le pose erano sempre più spregiudicate, sempre più fantasiose, a Francesca piaceva soddisfare le richieste dell’ uomo ma anche lei prendeva delle iniziative. Da quella poltrona in pelle dove sedeva Riccardo erano stati fatti diversi primi piani della sua intimità, dal basso verso l’ alto, frontali, seduta, in piedi, di traverso, con la penna personale di Riccardo, dentro il suo anfratto, accovacciata oppure ripresa dalla schiena. Anche la scrivania era servita per tante pose, per non parlare dell’ armadio in radica in cui erano state fatte delle fotografia con lei chinata verso l’ ultimo cassetto e veniva messo in risalto quel bellissimo sedere, liscio, sodo e carnoso.
I suoi seni erano piccoli ma con una rotondità ben definita, i capezzoli scuri sporgevano come un triangolo appuntito, l’ uomo adorava cospargerli di saliva e lei passava il dito indice appena lui aveva lasciato la presa.
Ci sono donne che hanno succhiato l’ impossibile, e c’ era lei, col primo ferro in bocca e sembrava che ne avesse preso centomila. “Sei un’ artista, le manderò tutte a scuola da te”.
“Tutte chi” replicava lei con un sorriso e uno sguardo provocante, come solo una donna può avere.
I due diventarono sempre più affiatati, si sentivano anche la sera, ma mai si erano visti fuori l’ ufficio. Francesca lasciava ogni cosa in sospeso, per rispondere al telefono quando lui la chiamava. Era un gioco inconfessabile, del resto a chi raccontarlo, non c’ era nemmeno bisogno di condividerlo con qualcuno, non nè sentiva il minimo bisogno.
Ad agosto l’ ufficio rimase chiuso tutto il mese, i due nonostante la grande differenza di età avevano un’ intesa perfetta, Francesca era molto più matura della sua età. Lo ascoltava sempre con interesse, aveva tante cose da imparare da quell’ uomo, lei dal canto suo gli raccontava della sua famiglia, colpiva il senso di protezione che avesse verso i suoi componenti. Una famiglia sobria, semplice come ce ne sono tante.
La sorpresa arrivò un giorno dei primi di settembre, dopo circa un mese in cui il loro solo contatto era stato telefonico, Riccardo gli diede appuntamento per una giornata al mare.
Viaggiarono per circa quattro ore, con una sola sosta ad un autogrill, poi uscirono dall’ autostrada e presero la statale, da qui una serie di strade secondarie. La grossa macchina dell’ uomo era adatta anche ai percorsi sterrati cosicchè quando lasciarono le strade asfaltate non vi furono grossi patemi a percorrere gli ultimi chilometri tra buche e pietre.
Quel posto dava un senso di pace indescrivibile, sembrava che al mondo non vi fossero altri che loro due. Lasciarono la macchina in prossimità di un casolare disabitato, alle spalle di esso, vi erano alcune macchine parcheggiate, camminarono a piedi per circa 500 metri, poi a strapiombo videro una spiaggia ed un sentiero fatto da discesa ripida.
Spiaggia bianchissima, acqua trasparente, il mare era calmissimo, il suono delle onde che accarezzavano la riva accompagnò il loro arrivo.
Erano in una spiaggia naturista dato che tra i natanti non ce ne fosse uno in costume. Naturalmente la ragazza fece questa osservazione ma fu accolta con un sorriso accondiscendente ma senza alcuna parola di risposta. Attraversarono buona parte della costa e riposero le asciugamani da mare a ridosso di una roccia che faceva ombra sui loro corpi.
Poco distanti da loro c’ erano tre ragazzi ma Francesca non vi prestò attenzione più di tanto.
“Vedi Francesca, noi siamo molto uniti, non credi?”. La ragazza annuì. “Quei tre ragazzi che vedi lì giù sono amici miei, sanno che sei vergine, vorrei che facessi sesso con loro”
“Ma che dici? Nemmeno li conosco. Io pensavo che tra te e me….” Interruppe la frase, non trovando le parole adatte.
L’ uomo riprese la frase “tra te e me c’è qualcosa di bello”.
“Non intendevo questo Riccardo, volevo dire che ci fosse un sentimento”.
“Si c’è” replicò l’ uomo “ed è per questo che se provi quello che dici starai con loro”
“Non capisco, è un pensiero contorto”.
“Adesso non puoi capirlo, lo capirai dopo”
I tre ragazzi si avvicinarono, avevano dei fisici atletici, una bella muscolatura, slanciati, tra le gambe ciondolavano tre grosse candele, Francesca provò un senso di paura, era un gioco che non le piaceva.
Riccardo colse le sue emozioni, starò qui a dieci metri da voi a guardare, fidati di me.
Ora i ragazzi erano lì con loro, sfoggiarono il loro migliore sorriso all’ indirizzo di Francesca e amichevolmente salutarono Riccardo , per una manciata di minuti si parlò del mare e di località estive poi Riccardo diede un bacio in guancia alla ragazza e si allontanò con l asciugamano da mare.
Il più alto, biondo con la pelle arrossata dal sole, le stava parlando mentre gli altri due venticinquenni erano ai suoi lati , parlarono qualche minuto ed a breve fecero sesso, Francesca li succhiò tutti e tre e fu leccata da tre diverse lingue, non raggiunge l’ orgasmo e dopo la doccia di liquido bianco andò verso il mare e si fece il bagno.
Riccardo le si avvicinò, la Nostra appariva imbronciata, le pose alcune domande e poi disse:
“E’ cambiato qualcosa nel rapporto con me?”
“non saprei devo pensarci, ad ogni modo con quei tre non mi è piaciuto granchè”.
“io invece da oggi, oggi come non mai, so per certo che tu sei mia”.
A novembre dopo insistenti richieste, Riccardo si decise a farle perdere la verginità, avvenne sotto una piaggia scrosciante,nella casa in montagna dell’ uomo, il camino acceso, il tappeto persiano, i tuoni che si sentivano sotto la pioggia battente, furono le immagini esterne che per entrambi rimasero indelebili.
Poi il mondo si racchiuse nei loro corpi , l’ erezione, il lago in lei quando lui la toccava.
Il glande arrossato e bramoso si fece strada , Francesca sentì un dolore di lacerazione misto ad un piacere indescrivibili e ad un desiderio incalzante, quel tubo rovente la perforò fino in fondo , qualche gemito di dolore e molti altri di piacere si unirono armoniosamente al ritmo dei glutei tamburellanti , tre, sette, nove, undici minuti ed arrivarono insieme al momento in cui la mente si obnubila, in un piacere arcaico e cosi intenso da sembrare eterno. Il seme imbiancò i cespugli neri.
Seguirono tantissimi altri eventi, in ufficio Caterina conobbe la vulva di Francesca e riassaporò, come ormai accadeva da anni, l’ asta di Riccardo.
Si unirono tante altre persone ai loro giochi, anche perché l’ uomo separatosi dalla moglie, aveva tanto più spazio per il divertimento.
Francesca era desiderata da tutti, si presentarono come coppia irregolare, in realtà erano più regolari dei regolari, infatti avevano le loro regole, ma quelle le divulgavano solo agli eletti.
Finirono su annunci69? Fecero un filmino amatoriale? Scelsero dei singoli? Si lasciarono?
Chi può dirlo….se non io.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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