tradimenti
Incontro sospirato
di alcor68
11.03.2010 |
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"Incomincio spingere assaporando nuovamente il calore della tua passera ma tu mi chiedi di aspettare, dici che non ti senti umida abbastanza..."
Ci aspetta il ponte di Pasqua 2010. Dopo vari scambi di foto e fantasie finalmente accetti di incontrarmi. Non ti ho chiesto se con te ci sarà il tuo fidanzato o se verrai da sola. Tu mi hai assicurato che nella stanza saremo solo tu ed io e tanto mi basta.Decidiamo di incontrarci a metà strada delle rispettive provenienze in un alberghetto prenotato all’ultimo e per tutto il ponte in una località che di turistico non ha nulla. Ma noi non abbiamo intenzione di fare i turisti, se non uno delle intimità dell’altro.
Mi hai chiesto se ero matto a voler trascorrere quattro giorni con te con il solo scopo di fare sesso e io mi sono giustificato dicendoti che, non sapendo se avresti accettato (e soprattutto se avrebbe accettato tuo marito) di incontrarmi una seconda volta, ero deciso assaporare la tua passera quanto più possibile e nei modi più completi.
È sabato e, per essere sicuro di arrivare per tempo sono partito alle 9.00 da Albenga, in Liguria, e a mezzogiorno ho raggiunto il luogo dell’incontro. Tu sei partita da Genova alle 10 e arriverai un pò più tardi. Non ci siamo ancora visti in faccia per giustificati timori di entrambi e per cui ci siamo scambiati i cellulari. Alle 12.00 ci troveremo nella hall dell’albergo ed io ti manderò un messaggio, che ti avviserà della mia presenza e successivamente lo farò squillare fino a che tu non risponderai.
È un attimo, appena squilla ti vedo rispondere e sento la tua voce mi dici il numero della stanza e ti avvii vero il piano delle camere.
Sei semplicemente stupenda con una camicetta estiva molto leggera ed una gonna morbida appena sopra il ginocchio che lascia immaginare due cosce tornite e, nel mezzo, il paradiso del mio randello.
Le calze sembrano normali.
Penso che in sala ci sia anche il tuo fidanzato, ma la cosa non mi interessa e non mi sforzo di individuarlo tra i presenti; basta che resti tranquillo mentre da oggi, e per tutto il ponte, trascorrerò un po’ di tempo in camera con sua moglie; del resto, forse, è proprio quello che voleva.
Ti seguo sulla scala ammirando da vicino il tuo culo e come puoi immaginare ben presto camminare mi diventa difficoltoso, quasi doloroso.
Mi assicuro che non ci sia nessun altro sulla scala e mi avvicino, ti accarezzo le natiche e ti do un primo delicatissimo bacio sulle labbra.
Poi, mentre tu continui a camminare, ti alzo la gonna fino a poterti vedere le mutandine.
No, non porti un tanga ma quel tipo di mutandine bianche, molto trasparenti dietro e davanti. La biancheria di una donna vera, naturale. Da dietro ti passo una mano tra le cosce, ti scosto le mutandine e sento per la prima volta il calore della tua passera; sento il pelo ma anche la carne morbida delle sue labbra, le pizzico e poi le strofino un po’ con un dito; lo infilo poi delicatamente nella vagina.
Ti spingo avanti per farti continuare a camminare e avverto la sensazione fantastica della tua fica che si muove al ritmo della tua camminata adattandosi al mio dito ad ogni passo.
Raggiungiamo la porta della camera ed entriamo. Il mio dito è sempre nella tua passera.
Appena dentro chiudo la porta a chiave tagliando fuori tutto il mondo e solo allora sono sicuro che almeno per qualche ora tu sarai solo a mia disposizione. Il tuo compagno può aspettare; ti restituirò a lui solo dopo averti lavorato ben bene…sicuramente meglio di quanto avrebbe potuto fare lui che, forse, è solo un po’ stanco della solita minestra.
Adesso posso togliere il dito dalla tua fessura e, sempre restandoti dietro, incomincio ad accarezzarti i capezzoli attraverso la camicetta. La sfilo e rimani in reggipetto. Un reggipetto accoppiato alle mutandine: trasparenti. Vedo finalmente dal vivo i tuoi splendidi capezzoli e incomincio a palpeggiarti mentre ci baciamo con la lingua. Ti spingo sul letto e ti sdrai in prossimità del bordo in modo da avere le gambe piegate e i piedi per terra ancora fasciati dalle scarpe con i tacchi.
