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VECCHI AMICI


di LuciferRM
16.11.2023    |    190    |    2 9.2
"Poi la vita, soprattutto lavorativa, ci ha un pò separati… F: “Come stai, che mi racconti?” IO: “Eh… Si va avanti… E voi?” F: “Tutto bene, però ci..."
VECCHI AMICI!

Erano trascorse ormai diverse settimane dall’udienza di separazione e, malgrado il monolocale che l’azienda mi aveva generosamente messo a disposizione in cambio della mia custodia non fosse per nulla accogliente, respiravo a pieni polmoni l’odore della tranquillità.
La convivenza con quella che si apprestava a diventare la mia ex moglie era diventata soffocante, logorante, insopportabile.
Di sicuro meglio leccarsi qualche ferita economica che suicidarsi lentamente giorno dopo giorno, in quella che ormai era diventata una relazione che sarebbe riduttivo definire tossica.
In quelle sere di fine maggio, adoravo affacciarmi sul piazzale vuoto e bere una birra mentre mi godevo la quiete di un inverosimile silenzio per quel contesto grigio e aziendale.
Mi aiutava a riflettere sulle possibilità che si sarebbero prospettate una volta terminato il mio periodo in quella sede e sul come mi sarei organizzato.
L’imbrunire, ancorché poco suggestivo, faceva si che venissi avvolto da un intenso senso di pace, che silenziosa ed inesorabile andava ad abbracciare quella interiore.
Dopo cena poi, mi concedevo qualche esercizio nella modesta veranda, che per lo più spaziavano tra sessioni di piegamenti e addominali, seguiti da 10-15 minuti di un ingombrante tapirulan che era l’emblema delle poche cose che ormai potevano definirsi “mie”.
Fu in una di quelle sere che squillò all’improvviso il telefono… Era Fabrizio.
“Mi ero quasi dimenticato della tua esistenza”, risposi…
“Io invece vedo che sei sempre il solito coglionazzo”, replicò prontamente.
Fabrizio e sua moglie Laura, erano amici ormai di vecchia data, di quando con la mia ex eravamo appena fidanzati.
Fabrizio gestiva con la madre un bar sotto casa nostra, Laura arrivò dopo… Ma presto venne a crearsi un’amicizia che andava ben oltre il rapporto di fiducia clientelare.
Per un periodo abbastanza prolungato, ci frequentammo regolarmente tutti e quattro insieme e, spesso con altri amici, alternandoci le case. Una volta da noi, la volta dopo da loro e così via…
Serate allegre e spensierate che erano diventate un must, dove si esordiva prendendoci e prendendo in giro, dal menù previsto per la serata, passando per l’episodio o il personaggio capitato poche ore prima e, fino ad arrivare a che ne so, al pisciarsi a letto quando si era piccoli.
Tutto andava bene purché si ridesse.
Poi la vita, soprattutto lavorativa, ci ha un pò separati…
F: “Come stai, che mi racconti?”
IO: “Eh… Si va avanti… E voi?”
F: “Tutto bene, però ci mancano le nostre serate”
IO: “ Eh… Bei tempi…”
F: “E la Simona?”
IO: “E la Simona che?”
F: “Come sta?”
IO: “Ah non lo so… Ma da come mi sta rompendo i coglioni immagino sia nel pieno delle sue forze!”
F: “Ma che stai dicendo?”
IO: “Quelli che ti ho detto… Con Simona ci siamo separati… Non l’hai saputo?”
F: “Oh Cristo! No… Non ne sapevamo niente…”
IO: “Adesso lo sai… Lo sapete…”
F: “Cazzo, mi dispiace…”
IO: “È la vita… Io non lo so se magari avete già parlato con lei…”
F: “No! Ma io come vedi, ho preferito chiamare te, abbiamo sempre chiamato te e credo mai lei…”
IO: “E ok… Vi ringrazio… Ma ripeto, è la vita… Inutile starvi a fare la filippica con i dettagli adesso per telefono.”
F: “ Guarda… Io in realtà ti chiamavo per invitarvi da noi per un altro motivo… Però senti, non fa niente. Perché non vieni a cena da noi, e se ti va ci racconti?”
IO: “Non lo so, attualmente ho un alloggio in azienda, devo vedere quando posso assentarmi…”
F: “Ecco, allora senza che stai a fare il sofisticato, vedi quando sei libero e vieni!
Qui non è mica il ristorante che devi prenotare, ce lo dici il pomeriggio e la sera vieni!”
La telefonata si concluse con i convenevoli di rito ma, di certo non avevo scuse per sparire e far finta di niente.
