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Non me l' aspettavo 2


di Keeper
15.06.2017    |    16.829    |    6 9.7
"Ti dico che ti dovrò tenere d’occhio perché farai girare la testa ad un sacco di maschietti..."
Non me l’aspettavo 2


Sei distesa sul lettino, ti guardo ma non ti vedo.
Davanti ai miei occhi scorre in continuazione il film della nottata precedente.
Ti guardo e non posso credere che poche ore fa era tra le sue braccia, che ti sei data totalmente a lui senza alcuna riserva.
Solo poche ore fa mi hai tradito, hai fatto sesso in spiaggia con uno sconosciuto.
Ti ho spinto io tra le sue braccia, ma non mi aspettavo certo un esito simile, pensavo si limitasse ad un gioco innocente, che ti sarebbe bastato farti corteggiare, che non fossi quel tipo di donna.
Non riesco a credere che sia davvero accaduto, che quello che è iniziato come un gioco innocente si sia trasformato in un incubo sotto i miei occhi.
Ma il costume intero che hai indossato non riesce a coprire completamente i segni che le sue mani hanno lasciato sui tuoi fianchi, segno indelebile che è davvero successo, non me lo sono immaginato.
Non so come comportarmi con te, visto che non hai un comportamento lineare e decifrabile.
Alterni lunghi silenzi a fitte conversazioni.
Parli e parli ma poi ti azzittisci improvvisamente,sfogli distrattamente una rivista, prendi un libro e lo lasci poco dopo.
Non hai voglia di parlare, sei scostante e fingi di dormire.
Poco dopo però sei premurosa e servizievole, ti offri di spalmarmi la crema, mi chiedi se voglio qualcosa dal bar.
Ma la tua tranquillità dura poco, presto ricomincia a guardarti intorno nervosamente, forse hai paura che lui arrivi.
Sembri una leonessa in gabbia, vai in acqua ma torni subito dopo, non riesci a stare ferma sul lettino, ti giri e rigiri.
Capisco perfettamente cosa ti passa per la mente, i sensi di colpa ti rodono, sarai tu stessa incredula di quanto hai fatto, non riesci a fartene una ragione, non hai mai neppure lontanamente immaginato di poter fare una cosa simile.
Forse stai pensando di confessarmi cosa hai combinato.
Pazzesco, riesco a capire te ma non riesco a capire me stesso.
Approfitto dei tuoi silenzi per guardarmi dentro.
Non sono mai stato geloso, anzi mi ha sempre fatto piacere che altri uomini ti guardassero.
E’ capitato che ti facessi notare qualcuno che si girava per strada a guardarti il sedere o che in spiaggia fissava il tuo seno nudo.
A volte ho avuto fantasie erotiche su di te, come la maggior parte dei mariti ho sognato di farlo con un’ altra persona, ma sono sempre rimaste fantasie fugaci.
Pensandoci bene devo ammettere che ultimamente ti ho trascurata, il lavoro mi ha assorbito ogni energia.
Forse avevi bisogno di più attenzioni, di essere rassicurata.
Solo nel pomeriggio sembri più tranquilla e ne approfitto per parlarti.
Ti parlo della serata, ti chiedo se ti sei divertita.
Fai spallucce e rispondi a malapena.
Ti prendo un po’ in giro scherzando su come cantavi a squarciagola al concerto, che sembravi una ragazzina felice, che non ti vedevo così spensierata da troppo tempo, che una serata così ci voleva proprio per rompere la monotonia e che dovremmo ripeterla al più presto.
Ti chiedo se i tuoi silenzi sono da imputare ai postumi della serata: abbiamo fatto molto più tardi di quanto siamo abituati a fare e che abbiamo bevuto più del solito.
Cercando di mantenere un tono leggero ti parlo di lui, ti dico che mi ha fatto una buona impressione, che è molto simpatico e socievole e che si vede che è abituato a stare in mezzo alla gente.
Rispondi stando sul vago.
Continuo a prenderti in giro dicendoti che mi sembrava aveste un buon feeling, come due vecchi amici.
Capisco che il discorso ti disturba e alla fine ti lascio in pace anche se vorrei parlarti.
Vorrei poter parlare con te di quello che è successo, rassicurarti sul fatto che non ti serbo rancore, che anzi sono felice che sia accaduto.
Certamente se fosse successo a casa, magari con qualcuno che conosco, mi darebbe molto fastidio, ma qua siamo in vacanza nessuno ci conosce, nessuno ci potrà giudicare.
Mi piacerebbe dirti che avevo ragione quando ti dicevo che sei una donna ancora desiderabile e tu ti schernivi dandomi dello scemo.
Vorrei raccontarti di quanto bella eri mentre passeggiavi sottobraccio a lui e io vi guardavo da dietro.
Vorrei poterti spiegare che non c’è nulla di perverso in nessuno dei due, che non ti giudico una poco di buono o una cattiva moglie solo perché hai fatto sesso con un perfetto sconosciuto.
Anche potessi parlarne con te non riuscirei a trovare le parole, forse non so nemmeno io cosa esattamente mi stia passando per la testa.
Vedo i tuoi occhi scintillare di gioia mentre canti entusiasta al concerto, ti rivedo ridere serena, appoggiare la testa sulla sua spalla senza malizia.
Soprattutto vedo i suoi occhi brillare mentre ti spia il seno sotto il pareo,lui che non perde occasione di toccarti e sfiorarti, le mani che non riescono a stare lontano dal tuo corpo.
Lo vedo mentre ti corteggia apertamente, mentre sfodera tutto il suo fascino per sedurti.
Sicuramente non sei stata la sua prima e ultima preda, ma vederlo coprirti di attenzione mi ha fatto piacere.
Mi ha fatto piacere vedere che tra tante ragazze che sicuramente ha ai suoi piedi ha scelto proprio te.
Sarò forse scemo, ma ne sono lusingato.
Presto però ritornano ossessive quelle immagini: la tua gonna alzata e la sua mano tra le tue gambe, le mutandine che penzolano lungo la gamba, tu chinata ad invitarlo, lui che si sfila il preservativo prima di venirti dentro.
Forse ho combinato un disastro, ho mandato all’aria il nostro matrimonio.
Come potremo tornare alla nostra vita facendo finta che nulla sia successo?
Potrò ancora fidarmi di te?

