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Il Massaggio del Desiderio


di Membro VIP di Annunci69.it xdaniele
18.02.2025    |    41    |    0 6.0
"Anzi, l'atmosfera tra di loro sembrava quasi estranea, come se ognuno stesse recitando un ruolo..."
Mi chiamo Daniele e sono un massaggiatore. Ho sempre considerato il mio lavoro come una forma d’arte, una danza tra il corpo e la mente. Ogni cliente che si siede sulla mia poltrona porta con sé una storia, un mondo nascosto che solo il corpo sa raccontare. Ma quella mattina, una richiesta un po' particolare mi è arrivata, e con essa, l’inizio di un’esperienza che non avrei mai immaginato.

Marco, un uomo di mezza età dall’aspetto curato e distaccato, mi aveva contattato per un massaggio speciale. Mi spiegò che voleva organizzare una sorpresa per sua moglie, Laura. Un massaggio che lei avrebbe apprezzato come regalo, ma con una condizione insolita: lui sarebbe stato presente durante tutto il trattamento, semplicemente come spettatore. Non mi era mai capitato una situazione simile, ma accettai comunque. Ogni storia ha la sua particolarità, pensai.

Il giorno del massaggio, Laura arrivò nel mio studio con un sorriso rilassato, ma i suoi occhi tradivano un’inquietudine che non riuscivo a decifrare. Marco la seguiva, con la sua usuale calma, ma non potei fare a meno di notare un’ombra di tensione sul suo volto. L’atmosfera, sin dall’inizio, sembrava carica di qualcosa di indefinito, un elemento che non riuscivo a cogliere.

«Ciao, Daniele,» disse Laura, sedendosi sul lettino. «Siamo curiosi di vedere cosa hai preparato per noi.»

La sua voce era morbida, ma c’era una sottile nota di esitazione. Marco, invece, si posizionò su una poltrona accanto a lei, non troppo vicino, ma abbastanza per osservare ogni movimento. Mi chiesi cosa stesse aspettandosi da questo massaggio, ma senza far trapelare alcun dubbio, iniziai.

L'olio caldo scivolava sulla sua pelle e cominciai a lavorare sui suoi muscoli. Le sue spalle si rilassavano pian piano sotto le mie mani, e il suo corpo sembrava rispondere positivamente. Ma c'era qualcosa in quegli occhi che non riuscivo a ignorare. Ogni tanto, mi scrutava furtivamente, ma il suo sguardo rimaneva velato, come se stesse cercando di capire qualcosa. Marco, dal canto suo, non distoglieva lo sguardo da lei, ma non sembrava particolarmente preoccupato. Anzi, l'atmosfera tra di loro sembrava quasi estranea, come se ognuno stesse recitando un ruolo.

«Ti senti bene?» chiesi a Laura, cercando di rompere quel silenzio carico di tensione.

«Sì… è solo che… non so, è strano,» rispose lei, un po’ nervosa. «Non mi aspettavo che ci fosse così tanto silenzio… o che lui fosse qui.»

Marco, sentendo il suo tono, si alzò lentamente dalla sedia. Avvicinandosi al lettino, si fermò accanto a me, guardando Laura. Non c’era rabbia nel suo atteggiamento, solo una calma che non riuscivo a interpretare. «Volevo che tu ti rilassassi, Laura. E che condividessimo questo momento. Niente di più,» disse con tono pacato, ma il suo sguardo restava fisso su di me per un attimo più lungo del necessario. Qualcosa in lui sembrava suggerire altro, qualcosa che andava oltre le parole.

Continuai a massaggiare, ma l’atmosfera si era fatta diversa. Ogni mio movimento sembrava più attento, carico di una consapevolezza che prima non avevo. La sua pelle rispondeva a ogni mio tocco, ma il suo respiro, più irregolare, mi indicava che stava attraversando un confine, un limite che non sapevo dove ci avrebbe portato.

«Ti senti meglio?» chiesi ancora una volta, cercando di rompere l'aria tesa.

Laura sospirò, ma questa volta non sembrava una risposta di sollievo. Era una reazione più complessa, come se stesse cercando di rispondere a una domanda che non avevo fatto. «Daniele, mi stai facendo sentire…» Si fermò, guardandomi negli occhi. «Mi stai facendo sentire qualcosa di strano, qualcosa che non so definire. Non so come dirlo, ma è come se non fosse solo un massaggio. È qualcosa di più.»

Il suo respiro si fece più profondo, ma Marco non parlò. Restò immobile, come se stesse osservando il cambiamento che stava accadendo senza poter intervenire. La tensione tra di noi, ora, era palpabile. Era come se tutti e tre fossimo intrappolati in un momento che stava trascendendo il ruolo che mi era stato assegnato. Non ero più semplicemente il massaggiatore; stavo entrando in una dinamica che sfidava ogni definizione.

Mi fermai per un attimo, le mani sospese sull'aria calda che avvolgeva la sua pelle. Laura si voltò verso Marco, ma il suo sguardo non era più quello di una cliente. Era come se avesse preso una decisione.

«Marco, tu sai cosa sta succedendo?» chiese, ma non con paura. Piuttosto, con una sorta di serenità nuova.

Marco, dopo un attimo di silenzio, si avvicinò. «Lo so. So che siamo arrivati a un punto dove le parole non contano più. Questo è il nostro momento, Laura. E tu hai scelto di viverlo così.»

Le sue parole sembravano dare forma a un’intesa che non avevo capito subito, ma che ora stava prendendo forma. C’era una quiete in lui, come se avesse accettato ciò che stava succedendo, senza opposizione. Non c’era più nessuna aspettativa da parte sua, solo una certa curiosità nell’attendere dove ci avrebbe portato quel momento.

Laura si alzò lentamente dal lettino. Non era più solo un massaggio, non era più solo una sorpresa. Era qualcosa che ci stava coinvolgendo tutti e tre, una connessione che andava oltre il fisico. Si avvicinò a me e mi guardò intensamente, senza più paura o incertezza. «Daniele, posso chiederti qualcosa?»

La domanda non era una richiesta, ma una richiesta di qualcosa di più profondo. «Certo,» risposi, mentre le nostre mani si sfioravano brevemente.

Laura sorrise, ma era un sorriso che nascondeva molto di più. «Cambiamo la musica, per favore. Voglio sentire qualcosa di diverso. Voglio sentire noi tre.»

Il tono della sua voce non era più timido, ma deciso. Marco non si mosse, ma il suo sguardo seguiva ogni gesto, ogni parola. Non c’era più separazione tra noi, solo una sottile tensione che ci legava.

Così, con un semplice gesto, cambiai la musica. E mentre la melodia riempiva la stanza, il silenzio che ci avvolgeva non era più imbarazzante, ma carico di attesa. Laura si avvicinò ancora, i suoi occhi chiusi, il suo corpo in completa sintonia con il mio. Marco non parlò, ma il suo sguardo era pieno di accettazione.

In quel momento, non c’era più una divisione tra il ruolo del massaggiatore, del marito, della moglie. Non c’erano più parole che potessero definire ciò che stava succedendo. Era una connessione, totale e profonda, che andava oltre ciò che ci era stato dato. Il massaggio non era più il centro di tutto. Eravamo tutti uniti in qualcosa che non aveva bisogno di spiegazioni.

La stanza era pervasa da una calma profonda, eppure ogni respiro, ogni tocco, ci legava sempre di più. Nulla sarebbe stato più come prima. Non per me, non per loro. Quel momento sarebbe rimasto sospeso nell’aria, per sempre.
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