La promessa mi era stata strappata e ormai era tardi per tirarsi indietro…
Li raggiunsi qualche sera più tardi. Fabrizio mi chiese di dargli una piccola mano a spostare delle cose, mentre Laura, che mi accolse con il solito generoso affetto, si dava da fare ai fornelli.
La cena fu ovviamente condita dai racconti spiacevoli di ciò che mi stava succedendo, d’altronde, quando si affronta una separazione si sa, difficilmente può essere un periodo sereno.
Il mio però paradossalmente lo era, almeno per alcuni aspetti.
Non avevo figli e neanche loro e questo, ci permetteva di poter ragionare sull’argomento con altre priorità.
“E quindi ora vivi lì tutto solo?”, chiese Laura…
“Eh già… Faccio lo scapolo lavorativo!”, esclamai con una spensierata ironia che ebbe un effetto oltre le aspettative, considerate le loro risate, soprattutto le sue.
Già… Laura… Una personalità che ho sempre reputato ambigua.
Simpatica e socievole si, ma non mi aveva mai dato la totale impressione di essere spontanea.
C’era qualcosa di freddo e calcolato in lei o almeno, questa era la sensazione che talvolta mi trasmetteva, soprattutto quando ascoltava con inflessibile silenzio e concentrazione argomenti apparentemente insignificanti.
Fisicamente invece, una donna minuta ma atletica e ben proporzionata, con capelli lisci e lunghi fino alle scapole.
Quel ritocco al seno poi, per nulla esagerato, le donava un plus di sensualità che era impossibile non notare.
Trascorsero parecchi giorni da quella serata al termine della quale ci salutammo con la promessa che avremmo replicato presto e il mio titolare, mi aveva nel frattempo comunicato che per motivi di assicurazione, dopo le 19 preferiva affidarsi ad una società di sorveglianza e che quindi dopo quell’ora ero libero.
Visto che comunque avrei dovuto passare li meno di un anno e considerata la mia situazione, mi avrebbe lasciato la disponibilità dell’appartamento fino alla fine del mio periodo. Una gran persona!
Un gesto che mi commosse.
La routine di quei giorni scorreva tranquilla a parte un piccolo incidente domestico che mi procurò un taglietto sul sopracciglio.
Squillò il telefono in un pomeriggio ed era di nuovo Fabrizio…
“Come procedono i domiciliari in ditta?”, esordì…
“Alla grande, mi hanno anche allentato le misure”, risposi raccontandogli la novità che mi faceva dormire più sereno la notte.
La replica di Fabrizio non si fece attendere:
“Allora stasera vieni a cena da noi che ci sono anche altri amici!”.
Con la maggiore libertà di cui godevo, questa volta accettai più volentieri quell’invito anche se improvviso e, strada facendo mi procurai un vassoio di paste miste per non sbagliare.
Ad aprirmi venne Laura, in leggings e t-shirt, che fu frenata da quella guantiera nell’accogliermi con il solito abbraccio, soltanto posticipato…
“Posalo qui” disse indicandomi il piano della cucina accanto al frigorifero e in un attimo mi ritrovai le sue braccia al collo.
Sentivo le sue tette che premevano contro il mio torace, soffici e toniche.
Provai un senso quasi immediato di imbarazzo verso me stesso…
“Ma che cazzo vai a pensare??? E la moglie del tuo amico imbecille”, mi rimproverai tra me e me.
“Ma che hai fatto?” mi chiese mollando la presa e notando il cerotto sul sopracciglio.
“È solo un graffio”, risposi minimizzando.
Passammo subito in soggiorno, dove era stato allestito un notevole aperitivo, viste anche le presenze.
C’era la madre di Fabrizio, Stefania, che mi aveva sempre trattato come un figlio e che rividi con un immenso piacere, oltre al fratello e il cugino di Laura ed una coppia di loro amici con 5 o 6 anni più di noi.
Fatti tutti i saluti e qualche chiacchiera di rito, la madre di Fabrizio ed il fratello e il cugino di Laura ci lasciarono.
Per cena saremmo rimasti noi tre e questa coppia che subito sperai fosse simpatica, visto che l’aspetto fisico lasciava un pò a desiderare, ai limiti dello sgradevole…
“Per cena pizza!” Esclamò Fabrizio, “Dimmi come la vuoi che le faccio arrivare…” mi chiese…
Scelsi una banale margherita e in poco tempo il fattorino arrivò da noi con le pizze ed un invitante varietà di fritti con i quali aprimmo le danze a tavola.
Subito venne istituita da Fabrizio una regola che valeva per tutti: quella sera era vietato parlare della mia ex moglie.
“Detto questo, ora mangiamo, spariamo cazzate e divertiamoci”, chiosò strizzandomi l’occhiolino.
