tradimenti
La moto d'acqua....
di joseline70
07.12.2023 |
6.487 |
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"Era completamente zuppo ed intriso di liquidi!
Ritirai la mano per annusare l’odore, che riconobbi immediatamente!
Era inequivocabilmente odore di sperma di..."
Il piacere è una religione ed il corpo il suo tempio.Viola era stata single per molti anni e in quel periodo aveva frequentato una coppia di amici benestanti, con la quale aveva condiviso molti piacevoli momenti.
Capitava che spesso Viola fosse ospite nella loro casa in Sardegna, ma avevano anche condiviso viaggi sia in Italia che all’estero.
Durante una di queste piacevoli vacanze in Sardegna, si accorse che lui aveva iniziato a corteggiarla con molta discrezione per non destare sospetti nella moglie che nel frattempo era diventata anche la migliore amica di Viola e con questa condivideva una particolare confidenza.
Viola, aveva in tutti i modi cercato di far capire ad Alberto (era questo il suo nome), che quella sua infatuazione era assolutamente fuori luogo, per l’amicizia che in quegli anni aveva stretto con sua moglie, alla quale voleva peraltro molto bene.
Accadde che un pomeriggio d’estate, mentre Viola e la sua amica erano sulla spiaggia del Pevero a prendere il sole, si accorgono che Alberto sta arrivando dal mare alla guida della sua rombante moto d’acqua, con la quale amava spesso dilettarsi in mare aperto.
“Facciamo un giro?”, chiese loro Alberto abbandonando la moto a riva e dirigendosi verso di loro.
Alberto in quel periodo aveva circa 35 anni, era bello atletico ed abbronzato e con un bel sorriso da seduttore.
Ed anche un affermato professionista della città, il che non guastava…
Viola non potè fare a meno di contemplare quel bel ragazzo che le stava correndo incontro, col corpo completamente bagnato e la pelle abbronzata luccicante sotto i raggi del sole.
“Non ne ho voglia” rispose la sua amica, stirandosi pigramente sul lettino.
“Va tu”, aggiunse rivolta a Viola.
“Dai, andiamo”, disse Alberto afferrandole la mano per sollevarla dal lettino e trascinarla verso la moto, ancora accesa al minimo.
Viola, sorridendo accondiscendente, si alzò legandosi i lunghi capelli neri in una provocante coda di cavallo affrettandosi verso Alberto, che era già a cavalcioni della sua moto.
Poi afferrò la mano di Alberto tesa verso di lei, che la attrasse a bordo.
“Stringimi”
disse lui, stringendole le mani e cingendole sopra il suo ventre.
“Ok, sono pronta” urlò Viola di rimando, per coprire il frastuono del motore e rinsaldando la presa.
La moto partì rumorosamente impennandosi sull’ acqua.
Fu allora che Viola si accorse che le sue mani serrate intorno alla vita di Alberto, finivano per sbattere continuamente contro il suo costume in corrispondenza del rigonfiamento del pene.
Leggermente intimidita da quella posizione, Viola provò a ritirare le mani portandole sui fianchi di Alberto, ma lui tornò ad afferrarle con decisione serrandole nuovamente sotto il suo ombelico.
“Reggiti, altrimenti voli!” le urlo Alberto con una fermezza nella voce che non lasciava adito a dubbi.
Si stavano dirigendo in mare aperto, era una bella giornata col mare leggermente increspato dal vento e a Viola, sembrò uno di quei momenti in cui la vita rilascia felicità a piene mani.
I sobbalzi provocati dalle onde, finivano inevitabilmente per spingere le mani verso l’uccello di Alberto, che, ben presto, aveva iniziato a reagire a quei ripetuti contatti indurendosi in un’erezione imprevista.
Oramai le mani di Viola sfioravano la sua verga ad ogni sobbalzo della moto e la situazione stava diventando davvero imbarazzante per lei, un po’ meno per lui…
“Toccamelo, dai…” disse Alberto voltandosi sorridendo verso Viola, totalmente basita da questa sua imprevista richiesta,
Poi staccando una mano dal manubrio, Alberto afferrò la mano affusolata di Viola per comprimerla energicamente sopra il suo pene, ormai tremendamente turgido e ormai prossimo a fare capolino dal costume.
Sebbene anomala, quella situazione era estremamente intrigante, pensò Viola ed il calore del sole sulla pelle, rendeva tutto così tremendamente sensuale.
Erano ormai lontanissimi dalla spiaggia e nessuno li avrebbe visti, pensò lei sorpresa da quell’inatteso raptus dei sensi.
“Dai, non lo saprà nessuno” la incalzò Alberto, oramai sfregando la mano di Viola sul tessuto del suo costume che lasciava intuire un cazzo di medie dimensioni, ma durissimo.
