7 anni fa
Il ponte e pronto 😄Quotato da MasaHitomi,
7 anni fa
💗 💗 sono messaggi di cuore, non di testa, perciò bisogna capirli... il cuore non conosce la grammatica... 😄 😄
7 anni fa
Specialmente in un forum o in un sito dove i contatti avvengono tramite messaggi...Quotato da banner,[
Penso che gli sguardi siano frasi perfette.La cosa splendida del parlare con gli occhi è che non ci sono mai errori grammaticali
7 anni fa
Sarebbe davvero auspicabile e magari eviteremmo qualche emulo di Erasmo da Rotterdam tentato di scrivere "l'elogio dell'ignoranza" 😄 😄 😄Quotato da emmegei,uhuuh che tasto hai toccato! Educare al fallimento dovrebbe essere materia d'insegnamento a scuola perché se lo fa la vita sono belle mattonate in faccia. Una certa consapevolezza che nessuno nasce imparato 😄 dovrebbe preservarci dalla permalosita'Quotato da menadi,Sono assolutamente d'accordo. Sogno un mondo in cui ci si possa correggere senza che l'altr* la prenda malissimo, un mondo in cui si possa avvisare qualcuno dal suo alito non più fresco o che forse è ora di dare un'altra passata di deodorante. Un mondo in cui gli altri ti hanno a cuore tanto da non mandarti in giro tutto il giorno con il prezzemolo in mezzo ai denti o una caccola fuori gioco pechè nessuno ha avuto il coraggio di dirtelo. Io la vedo così, un sostenerci, o per lo meno avvisarci, non delle dita puntate contro. "Qualcuno" in un passato non molto lontano parlò di educare i giovani al "fallimento"... nel mio piccolo, nel mio lavoro, nella mia vita quotidiana lo faccio ma credo di essere finita off topic 😋Quotato da gueststar,Concordo: non c'è nulla di male nel correggere qualcuno purché lo si sappia fare in modo opportuno. In fondo gli fai un favore. Stessa cosa nell'essere corretti: è un modo per imparare dagli altri. [...]
A.
7 anni fa
Ho sputato il caffè sul video....maledetto!!! 🙂 🙂 🙂Quotato da Tony11,Specialmente in un forum o in un sito dove i contatti avvengono tramite messaggi...Quotato da banner,[
Penso che gli sguardi siano frasi perfette.La cosa splendida del parlare con gli occhi è che non ci sono mai errori grammaticali
7 anni fa
Nel 1924 Orgasmo da Poggibonsi scrisse il famoso manuale "Se nunme capite e colpa vostra"
7 anni fa
😇 😇 😇 😇 😇Quotato da Coppia4050,Ho sputato il caffè sul video....maledetto!!! 🙂 🙂 🙂Quotato da Tony11,Specialmente in un forum o in un sito dove i contatti avvengono tramite messaggi...Quotato da banner,[
Penso che gli sguardi siano frasi perfette.La cosa splendida del parlare con gli occhi è che non ci sono mai errori grammaticali
7 anni fa
Hai equivocato. qui si parla di calcio. Il primo voleva sapere se l'amico aveva trovato la rara figurina Panini della squadra di Viù, noto paese del torinese (hai lo Viù?) e il secondo stava esprimendo il suo disappunto nei confronti di Mourinho quando sono arrivati i vigili ed è fuggito lasciando tutto a metà 😋Quotato da OLDdirtyBASTARD,
7 anni fa
"A me mi" vale "Ma però". Trattasi di errore nel linguaggio colloquiale che Manzoni usa appositamente per rendere verosimile l'affermazione in bocca a Renzo che è un popolano. Nei dizionari può entrare solo come esempio, non come regola, almeno finché l'uso comune non la renda tale (e qui vale il concetto di ripetizione rafforzativa nell'uso comune o dialettale così ben espresso dalla prof. Bixo) 😎Quotato da Tomas47,fonte accademia della crusca e dice:Quotato da Cpbixo,E pensare che A ME MI pagano pure per far notare gli errori al prossimo, figuriamoci se mi faccio riguardo....