Non tardarono le affettuose prese in giro tra me e Laura, come ai vecchi tempi, che coinvolgevano ovviamente anche Fabrizio e gli altri due nelle risate.
In questo eravamo una sorta di teatrino io e Laura. Quasi come fratello e sorella, ci divertivamo a punzecchiarci e farci scherzi e dispetti, come metterci di nascosto il sale o il pepe nel bicchiere del vino o sul cibo e cose del genere, per poi ridere tutti insieme, vittima compresa.
Quella sera non fummo certo da meno nell’animare la serata.
Condividevamo un contagioso senso dell’umorismo che non riuscivamo mai a contenere e che talvolta emergeva quasi sfacciato.
Alle risate erano direttamente proporzionali i brindisi, che contenevo il più possibile per via del fatto che avrei dovuto guidare per tornarmene a casa mia.
Di cenare avevamo ormai finito ed io mi ero concesso la libertà di sedermi con la schiena appoggiata al muro.
Accanto a me c’era Laura, con Fabrizio a capotavola e l’altra coppia sull’altro lato del tavolo.
Ad un tratto Laura mi fissò in maniera insolita… “Devi aver sanguinato, hai il cerotto macchiato. Te ne prendo un altro aspetta!”… Si alzò e tornò in pochi secondi…
Con naturalezza e nonchalance, si sedette sulle mie gambe appoggiando inevitabilmente la sua coscia destra sul mio pacco.
Quei leggings le aderivano alla perfezione…
Tolse delicatamente il vecchio cerotto, prese un tovagliolo di carta pulito e medicò il taglio con un pò di saliva…
Stavo impazzendo!
Quelle movenze mi avevano eccitato come un toro e il mio cazzo ormai gonfio e duro, premeva contro quella coscia che per quanto soda, non riusciva ad arginare la mia violenta erezione.
“Impossibile che non se ne sia accorta” pensai mentre in me il senso di imbarazzo si mischiava all’incontrollabile eccitazione, spinta anche da quel delicato profumo di donna, di femmina, che mi inebriava da troppo vicino.
Laura divaricò leggermente le gambe e le sue tette erano proprio sotto i miei occhi… Poggiai la mia mano destra sul tavolo, bene in vista, a scanso di equivoci ma soprattutto per frenare la mia voglia di farla scorrere sull’interno di quella coscia e andarle a stuzzicare la fica.
“Manca molto?” le domandai in uno sprazzo di lucidità…
La mia domanda suscitò l’ennesima risata di tutti.
“Ho quasi fatto… Ecco”, rispose mentre le sue labbra sorridevano si, ma questa volta in maniera palesemente provocante.
Finalmente si alzò e tornò al suo posto.
Mi aspettavo da Fabrizio una qualche reazione, una battuta, qualcosa che potesse anche lontanamente o ironicamente rappresentare un rimprovero ma niente. Totale indifferenza.
Continuammo su altri argomenti come se nulla fosse e mentre tornavo a casa, pensai che avevo fatto una gran figura di merda.
“Chissà che avrà pensato Laura”, mi ripetevo… “E quel sorriso… Avrà pensato che sono un povero coglione”.
Per diversi giorni, non ebbi il coraggio di farmi sentire e pensai che se avessero parlato di quell’episodio, come minimo Fabrizio non avrebbe voluto più avere niente a che fare con me.
Non lo avrei certo biasimato, anche se a dirla tutta, non è che fosse proprio totalmente colpa mia.
Poi però, una sera mi feci coraggio e chiamai Fabrizio, pronto a scusarmi al minimo accenno verso l’accaduto.
A sorpresa, rispose Laura…
“Romano di merda, come stai???”, esordì…
IO: “Il tuo affetto mi lascia sempre basito!”, risposi.
L: “Tutto puoi dire, tranne che non ti voglio bene!”.
IO: “Mica era una lamentela la mia…”.
L: “Che combini?”.
IO: “Nulla di particolare. Mi chiedevo come stavate…”.
L: “Bene dai, Fabry è sul divano che guarda la tv, ti saluta…”.
IO: “E chi sta meglio di lui!?…”.
L: “Con una moglie come me, lo puoi dire forte! Domani sera vieni a cena da noi?”.
IO: “Ma….”.
L: “Dai che mi devi aiutare a convincerlo a portarmi in un posto… Ci vediamo domani sera!… Ciao!”.
… E chiuse la telefonata come se avessi già accettato.
Non la minima menzione alla figuraccia che credevo di aver fatto, perciò andava bene così.
La sera dopo ero da loro e Laura, voleva convincere Fabrizio a portarla a ballare latino-americani in una nota discoteca sul litorale.
Impresa ardua, dal momento che il marito non muoveva un passo e forse anche per questo, aveva sempre preferito lounge bar e locali del genere, mai discoteche.