Viola indugiò ancora un attimo a riflettere, poi, riprendendo la situazione in mano esclamò
“Facciamo il bagno”
disse sollevandosi in piedi sulla moto e tuffandosi repentinamente nell’acqua trasparente.
Alberto sorpreso da quella mossa, si girò con una smorfia verso Viola, che ora annaspava sorridente nell’acqua, appagata per essere uscita così velocemente da quella imbarazzante situazione.
Poi anche Alberto si tuffò in acqua, ma non tralasciò di avvicinarsi ancora a lei per attrarla a se ed insidiarla pesantemente, ma Viola fu assai abile nel districarsi con un guizzo da lui e, dopo qualche istante, si apprestò a risalire sul predellino della moto per rimettersi in sella.
Durane questa manovra Alberto l’aiutò a risalire sulla moto, afferrando entrambi i glutei sodi con i palmi delle mani per sospingerla a bordo.
Viola non riuscì a proferire parola.
“Guida tu” le esclamò lui sorridente, una volta in sella.
“Si, dai” rispose Viola, anche per togliersi dall’imbarazzante situazione dell’andata.
Poi appena la moto si mosse verso riva, Alberto si avvinghiò alla vita di Viola accarezzandole delicatamente la pelle bagnata del suo ventre.
Viola pensò di aver anche peggiorato la situazione rispetto a prima, ora lui era libero di toccarla e di fare i suoi giochi senza ostacoli, considerando che lei sarebbe stata intenta alla guida della moto e impossibilitata a lasciare le mani dal manubrio.
Mentre la moto si dirigeva velocemente in direzione della spiaggia, Alberto inarcando i suoi fianchi, fece aderire il suo uccello duro sulle chiappe di Viola, mentre con le mani aveva iniziato ad accarezzarle delicatamente i seni, con l’effetto immediato che i capezzoli s’ingigantirono a dismisura sotto il costume bianco, provocandole brividi di piacere.
Poi lui afferrò energicamente i fianchi di Viola bloccandoli, per pistolarla a dovere, proprio come se la stesse scopando con un movimento sussultorio favorito dal rimbalzo della moto sul mare increspato.
Viola, anche se concentrata alla guida, non potè fare a meno di avvertire chiaramente la verga durissima di Alberto che, ormai in trance, stava tentando di raggiungere l’orgasmo con il solo sfregamento dei loro sessi attraverso i costumi da bagno.
Alberto, in uno slancio incontrollato, le aveva scostato il costume sul pube per introdurre la sua mano a contatto del suo monte di Venere iniziando a massaggiarle avidamente la fica!
Viola non era più in grado di trattenere Alberto al suo posto e con un gesto deciso, tolse via bruscamente quella mano dalla sua passera.
“Dai, Alberto, stiamo per arrivare!”
urlò Viola girandosi verso di lui ormai eccitatissimo.
A quell’urlo Alberto parve tornare in sè, arretrando sulla sella e togliendole le mani di dosso, mentre erano ormai giunti a pochi metri dalla riva.
“Meno male!” pensò Viola tra sé, con un sospiro di sollievo liberatorio per lo scampato pericolo.
“Com’è andata?” le domandò l’amica, ancora pigramente sdraiata sul lettino mentre lei si avviava verso la doccia.
“Molto divertente!” rispose Viola con un sorriso ammiccante.
Alberto, nel frattempo era rimasto in acqua, forse per raffreddare i bollenti spiriti, ma soprattutto per sgonfiare l’uccello sotto il costume, che si sarebbe sicuramente notato in spiaggia se lui fosse uscito fuori dall’acqua.
Sono passati ormai molti anni da quell’episodio in Sardegna e Viola è rimasta in buoni rapporti con quella coppia di amici, anche se la frequentazione si è molto diradata per i più disparati motivi.
Una sera, mentre eravamo sul divano in soggiorno, Viola inizia a raccontarmi quell’episodio accaduto in Sardegna molti anni prima.
Man mano che Viola progrediva nel racconto, mi rendevo conto del fatto che quella narrazione mi stava inaspettatamente eccitando per cui le chiesi di essere più dettagliata e precisa nel riferire i particolari di quell’avventura per mare che aveva vissuto con Alberto, per cui alla fine del racconto, già in preda ad una sana erezione, le dissi:
“Certo che dopo quella volta ad Alberto sarà rimasta un’assurda voglia di scoparti!”
“Di sicuro!” risponde sorridendo maliziosamente Viola e poi aggiunge con tono semiserio:
“A cosa stai pensando, brutto porco?”
“Mi piacerebbe che ti facessi scopare da Alberto nel suo studio”, le rispondo io sorridente, ma molto diretto.
“Ma no dai, quella è una storia finita lì” dice Viola, senza molta convinzione.