La sera non vuoi uscire, dici che sei stanca, hai mal di testa e ti scotta la schiena per il troppo sole.
Ceniamo in albergo, praticamente non tocchi cibo e subito dopo saliamo in camera.
Ti metti a letto, mi volti le spalle, fingi di dormire.

Il giorno seguente è la fotocopia del precedente, sembri un pochino più rilassata, ma forse è solo un’ impressione.
Verso metà pomeriggio si alza il vento, il cielo si rabbuia in pochi minuti, sta per arrivare un temporale.
Raccogliamo in fretta le nostre cose, ma non facciamo in tempo a raggiungere l’albergo, il diluvio ci sorprende a metà strada, corriamo a ripararci sotto una tettoia in un vicolo.
Ci arriviamo con il fiatone, siamo bagnati fradici e scoppiamo a ridere come ragazzini.
Sembra quasi che l’acqua abbia spazzato via tutto, i tuoi occhi brillano di gioia.
Il prendisole bagnato aderisce al tuo corpo, non hai nulla sotto e i capezzoli eretti per i brividi di freddo spingono sul tessuto.
Te li sfioro con un dito e ti dico che sei bella da morire.
Come sempre mi dai scherzosamente del cretino, ma ti avvicini a me e mi abbracci forte.
Poche volte ti ho sentita così mia.
Alzi il viso e fissandomi negli occhi mi chiedi un bacio.
Come un lampo mi viene in mente che poche ore prima lui l’ha infilato nella tua bocca, ma è un pensiero fugace, come è apparso sparisce.
Le mie mani scorrono sulla tua schiena mentre le nostre lingue si intrecciano.
Sono eccitato e lo senti.
Riesco a sollevarti il vestito quanto basta per toccare il tuo sedere.
Scendo più in basso, sei bagnata.
Ti sussurro che vorrei fare l’amore con te immediatamente, prenderti in piedi appoggiata al muro.
Mi dai del pazzo, mi fai notare che siamo praticamente in mezzo alla strada, proponi di tornare in albergo.
Corriamo mano nella mano sotto il diluvio, poco dopo siamo in camera, i vestiti bagnati volano per la stanza.
Ci buttiamo sul letto.
La mia bocca è sui tuoi seni, sulla tua pancia e poi più giù.
Impaziente mi tiri sopra di te, me lo prendi in mano per guidarlo dentro di te.
Come sempre sei bagnata ma ancora stretta, mi faccio strada piano, entro fino in fondo e aspetto che ti adatti a me.
Mi muovo lentamente, fino a quando non ti sento ansimare.
Allarghi le gambe, i talloni sul materasso, sollevi il bacino per venirmi incontro.
Mi vuoi dentro di te in profondità.
Mi inciti a farlo più forte possibile.
Le tue mani stringono forte le mie natiche, le tue unghie conficcate nella carne mi danno un dolore misto a piacere e per me è troppo, vengo.
Quando lo capisci hai un gesto di nervosismo, ancora una volta sono venuto troppo presto.
Ti muovi fino a che la mia erezione scema lentamente, cerchi disperatamente di raggiungere un orgasmo che ti sta sfuggendo.
Spossato, mi sdraio sulla schiena, il respiro affannato.
Resti al mio fianco e non dici una parola.
Presto la stanchezza si fa sentire, mi addormento.
Non so quanto abbia dormito, sento la tua mano muoversi sul mio petto.
Scendi e mi tocchi.
Passi dolcemente le dita sull’interno delle mie cosce e risali.
Sono semi eretto, non ho più la capacità di riprendere come una volta e te lo dico.
Non rispondi, ma la tua testa è adesso appoggiata alla mia pancia.
Sento la tua lingua scorrere lungo l’asta, poi me lo prendi in bocca.
Non l’hai mai fatto volentieri e mai di tua spontanea volontà.
Ti applichi coscienziosamente, la tua testa va su e giù ritmicamente, a dire la verità non sei neppure molto brava, sento più volte i tuoi denti, ma lecchi e succhi fino a quando finalmente riesci ad ottenere il risultato voluto.
Non appena riesci a farmi raggiungere un’ erezione completa ti sollevi e ti metti a cavalcioni sopra di me.
Anche questo lo fai di rado, dici sempre che fai troppa fatica.
Me lo impugni saldamente per tenerlo dritto e scendi piano ad accoglierlo.
Entra di colpo, sei ancora dilatata e lo sperma che ho depositato dentro di te è un ottimo lubrificante.
Non perdi tempo e inizi a cavalcarmi sempre più velocemente, gli occhi chiusi.
Sono stupito da questa tua improvvisa intraprendenza, ma di sicuro non reclamo.
Lascio che il mio sguardo scorra sul tuo corpo, guardo i tuoi seni dondolare, il mio sperma che esce e cola lungo le gambe.
Immagino che il seme che hai dentro sia il suo, come se fossi appena rientrata in camera dopo essere stata con lui, di fare l’amore con te subito dopo di lui.
Sono eccitatissimo.
Ti prendo i fianchi là dove hai ancora le sue impronte, ti stringo forte, ribatto colpo su colpo.
Sto per dirti di rallentare, che stai andando troppo in fretta e rischio di venire.
Ma tu mi precedi, vieni senza preavviso, senza i mugolii che preannunciano l’orgasmo.
Premi il tuo corpo contro di me, non riesco a muovermi, resto conficcato profondamente dentro di te, mentre sei scossa da tremiti.
Quasi immediatamente ti alzi e vai in bagno, sento scorrere l’acqua del bidet.
Mi hai lasciato qui sul letto ancora duro, sei venuta in meno di due minuti, per una volta non sono riuscito a godere.
Mi fa quasi male.
Sei stata egoista, hai preso il tuo piacere senza pensare a me.
Ora capisco come ti senti quando sono io a lasciarti insoddisfatta.

