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Vittoria Capitolo 9


di Dolcenera93
22.04.2025    |    48    |    1 8.7
"Perché avevo qualcosa di lui dentro di me..."

Capitolo 9 – Dentro e Fuori

L’acqua ancora cadeva.
Scivolava lungo le curve del mio corpo, sui nostri corpi intrecciati, ancora vivi, ancora assetati.
Edoardo era seduto nella doccia.
Io sopra di lui.
Mia.
Su di lui.
Dentro di lui.

Continuava a guardarmi.
A osservarmi come se fossi un film da studiare, da divorare, da vivere a rallentatore.

I suoi occhi non si staccavano da me.
Dalle mie smorfie, dalle contrazioni del mio ventre, dai miei respiri spezzati.
Guardava tutto.
Anche le imperfezioni.
Soprattutto quelle.

Il mio corpo non è perfetto.
Lo so.
Sono formosa, piccola, piena di curve e insicurezze.
Ma con lui…
ero libera.

Mi vergognavo.
Sì.
Ma solo per un attimo.
Perché Edoardo aveva il dono più raro:
mi vedeva.
E mi voleva così.

Mi spogliava anche della vergogna.
E lo faceva con lo sguardo, prima che con le mani.

Io mi muovevo, cavalcavo, affondavo.
E ogni volta che sentivo i suoi occhi su di me,
mi eccitavo ancora di più.

Pensavo.
Pensavo a lui.
A me.
A noi.

E l’orgasmo…
iniziava a salire.
A salire.
A esplodere.
Forte.
Violento.
Totale.

«Sto… sto venendo…»
sussurrai.

E venni.

Squirtai forte.
Gli schizzai addosso.
Sugli addominali.
Sulle mani.
In faccia.
Nella sua bocca.

Lui non si spostò.
Non si scansò.
Accolse tutto.
Come se fosse un dono.
Un sacramento.
Un battesimo.

Lo vidi.
Aveva gli occhi larghi.
Scioccati.
Ma non spaventati.
Eccitati.
Ubriachi.

Il suo cazzo era duro.
Pulsava.
Era vivo.
Pronto.

E dentro ai suoi occhi c’era qualcosa…
una rabbia dolce.
Una fame trattenuta.
Una furia tenera.

Non disse niente.
Mi prese.
Mi afferrò con forza.
Mi girò di scatto.
Mi piegò.

E mi scopò.

Forte.
Crudo.
Senza grazia.
Ma pieno.
Pieno di senso.

«Lo vedi?
Lo vedi che ti piace?»
mi sussurrava all’orecchio.
«Lo vedi che lo vuoi così?
Che non ti fermi mai?»
continuava.
«Ti sbatto perché lo vuoi.
Ti prendo perché lo chiedi.
Ti scopo perché sei mia.
Lo sei.
Lo sarai.»

Io urlavo.
Forte.
Un urlo che era dolore e piacere mescolati,
che si confondevano nel respiro.
Nel sudore.
Nell’acqua.

Edoardo non si fermava.
Mi teneva stretta, incastrata, come se volesse scolpirmi addosso la sua firma.

Poi rallentò.
Il suo respiro cambiò.
Si fece più profondo.
Più rotto.

«Voglio venire…»
sussurrò.

«Voglio venire in bocca.
Ma come dico io.»

Mi tirò con forza.
Mi spinse in ginocchio davanti a lui.
Prese il mio viso con entrambe le mani.
Mi guardò.
Mi aprì la bocca.
E venne.
Dentro.
A fondo.

Mi fece ingoiare tutto.
E io lo feci.
Volontariamente.
Fiera.
Felice.

Perché avevo qualcosa di lui dentro di me.
Reale.
Fisico.
Crudo.
Intimo.

Quando aprii gli occhi, lo vidi.
Sorridente.
Soddisfatto.
Sereno.
Come un bambino che ha appena avuto tutto quello che voleva.

E io…
ero felice.

Felice di essere sua.
Felice di essere mia.
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