Poi quella sera scopai Viola con una foga particolare, costringendola a raccontarmi di nuovo i particolari di quella estemporanea avventura in Sardegna, arricchendola anche di altri fantasiosi pensieri, come se Alberto fosse li a scopare Viola davanti a me.
Alla fine, sborrai fiotti caldi di sperma nella fica di Viola inondandola come non mai.
Quando le estrassi il cazzo dalla vagina, lei mi guardò fisso negli occhi, dicendo:
“Comunque, se ti va così tanto, lo facciamo” mi disse con un sorrisetto malizioso, riferendosi al fatto di scopare con Alberto nel suo studio.
Quella imprevedibile conferma mi suscitò subito un piccolo brivido di piacere nel basso ventre.
Nei giorni successivi e per un lungo periodo, non parlammo più di Alberto e quel pensiero sembrava ormai essersi dissolto per sempre in giochi di parole tra amanti.
Poi, una sera, mentre mi trovavo in Germania per una fiera e stavo messaggiando con Viola dalla mia stanza d’albergo, le scrivo:
“Sai che ieri sera mi sono masturbato annusando le tue mutandine usate, che mi ha lasciato?”
“Ma dai” rispose lei sempre messaggiandomi.
“E cosa pensavi mentre ti facevi la sega?”.
“Non ci crederai, ma pensavo a te e Alberto che scopavate sulla moto d’acqua!”
“Non ci credo!” scrisse Viola, forse non troppo sorpresa da quella mia uscita.
“Ma dai su, lo sai che mi piacerebbe che ti facessi scopare da lui”, rilanciai io.
“Ci penso, vedremo” rispose Viola leggermente combattuta, anche se, in cuor mio sapevo che lei, prima o poi, avrebbe fatto di tutto per accondiscendere ai miei desideri.
Poi un giorno, dopo mio rientro in Italia, di colpo le chiedo:
“Mentre ero in Germania, mi hai fatto una promessa, ricordi?”
“Alberto?” mi fa lei un po’ titubante…
“E certo!” le rispondo con decisone, al punto che lei deve essersi sentita senza via di scampo a quella mia precisa richiesta.
Poi sorridendo mi dice.
“Ok, dai! Organizzo e poi ti dico”.
Nei giorni successivi, non feci altro che pensare a come accrescere l’attesa e rendere quell’incontro veramente eccitante per entrambi.
Lei, con una scusa qualsiasi, avrebbe fissato un appuntamento con Alberto nel suo studio, dopo che la sua impiegata avesse terminato il lavoro, per restare poi da sola con lui.
Viola comprese però che, senza una vera e propria provocazione, forse non sarebbe successo nulla con Alberto, anche quando fossero rimasti da soli.
In fin dei conti erano passati troppi anni, da quella gita sulla moto d’acqua e forse lui aveva abbandonato anche l’idea di scoparla!
Alla fine, di comune accordo, Viola decise di provocare Alberto con qualche messaggio piccante, per assicurarsi che, una volta in studio, lui fosse passato subito ai fatti.
Nel corso degli anni, infatti, Viola e Alberto avevano spesso scherzato sul fatto che a lui fosse rimasto sullo stomaco, il fatto di non averla potuta scopare, come avrebbe voluto e questo poteva costituire un ottimo spunto per riprendere la provocazione dove l’avevano lasciata.
E così fece messaggiando con lui nei giorni seguenti.
La risposta di Alberto fu immediata, eccitata ma anche estremamente incuriosita dalla motivazione che stava spingendo Viola a scopare con lui.
Viola, molto genericamente, rispose che ogni lasciata è persa per cui, perché lasciare a metà quello che si sarebbe potuto concludere molti anni fa con la piena soddisfazione di entrambi?
Non c’era necessita di comprendere, Alberto era pronto e Viola si stava preparando mentalmente a quell’incontro!
In fin dei conti erano un maschio ed una femmina che si usavano reciprocamente per dare sfogo ai loro impulsi sessuali!
Con Viola decidemmo che l’orario migliore per un incontro, fosse il venerdì successivo alle 19.00, niente impiegati in ufficio e la mente sgombra per una sana trasgressione.
Poi per aumentare l’eccitazione e la complicità di quel gesto così provocante, decidemmo di utilizzare anche un po’ di tecnologia.
Viola avrebbe dovuto attivare il microscopico auricolare Bluetooth, nascosto all’interno del suo orecchio, prima di entrare nello studio di Roberto.
Ovviamente, l’auricolare sarebbe stato connesso al suo smartphone attivato in conversazione con il mio, per consentirmi di ascoltare tutto quello che accadeva durante il loro rapporto.
Questa scelta intrigò Viola, forse felice di far partecipare anche me a quell’incontro lascivo e lussurioso, mentre io avrei potuto ascoltare per filo e per segno i loro gemiti, mentre raggiungevano l’orgasmo.
