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La prima vera scoperta


di UnicaTrav
10.09.2022    |    413    |    2 9.1
"Era in una scatola, in mezzo ad altri ritagli strappati..."
Quella speciale passione per la mia femminilità era una cosa che conoscevo da tempo. Tutto è scattato improvvisamente nella testa. È successo un pomeriggio d’estate, ero piccolo e di fronte a me si presentò per caso una immagine che non avevo mai visto prima. Era la foto di una donna riportata su una copertina di un film porno. Era in una scatola, in mezzo ad altri ritagli strappati.

In quel mucchio di porcherie mi colpì solo quella: una tipica immagine erotica americana degli anni novanta, tanto banale quanto scottate. Il fondo era scuro, lei aveva i capelli neri a caschetto corti, mostrava la schiena e il suo sedere perfetto. Su quella pelle abbronzata e lucidissima, passava una catena cromata che scendeva tra i glutei esattamente come un perizoma. Ero eccitato in un modo diverso, quella foto mi aveva trafitto nell’intimità. Nei giorni successivi quel ritaglio fu un pensiero fisso. Nella mente ripassavo ogni minimo dettaglio. Perché ero così ossessionato dal quella posa? C’erano ritagli di donne con seni enormi, a gambe aperte, immagini di sesso esplicite, di peni in bocca, ecc… tra le tutte proprio quell’immagine aveva sbloccato in me qualcosa di nuovo. Non era l’eccitazione sessuale. Era qualcosa di più sottile e interiore.

Avevo realizzato di voler essere quella donna, di voler avere quella pelle con quel culo e con quella catena cromata che mi strizzava le chiappe. Il mio corpo stupendamente glabro, liscio e morbido non fu più lo stesso di quel maschietto che conoscevo prima. Allo specchio ho iniziato ad esplorare la femminilità. Mi guardavo di profilo, mi concentravo sul culo e sulle gambe. La cosa più assurda è che mi vedevo molto bella in quel modo, molto di più di quanto mi vedevo da uomo. Qualche giorno dopo, con acutezza e furbizia mi procurai una catena, avevo bisogno di tenere al sicuro la mia bicicletta e in un pomeriggio in cui ero completamente solo corsi a casa per fare una prova. La voglia di emulare quella foto e sentire l’effetto di quella catena in quel mio sedere da ragazzina era alle stelle. In un attimo mi denudai, corsi lungo il corridoio che mi portava nella stanza in cui c’era uno specchio grande. L’immagine riflessa era una cosa nuova, diversa più bella, attraente ma allo stesso tempo e umiliante per le mie abitudini. Il freddo di quelle maglie di acciaio sulla pelle liscia e calda, era il solo indumento della totale nudità, non sapevo il significato della perversione e della passività, ma rottura con quello a cui ero abituata e allo stesso tempo una connessione con un mondo che non ha mai smesso di affascinarmi.

Continua.
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