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La Casa delle Sorprese (Vol.1)


di SnickersVeins
21.05.2024    |    4.839    |    7 9.8
"  Tutti uscivano molto presto per raggiungere vari luoghi di lavoro o studio e io me la prendevo comoda, visto che venivo schiavizzato solo in ore serali da..."
La luce che filtrava dalla tapparella malconcia era del solito grigio cenere che aveva accompagnato i miei risvegli inglesi negli ultimi 3 mesi.
Era stata una mia scelta eh, la brillante idea di anno sabbatico a metà del percorso universitario…ma cristo, non ne potevo più della pioggia.
Pochi risparmi e un lavoro come lavapiatti in una lurida topaia nel nord di Londra erano validi solo per un appartamento del cazzo, in condivisione con altri 4 disadattati come me e una donna sulla 50ina, proprietaria del fatiscente immobile e madre di uno dei disadattati di cui sopra, tale Lance, Lence, boh…un ragazzino di 17 anni, capelli rame gettone, lentiggini e guance devastante dall’acne. 
Mentre cercavo un posto dove stare mi imbattei nell’annuncio che il ragazzo e la madre avevano pubblicato e siccome il prezzo sembrava abbordabile mi convinsi che convivere con quei due e altre persone sarebbe stata l’unica scelta possibile.
Oh intendiamoci, io sono uno che se ne fotte abbastanza delle storie e dei drammi degli altri, cioè non che ne sia indifferente, ma non chiedo, non mi interesso proprio.
Al primo incontro invece questi due mi sganciarono un missile di un’ora sulla tragica morte del marito/padre in un incidente stradale e che da allora i soldi non bastavano erano costretti a subaffittare il loro misero appartamento. Morale della favola, dopo aver assecondato, con semplici movimenti della testa volti a simulare dispiacere e dissenso verso la vita, quei due faccioni paffuti mi abbracciarono per comunicarmi di essere stato scelto per vivere li con loro; passarono a elencarmi le regole della casa: cucina a orari, bagno a orari, pulizie a turni, frigo a scomparti…si si, ne riparliamo più avanti, pensai. 
Mi sistemai in una stanza minuscola dove era presente un letto singolo, un armadio senza ante, un tavolo mezzo azzoppato e una finestra vista tubature, scoli di merda e muschi.
Connie e suo figlio mi comunicarono di avere affittato la stanza migliore a un ospite, una ragazza Olandese di nome Fleur che lavorava in un negozio di make up in centro e sognava di fare la scrittrice.
A quanto pare tutti avevano una storia da raccontare e l’unico colto da apatia e atarassia della casa era il sottoscritto.
Non ero interessato a sapere altro, tragedie o sogni del cazzo, volevo solo vivere quei sei mesi in UK al massimo del suo potenziale.

Iniziai cosi la convivenza forzata con questi soggetti. 
Tutti uscivano molto presto per raggiungere vari luoghi di lavoro o studio e io me la prendevo comoda, visto che venivo schiavizzato solo in ore serali da un viscido coreano, proprietario del ristorante.

Nei giorni dopo il mio arrivo, cercai di incrociare il meno possibile tutti e difatti conobbi Fleur solo 10 giorni dopo il mio arrivo.
La sua stanza era la terza in ordine di corridoio, dopo quella di mamma chiatta e figlio sfigato. L’avevo sempre trovata chiusa e nel frigo, lo scomparto con il nome “Fleur” era più che altro composto da verdure, tofu e merda macrobiotica.
Mi era bastato poco per identificare il personaggio e una sera, nella mia camera, ne fatto un identikit mentale: altezza media, capelli corti e chiari con frangia, attivista, vegana, sessualmente libera e pansessuale…alla fine, nell’identikit mentale le misi un bel paio di tette e mi concessi una gloriosa sega anni 90’ tutto cervello e occhi sbarrati.

Dopo quell’incontro platonico avvenne quello vero. Una mattina la incrociai mentre mi dirigevo verso il bagno e rimasi sorpreso nel constatare che non assomigliava alla tipa dell’identikit.
Era molto alta e magra, un viso spigoloso e un naso pronunciato. Mi sorrise e salutò in maniera affettuosa e garbata. Scambiammo due chiacchiere e rimasi colpito dalla voce profonda ma allo stesso tempo sensuale.
Aveva dei tratti duri e un fisico strano che compensava con una femminilità velata e sottile.
Si congedò con garbo e io entrai nel bagno per una tracotante pisciata, a cui non potevo più resistere, trovando fortunatamente la tavoletta già alzata.
Qui pochi minuti mi fecero capire di aver dedicato una sborrata/tributo a una tizia totalmente diversa dall’originale ma che in fondo, quantomeno per la simpatia, meritava.

Nell’appartamento ognuno conduceva una vita piuttosto indipendente e gli incontri erano sporadici.
Tutto lineare, tutto troppo lineare, mai un litigio, mai uno sconosciuto entrato dalla finestra…era come se le interazioni di queste persone avvenisse per il 100% del tempo all’esterno di quell’appartamento.