Per noi l’apice della trasgressione si sarebbe raggiunto al rientro a casa di Viola, con la fica ancora pregna dello sperma di Alberto!
La situazione era veramente molto intrigante e trasgressiva, per il livello di complicità raggiunto tra noi, con il rischio di essere scoperti, il che avrebbe aggiunto ulteriore suspense all’incontro.
La sera precedente l’appuntamento io e Viola scegliemmo accuratamente la biancheria intima che avrebbe indossato in occasione dell’incontro con Alberto.
Al solo pensiero ero eccitatissimo per cui d’accordo con Viola, optammo per un raffinato intimo nero de La Perla ed autoreggenti nere velate, mentre per sopra scegliemmo un sobrio tailleur ma con una gonna con ampio spacco che le avrebbe consentito agevolmente di aprire le gambe per farsi scopare da lui.
Poi, sempre insieme, provammo il funzionamento dell’auricolare e la qualità dell’audio, telefonandoci da un piano all’altro, perché nulla fosse lasciato al caso.
Era tutto perfetto per quel piccolo eccitantissimo imbroglio!
Il venerdì pomeriggio uscii dall’ufficio in largo anticipo di per arrivare per tempo a case e godermi in totale relax l’impudico tradimento organizzato ad arte.
Viola mi avvisò al telefono che era già in strada e che dopo pochi minuti, avrebbe raggiunto l’ufficio di Alberto.
Poi mi avrebbe chiamato un’ultima volta per restare in diretta audio per tutto il tempo dell’incontro.
Le chiesi se era vestita come avevamo progettato la sera prima e, per tutta risposta, mi inviò sul cellulare una foto del suo perizoma nero mentre guidava l’auto!
Questa cosa non fece che accrescere in me il desiderio e l’eccitazione, al pensiero che tra poco il tessuto di quell’intimo sarebbe stato imbrattato dello sperma di un altro uomo.
Poi, attesi in silenzio nella semi oscurità del soggiorno, per non lasciarmi distrarre da quello che stava per accadere.
Era un piccolo gioco perverso, ma così eccitante per me!
Poi finalmente lo squillo…. Era Viola che stava salendo le scale e sottovoce mi dice:
“Adesso ascolta e basta!”.
Ero ormai in preda ad una palpitante eccitazione che amplificava e dilatava il tempo e le cose mentre la complicità di Viola era sicuramente la cosa più trasgressiva e coinvolgente del mondo!
Poi, sento chiaramente il trillo di un campanello, Viola aveva appena suonato alla porta dello studio di Alberto, potevo ascoltare tutto molto chiaramente.
“Ciao cara, come stai?”
Viola non rispose, oppure lo fece ma io non la sentii, probabilmente protesa verso Alberto in un bacio amichevole.
Poi sentii distintamente la porta richiudersi alle loro spalle.
“Ce ne hai messo di tempo a deciderti!” esclamò Alberto, tronfio di presunzione per quella inaspettata conquista.
“Non sai che l’attesa aumenta il desiderio’” rispose Viola sorridendo.
Che magnifica donna ho io, pensai tra me.
“Quello non mi manca di sicuro! E’da quel giorno in Sardegna che sogno di scoparti!”
“Vieni qui” disse Alberto mentre la prendeva per mano attraendola a sé per baciarla.
Fu un bacio lungo quasi famelico, forse perché atteso per anni.
La sua lingua esplorò profondamente e concitatamente la bocca di Viola, ormai completamente spalancata, proprio come se dovesse ricevervi il suo cazzo.
Alberto la strinse forte a se cingendola in vita, affinchè lei sentisse quanto la stava desiderando in quel momento.
Il rigonfio dei suoi pantaloni aderiva ormai perfettamente al ventre di Viola, togliendoli quasi il respiro.
Il suo cazzo era già duro e pronto, proprio come quella volta al largo del Pevero, quando lui aveva provato invano a scoparla in mare aperto.
Poi Alberto le afferrò le natiche sollevandole la gonna sul retro e le sue mani incontrarono la pelle morbida ed idratata di Viola, proprio nello spazio tra l’autoreggente e i glutei, ormai quasi completamente denudati per via del microscopico perizoma.
Viola a quel punto, decise di lasciarsi andare e di fargli fare quello che voleva.
Nel frattempo, io che stavo ascoltando da casa, potevo solo intuire che quei fruscii e quei piccoli rumori confusi, fossero i baci, le carezze e i palpamenti che i due amanti si stavano scambiando.
Solo di una cosa potevo essere sicuro… che in quel preciso istante, il cazzo di Alberto stesse per scoppiargli, per quanto era gonfio!
“Vieni, siediti qui”, disse Alberto indicandole il grande tavolo riunioni.
Poi nuovamente fruscii e rumori nell’auricolare.