E' in bocca alla vecchia cui Renzo chiede consiglio sulla strada per Gorgonzola che Manzoni, nel cap. XVI dei Promessi Sposi, mette la battuta "A me mi par di sì". A guardar bene, però, non si tratta di una ripetizione, la quale implica identità con l'elemento ripetuto, né di un riempitivo, il quale implica superfluità e inutilità. Qui si avverte bene che il primo pronome, tonico, ha più forza del secondo, atono, quindi ha un valore diverso. È sempre, certo, legato al verbo parere, ma estratto dalla frase e preposto ad essa, come "tema" del prossimo enunciato; equivale dunque a "quanto a me, per quanto ne so io" e quindi contiene maggiore informazione del semplice complemento di termine che lo segue (mi).
7 anni fa
Questo è l'articolo completo, scritto sul sito dell' accademia della crusca, se pensi di saperne più di loro in fatto di lingua italiana e devi sempre puntalizzare tutto, mi dispiace veramente. Poi non lo dice Renzo, ma la vecchia ha cui chiede un informazione.Quotato da Pablopd,"A me mi" vale "Ma però". Trattasi di errore nel linguaggio colloquiale che Manzoni usa appositamente per rendere verosimile l'affermazione in bocca a Renzo che è un popolano. Nei dizionari può entrare solo come esempio, non come regola, almeno finché l'uso comune non la renda tale (e qui vale il concetto di ripetizione rafforzativa nell'uso comune o dialettale così ben espresso dalla prof. Bixo) 😎Quotato da Tomas47,fonte accademia della crusca e dice:Quotato da Cpbixo,E pensare che A ME MI pagano pure per far notare gli errori al prossimo, figuriamoci se mi faccio riguardo....
E' in bocca alla vecchia cui Renzo chiede consiglio sulla strada per Gorgonzola che Manzoni, nel cap. XVI dei Promessi Sposi, mette la battuta "A me mi par di sì". A guardar bene, però, non si tratta di una ripetizione, la quale implica identità con l'elemento ripetuto, né di un riempitivo, il quale implica superfluità e inutilità. Qui si avverte bene che il primo pronome, tonico, ha più forza del secondo, atono, quindi ha un valore diverso. È sempre, certo, legato al verbo parere, ma estratto dalla frase e preposto ad essa, come "tema" del prossimo enunciato; equivale dunque a "quanto a me, per quanto ne so io" e quindi contiene maggiore informazione del semplice complemento di termine che lo segue (mi).
A me mi: è una forma corretta?
«È forse opportuno approfittare di quanto ha scritto Francesco Sabatini sotto il numero uno della sua risposta per spiegare la ragione di quel costrutto che scandalizza molti come un volgare errore di grammatica e che pochi tuttavia riescono ad evitare quando parlano: "A me mi pare...", "A me mi piace..." ecc. Sulla scorta di certe grammatiche i più lo dichiarano grecamente un pleonasmo, cioè uno di quei riempitivi o ridondanze o ripetizioni a cui l'enfasi del parlante si sente trascinata.