O cosi pensavo…
Un sera rimasi nella mia stanza con i postumi dell’alcol bevuto la sera prima, dopo il lavoro, con alcuni colleghi, tra cui il cameriere algerino e l’aiuto dell’aiuto cuoco senegalese.
La nausea mi impedì di mettere piede fuori dalla porta e pensare anche minimamente di ingerire del cibo.
Sentivo distintamente madre e figlio cenare alla solita ora, 18.30 circa, mentre la giovane Fleur entrò dalla porta d’ingresso.
I due la invitarono a sedersi con loro e lei sembrò accettare di buon grado. Sentii anche pronunciare il mio nome, in quella che in tutta probabilità era una frase tipo “il coglione italiano è a lavoro immagino”; invece ero piegato in due sul letto da circa 12 ore!
Potevo avvertire una strana complicità nell’aria, come se l’unico estraneo in quella casa fosse il sottoscritto, come se ci fosse qualcosa che legasse quei tre in maniera complice e lasciva.
Chiusi gli occhi per il forte mal di testa e la stanza torno a girare vorticosamente prima di perdere i sensi.
Quel sonno disturbato durò solo un ora, sentivo il cervello stretto in una morsa avvolgente e succhi acidi risalire  la trachea. 
Misi a fuoco nella penombra la mia squallida stanza e mi accorsi che il vociare degli altri inquilini era sparito.
Mi alzai dal letto, allungai il passo per raggiungere il bagno con la stessa agilità di un nano da circo sotto acidi, sperando di raggiungere il tempo il water per donargli parte del mio stomaco.
Maledetto alcol, non berrò mai più in vita mia (l’ingenuità dei 20 anni)
Mentre cercavo di riguadagnare il letto, notai una flebile luce venire dalla stanza del accanto. Sentivo dei rumori, ma non riuscivo a percepirne la natura.
Mi avvicinai e notai la porta socchiusa; la superai con passo felpato e mi accucciai all’angolo dello stipite.
Avete presente quando la paura, un forte stupore o l’adrenalina vi restituiscono immediatamente la lucidità perduta? Ecco!
Dovetti sbattere gli occhi rapidamente per capire che non stessi sognando.
Nella stanza c’era Fleur, in ginocchio sul proprio letto sfatto. Era nuda, un seno minuscolo, appena accennato; un ventre piatto e magrissimo che terminava in un folto bosco di peli solcato da un bianco e nodoso cazzo in tiro! Fleur era una ragazza trans, come avevo fatto a non capirlo, eppure gli indizi c’erano tutti!
Sul letto, posto a 4 zampe c’era Lence, Lance?! Il paffuto bastardo avvolgeva la sua bocca intorno all’arnese di Fleur e muoveva la testa con avidità. Non potevo vederlo in faccia dalla mia prospettiva, ma vedevo il suo culo rivolto all’insù, completamente glabro, bianchissimo e con un l’incavo dell’ano roseo con delle graziose striature.
Quella assurda visione mi sconvolse e l’eccitazione crebbe notevolmente; era la prima volta in vita mia che assistevo a una scena di questo genere.
Fu Fleur a condurre il gioco, fece staccare il ragazzo dalla succosa cappella e lo invito a voltarsi, offrendole quel femmineo ano rosa candido.
Quella visione sembrò alimentare l’eccitazione di Fleur che vi affondo con foga il viso mentre la cagnetta dal pelo rosso iniziò a gemere di piacere.
Il grosso pisello ancora insalivato pulsava e  brillava nella penombra prima di essere puntato dritto verso il giovane culetto. La troietta emise un urlo strozzato e ora potevo vedere il suo viso acneico diventare bordeaux. Fleur era in visibile estasi, potevo vedere con chiarezza i sui addominali contratti e le grandi mani avvinghiate ai fianchi del ragazzo. 
Di colpo si fermò, estrasse il lungo arnese dal culo del ragazzo e si sedette sul bordo del letto. Invitò il ragazzo ad alzarsi e lo porto verso di lei, di schiena, allargandogli le gambe per farlo sedere sul cazzo ancora durissimo. A fatica e tentando di allargare il più possibile il culo con le mani il ragazzo si impalò sul bastone di Fleur che inizio a montarlo nuovamente. Il ragazzo ora offriva la visuale del suo pisello minuto e duro, con la cappella violacea costretta da un prepuzio stretto e tiratissimo.
La troietta saltava su quel cazzo con veemenza, ormai completamente dilatato e lubrificato. Il piccolo cazzo era diventato gonfio e ancora più paonazzo tanto che poco dopo esplose sotto i colpi di un potente orgasmo anale. Fluer ormai indemoniata assestava dei colpi profondi, agevolata dalle membra ormai rilassate del ragazzo e poco dopo emise un forte gemito che compresi essere l’epilogo di quell’amplesso. Scaricò tutto il suo seme nel culo del ragazzo, che lo accolse con sollievo.
Rimasero immobili ed sentii il mio cazzo pulsare nei pantaloni del pigiama sul punto di esplodere, mi spostai per nascondermi nella mia stanza poco prima che il ragazzo uscisse dirigendosi verso il bagno, con il culo che ad ogni passo perdeva gocce di sborra a causa della dilatazione.
Che visione assurda pensai, eppure la scena mi eccito a tal punto che non riuscii a trattenermi e solo tirando fuori il mio pisello gonfio esplose in una copiosa sborrata sul pavimento.
Non appena le luci si spensero, corsi nuovamente al bagno per pulirmi e raggiunsi la cucina per bere dell’acqua. Un ronzio proveniente dalla camera della madre attirò la mia attenzione e quando avvicinai l’occhio all’uscio della porta capii che le sorprese non erano finite…continua…
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