Usciamo per la cena.
Vuoi che prendiamo la macchina per andare nella città vicina che non abbiamo ancora visitato.
Forse è solo una scusa per non rischiare di incontrarlo.
Stasera sei più espansiva e chiacchierina.
Visitiamo un centro commerciale, tanti negozi e boutique.
Resti incantata davanti ad una vetrina, ammirando un vestito.
Ti prendo per mano e ti trascino dentro il negozio e chiedo alla commessa di fartelo provare.
Esci dal camerino, ti sta d’incanto e lo sai bene, dici però che è troppo corto e che alla tua età non te lo puoi permettere.
In realtà è giusto appena sopra il ginocchio, ma da anni non vuoi più indossare abiti così corti, ti lamenti che il tuo fisico non te lo consente più.
Però non fai che rimirarti nello specchio come una ragazzina vanitosa.
La commessa ti propone un paio di varianti di colore.
Li provi e sei indecisa.
Non smetto di farti complimenti, sei davvero bellissima.
Guardi il cartellino del prezzo e inorridisci.
Mentre sei nel camerino pago, la mia carta di credito ha un sussulto, ma non mi interessa.
Te ne accorgi e protesti, dandomi del cretino, mai tuoi occhi brillano di felicità.
Poco dopo ti fermo davanti ad un negozio di intimo, ti faccio notare che sotto i vestiti nuovi le mutandone di cotone striderebbero.
Rispondi che ti rifiuti di indossare certi tanga, son troppo volgari ed anche scomodi.
Ma ti convinco ad entrare e giriamo per gli scaffali, io suggerisco solo indumenti super sexy e tu bocci tutto.
Ti mostro un completino lilla che trovo particolarmente sensuale e ti sussurro che non lo devi mettere per uscire, ma solo per me in camera da letto.
Ridacchi un pochino imbarazzata, ma scegli la tua taglia e lo appoggi sul bancone.
Rotto il ghiaccio ti decidi a fare acquisti.
Mentre fai le prove cerco di spiarti dalla tenda del camerino, ma mi cacci.
Nulla di eccessivo, ma come sempre riesci a scovare il giusto compromesso tra classe ed erotismo.
Anche stavolta la mia Visa subisce un salasso, ma sono talmente felice che non ci faccio neppure caso, sembra quasi che sia io quello che ha qualcosa da farsi perdonare.
Uscendo dal centro commerciale carichi di borse mi abbracci e mi ringrazi con un bacio mozzafiato.
L’espressione dei tuoi occhi vale cento volte quanto ho speso.
Scegliamo un ristorantino sul mare, pochi coperti, niente musica a tutto volume.
Una cenetta tranquilla e romantica, quello che è successo è dietro le nostre spalle.