E infatti è in bocca alla vecchia cui Renzo chiede consiglio sulla strada per Gorgonzola che Manzoni, nel cap. XVI dei Promessi Sposi, mette la battuta "A me mi par di sì". A guardar bene, però, non si tratta di una ripetizione, la quale implica identità con l'elemento ripetuto, né di un riempitivo, il quale implica superfluità e inutilità. Qui si avverte bene che il primo pronome, tonico, ha più forza del secondo, atono, quindi ha un valore diverso. È sempre, certo, legato al verbo parere, ma estratto dalla frase e preposto ad essa, come "tema" del prossimo enunciato; equivale dunque a "quanto a me, per quanto ne so io" e quindi contiene maggiore informazione del semplice complemento di termine che lo segue (mi). Per rendere evidente l'analisi della struttura logica e intonativa del tutto, si potrebbe porre una virgola dopo a me, separando il tema dell'enunciato dal suo "rema", ossia dalla sua parte predicativa, che contiene la vera informazione della frase, cioè, nel caso del colloquio tra Renzo e la vecchia, la risposta di questa alla domanda del fuggiasco. Manzoni giunge fino ad assolutizzare il tema, cioè a togliergli la preposizione che lo lega sintatticamente al resto dell'enunciato, mettendo, nel cap. IX, in bocca a Gertrude la maliziosa battuta per il padre guardiano: "Lei sa che noi altre monache, ci piace di sentir le storie per minuto". Prima, dunque, di misurare e giudicare tutta la lingua col metro di una grammatica del discorso logico, bisogna pensare che accanto ad essa c'è anche la grammatica del discorso affettivo, ad una grammatica del parlato accanto a quella dello scritto. O meglio, c'è una lingua sola, ma che adempie funzioni comunicative ed espressive diverse, di tutte le quali una grammatica moderna deve render conto, guidando lo scolaro a distinguerle e ad usarle nei contesti opportuni.
7 anni fa
Se avessi letto con attenzione quanto hai copiato ed incollato da San Wiki ti saresti accorta che Pablo aveva detto la stessa cosa.Quotato da Sempliceleganza,Ops, mi hai battuta sul tempo. Il fatto che io sia fiorentina ha un valore aggiunto??
Per estrema chiarezza...era e resta un errore
7 anni fa
Quotato da Tony11,Se avessi letto con attenzione quanto hai copiato ed incollato da San Wiki ti saresti accorta che Pablo aveva detto la stessa cosa.Quotato da Sempliceleganza,Ops, mi hai battuta sul tempo. Il fatto che io sia fiorentina ha un valore aggiunto??
Per estrema chiarezza...era e resta un errore
Quotato da Tony11,Se avessi letto con attenzione quanto hai copiato ed incollato da San Wiki ti saresti accorta che Pablo aveva detto la stessa cosa.Quotato da Sempliceleganza,Ops, mi hai battuta sul tempo. Il fatto che io sia fiorentina ha un valore aggiunto??
Per estrema chiarezza...era e resta un errore

Giusto! 😋
7 anni fa
Tipo:Quotato da VAUDAX,Poche frasi e concise, con uso limitato della punteggiatura.
Cordialità.
Hey tu, scopiamo! 🙂
7 anni fa
Maleducato e cafone: prima si saluta.Quotato da mishaemasha,Tipo:Quotato da VAUDAX,Poche frasi e concise, con uso limitato della punteggiatura.
Cordialità.
Hey tu, scopiamo! 🙂
Ciao. Scopiamo! 🙂
7 anni fa
Grazie per la tua puntualizzazione. Ma il risultato come vedi non cambia, vecchia o Renzo che sia. Stesso discorso per Gertrude. Manzoni usa nei dialoghi un linguaggio colloquiale non necessariamente corretto, ma in uso. Lo si fa anche qui nel forum spesso, alcuni perfino consapevolmente.Quotato da Tomas47,Questo è l'articolo completo, scritto sul sito dell' accademia della crusca, se pensi di saperne più di loro in fatto di lingua italiana e devi sempre puntalizzare tutto, mi dispiace veramente. Poi non lo dice Renzo, ma la vecchia ha cui chiede un informazione.Quotato da Pablopd,"A me mi" vale "Ma però". Trattasi di errore nel linguaggio colloquiale che Manzoni usa appositamente per rendere verosimile l'affermazione in bocca a Renzo che è un popolano. Nei dizionari può entrare solo come esempio, non come regola, almeno finché l'uso comune non la renda tale (e qui vale il concetto di ripetizione rafforzativa nell'uso comune o dialettale così ben espresso dalla prof. Bixo) 😎Quotato da Tomas47,fonte accademia della crusca e dice:Quotato da Cpbixo,E pensare che A ME MI pagano pure per far notare gli errori al prossimo, figuriamoci se mi faccio riguardo....