Viola si sedette poggiando comodamente il sedere sul tavolo della sala riunioni, mentre Alberto eccitatissimo slacciava rapidamente la cintura con una mano e con l’altra abbassava la zip dei pantaloni.
Poi, con un gesto rapido, tirò giù i pantaloni fino al ginocchio, mettendo in evidenza il cazzo, ormai libero da impedimenti.
La manovra durò in tutto un paio di secondi, poi Alberto si concentrò sulle mutandine di Viola, che, a gambe divaricate e semi distesa sul grande tavolo, era pronta per farsele sfilare.
Da casa, ascoltavo eccitatissimo, provando ad immaginare la scena, che stava avvenendo però, quasi in assoluto silenzio, se non fosse stato per il rumore degli sfregamenti e dei mugolii.
Poi Viola, assai curiosa per natura, abbassò lo sguardo verso il ventre di Alberto, per osservare meglio quel cazzo molti anni fa, aveva avuto modo di sfiorare e sfregare ripetutamente, ma non di saggiarne la reale consistenza.
Era un pene di modeste dimensioni, per niente grande e per niente lungo, ma duro ed eretto con una cappella di medie dimensioni in parte ricoperta dalla pelle dello stelo. Chissà quanto avrebbe resistito sotto i colpi della sua fica?
Alberto afferrò i lembi del perizoma sui fianchi di Viola lasciandolo scivolare lentamente verso le sue provocanti decollètè nere tacco 10.
Poi, una volta tirato via non senza qualche difficoltà, appoggio il suo perizoma sul tavolo di fianco a Viola, che al termine di questa operazione si era ritrovata con le gambe completamente sollevate, in direzione del soffitto, mostrando così ad Alberto la sua figa gonfia.
Alberto le spalancò oscenamente le gambe, dopo aver afferrato le sue caviglie con le mani, poi, fece un passo in avanti verso Viola.
Poi inarcando i fianchi in avanti, appoggiò il pene esattamente sulle grandi labbra rigonfie per la situazione.
Quel gesto non fece certo colpo su Viola, poco o per nulla, eccitata da quella situazione, ma oramai era conscia di aver iniziato a giocare una partita che andava portata a termine presto e bene, per cui decise immediatamente di mettersi di buzzo buono per accelerare i tempi dell’operazione.
Allungò il braccio destro per impugnare il suo cazzo col palmo della mano e lo guidò con decisione verso l’ingresso della sua vagina, dilatando con l’altra mano le pliche delle grandi labbra.
Viola avvertì distintamente il cazzo pulsare al contatto della sua mano, e, per un momento temette che Alberto potesse spruzzare ancor prima di infilarlo nella sua passera, vanificando quel gioco di complicità.
Fortunatamente, ma grazie anche alla sua abilità, il pene di Alberto, scivolò senza ulteriori indugi nel tubo bollente della sua fica, andandola parzialmente a riempire a fine corsa. Pube contro pube. Di più non ce n’era…
Viola non potè sottrarsi dal considerare che, nella sua vita sessuale, aveva ricevuto nella sua fica, duttile ed accogliente, anche cazzi di dimensioni ragguardevoli, ma riuscendo sempre a godere e ad apprezzarli ugualmente senza dolore!
Fu così anche per l’uomo al quale donò la sua verginità.
Aveva un cazzo pregevole, di bella conformazione, ma di dimensioni notevoli, per cui la sua vagina si era conformata bene nel corso degli anni alla mole di quel pene over size!
Nel corso degli anni, l’aver ricevuto nella passera, un cazzo di quelle dimensioni, l’aveva aiutata a godere di cazzi di tutte le dimensioni!
Certo, il piccolo cazzo arrapato di Alberto, non rappresentava certo un’insidia per lei e purtroppo non era certo quello l’arnese in grado di regalarle quegli orgasmi che avrebbe meritato per quel sacrificio a cui si era sottoposta, per il puro piacere del suo uomo.
In effetti poi era lui stesso a spronarla a prendere il massimo da quegli incontri trasgressivi.
“Godi più che puoi” le diceva, spingendola a prendere gusto in quello che faceva.
E lei ci provava, ma qualche volta la situazione risultava veramente poco coinvolgente!
Come quella volta che, nel loro solito motel, un giovane e dotatissimo bull, che aveva appena terminato di scopare Viola per la seconda volta in un’ora, si mise a guardare beatamente la tivvù, fregandosene di noi.
Proprio un bel modo di ringraziare per quelle due sane sborrate!
“Speriamo almeno che Alberto venga tanto!”
Pensò in quel frangente tra sé Viola, se non altro, avrebbe riportato a casa, una bella quantità di sperma, che il suo uomo avrebbe gradito oltremodo nel ripulirle la fica grondante!
Questa era l’unica cosa che la eccitava, non certo quella chiavata con Alberto!
