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Roberta altra avventura


di robertamiki
04.09.2008    |    17.145    |    3 7.9
"Allungo’ le mani nel buio sottostante ma non riuscì a liberarmi..."
Avventura intensa quando ancora andavo a scuola nelle superiori…..
Una gita scolastica
era venuto anche mio cugino con cui ho una profonda intesa di amicizia…..volevamo farci delle foto con sfondi particolari x cui ci siamo disuniti dal gruppo poi dico a M.“Guarda quel pozzo è perfetto come sfondo per una foto”.
io mi avvicino alla bocca di una profonda fenditura tagliata nella roccia, coperta da una bassa torretta in calcestruzzo. Un muretto alto un metro proteggeva dal salto nelle profondità della terra.
“Chissà cosa c’è qui sotto” mi chiesi e mi affaccio nel pozzo. “Macchinari” disse “Delle vecchie pompe di drenaggio..”.
mi chinai in giù e in quell’attimo sentiì che qualcosa mi bloccava. Cercai di rialzare la testa ma mi accorsi che la maglia d’acciaio che avevo come collana – un pezzo di gioielleria di tendenza che mi aveva regalato il mio fidanzato – era rimasta agganciata in qualche pezzo di quel vecchio macchinario.
“M..! M…oh, accidenti… non riesco a rialzarmi…”.
Avevo la sommità del muretto contro lo stomaco e il resto del torso che penzolava nel vuoto.
“M…, cavoli, fai qualcosa….”.
“Che ti succede ?”.
“Il girocollo è rimasto impigliato da qualche parte là sotto… vedi se riesci a liberarmi…”.
M …. Allungo’ le mani nel buio sottostante ma non riuscì a liberarmi. Provò a strattonare la collana ma non veniva via.
“Così mi tagli il collo M…”.
“Ci vorrebbe una tronchesina” disse M.. rialzandosi. “posso andare a vedere se qualcuno ha qualcosa”.
“ehi, non vorrai lasciarmi qui! Gridai ma mi resi conto che quella era l’unica soluzione, perciò ripresi a voce più calma: “va bene, vai ma cerca di fare presto. Non ne posso più di stare qui”.
poi sentii mio cugino allontanarsi e non mi rimase che cercare di trovare una posizione un po’ più comoda. Non potevo alzare la testa, ma cercai di sollevare il bacino in modo che il blocco di calcestruzzo del muretto non mi facesse troppo male.
In quel momento sentii un rumore dietro di me
“M……? sei tornato?”.
Nessuna risposta ma un rumore più vicino, di ghiaia calpestata.
“M…. smettila di fare lo scemo. Hai trovato qualcosa per liberarmi?”.
Sentii una mano che mi sfiorava il sedere e mi irrigidii. Chi poteva essere? M…. che voleva scherzare? O qualcun altro? mi resi conto per la prima volta della mia posizione come doveva apparire all’esterno: una posizione ridicola e umiliante.
Lo sconosciuto mi infilò una mano sotto la gonna.
“Ma che sta facendo? Se ne vada subito!”.
Ma l’altro non aveva alcuna intenzione di smettere; anzi. Con calma mi sollevò la gonna e mi abbassò le mutandine. sentii l’aria fresca sulle natiche e cercavo di scalciare all’indietro, ma senza alcun risultato. Sentiì ridacchiare.
“Lei dev’essere pazzo! Cosa crede di fare? Mi lasci!”.
Adesso lui, chiunque fosse, mi stava accarezzando; cominciò con un massaggio nella parte interna della coscia e poi passò direttamente a toccarmi la fessurina, dapprima esternamente, poi facendo scivolare la punta del polpastrello tra le grandi labbra.
“Per favore, la smetta…la smetta, la prego…”.
Sentivo qualcosa di umido che mi scivolava tra le gambe e mi resi conto che lui mi stava leccando.
Era inutile che cercassi di nasconderlo; mi stavo eccitando,(anche ora che lo sto scrivendo pensa in quel momento) e l’altro se ne accorse fin troppo bene.
mi fece entrare tutto il dito dentro, spingendolo fino alla radice; poi un secondo, e un terzo.
ed io ansimai.
“Bastardo, smettila. Chi credi di essere per potermi usare così?”.
Le dita scivolarono via, ma subito dopo ho sentito quello che avevo cominciato a temere già da qualche minuto.
“No, aspetta. Almeno…almeno il preservativo…”
L’altro rispose afferrandomi x i fianchi e dissi: “Ce l’ho io nella borsetta. Lì per terra, a destra..”.
L’uomo si fermò e lo sentiì armeggiare per qualche secondo. Poi lui tornò ad appoggiare il membro all’imboccatura della vagina, ma questa volta avvertii la consistenza elastica del profilattico. Spinse, e mi penetrò.
“Fai piano, carogna…piano…”.
Lui cominciò a muoversi su e giù, aggrappandosi alle mie spalle. Ero scomoda, e il cemento mi strusciava sulla pancia, ma – nonostante tutto – quel movimento mi irradiava un piacere acuto in tutto il basso ventre. Questa sensazione mi indispettì ancora di più
“Sei solo uno stronzo, un uomo di merda. Non trovi nessuna che te la dà, vero? E puoi soltanto scopare in questo modo, approfittando della situazione. Ahhh…Piano, per favore…Non ti accorgi di quanto sei meschino? Eh? Rallenta…ora…rallenta ….”.
L’orgasmo mi raggiunge, rapido e inteso. mi sentii svuotata quando lui si stacca, e vagamente, assurdamente, in colpa.

“Chi sei?” dico appena lui è venuto. “Ora puoi dirmelo, ti prego…sei tu m…..? Sei tu? Sei tu?”.
Ma dietro di me ora, mi accorgo c’è solo il freddo e il vuoto.

mi sistema gonna e mutandine e si allontana, col rumore di ghiaia calpestata.

io resto immobile, tremante.

“M….?”.
“Sì sono io, sono riuscito a trovare qualcosa…”.
Si china su di me e con un colpo secco fa saltare la catenella., mi aiuta a tirarmi su.
lo fisso negli occhi. Non riesco a togliermi dalla testa l’idea che l’uomo che mi ha posseduta sia mio cugino, ma lui non tradisce la minima emozione, non sembra possibile che mi abbia scopata nemmeno cinque minuti prima.
E se non lui, chi? Uno sconosciuto di passaggio?
non so’…….
“Andiamo via, M……, andiamo via in fretta…”
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