E' in bocca alla vecchia cui Renzo chiede consiglio sulla strada per Gorgonzola che Manzoni, nel cap. XVI dei Promessi Sposi, mette la battuta "A me mi par di sì". A guardar bene, però, non si tratta di una ripetizione, la quale implica identità con l'elemento ripetuto, né di un riempitivo, il quale implica superfluità e inutilità. Qui si avverte bene che il primo pronome, tonico, ha più forza del secondo, atono, quindi ha un valore diverso. È sempre, certo, legato al verbo parere, ma estratto dalla frase e preposto ad essa, come "tema" del prossimo enunciato; equivale dunque a "quanto a me, per quanto ne so io" e quindi contiene maggiore informazione del semplice complemento di termine che lo segue (mi).
A me mi: è una forma corretta?
«È forse opportuno approfittare di quanto ha scritto Francesco Sabatini sotto il numero uno della sua risposta per spiegare la ragione di quel costrutto che scandalizza molti come un volgare errore di grammatica e che pochi tuttavia riescono ad evitare quando parlano: "A me mi pare...", "A me mi piace..." ecc. Sulla scorta di certe grammatiche i più lo dichiarano grecamente un pleonasmo, cioè uno di quei riempitivi o ridondanze o ripetizioni a cui l'enfasi del parlante si sente trascinata.
E infatti è in bocca alla vecchia cui Renzo chiede consiglio sulla strada per Gorgonzola che Manzoni, nel cap. XVI dei Promessi Sposi, mette la battuta "A me mi par di sì". A guardar bene, però, non si tratta di una ripetizione, la quale implica identità con l'elemento ripetuto, né di un riempitivo, il quale implica superfluità e inutilità. Qui si avverte bene che il primo pronome, tonico, ha più forza del secondo, atono, quindi ha un valore diverso. È sempre, certo, legato al verbo parere, ma estratto dalla frase e preposto ad essa, come "tema" del prossimo enunciato; equivale dunque a "quanto a me, per quanto ne so io" e quindi contiene maggiore informazione del semplice complemento di termine che lo segue (mi). Per rendere evidente l'analisi della struttura logica e intonativa del tutto, si potrebbe porre una virgola dopo a me, separando il tema dell'enunciato dal suo "rema", ossia dalla sua parte predicativa, che contiene la vera informazione della frase, cioè, nel caso del colloquio tra Renzo e la vecchia, la risposta di questa alla domanda del fuggiasco. Manzoni giunge fino ad assolutizzare il tema, cioè a togliergli la preposizione che lo lega sintatticamente al resto dell'enunciato, mettendo, nel cap. IX, in bocca a Gertrude la maliziosa battuta per il padre guardiano: "Lei sa che noi altre monache, ci piace di sentir le storie per minuto". Prima, dunque, di misurare e giudicare tutta la lingua col metro di una grammatica del discorso logico, bisogna pensare che accanto ad essa c'è anche la grammatica del discorso affettivo, ad una grammatica del parlato accanto a quella dello scritto. O meglio, c'è una lingua sola, ma che adempie funzioni comunicative ed espressive diverse, di tutte le quali una grammatica moderna deve render conto, guidando lo scolaro a distinguerle e ad usarle nei contesti opportuni.
Quanto a "se pensi di saperne più di loro in fatto di lingua italiana e devi sempre puntalizzare tutto...", mi spiace di aver involontariamente urtato la tua sensibilità, ma se non vuoi dialogo in forum, parla allo specchio.
