trans
Viola e Ruben
di ViolaTravFi
06.09.2023 |
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"Mi girai di scatto cercando di coprire ciò che ormai aveva visto benissimo e il mio sguardo si incrociò con quello dei bellissimi occhi verdi di Ruben..."
Quella mattina mi ero svegliata con la mia solita voglia di trasgredire e di fare la porcellina. Aperto l’ultimo cassetto del comodino scelsi con cura la biancheria intima che avrei indossato per tutto il giorno sotto ai miei normali abiti. La scelta ricadde su un paio di collant a rete nere e un perizoma, anch’esso nero, con un filo interdentale che poco dopo si sarebbe posizionato tra le bellissime mele del mio sedere. Dopo aver indossato entrambi mi fermai ad ammirarmi per parecchi istanti, pensando a quando fosse stato bello ed eccitante poter indossare anche il body acquistato di recente. I vestiti leggeri che avrei indossato in quella calda giornata di giugno mi avrebbero però impedito di farlo. Al contrario le sneaker mi avrebbero permesso di poter tenere lo smalto rosso fuoco che la sera precedente avevo messo sulle unghie dei piedi. Terminai di vestirmi indossando un paio di jeans e una polo e mi tuffai nel traffico, per la verità abbastanza scarso visti l’orario e il periodo, per dirigermi in ufficio. Come al solito arrivai in ufficio per prima, ancora mancava quasi un’ora prima cominciassero ad arrivare i colleghi e il mio pensiero si fissò sull’ultimo arrivato. Ruben, questo il suo nome, era stato assunto circa tre mesi prima. Aveva circa 25 anni, occhi verdi, capelli castani mossi, due bellissime spalle larghe e, cosa fondamentale, lasciava intravedere dalla patta dei jeans una bellissima dotazione. Non appena Ruben era stato assunto era stato messo nel mio ufficio anche perché avrei dovuto seguirlo e successivamente avremmo dovuto seguire un progetto assieme. In quei tre mesi mi ero ritrovata spesso a fissare quello che lasciava intravedere dai suoi jeans e credo che in alcuni casi lui se ne fosse anche accorto, non facendo però trapelare nessuna emozione. Mentre prendevo un caffè, il primo di quella che sarebbe risultata essere una magnifica giornata, continuavo a pensare a Ruben e all’immagine della sua dotazione disegnata sotto i jeans. Il pensiero era diventato talmente fisso che una volta arrivata in bagno non solo mi dimenticai di chiudere la porta a chiave ma la lasciai anche socchiusa. La mia testa era così immersa nei pensieri su cosa avrei potuto fare qualora mi fossi ritrovata al cospetto di ciò che Ruben nascondeva tra le gambe che non mi resi conto che qualcuno era arrivato in ufficio e soprattutto che quel qualcuno era dietro la porta del bagno. All’improvviso la porta si spalancò proprio mentre stavo tirando su i collant dopo aver fatto lo stesso con il perizoma:
“Ma brava la mia porcellina!” Sentii dire dietro di me a voce abbastanza alta. “Proprio come sospettavo! Una bella porcellina!”. Mi girai di scatto cercando di coprire ciò che ormai aveva visto benissimo e il mio sguardo si incrociò con quello dei bellissimi occhi verdi di Ruben. La mia salivazione si azzerò completamente mentre cercavo di balbettare qualcosa. Ma cosa avrei potuto balbettare? Dopo tutto eravamo nel bagno degli uomini e avevo lasciato colpevolmente la porta aperta. Mentre la vergogna e la paura si facevano strada nella mia testa, prendendo il posto delle immagini erotiche che fino a pochi secondi prima la affollavano, Ruben chiuse la porta dietro di se. Sotto ai jeans era ancora più evidente il rigonfiamento. Era solo una mia impressione o la mia vista aveva avuto effetto positivo? Con questo dubbio la vergogna e la paura si allentarono un poco e le sue parole cominciarono a farmi tranquillizzare: “Chiudiamo la porta prima che qualcun altro arrivi e goda di questo bellissimo spettacolo.” Mentre parlava si avvicinava a me e con una mano si accarezzava il rigonfiamento sotto i jeans. Ormai