Viola non fece in tempo a terminare questi pensieri che, sentì la sua cappella ingrossarsi leggermente nel caldo avvolgente della sua vagina, segnale inequivocabile che era ormai prossimo a godere.
Viola inarcò decisamente il suo pube verso l’alto, per aumentare la spinta e la penetrazione e tanto bastò per far sborrare Alberico all’istante.
Viola avvertì distintamente quegli spruzzi caldi invaderle la vagina, provò a contarli, non meno di 6 o 7 schizzi di sborra, ma forse anche qualcuno in più.
Poi tirò un sospiro di sollievo.
Presto si sarebbe ricomposta indossando le mutandine per trattenere nella sua vagina quel prezioso contenuto e riportarlo a casa, dove il suo uomo avrebbe apprezzato moltissimo quel suo bel regalo!
Alberto si sollevò da Viola sudato e ancora ansimante per l’orgasmo appena raggiunto.
Estrasse lentamente la sua pistola da quel fodero infuocato e grondante e con un sorriso disse a Viola:
“Tutto ok? Visto com’era facile, se solo ti fossi decisa prima?”.
“Volere è potere”
rispose lei con un sorrisetto ironico, ma, al tempo stesso, affrettandosi a recuperare il perizoma sul tavolo per tappare immediatamente la sua bella fessura pervasa di sborra.
Poi, con un gesto rapido, prese dalla sua borsa un kleenex e lo posizionò ripiegato sulla sottile striscia del perizoma appena indossato, all’altezza della vagina.
Alberto, nel frattempo, si era allontanato verso il bagno per ricomporsi e quando riapparve in sala riunioni, Viola era già completamente vestita, pronta per andarsene.
Non aveva nessuna intenzione di disperdere neanche una goccia di quella calda broda che racchiudeva gelosamente nella fica.
Sapeva bene che al suo rientro a casa, il suo uomo l’avrebbe lappata fino a che non avesse bevuto anche l’ultima stilla di sperma trattenuto nella sua vulva.
E sapeva bene poi che l’avrebbe sbattuta per un bel po’, procurandole molteplici orgasmi, mentre lei gli raccontava in un orecchio, i dettagli di quell’amplesso appena avuto con Alberto.
Qualche istante prima mentre Alberto era ancora in bagno, Viola mi chiese sottovoce nell’auricolare
“Hai sentito tutto? Adesso chiudo e ti richiamo dall’auto, mentre torno a casa!”.
Non mi diede il tempo di risponderle, ma da quell’istante iniziò la mia spasmodica attesa di vedere comparire Viola sulla porta di casa ed immaginare quello che le avrei fatto.
Sentii il telefono squillare, era Viola.
“Amore sto tornando a casa con una sorpresina per te” mi disse lei provocatoria.
“Ti aspetterò davanti alla porta” le risposi io, eccitatissimo.
E così fu.
Sentii la sua auto entrare in cortile e poi il rumore dei suoi tacchi per le scale.
Avevo il cazzo in subbuglio, sul punto di scoppiarmi e mi ero trattenuto a stento dal tirarmelo durante la loro scopata.
Dopo un tempo che sembrò infinito, sentii la chiave girare nella serratura, mentre io ero seduto sul divano, proprio davanti alla porta d’ingresso, per non perdermi quello spettacolo.
Quando la porta si dischiuse la vidi comparire, bellissima e sensualissima nel suo tailleur nero, con il trucco leggermente stropicciato, ma soprattutto con la fica piena di sperma di un altro uomo.
Mi alzai e le andai incontro sorridente, togliendole la borsa dalle mani e poggiandola sul divano.
Le scostai i capelli dalle gote e la baciai lentamente e profondamente sul collo.
Avvertii subito un profumo diverso, proprio come se la sua pelle fosse stata profanata dai feromoni di un altro maschio per marcare il proprio territorio.
Alle mie narici quell’odore arrivò come una scarica di adrenalina, rovesciandosi nel profondo del mio corpo e fino alla punta del mio manganello ormai di marmo, pronto a straripare dai pantaloni.
“E’tutta tua, fa pure!”, mi mormorò maliziosamente Viola nell’orecchio, avvertendo chiaramente che la sua eccitazione stava progredendo verso punte di non ritorno.
Ora lei voleva essere ripulita da me.
Fu allora che, con un gesto tanto repentino quanto inaspettato, mi abbandonai sul tappeto fino a sdraiarmi completamente proprio sotto di lei che era ancora in piedi e completamente vestita.
“Siediti con la fica sulla mia faccia, dai!” le intimai infoiato, con un tono di voce che non lasciava spazio a repliche.
Non appena a terra, completamente supino, la vidi sorridere soddisfatta, mi avrebbe sottomesso intimandomi di mangiarle la fica e di abbeverarmi dei liquidi in essa contenuti!