E ora adelante, Pedro, con juicio
7 anni fa
"Ma che ne sanno i laureati" lol! 🙂 🙂 🙂Quotato da Cpbixo,Già, come se gli accademici fossero asessuati e senza vizietti....bhua hua hua! 😄
7 anni fa
Infatti, quando si scrive con "l'augello" si commettono tanti errori... se la passera li fa passare... allora il piacere è assicurato.Quotato da exAddict1on,E se non la conosce il cuore, figurati l'augello 😄 😄Quotato da coppiaestero,💗 💗 sono messaggi di cuore, non di testa, perciò bisogna capirli... il cuore non conosce la grammatica... 😄 😄
7 anni fa
qualcuno cambiava i dischi.... ora li chiamano dj e sono pieni di gnocca 😄Quotato da Cpbixo,Ai festini fra studenti, ognuno portava il suo libello, gli appunti e ripassava tristemente nel suo angoletto da sfigato.... 😎Quotato da HarrymetSally,"Ma che ne sanno i laureati" lol! 🙂 🙂 🙂Quotato da Cpbixo,Già, come se gli accademici fossero asessuati e senza vizietti....bhua hua hua! 😄
7 anni fa
Vedi a me, che sono per giunta dislessico e disortografico, non disturba che qualcuno mi faccia notare se faccio degli errori di ortografia o se spaglio la punteggiatura e i verbi, a ME,....... MI da fastidio quelli che vogliono sempre correggere, sempre puntualizzare, sepre avere l'ultima parola perche sanno tutto e sono superiori in tutto.Quotato da Pablopd,Grazie per la tua puntualizzazione. Ma il risultato come vedi non cambia, vecchia o Renzo che sia. Stesso discorso per Gertrude. Manzoni usa nei dialoghi un linguaggio colloquiale non necessariamente corretto, ma in uso. Lo si fa anche qui nel forum spesso, alcuni perfino consapevolmente.Quotato da Tomas47,Questo è l'articolo completo, scritto sul sito dell' accademia della crusca, se pensi di saperne più di loro in fatto di lingua italiana e devi sempre puntalizzare tutto, mi dispiace veramente. Poi non lo dice Renzo, ma la vecchia ha cui chiede un informazione.Quotato da Pablopd,"A me mi" vale "Ma però". Trattasi di errore nel linguaggio colloquiale che Manzoni usa appositamente per rendere verosimile l'affermazione in bocca a Renzo che è un popolano. Nei dizionari può entrare solo come esempio, non come regola, almeno finché l'uso comune non la renda tale (e qui vale il concetto di ripetizione rafforzativa nell'uso comune o dialettale così ben espresso dalla prof. Bixo) 😎Quotato da Tomas47,fonte accademia della crusca e dice:Quotato da Cpbixo,E pensare che A ME MI pagano pure per far notare gli
errori al prossimo, figuriamoci se mi faccio riguardo....
E' in bocca alla vecchia cui Renzo chiede consiglio sulla strada per Gorgonzola che Manzoni, nel cap. XVI dei Promessi Sposi, mette la battuta "A me mi par di sì". A guardar bene, però, non si tratta di una ripetizione, la quale implica identità con l'elemento ripetuto, né di un riempitivo, il quale implica superfluità e inutilità. Qui si avverte bene che il primo pronome, tonico, ha più forza del secondo, atono, quindi ha un valore diverso. È sempre, certo, legato al verbo parere, ma estratto dalla frase e preposto ad essa, come "tema" del prossimo enunciato; equivale dunque a "quanto a me, per quanto ne so io" e quindi contiene maggiore informazione del semplice complemento di termine che lo segue (mi).
A me mi: è una forma corretta?
«È forse opportuno approfittare di quanto ha scritto Francesco Sabatini sotto il numero uno della sua risposta per spiegare la ragione di quel costrutto che scandalizza molti come un volgare errore di grammatica e che pochi tuttavia riescono ad evitare quando parlano: "A me mi pare...", "A me mi piace..." ecc. Sulla scorta di certe grammatiche i più lo dichiarano grecamente un pleonasmo, cioè uno di quei riempitivi o ridondanze o ripetizioni a cui l'enfasi del parlante si sente trascinata.