Ti sfilo la gonna: sei arrapantissima così distesa a gambe aperte e con il pelo della tua fica che mi guarda attraverso le mutandine, le calze autoreggenti fino alle cosce, le scarpe con i tacchi.
L’unica cosa che ancora desidero toglierti sono le mutandine; il resto non ci penso nemmeno.
Mi levo la camicia e i pantaloni ma non i boxer. No, non ancora, non voglio correre rischi: fino a quando non sarai completamente eccitata non voglio che tu lo veda e possa avere ripensamenti impedendomi cosi di stantuffarti quella passera faraonica. Mi sdraio su di te continuando a baciarti e a lavorarti le tette ma pian piano con la lingua raggiungo l’ombelico, continuo a scendere arrivo al bordo delle mutandine, lo supero senza spostarle e incomincio leccarti l’interno delle cosce proprio dove cominciano le tue labbra ancora velate dalla biancheria ma già ben visibili sotto la peluria del pube.
Continuo a leccarti attraverso le mutandine fino a quando non sono fradice, non so se solo della mia saliva o anche dei tuoi umori vaginali. Ora posso sfilartele e godere della vista in primo piano della tua passera, posso finalmente aggredire il tuo clitoride con la mia lingua spingendolo in alto fino a farlo cozzare dolcemente con i miei incisivi superiori (che clitoride piccolo che hai, rispetto alle labbra, gonfie ed arroganti!). Torno poi con il dito nelle tue profondità e incomincio un avanti e indietro lentissimo; quando sento la passera bagnata a dovere, infilo un altro dito ed un altro ancora (l’indice, il medio e l’anulare della mano destra) perché se è vero che il mio cazzo ha un diametro di due dita è anche vero che non è piatto: sento la vagina dilatarsi ma le tre dita, unite insieme, entrano senza difficoltà e scorrono avanti e indietro, avanti e indietro: ora la tua vagina è davvero pronta per il mio cazzo.
Ti tolgo le dita da dentro e ti sento sospirare; rapidamente mi tolgo i boxer e verifico con soddisfazione che il mio uccello non mi tradisce: è eretto e grosso a dovere. Strofino la mia cappella sul tuo clitoride e vedo che ti piace perché sospiri di nuovo e gemi; poi lo appoggio contro la tua fessura che, sotto la leggera spinta della cappella, si apre subito invitante.
Ormai sono all’ingresso della caverna e la mia cappella è quasi nascosta dalle tue labbra; incomincio a spingerlo dentro lentamente mentre sento che, senza fatica, le pareti vaginali si adattano alla forma del mio randello. Vado avanti così per i primi 4 cm, ma per i restanti 12 cm non resisto e affondo con un colpo solo, con cattiveria, perché tu possa sentire fino in fondo la mia voglia di te.
Sotto di me ti divincoli e ti sento gemere, forse anche un po’ di dolore (non sei evidentemente abituata a cazzi della mia misura, anche se la tua vagina se la sta cavando bene), ma questo mi eccita ancora di più e comincio a stantuffartela prima piano piano, poi sempre più vigorosamente. Con quel poco di lucidità che mi resta decido di farti cambiare posizione. Mi metto le tue caviglie unite sulla spalla destra: ora hai le cosce strette e la sorca chiusa ma con il mio randello che la slarga e la sfonda senza pietà.
Mentre l’eccitazione mi aumenta ancora smetto di muovermi avanti e indietro e, incollata la radice del cazzo al tuo clitoride, incomincio un movimento rotatorio delle anche come a voler ulteriormente allargare la tua topa. La manovra evidentemente ti piace perchè ti sento gemere e sento le pareti della tua vagina contrarsi, stringendo e rilasciando a intervalli regolari il mio cazzo che è ormai quasi impazzito avvertendo che sei ormai prossima all’orgasmo.