Torniamo verso l’albergo, guido piano, dai finestrini abbassati entra il profumo intenso della natura.
Sono davvero felice e te lo dico.
Appoggi la tua mano sulla mia gamba, un semplice gesto di affetto che per me vale più di mille parole.
Ricambio, la tua pelle sotto i pantaloni di lino è calda e morbida.
Non resisto e la muovo lentamente sempre più in alto.
Presto arrivo tra le tue gambe e ti accarezzo piano.
Mi dici di smetterla e mi chiedi se non ne ho avuto abbastanza.
Fingo un’aria seria e ti faccio notare che io non sono venuto, che non sono mai sazio di te e continuo a toccarti.
Dici di aspettare di essere arrivati in camera, ma ti ribatto che la mia voglia non può aspettare e che lo voglio fare immediatamente.
Continui a protestare ma ti abbandoni sullo schienale e allarghi un poco le gambe.
Cerco di slacciarti i pantaloni, ma farlo mentre guido non è impresa facile.
Ti dico di toglierli ma ti rifiuti, ti arrabbi e mi dici di smetterla, ma la mia mano resta là in mezzo e tu non fai nulla per fermarmi.
Te lo chiedo di nuovo.
Mi guardi perplessa, esiti un attimo, poi ti decidi ad aprirli e abbassarli a metà gamba.
Con un tono di voce deciso e autoritario ti dico che non mi basta, che ti voglio senza.
A fatica riesci a sfilarteli e li butti sul sedile dietro.
Senza che ti dica nulla abbassi il sedile di un paio di tacche, ti metti comoda.
Appoggio una mano sul ginocchio e ti allargo le gambe, opponi resistenza ma non desisto fino a che non cedi.
Ora riesco a manovrare meglio, ti trovo aperta e bagnata, le mie dita entrano facilmente, evidentemente la situazione eccita anche te.
Vederti così aperta ed offerta mi fa perdere la testa, sbando pericolosamente.
E’ troppo rischioso continuare, vedo uno slargo e mi fermo a bordo strada.
Siamo a non più di due metri dalla carreggiata, ma la strada è praticamente deserta.
Mi abbasso i pantaloni e vengo sopra di te.
Appoggi i piedi sul cruscotto e ti entro dentro, ma l’abitacolo è troppo piccolo, faccio fatica a muovermi.
Scoppiamo a ridere, siamo troppo vecchi per queste cose.
Mi dici che è meglio tornare in albergo.
Non ti do retta, scendo dalla macchina, ti prendo le gambe facendole appoggiare a terra.
Riprovo a penetrarti, ma tu sei scomoda e hai il freno a mano nella schiena.
Non riusciamo a smettere di ridere come ragazzini.
Mi fermi e ti metti in ginocchio sul sedile, il sedere fuori dell’abitacolo ora è finalmente alla mia portata.
Vediamo dei fari in lontananza, arriva un’auto.
Ti allarmi, dici di fermarmi, che ci possono vedere, che ti vergogni.
Non ti do ascolto, cerchi di sfilarti da me ma ti trattengo per i fianchi.
Abbassi la testa sul sedile.
L’auto è sempre più vicina, i fari ci inquadrano, la nostra posizione è inequivocabile, il tuo didietro esposto.
Si fermano accanto a noi, ci guardano.
E’ una coppia giovane, lui sorride, lei guarda con gli occhi spalancati.
Ti sollevo la testa e li fissi.