E infatti è in bocca alla vecchia cui Renzo chiede consiglio sulla strada per Gorgonzola che Manzoni, nel cap. XVI dei Promessi Sposi, mette la battuta "A me mi par di sì". A guardar bene, però, non si tratta di una ripetizione, la quale implica identità con l'elemento ripetuto, né di un riempitivo, il quale implica superfluità e inutilità. Qui si avverte bene che il primo pronome, tonico, ha più forza del secondo, atono, quindi ha un valore diverso. È sempre, certo, legato al verbo parere, ma estratto dalla frase e preposto ad essa, come "tema" del prossimo enunciato; equivale dunque a "quanto a me, per quanto ne so io" e quindi contiene maggiore informazione del semplice complemento di termine che lo segue (mi). Per rendere evidente l'analisi della struttura logica e intonativa del tutto, si potrebbe porre una virgola dopo a me, separando il tema dell'enunciato dal suo "rema", ossia dalla sua parte predicativa, che contiene la vera informazione della frase, cioè, nel caso del colloquio tra Renzo e la vecchia, la risposta di questa alla domanda del fuggiasco. Manzoni giunge fino ad assolutizzare il tema, cioè a togliergli la preposizione che lo lega sintatticamente al resto dell'enunciato, mettendo, nel cap. IX, in bocca a Gertrude la maliziosa battuta per il padre guardiano: "Lei sa che noi altre monache, ci piace di sentir le storie per minuto". Prima, dunque, di misurare e giudicare tutta la lingua col metro di una grammatica del discorso logico, bisogna pensare che accanto ad essa c'è anche la grammatica del discorso affettivo, ad una grammatica del parlato accanto a quella dello scritto. O meglio, c'è una lingua sola, ma che adempie funzioni comunicative ed espressive diverse, di tutte le quali una grammatica moderna deve render conto, guidando lo scolaro a distinguerle e ad usarle nei contesti opportuni.
Quanto a "se pensi di saperne più di loro in fatto di lingua italiana e devi sempre puntalizzare tutto...", mi spiace di aver involontariamente urtato la tua sensibilità, ma se non vuoi dialogo in forum, parla allo specchio.
E ora adelante, Pedro, con juicio
Io ho semplicemente riportato un articolo dell'accademia dell crusca, se la cosa ti da fastidio parla con loro e digli che si sono sbagliati, a me non me ne puo fregar di meno.
Con questo ritengo il discorso chiuso e non ci saranno altri interventi miei su questo 3D
7 anni fa
Ma perché hai questa strana opinione? La Crusca dice sostanzialmente quello che dico io (o io dico quello che dice la crusca) e non ho fatto puntualizzazioni né appunti, a nessuno, solo ampliato un punto in discussione, come thread comanda. Le puntualizzazioni le faccio a Tullio De Mauro quando scrive cazzate. Poi fai quel che ti pare, non è che mi preoccupi.Quotato da Tomas47,Vedi a me, che sono per giunta dislessico e disortografico, non disturba che qualcuno mi faccia notare se faccio degli errori di ortografia o se spaglio la punteggiatura e i verbi, a ME,....... MI da fastidio quelli che vogliono sempre correggere, sempre puntualizzare, sepre avere l'ultima parola perche sanno tutto e sono superiori in tutto.Quotato da Pablopd,Grazie per la tua puntualizzazione. Ma il risultato come vedi non cambia, vecchia o Renzo che sia. Stesso discorso per Gertrude. Manzoni usa nei dialoghi un linguaggio colloquiale non necessariamente corretto, ma in uso. Lo si fa anche qui nel forum spesso, alcuni perfino consapevolmente.Quotato da Tomas47,Questo è l'articolo completo, scritto sul sito dell' accademia della crusca, se pensi di saperne più di loro in fatto di lingua italiana e devi sempre puntalizzare tutto, mi dispiace veramente. Poi non lo dice Renzo, ma la vecchia ha cui chiede un informazione.Quotato da Pablopd,"A me mi" vale "Ma però". Trattasi di errore nel linguaggio colloquiale che Manzoni usa appositamente per rendere verosimile l'affermazione in bocca a Renzo che è un popolano. Nei dizionari può entrare solo come esempio, non come regola, almeno finché l'uso comune non la renda tale (e qui vale il concetto di ripetizione rafforzativa nell'uso comune o dialettale così ben espresso dalla prof. Bixo) 😎Quotato da Tomas47,fonte accademia della crusca e dice:Quotato da Cpbixo,E pensare che A ME MI pagano pure per far notare gli
errori al prossimo, figuriamoci se mi faccio riguardo....