Io invece, con la mia ex moglie avevo frequentato per un paio d’anni un corso ed ero diventato anche piuttosto bravino, ma decisi di tacere questa mia esperienza perché sapevo già che avrei rischiato di trovarmi coinvolto…
Decisi di intervenire, soltanto quando lo vidi in procinto di cedere alle pressanti richieste della moglie:…
“Per una volta, che ti costa?”, domandai con leggerezza.
Mi fissò per un istante e rispose rivolgendosi sia a me che a Laura:
“Ok, va bene… Ma ad una condizione!”.
“Quale?”, rispose prontamente Laura.
“Che tu vieni con noi!”, replicò Fabrizio rivolgendosi a me…
Cercai di respingere la proposta ma ero fregato… Le pressioni di Laura a quel punto erano state dirottate su di me e non ne sarei uscito.
Ci accordammo per il sabato successivo e dopo la solita cena a casa loro durante la quale Laura era già in extasy, ci avviammo verso il locale con la loro macchina.
Una volta arrivati ed entrati, ordinai subito tre drink per ricambiare la loro ospitalità, dato che all’ingresso Fabrizio mi aveva tassativamente vietato di mettere mani al portafogli.
Li raggiunsi con i tre bicchieri in mano in un punto defilato dal centro della sala, non esente però dal passaggio della gente che affollava sempre più con il passare dei minuti, quel locale enorme.
Fù avvicinandoli che notai quanto il vestito di Laura, un tubino scuro aperto sulla schiena e non troppo aderente, lungo fin sopra le ginocchia, assumesse una sensualità sensibilmente maggiore nel gioco di luci che la investivano al ritmo della musica, che rimbombava impetuosa solo per decibel, mentre la melodia del suono risultava gradevole.
Laura non stava più nella pelle, smaniava dalla voglia di scendere in pista.
Abbandonò in un istante quello sguardo ipnotizzato rivolto verso le altre persone che ballavano e fermò lo statico balletto delle sue gambe trascinate dalla musica, voltandosi verso di me.
Con una mano prese il mio bicchiere passandolo a Fabrizio e con l’altra, mi afferrò per un braccio e mi trascinò senza darmi il tempo di reagire, in mezzo alla folla danzante, fino a trovare uno spazio che consentisse anche a noi due di muoverci con una certa libertà.
Le presi la mano sinistra con la mia mano destra, mentre le appoggiai quella sinistra sul fianco.
Di sicuro non era una sprovveduta perché si lasciò guidare con una certa spontaneità in quel mix di passi che alternavano Salsa e Bachata, rimanendo subito positivamente sorpresa dalle mie capacità, al punto di approfittare della prima pausa utile per avvicinarsi al mio orecchio e chiedermi dove avessi imparato.
Io rimasi vago nella risposta ma non nelle sensazioni.
Quel suo profumo ed il contatto con il suo corpo, avevano nuovamente iniziato a provocarmi eccitazione, tanto che la voglia di scendere con la mano oltre il suo fianco aumentava in maniera inversamente proporzionale alla concentrazione da tenere per seguire il ritmo…
Rischiammo di inciampare e di finire per terra ma, questo mi concesse un’ottima scusa per richiedere una pausa e tornare a bordo pista da Fabrizio.
Richiesta che fu accolta e Laura, una volta raggiunto lo abbracciò con gioia e veemenza in una sorta di ringraziamento per la serata che stava vivendo.
Chiacchierammo tutti e tre per qualche minuto sorseggiando un altro drink e stavolta, non potevo più nascondere di aver frequentato una scuola di ballo ma ormai, non aveva più importanza.
Svuotati i bicchieri, Laura volle tornare in pista ma questa volta accompagnata anche dal marito.
Individuato uno spazio libero, ci piazzammo lì ed io mi rivolsi subito a Fabrizio:
“Tocca a te amico mio” e lo avvicinai alla moglie affinché potessero iniziare a ballare in coppia loro due.
Lui appariva abbastanza impacciato nei movimenti ed infatti questa volta era Laura a guidare, tentando di dare un senso anche minimo a quelle movenze totalmente fuori tempo.
Io rimasi nelle vicinanze accennando qualche passo solitario e ad un tratto li vidi confabulare qualcosa l’uno all’orecchio dell’altra e viceversa e, subito dopo Fabrizio guidò Laura verso di me e sorridendo mi disse all’orecchio per sovrastare il rumore della musica:
“Falla ballare tu per favore! Io sono negato e mi sto anche sentendo ridicolo…”.
Risposi prontamente:
“Ma che cazzo te ne frega se sei negato??? È tua moglie…”.
