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Luchino senza Ale ( intermezzo)


di Superperv
29.02.2024    |    2.217    |    3 8.8
"E poi visto che c’ero rimasto male, mi ha congedato, dicendomi che tutto sommato era stato divertente, perché uno come me è meglio se impara a prender cazzi..."
Ammetto che l’altro giorno a casa di Renato mi sono sentito davvero una merda, mi ha fatto andare lì apposta per poi farmi stare male, lo so, ma non so che farci, cioè vorrei mandarlo a quel paese, ma i non so come farei, senza nemmeno lui, e poi ho già troppi problemi nella mia esistenza per voler fare i conti pure con quello.
Non so perché Renato lo faccia, mi fa salire e scendere, un attimo sono il cucciolo preferito, e poi mi ferisce a sangue, senza ragione apparente, se non quella di vedermi affondare.
Il giorno del funerale di mio babbo manco è venuto, per poi dirmi che aveva avuto un contrattempo, insomma qualcosa di più importante, lasciandomi intendere che poi lui, lì, non c’entrava nulla, come se non fosse la mia vita.
O forse si vergognava di venire al funerale di uno trovato morto in strada, un tossico qualsiasi, un malessere di uno troppo malandato, manco un’overdose.
Da settimane papà si trascinava, con le gambe devastate dai trombi causati dalle troppe pere fatte fra inguine, anche, piedi, ovunque, tanto da avere una grossa paga marcescente sul polpaccio.
E dormiva in strada da mesi, da che anche l’ultimo posto lo aveva scaricato, ed era troppo ribelle agli orari per il dormitorio.
Non che fosse una gran presenza nella mia vita, ovvio, da anni si erano lasciati mamma e lui, ed entrambi avevano arrancato su strade parallele nella stessa città, e nello stesso mondo. Ma gli ero affezionato, e le volte in cui stavamo assieme ci stavo davvero bene, sapeva ascoltarmi e parlarmi, e anche farmi ridere.
Ho ereditato i suoi occhi azzurri ed il suo cane, tutto qui, anche lo zaino che aveva lo ha rubato qualcuno, magari chi ha chiamato per segnalare il corpo.
Al funerale, pagato dal comune, quello dei poveri, con la bara chiara e senza fiori, salvo quelli che ha regalato il fioraio del quartiere degradato i n cui babbo si aggirava da tempo, il quartiere dei tossici e dei travestiti, delle puttane e dei malandrini.
C’ero io, c’era mamma, mio fratellastro, i fratelli di babbo, due su tre, uno manco si è degnato, qualche tossico che gli voleva bene, il prete e basta.
Non ho pianto, ma mi ha fatto male che lui, Renato, avesse deciso di non esserci, che non valeva la pena, o il rischio, farsi vedere in quella tristezza di ultime esequie.
E poi c’erano già gli occhi di mamma, svuotati dalla paura, che vedeva sé stessa in un funerale del genere, con la carica virale ormai fuori controllo che stava devastando il poco che le rimaneva di difese immunitarie, si capiva che pensava che almeno papà, pur positivo che fosse, era morto d’altro.
E il giorno dopo neanche si è fatto vivo, ha aspettato che fossi io a cercarlo, per parlare, per avere un poco di normalità nel caos che dovevo affrontare.
Già perché è questo che riesce a darmi ed in quei momenti io sento di amarlo, di aver bisogno di lui e credo che lui lo sappia bene.
Non è stato il primo a provarci con me, sono oggettivamente una preda facile, con chi volete che potessi parlare o lamentarmi?
Però è stato il primo a cui io abbia detto di sì.
Il primo, ma non l’ultimo. Perché una volta che rompi un argine l’acqua rivola fuori, anche contro il suo corso, e va a sprecarsi in qualche campo in cui non serve.
E poi a un certo tipo di uomo evidentemente io piaccio, ho quasi 15 anni, sono alto come un soldo di cacio, cioè 160 cm e dubito che crescerò, perché lo sviluppo è belo che ultimato. In quello sono stato relativamente precoce. Per il resto sono biondo chiaro, occhi blu, faccino carino, diciamo che se non fosse per il pelo pubico e il pene da adulto, potrei passare per un cinno delle medie.
Renato lo ho conosciuto dando una mano a fare consegne a una panetteria del centro, una di quelle da signori.
E stato dopo la terza media, avevo appena fatto i 14, 9 mesi fa, e gli è bastato parlarmi ed io mi sono sentito capito, e non so perché gli ho raccontato tanto di me e della mia vita, un poco di tutto, lui ha saputo darmi retta e farmi sentire accolto e mi ha dato risposte che suonavano sagge.
Poi mi ha invitato a tornare a trovarlo, ed io lo ho fatto e alla terza volta mi ha detto che era strano il mio faccino da bimbo ed il fatto che avessi i muscoletti, e che dovevo mostrali, così mi sfilai la maglietta, e lui mi sfilò scarpe, jeans e mutande prima che potessi anche pensarci.
Manco me lo chiese, e finimmo sul suo letto, io nudo e lui col cazzo fuori dai pantaloni. Avrei potuto dire di no, o di fermarsi, ma non lo feci, in questo senso gli dissi di sì.
Fu la prima lingua a entrarmi bocca col mio primo bacio, mentre si lubrificava il pene, e poi si prese la mia verginità, senza neanche togliersi i vestiti.
E io finii con l’amarlo e lui iniziò ad avere questa altalena, un giorno in alto, e una settimana inferno.
Ma l’ultima volta ci sono rimasto male davvero, perché io Ale lo conoscevo, non era come le altre volte in cui lo abbiamo fatto in tre con qualche amico suo, dico della sua età.
Ha voluto farmi capire che non posso competere con Ale , e questo lo so da solo, pur carino che io sia, lui è davvero bello, ed è sempre stato pure sveglio, insomma, ha tutto.
Chiedergli di scoparmi, e poi fottermi lui, me con la faccia sul tappeto e il culetto in aria, ecco quella è stato volermi degradare.
E poi visto che c’ero rimasto male, mi ha congedato, dicendomi che tutto sommato era stato divertente, perché uno come me è meglio se impara a prender cazzi a nastro, se vuole vivere..
Già, come quando mi ha portato al mare e poi mi ha detto che avrebbe voluto vedermi scopare da un bel poco di sconosciuti, e mi ha convinto anche a farlo, la sera in pineta, con un telo come materasso e questi attorno che si accalcavano per scoparmi.
E il giorno dopo, invece, mi aveva trattato come un principe e mostrato amore e interesse.
Salvo poi la sera tormentarmi salutando se incrociavamo uno di quelli della sera prima chiedendomi si mi era piaciuto, oppure se era stato deludente.
Però è come se nei momenti giusti lui sappia di colpo rallentare, e cambiare gioco e farmi stare bene come nessuno mi ha mai fatto stare.
Stavo pensando a queste cose quando mi imbattei in Sirio, l’amico del cuore di Ale, decisi di evitarlo, alla fine di certo lui sapeva già, ed io sapevo che lui adesso usava roba.
E per questa ragione mi tenevo alla larga, anche se eravamo stati non dico amici, ma quasi, però fra padre e madre a me quella sostanza aveva tolto troppo, e la temevo, cioè sapevo che per uno come me ci voleva nulla a scivolarci dentro per smettere di soffrire e anestetizzare cervello e sentimenti.
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