Si fermano pochi secondi, ripartono salutandoci con la mano e un colpo di clacson.
Un attimo dopo cominci a venire insieme a me.
Ci rivestiamo, cerchi le mutandine ma non le trovi, te le ho rubate e appese allo specchietto.
Cerchi di prenderle ma te lo impedisco ridendo.
Pochi chilometri dopo vediamo la macchina dei ragazzi ferma su uno spiazzo, evidentemente li abbiamo ispirati.
Torniamo verso l’albergo, la tua testa è sulla mia spalla, non riusciamo a smettere di ridacchiare come ragazzini di ritorno dalla camporella.

E’ notte fonda, mi alzo per andare in bagno e proprio in quel momento si illumina il display del tuo cellulare.
Lo porto con me in bagno.
Trovo almeno una ventina di messaggi, tutti suoi.
Ti ha scritto che sei una donna fantastica, che non ha mai conosciuto una come te, che non vede l’ora di rivederti.
Noto soddisfatto che non gli hai mai risposto.

Il giorno seguente in spiaggia finiamo a parlare della serata.
Ti chiedo se ti sei divertita.
Ti confesso che ho trovato davvero eccitante che qualcuno ci guardasse mentre facevamo sesso.
Maliziosamente mi rispondi che è piaciuto anche a te, sebbene fossi un po’ imbarazzata.
Ti spalmo la crema, fingo di notare solo ora i segni sui tuoi fianchi, ti dico che forse ho un po’ esagerato.
Esiti un attimo, poi mi dici che ti è piaciuto anche quando ti ho stretta per i fianchi costringendoti a continuare nonostante ci stessero guardando.



Più tardi vado al bar per prendere dei panini.
Mentre sono in coda alla cassa lui mi si avvicina e mi saluta calorosamente e intanto si guarda in giro per cercarti.
Con naturalezza mi chiede di te, di come stai.
Gli rispondo che si in forma smagliante e che la vacanza ti sta facendo bene.
Sono imbarazzato, ho paura di vedere nei suoi occhi uno sguardo di scherno, in fondo ha fatto sesso con mia moglie.
Invece è sempre il solito, sicuro di sé, espansivo.
Cerco di osservarlo con i tuoi occhi, di capire cosa hai visto in lui, cosa possa aver scatenato la tua fantasia, cosa in lui ti abbia indotto a cedergli.
Devo ammettere che è davvero un bel ragazzo e che trovo comprensibile che le donne lo trovino attraente.
Deve tornare al lavoro, ci salutiamo con una stretta di mano.
Fa due passi, si ferma, come se gli fosse venuto in mente solo in quell’istante ci invita alla festa di fine corso che si terrà la sera stessa sulla spiaggia della scuola.
Sto sul vago e gli dico che te lo chiederò, lui insiste dicendo che gli farebbe molto piacere vederci entrambi e che ci conta.
D’istinto gli chiedo il numero di cellulare, dicendogli che gli faremo sapere.
Tornato all’ombrellone ti racconto del nostro incontro e ti chiedo se ti farebbe piacere andarci.
Rispondi subito di no.
Insisto dicendoti che a me piacerebbe una serata in sua compagnia, in fondo è stata una serata molto piacevole per tutti e che sembravi apprezzare particolarmente la sua compagnia.
Senza alzare la faccia dal libro che hai davanti tagli corto, seccata.