La sua risposta fu altrettanto pronta, preceduta da una fragorosa risata:
“È proprio per questo che mi sono già rotto i coglioni!…” e si defilò ridendo.
Ripresi a ballare con Laura e in un istante, stimolato nuovamente dal contatto con il suo corpo e dal suo profumo inebriante come ad inizio serata, mi venne ancora una volta duro.
Potevo scorgere, guardando in basso per meglio coordinare i passi, la mia potente erezione che gonfiava vistosamente i pantaloni.
Decisi di fregarmene, forse anche per merito dei due cocktail buttati giù in precedenza…
Laura mi arrapava e pazienza se lo avesse notato!
Nei passi durante i quali mi dava le spalle poi, non potevo evitare di strusciarglielo addosso, duro come una roccia e quindi, anche se non lo avesse visto, lo avrebbe certamente sentito…
La cosa sembrava non turbarla affatto e così decisi di condurre la danza in modo da rendere più frequenti quei passi, scorgendo sul suo volto una specie di ghigno di approvazione…
Continuai e con il mio braccio che le avvolgeva la vita, stavolta la strinsi ancora di più a me.
Il mio randello adesso, premeva con veemenza contro le sue natiche, che ondeggiavano verso il basso in un gioco di bacino sempre guidato da me.
Le mie labbra sfioravano il suo collo appena dietro il suo orecchio e quindi poteva sicuramente percepire il mio bramoso respiro.
Sollevò sensualmente il braccio e con la sua mano sinistra andò a cercare la mia nuca, sfiorandola per gli ultimi istanti che concludevano quel passo prima di farla girare di nuovo con lo sguardo rivolto verso di me…
Si fermò e io feci altrettanto.
Inizialmente mi fissò con un provocante sorriso quasi di intesa, che presto tramutò in una risata decisamente più ironica. Mi abbracciò e mi disse in un orecchio:
“Mi sa che tua moglie almeno un motivo per rimpiangerti ce lo avrà di sicuro!”…
Scoppiai a ridere ricambiando l’abbraccio.
L’atmosfera tra di noi era tornata nuovamente fraterna e decidemmo che poteva bastare così.
Ci incamminammo alla ricerca di Fabrizio per tornarcene a casa…
Girammo invano l’intero locale due, forse tre volte compresi i bagni ma niente.
Di lui nessuna traccia.
Uscimmo per controllare l’eventualità che ci aspettasse all’uscita ed il vederlo lì in lontananza che chiacchierava pacatamente con un addetto della sicurezza, smorzò sul nascere la mia preoccupazione.
Ci avvicinammo e Fabrizio, vedendoci, allargò le braccia come per accogliere due vecchi amici che aspettava da tempo…
“Oooooohhhh… Eccovi qui, è da ieri sera che vi aspetto!!!”…
Era palesemente frastornato ed il suo sguardo per niente vigile.
Nel capire che stesse con noi, l’addetto alla sicurezza si allontanò salutandoci con garbo. Capii che lo aveva gentilmente tenuto d’occhio fino al nostro arrivo.
“Che cazzo ti è successo? Ti abbiamo cercato dappertutto!”, gli chiesi…
“Te lo dico io che gli è successo!!!”, irruppe Laura marcatamente irritata.
“Amore non cominciare, ho solo bevuto un bicchiere di troppo…”, replicò Fabrizio in un’ebete risata…
“Ti sei ubriacato coglione! Non ci posso credere…”, rispose Laura a metà tra la voglia di picchiarlo e la disperazione.
Sapevo che Fabrizio aveva avuto questo problema quando era più giovane ma ero convinto fosse qualcosa di completamente appartenente al passato.
Per tornare guidai io, in religioso e discreto silenzio, con Fabrizio seduto dietro ormai caduto nel sonno più profondo.
Laura, fu altrettanto silenziosa, incazzata come una vipera per lo spiacevole risvolto della serata.
Si limitò a confidarmi che molto di rado e contro la sua volontà, Fabrizio si concedeva una serata border line ma che mai avrebbe pensato che lo avrebbe fatto quella sera e per altro di nascosto.
Arrivati sotto casa Riuscimmo a svegliare solo parzialmente Fabrizio. Misi il suo braccio intorno al mio collo afferrandolo con l’altra mano e dovetti praticamente trascinarlo fino in casa, mentre Laura ci faceva strada e mentre lui sbofonchiava frasi pressoché incomprensibili e prive di senso.
Accesa la luce, ormai stremato lo adagiai sul divano, felice che non mi avesse vomitato addosso.
Chiesi a Laura se non fosse il caso di chiamare i soccorsi ma lei mi tranquillizzò immediatamente…
“Non sentì come se la russa?? Gli succede sempre quando beve quella roba lì…
Domani gli sarà tutto passato, anche se non ricorderà un cazzo!…”.