Viola fece un passo verso di me, posizionandosi a cavalcioni sul mio corpo, con le sue eccitantissime decolletè nere ai lati della mia testa, proprio mentre sotto la gonna mi era balenata all’improvviso la visione sublime del suo microscopico perizoma che le separava in due, lo spacco rigonfio della fica.
Da terra, allungai impulsivamente la mano verso il centro delle sue cosce, tastando il ridottissimo lembo di tessuto nero che le attraversava le labbra, separandole.
Era completamente zuppo ed intriso di liquidi!
Ritirai la mano per annusare l’odore, che riconobbi immediatamente!
Era inequivocabilmente odore di sperma di maschio, misto a quello del sesso di Viola, un mix letale per le mie coronarie, ma soprattutto per il mio pene!
Poi, lentamente, lei si inginocchiò su di me, portando a terra prima una gamba e poi l’altra, prolungando a dismisura quel seducente supplizio in un’attesa senza fine.
Poi, con un sorrisetto beffardo, si sollevò la gonna e fece scivolare le ginocchia in avanti sul tappeto, fino a portare la sua fica ad un centimetro dalla mia bocca protesa ed affamata.
“Serviti il pasto, cowboy”, mi incitò lei, ma non ce n’era proprio bisogno!
In quel momento, infatti, le mie narici furono sopraffate dalla zaffata violenta e persistente di quel mix di odori in grado di scatenare le mie più irrefrenabili voglie!
Sollevai la mia testa cavando fuori la lingua, alla ricerca di quel nutrimento tanto desiderato.
La punta della mia lingua sfiorò i lembi delle grandi labbra di Viola, completamente fradice, e, quando la ritrassi, colsi perfettamente il gusto acidulo dello sperma misto a quello della fica di Viola, che conoscevo perfettamente e che io amavo definire “odore di sesso”!
L’impatto sul mio strabordante cazzo fu straordinario!
Allungai entrambe le mani per slacciarmi i pantaloni con una mezza contorsione, riuscendo così a liberare il mio straripante uccello da quella costrizione inumana.
Adesso, quell’asta pulsante svettava altezzosamente verso l’apogeo, sormontata da un glande di dimensioni imperiali, lucido e gonfio.
Viola ormai pesantemente seduta sulla mia faccia, aveva iniziato a sfregare con forza la sua fica sulla mia bocca e contro il mio naso in una sorta di masturbazione innaturale sfregandosi contro qualsiasi prominenza del mio volto alla ricerca del piacere.
Poi, resasi conto che il mio uccello dardeggiava libero alle sue spalle, lo impugnò con una torsione, iniziando a scappellarlo lentamente e lasciando scivolare la pelle in eccesso dal glande, lungo tutta quell’asta carnosa e turgida.
Sembrava che stesse cavalcando uno di quei tori meccanici da rodeo, tanto era sincronizzata in quei movimenti, volti ad esasperare fino alle sommità apicali, il piacere di entrambi.
Sul davanti, Viola strusciava vigorosamente la sua fica su ogni parte protuberanza del mio viso, mentre sul retro, masturbava meccanicamente il mio smisurato cazzone che, in quel preciso istante, lei avrebbe voluto sprangarsi dentro il tubo incandescente della sua vagina.
Fu allora ch,e sollevando la gonna che mi premeva sul viso, scostai lateralmente il filo del perizoma immerso tra le labbra della sua fica e, al tempo stesso divaricando con la punta delle dita le piccole labbra.
Con la lingua protesa verso la cavità ormai dilatata della sua vagina, vidi spuntare da quel pertugio dischiuso, una goccia di sperma biancastro, leggermente denso e con il suo inconfondibile odore acre.
Le contrazioni della fica di Viola, a causa dell’eccitazione, avevano iniziato ad espellere all’esterno, il lussurioso ed osceno contenuto di quel serbatoio in grado di contenere un’enorme quantità di sborra, se solo lei avesse voluto.
E in qualche occasione a Viola era anche capitato di desiderarlo, sospinta da una galoppante fantasia erotica.
Sentivo il mio volto completamente inondato dal seme di quel cazzo che aveva appena finito di sbattersi Viola mentre il livello di eccitazione era ormai al massimo. Viola rideva sopra di me, dispensando generosamente quel liquido che aveva diligentemente trattenuto nella sua fica profonda, perché io potessi berlo fino all’ultima stilla
Allungai avidamente la lingua per lappare la sua fica ed assaporarne il suo contenuto vischioso fino all’ultima stilla, il siero di quel maschio che l’aveva trapanata, solo un’ora prima.
Ritirai la lingua aspergendo nella cavità della mia bocca quel seme, proprio come un sommelier quando degusta un vino nobile.