eravamo a pochi centimetri di distanza, vista anche la dimensione ridotta del bagno e per me fu quasi automatico girarmi dandogli le spalle. Nel girarmi feci sporgere il culo in modo che si sfregasse sulla sua patta. Lui non si ritrasse ma fece un ulteriore passettino in modo da spingere il suo cazzo, che potei constatare essere turgido, verso il mio culo. Ormai la vergogna e la paura erano solo brutti e lontani ricordi. Mi girai di nuovo, questa volta mettendomi a sedere sul wc e cominciai a sbottonare i jeans. Non appena ebbi tirato giù i boxer mi si presentò in tutta la sua bellezza il suo cazzo. Lungo, largo, completamente depilato fatto eccezione per peli molto corti sul pube, ma soprattutto duro, turgido e profumato. Anche la salivazione azzerata era un brutto ricordo che ormai aveva fatto strada ad un’acquolina in bocca che si prova solo quando ci si appresta a mangiare il nostro piatto preferito. E quel bellissimo cazzo non era forse il mio piatto preferito? Lo presi in mano cominciando a segarlo con una mano mentre con l’altra soppesavo le palle. Mentre lo segavo lo guardavo e mentre lo guardavo pensavo che non avrei avuto molto tempo per gustarlo. Così avvicinai le mie labbra alla cappella lucida e cominciai a baciarla per poi farla sparire completamente dentro la bocca. Ruben sembrava veramente gradire il mio lavoretto di bocca perché nel frattempo aveva appoggiato le mani sulla mia testa e stava cominciando a scoparmi la bocca emettendo gemiti di piacere inconfondibili. La mia lingua girava vorticosamente sulla cappella e lungo l’asta che entrava ed usciva dalla bocca. Ad un certo punto lo sfilava di bocca per cominciare a sbatterlo sulle labbra e sulle guance. Poi me lo rimetteva in bocca, me la scopava per un po’ e poi lo risfilava. A volte sbattendolo sulle labbra o sulle guance a volte facendosi leccare le palle. Ormai avevo solo voglia di sentirlo nel culo così mi alzai dandogli nuovamente le spalle e lo pregai di scoparmi. Ruben si abbassò e cominciò un rimming da togliermi il fiato. Sentivo la sua lingua ora leccare il buchetto e ora entrare dentro di me. Le sue mani poggiate sul culo cercavano di allargare sempre di più le mele per permettere alla lingua di entrare in profondità. Io non stavo capendo più niente e mi sembrava di avere un lago tra le chiappe. Adesso alternava la lingua con una, con due e poi con tre dita lavorandomi il buco per la successiva penetrazione. La mia eccitazione era sempre maggiore tanto che ad un certo punto lo implorai di scoparmi. Quando sentii il suo cazzo appoggiato con la maestria di una troia consumata lo indirizzati con la mano destra mentre con la sinistra mi tenevo appoggiata al muro e spinsi indietro con il culo. Contemporaneamente sentii Ruben che spingeva in avanti e dopo pochi secondi il suo splendido cazzo si era fatto strade tra le pareti elastiche della mia fica anale. Ruben cominciò a muovere il bacino con ritmo lento, dolce e cadenzato per poi aumentare la frequenza dei suoi colpi. Dopo pochi minuti sentii il suo cazzo diventare ancora più duro e un fiotto caldo e denso mi pervase tutta. Mentre Ruben mi riempiva il culo di sperma caldo cominciai anche io a venire dal mio clitoride che nel frattempo si era fatto duro. Il doppio orgasmo ci colse all’improvviso come un’onda anomala in una giornata di bonaccia. Mi girai di scatto e lo presi nuovamente in bocca ripulendolo dal quel prezioso nettare di cui non volevo sprecare nemmeno una goccia. Dopo esserci ricomposti siamo usciti dal bagno giusto in tempo perché dopo pochi minuti sono cominciati ad arrivare i nostri colleghi che ignari di tutto hanno cominciato a parlare di calcio e donne. Inutile dire che a questa prima nostra scopata ne sono seguite molte altre, anche quel giorno stesso, e che racconterò nei prossimi capitoli.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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