Si diresse nell’altra stanza per posare la borsa e al suo ritorno la avvisai che stavo andando via.
“Resta qui, c’è la camera degli ospiti.
Mi sentirei più tranquilla se non mi lasciassi sola con Fabry in questo stato…”.
Guardai l’orologio… “Ma sono quasi le quattro…”, risposi.
Laura replicò prontamente: “E allora? Mica lavori no? In bagno ci sono gli asciugamani puliti e tutto il necessario, se vuoi farti una doccia…”.
Ci pensai qualche istante e tutto sommato poter dormire qualche ora prima di rimettermi in macchina non mi dispiaceva affatto.
“Vado prima io però se non ti dispiace”, chiosò…
“Ok, va bene…”, risposi.
Rimasi in sala con Fabrizio qualche minuto, che se la dormiva russando alla grande sul divano, spogliato solo delle scarpe e coperto con un plaid.
Sentivo provenire dal bagno il rumore dell’asciugacapelli, segno che il mio turno era abbastanza vicino.
Ingannai l’attesa guardandomi intorno senza trovare niente di nuovo, talmente conoscevo bene quella casa ormai.
Il rumore si interruppe e pochi istanti dopo la voce di Laura che proveniva dalla sua camera da letto:
“È libero, puoi andare…”.
Mi incamminai in silenzio ed entrai in bagno. Lo specchio era appannato e la nebbia dei vapori pervadeva ancora l’ambiente.
Mi spogliai utilizzando l’anta della finestra mezza aperta a mò di attaccapanni ed entrai in doccia. Nel chiudere la porta scorrevole, notai che a terra in un angolo, c’era l’intimo di Laura…
Un perizomino nero ridotto ai minimi termini che già mi stava facendo volare con la fantasia.
Aprii l’acqua, ma la mia testa viaggiava già con l’immaginazione verso quel perizoma, che durante la serata era stato su quel bel culetto tondo e sodo contro il quale ballando avevo strusciato e premuto la mia mazza bella dura, ricevendo il complimento ironico di Laura.
La cabina, era inebriata ancora del suo profumo che già da solo bastava a farmelo gonfiare.
Ce lo avevo di nuovo duro come una spranga e senza neanche rendermene conto, me lo presi in mano iniziando a segarmi lentamente per qualche attimo, immaginando di tenerla ancora per i fianchi ma questa volta non per ballare…
Tornai in me e mi aiutai a calmarmi con il getto dell’acqua sulla testa che mi massaggiava le spalle con il suo tepore.
Pochi minuti e mi asciugai, fissandomi l’asciugamani alla vita per non uscire completamente nudo.
Mi diressi verso la camera degli ospiti che era accanto a quella di Laura. Le due porte erano separate da una specie di comò sul quale erano adagiati pochi soprammobili.
Feci per aprire ma la porta era chiusa a chiave… Tentai di nuovo ma niente.
Sentii aprirsi la porta della camera di Laura… Il rumore della maniglia aveva attirato la sua attenzione.
Uscì dalla stanza completamente nuda, lasciandomi di stucco.
La prima cosa che pensai, fu che eh si, i vestiti che le avevo visto indossare prima di quell’occasione, non avevano nascosto niente… Era proprio un gran bel pezzo di fica!
Con naturalezza si diresse verso di me senza proferire verbo, prese la chiave da sotto uno dei soprammobili e me la mostrò per un istante rimanendo in silenzio.
Subito dopo la inserì nella serratura, apri la porta e accese la luce…
“Ecco fatto!…”, disse sorridendo innocentemente e facendomi un cenno per invitarmi ad entrare.
La assecondai e varcai la soglia, mentre lei si era appoggiata allo stipite rimanendo ad osservarmi…
“Che c’è?”, chiesi con il cuore che mi batteva come un tamburo e a velocità supersonica.
“Niente…”, rispose con calma olimpica…
“Non vai a dormire?…”, replicai…
“Non vorrai davvero che mi perda questo spettacolo!…” rispose di nuovo fissandomi con il suo sorrisetto malizioso.
La guardai per qualche secondo, ero eccitato come un cavallo…
Lasciai cadere a terra l’asciugamani, rimanendo completamente nudo anche io.
Misi le mani sui fianchi quasi fossi in posa per una fotografia, con il cazzo dritto e duro come un mattarello in bella mostra.
Lo osservò con la stessa espressione di una bambina che alle giostre brama lo zucchero filato.
Per me fu una sorta di ulteriore liberazione, non dovevo più preoccuparmi che si accorgesse di quanto mi arrapava, anche se mai avrei immaginato che sarebbe avvenuto in quel modo.