Lo assaporai lentamente e intensamente, col miraggio di rinvenire in quelle sfumature di aromi, l’odore ed il sapore del cazzo che aveva appena sbattuto la mia donna, schizzandola profondamente.
Il mio cazzo oramai pulsava forsennatamente e l’abile smanettamento di Viola lo stava gonfiando a dismisura.
Non pago di quelle poche gocce di sperma, incuneai la mia lingua avida in tutta la sua lunghezza, nella profondità levigata e sdrucciolosa della vagina di Viola, ormai divenuta un coacervo libidinoso ed indefinito di sapori e di odori, proprio lì dove il cazzo e la fica di quei due si erano appena congiunti rilasciando gli umori dei loro sessi.
Viola si rese conto che io, imprigionato sotto di lei, stavo divorando voracemente gli effluvi prodotti dal sesso di un altro uomo misti ai suoi, una straordinaria dimostrazione di sottomissione ai suoi voleri!
Frastornato ed assente, continuai a leccare e succhiare ingordamente la sua fica, inghiottendo per un periodo indefinito, ogni goccia di quel nettare, ma sempre titillandole energicamente il clitoride con una mano, col risultato che Viola raggiunse, uno dopo l’altro, una serie ininterrotta di devastanti orgasmi.
Poi, in preda ad un furore ormai incontrollato, afferrai Viola per le spalle sbattendola supina sul tappeto, anche lei in balia di quello straordinario turbamento, forse mai provato prima.
Viola scorse finalmente davanti a lei, quello sfacciato pistone eretto, deciso a trapanarla, proprio nel momento in cui io le afferrai le caviglie per divaricarle le gambe alla massima ampiezza possibile.
Adesso lui, incombente, aveva il potere di chiavarla oppure di farla chiavare da un qualsiasi sconosciuto, tanto concreta e palpabile era l’eccitazione in quegli istanti di lussuria incontrollata.
Lei adesso giaceva sul tappeto con la fica oscenamente ed impudicamente spalancata, in grado di ricevere qualsiasi cazzo nella sua vulva ben lubrificata dallo sperma di Alberto.
La sottile striscia verticale di peli ben curata che le ricopriva il pube, adesso era impiastricciata ed appiccicosa per il mix di sperma e di saliva di cui era imbrattata.
Ora la sua fica rigonfia oltre misura, era perfettamente lubrificata, pronta per ricevere la mia mazza.
Iniziai a penetrarla, lentamente e dolcemente, come amavo fare, coi sensi all’erta per cogliere ogni minimo segnale del suo corpo.
Sentivo il suo respiro farsi più profondo, afferrando un mugolio sordo sfuggito dalla sua bocca.
Mi muovevo piano, facendo penetrare il mio cazzo sempre più in profondità, mentre una sensazione di godimento risaliva dalla sua vagina allagandole il ventre di piacere.
Viola si sentiva strana, molto più eccitata e molto meno imbarazzata di quanto pensasse nel portare a termine quel gioco perverso, stava provando un godimento più forte e profondo del solito, che le partiva dalla testa, più che dal clitoride o dalla vagina.
Uniti nel piacere, le parole si confondevano ai gemiti ed io mi sentii evaporare in lei, nuovamente afferrata dal brivido dell’orgasmo, che assaporò completamente fino all’ultima concitata contrazione.
Conosceva bene quel cazzo che la stava devastando senza pietà!
Era il cazzo del suo uomo, capace di regalarle orgasmi ininterrotti, altro che il cazzo di quell’eiaculatore precoce di Alberto!
Viola aveva iniziato a tormentarmi i capezzoli con le sue solite sapienti manovre e questo inevitabilmente mi portò velocemente all’anticamera dell’orgasmo.
Sudata, stremata, fremente con gli occhi sbarrati dal piacere, Viola godeva quella favolosa mazza serrando di tanto in tanto le gambe perle per tenerlo ben stretto nella sua vagina.
Estrassi il pene dalla sua fica, proprio mentre il primo poderoso schizzo colpì di striscio il mento di Viola che sollevò la sua testa dal tappeto, per godersi fino in fondo lo spettacolo di quella eiaculazione.
Poi via via, una serie di spruzzi densi e biancastri che indirizzai sulla sua figa spaventosamente gonfia di piacere, infine altri che si depositarono sui seni e sulla pancia di Viola.
Sentii svuotare i miei lombi di quel piacere parossistico che aveva attraversato il mio corpo, come la scarica di un fulmine, per riversarsi copiosamente sul corpo di Viola.
Negli istanti interminabili di quella eccelsa sborrata, Viola immaginò di essere schizzata e ricoperta dallo sperma di altri uomini, che, che in piedi di fianco a noi, si masturbavano godendo di quell’eccezionale spettacolo.
Per tutta la notte sentii l’odore ed il sapore di quello sperma sul mio viso.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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