Esco dalla doccia mentre stai finendo di prepararti per la cena.
Indossi uno di vestiti che ti ho regalato.
Non mento dicendoti che sei bellissima e che sprizzi sensualità
Ridacchi imbarazzata.
Ti dico che ti dovrò tenere d’occhio perché farai girare la testa ad un sacco di maschietti.
Mi dai del cretino, ma so che ti fa piacere.
Lascio cadere l’asciugamano e ti mostro che apprezzo davvero ciò che vedo.
Sempre ridendo mi dai del porco e mi dici di sbrigarmi che hai fame.
Dopo cena facciamo una passeggiata sul lungomare, passiamo davanti alla scuola di surf.
Si sente la musica, un grande falò sula spiaggia illumina un folto gruppo di ragazzi che cantano e ballano.
Ti chiedo se vuoi fare una scappata giusto per un saluto veloce e ringraziarlo dell’invito
Senza parole ti avvii verso il nostro albergo.
In camera mi spoglio e mi sdraio sul letto.
Tu vai avanti e indietro, nervosa.
Ti siedi sul bordo del materasso il più lontano possibile da me, mi volti le spalle, la testa bassa tra le spalle.
Ti chiedo se va tutto bene.
Taci.
Prendi un grosso sospiro e cominci a parlare senza osare guardarmi in viso.
Mi dici che hai un motivo per non essere voluta andare alla festa ed il motivo è proprio che non vuoi rivederlo.
Esiti, cerchi le parole giuste.
Capisco quanta fatica ti costi quello che stai per dire.
Sono curioso di vedere cosa mi racconterai, quali parole sceglierai e fin dove ti spingerai.
Vorrei capire quanto sincera sarai con me.
Poi però penso che in fondo so già tutto, ho visto con i miei occhi.
Lasciartelo raccontare sarebbe solo crudele ed egoistico da parte mia.
Rotolo verso ti te, ti metto un dito sulla bocca azzittendoti.
Ti sfilo il vestito dalla testa, ti slaccio il reggiseno e ti tolgo le mutandine.
Stai per fermarmi, credi che voglia fare l’amore con te.
Ti metto la t-shirt che usi per dormire.
Mi sdraio sul letto e ti faccio accomodare al mio fianco, la testa sul mio petto.
Ti bacio i capelli e ti do la buonanotte.


E’ l’ultimo giorno di spiaggia, domani all’alba si torna a casa.
Lo vedo da lontano, sta guardando sotto gli ombrelloni, ci sta cercando.
Non l’hai ancora visto, ti dico che vado in bagno e ti lascio sola.
Lui ti ha trovato, si siede sul bordo del lettino.
Ti sta parlando chinato verso di te.
La sua mano è sulla tua gamba, sorride, seduttivo come suo solito.
Tu non lo guardi e scuoti la testa.
Mi avvicino e lo saluto.
Mi sorride e mi saluta, la sua mano è ancora sulla tua coscia.
Mi dà fastidio, mi sembra che voglia dimostrare un senso di superiorità o di proprietà.
Non dico nulla, ma lo guardo storto.
Capisce e poco dopo saluta e se ne va.
Mi dici che voleva invitarci a cena, hai rifiutato.

Nel buio della cabina dell’aereo, mentre dormi con la testa appoggiata alla mia spalla, penso che questa è stata la più incredibile vacanza della mia vita.
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