“Contenta?”, chiesi con voce decisamente più rilassata e convinto che dopo una delle sue solite battute sarebbe tornata in camera sua.
“Molto!”, esclamò… Ma invece di andarsene, spense la luce del corridoio ed entrò spingendosi la porta alle spalle senza chiuderla completamente.
In un attimo me la ritrovai addosso, con la sua bocca contro la mia. Le nostre lingue si toccavano avidamente l’un l’altra in un turbine vorticoso, mentre con una mano mi afferrò energicamente il cazzo quasi come per volerlo usare per reggersi.
Le mie mani un istante dopo, le afferravano golosamente e con soddisfazione quel bel culetto, che tanto avevo inconsapevolmente sognato di poter toccare anche solo una volta.
La spinsi con veemenza sul letto e come un lupo affamato ed inferocito intento a sbranare la sua preda, la sovrastai, le allargai le gambe e cominciai con la bocca ad avvolgerle avidamente la fica, alternando colpetti di lingua a lunghe leccate ed energiche succhiate che sembravano farla impazzire.
Con una mano mi teneva delicatamente la nuca mentre i suoi gemiti di piacere alimentavano la mia eccitazione.
“Oh… Si… Oh… Oh… Oh…”
Stava godendo come una cagna in calore e dentro di me pensavo “È solo l’inizio tesoro, vedrai cosa ti aspetta tra poco!”.
Sentirla gemere e ansimare mi piaceva in una maniera che non mi sarei aspettato, così come il sapore della sua fica, morbida e abbondantemente bagnata.
Con una mano le afferrai una tetta proseguendo il mio lavoro e questo la fece eccitare al punto tale da spingere via la mia testa.
Non voleva venire così… Bramava ben altro!
Si inginocchiò davanti a me, afferrò di nuovo il mio cazzo con una mano e lo osservò dal basso con ammirazione, prima di infilarselo golosamente in bocca.
Iniziò una danza composta da voluttuose leccate prima da un lato e poi sull’altro, per poi avvolgerlo tra le labbra e spompinarmi con una certa dedizione, quasi a volermi ringraziare di averle donato quel piacere poco prima.
Il suo sguardo incrociava il mio e il vederla succhiarmelo in quel modo mi infervoriva al punto tale che le afferai la testa e glielo spinsi più a fondo che potevo, fino a sentire una piccola smorfia di soffocamento.
Le permisi subito di riprendere fiato e dopo tre o quattro respiri affannosi disse:
“È troppo grosso, non ce la faccio ad ingoiartelo tutto!…”.
“Tranquilla…”, risposi tenendole in dietro la testa mentre con l’altra mano mi afferrai il cazzo e cominciai a infliggerle dei colpetti sulla bocca. Fu li che tirò fuori generosamente la lingua affinché glielo sbattessi contro un pò di volte, prima dì infilarglielo nuovamente in bocca come un ariete.
Le afferrai la testa con ambedue le mani immobilizzandogliela e, dettando il ritmo per una decina di colpi con i miei movimenti, prima di consentirle di tornare a spompinarmi in autonomia.
Ero ormai colmo del desiderio della sua fica e cosi la spinsi di nuovo sul letto e piombando sopra di lei, cominciai a strofinarle la cappella prima sul clitoride e poi tra le labbra. Era ancora bella bagnata e così puntai dritto a piantarglielo dentro.
Feci fatica per una frazione di secondo ma poi ero dentro di lei ed il mio randello era accolto ed avvolto da un piacevolissimo umido calore.
Ansimò qualche istante nel ricevere la mia mazza… Contrasse le mani afferrando il lenzuolo e io cominciai a muovermi dapprima lentamente, per poi aumentare piacevolmente il ritmo dei miei colpi nella posizione del missionario.
“Si!… Oh!… Si… Così!… Scopami!… Sì!…”…
Erano i suoi versi mentre la martellavo vigorosamente. Il mio cazzo scorreva come un pistone dentro la sua fica e i suoi gemiti si mescolavano al “ciaf ciaf” del mio corpo che sbatteva contro il suo.
“Si!… Si!… Si!… Ooooooooohhhh….”…
Venne una prima volta. Sentivo il suo corpo tremare di piacere avvolto dalle mie braccia poggiate sul letto subito sopra le sue spalle.
Sollevai il torace restando in ginocchio sul letto e la feci girare su un lato, proseguendo a scoparla con lo stesso vigore.
Nello specchio dell’armadio, con la coda dell’occhio potevo scorgere le nostre sagome e così decisi di alzarle la gamba e poggiarle il tallone sulla mia spalla, tenendole la caviglia con una mano.
Potevo vedere chiaramente come il mio cazzo, tosto e intriso dei suoi liquidi, le scorreva deciso dentro la fica, nella quale se avessi potuto, ci avrei spinto anche le palle.