E' in bocca alla vecchia cui Renzo chiede consiglio sulla strada per Gorgonzola che Manzoni, nel cap. XVI dei Promessi Sposi, mette la battuta "A me mi par di sì". A guardar bene, però, non si tratta di una ripetizione, la quale implica identità con l'elemento ripetuto, né di un riempitivo, il quale implica superfluità e inutilità. Qui si avverte bene che il primo pronome, tonico, ha più forza del secondo, atono, quindi ha un valore diverso. È sempre, certo, legato al verbo parere, ma estratto dalla frase e preposto ad essa, come "tema" del prossimo enunciato; equivale dunque a "quanto a me, per quanto ne so io" e quindi contiene maggiore informazione del semplice complemento di termine che lo segue (mi).
A me mi: è una forma corretta?
«È forse opportuno approfittare di quanto ha scritto Francesco Sabatini sotto il numero uno della sua risposta per spiegare la ragione di quel costrutto che scandalizza molti come un volgare errore di grammatica e che pochi tuttavia riescono ad evitare quando parlano: "A me mi pare...", "A me mi piace..." ecc. Sulla scorta di certe grammatiche i più lo dichiarano grecamente un pleonasmo, cioè uno di quei riempitivi o ridondanze o ripetizioni a cui l'enfasi del parlante si sente trascinata.
E infatti è in bocca alla vecchia cui Renzo chiede consiglio sulla strada per Gorgonzola che Manzoni, nel cap. XVI dei Promessi Sposi, mette la battuta "A me mi par di sì". A guardar bene, però, non si tratta di una ripetizione, la quale implica identità con l'elemento ripetuto, né di un riempitivo, il quale implica superfluità e inutilità. Qui si avverte bene che il primo pronome, tonico, ha più forza del secondo, atono, quindi ha un valore diverso. È sempre, certo, legato al verbo parere, ma estratto dalla frase e preposto ad essa, come "tema" del prossimo enunciato; equivale dunque a "quanto a me, per quanto ne so io" e quindi contiene maggiore informazione del semplice complemento di termine che lo segue (mi). Per rendere evidente l'analisi della struttura logica e intonativa del tutto, si potrebbe porre una virgola dopo a me, separando il tema dell'enunciato dal suo "rema", ossia dalla sua parte predicativa, che contiene la vera informazione della frase, cioè, nel caso del colloquio tra Renzo e la vecchia, la risposta di questa alla domanda del fuggiasco. Manzoni giunge fino ad assolutizzare il tema, cioè a togliergli la preposizione che lo lega sintatticamente al resto dell'enunciato, mettendo, nel cap. IX, in bocca a Gertrude la maliziosa battuta per il padre guardiano: "Lei sa che noi altre monache, ci piace di sentir le storie per minuto". Prima, dunque, di misurare e giudicare tutta la lingua col metro di una grammatica del discorso logico, bisogna pensare che accanto ad essa c'è anche la grammatica del discorso affettivo, ad una grammatica del parlato accanto a quella dello scritto. O meglio, c'è una lingua sola, ma che adempie funzioni comunicative ed espressive diverse, di tutte le quali una grammatica moderna deve render conto, guidando lo scolaro a distinguerle e ad usarle nei contesti opportuni.
Quanto a "se pensi di saperne più di loro in fatto di lingua italiana e devi sempre puntalizzare tutto...", mi spiace di aver involontariamente urtato la tua sensibilità, ma se non vuoi dialogo in forum, parla allo specchio.
E ora adelante, Pedro, con juicio
Io ho semplicemente riportato un articolo dell'accademia dell crusca, se la cosa ti da fastidio parla con loro e digli che si sono sbagliati, a me non me ne puo fregar di meno.
Con questo ritengo il discorso chiuso e non ci saranno altri interventi miei su questo 3D
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