Ansimava e gemeva sempre più frequentemente e ad un tratto vidi prendere forma nel suo volto, un’espressione somigliante a quella della disperazione…
“Oooooohhhh…”, urlò di nuovo mentre gli zampilli dello squirting inumidivano il lenzuolo e qualche tratto della mia pelle.
“Oh cazzo, scopi proprio bene!…”, mi disse con voce flebile e in preda all’affanno.
“Il meglio deve ancora arrivare, girati!…”, risposi ironicamente e accompagnando con le mani il suo spostamento.
Lei sorrise e mi assecondò, posizionandosi in una pecorina spettacolare e che letteralmente, gettava benzina sul fuoco del mio fervore e della mia voglia di dominarla!
Le impalai nuovamente la fica e tenendola ben ferma per i fianchi, le assestavo colpi profondi e violenti, al ritmo regolare come quello di un tamburo.
Sentivo la punta della mia cappella sbattere contro qualcosa ma non mi importava, avrei continuato a costo di spaccarla in due.
“Oh!… Si!… Ancora!… Si cazzo!… Scopami così!… Si!…”.
Sentirla godere in quel modo, mi caricava come un cannone ed andai avanti nel modo più potente che riuscivo.
Non so se venne una terza volta ma sentivo che stava per arrivare il mio turno.
Uscii e mi posizionai in piedi vicino al letto.
Laura si girò rapidamente rimanendo a pecora, ma adesso con la testa rivolta verso di me. Prese immediatamente a spompinarmi di gusto, succhiandomelo come fosse un enorme calippo, mentre con una mano mi massaggiava delicatamente le palle.
Io accompagnavo i movimenti della sua testa con una mano, finché arrivai al punto di non farcela più… E le inondai la bocca di sperma lasciandomi andare anch’io ad un urlo di piacere che fu quasi liberatorio.
Mentre schizzavo e anche dopo, lei continuò generosamente a spompinarmi con passione, quasi a voler essere sicura che non fosse più rimasta neanche una goccia del mio nettare.
Mi sdraiai stremato sul letto, con Laura accanto a me, anche lei sdraiata ma a pancia in giù.
Rimanemmo in silenzio per qualche minuto e senza dire niente, si alzò e uscì dalla stanza.
Rimasto solo, pensai a che casino sarebbe successo se Fabrizio ci avesse beccati…
“Ma no, è di la che è praticamente in coma, figuriamoci se può aver sentito qualcosa…”, pensai tra me e me tranquillizzandomi.
Avevo bisogno di un bicchiere d’acqua e così, mi riposizionai l’asciugamani in vita e recuperai il cellulare dai pantaloni rimasti in bagno per farmi luce, dato che per raggiungere la cucina, dovevo passare per il soggiorno, dove stava dormendo Fabrizio.
Arrivato lì però, Fabrizio non stava dormendo affatto.
La stanza era illuminata da una tenua luce proveniente dalle due plafoniere a parete e lui era sul divano che fumava fissando il posacenere…
Rimasi completamente interdetto, cercai di mantenere la calma e al contempo di capire quanto il danno fosse grave…
Si sarà accorto di qualcosa? Ci avrà solo sentiti? Ci avrà visti?
“Adesso che cazzo gli dico???”, mi domandavo dentro di me.
Fabrizio fece un tiro di sigaretta, buttò fuori il fumo e con lo sguardo ancora fisso sul posacenere disse con voce pacata:
“Te la sei scopata proprio bene mia moglie…”.
Io rimasi ancora più impietrito, mi vergognavo di ciò che avevo appena fatto.
Avevo tradito il mio migliore amico!
Dal nulla sbucò Laura, con addosso una vestaglia… Mentre mi passava dietro per poi raggiungere Fabrizio sul divano, con nonchalance domandò:
“Ti sei divertito amore?…” e lo baciò.
“Moltissimo!”, esclamò lui.
Poi si girò verso di me, mi guardò e scoppiò a ridere a crepapelle mentre mi indicava…
“Guarda che faccia!… Hahahahahahah…”.
“Anche tu però te la sei spassata…”, rivolgendosi sorridendo alla moglie.
“Si. Mi ha scopata proprio per bene!”, gli rispose Laura mentre accennava un sorriso verso di me.
“Si… Ho sborrato anch’io!…” chiosò Fabrizio.
Continuavo a non capire e rimasi a domandarmi cosa stesse succedendo…
“Voi due siete matti!”, esclamai ignaro ed inconsapevole che il nostro rapporto non era al capolinea, ma sarebbe semplicemente mutato in un modo che in quel frangente, non potevo neanche lontanamente immaginare…




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