Finalmente gridando vieni ed hai un orgasmo lungo, probabilmente per te insolito; la mia eccitazione inspiegabilmente e un po’ calata (ma non la durezza del cazzo) il che mi permette di continuare a chiavarti duramente. Ti lamenti, mi preghi di smettere perché ormai hai goduto, ma io non riseco a venire e continuo a stantuffarti fino all’utero, sempre più profondamente, sempre più slargandoti, sempre più sfondandoti. Non vorresti darmi questa soddisfazione ma non riesci ad evitare di godere di nuovo e, finalmente, vengo anch’io, scaricando un fiume di sborra dentro la tua meravigliosa topa.
Ancora però non voglio estrarlo, voglio che i tuoi succhi vaginali e la mia sborra si mescolino per bene; te lo tengo ancora dentro per parecchi minuti mentre ti abbraccio e ti bacio dolcemente.
Infine un ultimo dispettuccio: lo estraggo bruscamente e la faccia che fai è sorpresa…come se volessi tenerlo dentro in eterno. Poi rapidamente con la mano ti copri la fica per impedire che la sborra, uscendo, sporchi il letto. Ti alzi sempre con la mano tra le cosce e vai in bagno.
Mentre stai seduta sul bidet e ti stai lavando, entro piano piano, mi metto alle tue spalle e ti aiuto: ne approfitto per strofinarti di nuovo la topa, slargata dalla lunga scopata, poi il mio dito finisce sul tuo clitoride; non puoi chiudere le gambe perché sei a cavalcioni sul bidè e così, anche se protesti, ti costringo a subire un veloce ditalino che ti produce un altro orgasmo.
A questo punto ti vendichi: sempre a cavalcioni sul bidè prendi in mano il mio uccello, lo infili in bocca, lo mordicchi, lo succhi, lo sevizi ma, quando ti accorgi che sta per sborrare di nuovo, scosti la testa, lo abbandoni e lasci che schizzi così, in aria, senza alcun contatto con il tuo corpo: la sborra finisce sul tuo petto, sopra i tuoi seni.
Penso che tuo marito per oggi possa essere soddisfatto di quello che abbiamo fatto e che penso tu, al tuo ritorno, gli riferirai accuratamente facendolo eccitare e sborrare senza neppure toccarlo.
Penso anche un’altra cosa: che più tardi, forse già stanotte, o domani potrò di nuovo averti per me.
Avrò sempre la stessa ferrea volontà di sfondarti per bene ma spero di avere anche maggiore lucidità di oggi e ci diletteremo in ulteriori posizioni ma sempre tali da poterti arrivare fino all’utero.
Scende la notte e decido di mandarti un sms: da te o da me? Ho bisogno di un sonnifero e penso che un lavoretto di bocca al mio arnese mi aiuterebbe a rilassarmi parecchio. Forse una ulteriore ripassata di lingua alla tua passera aiuterà anche te a trascorrere una notte più serena. La soluzione è un bel 69.
La mattina della domenica dormo fino alle 10.00 devo recuperare, trovo un modo per ingannare il tempo fino al primo pomeriggio.
È fondamentale che io non ti incontri prima altrimenti la tentazione di saltarti addosso mi prenderebbe fortissima.
Verso le 14.00 tu precedi il mio sms con un messaggio che mi dice scendere nel giardino dell’albergo.
Ti trovo lì stessa gonna ma camicetta di altro colore; dandomi del lei mi porgi la tua macchina fotografica chiedendomi gentilmente di farti una foto ricordo.
Acconsento lasciandoti raggiungere il luogo che hai scelto per la foto. Ti siedi e poco prima dello scatto apri le gambe e il sorriso che tutti possono vedere sul tuo volto non è più solo quello della bocca; là in mezzo mi sorridono le tue immense labbra che dopo la rasata che devi esserti data dopo la mia visita notturna mette in spaventosamente in risalto la fessura.
Quella carne rosa in mezzo al pelo nero è come un faro di notte.
Sono ancora piacevolmente sorpreso quando mi ringrazi riprendendoti la macchina fotografica.
Qualche istante dopo ricevo un tuo sms che mi dice di seguirti e incominciamo un safari fotografico da sballo.
Sono costretto a seguirti con una mano in tasca a giustificazione del rigonfiamento enorme dei mie pantaloni ma devo anche fare attenzione a non toccarmi troppo. Solo ieri ridevo al pensiero di tuo marito che si sborra addosso senza neanche toccarsi per i tuoi resoconti e adesso mi ritrovo sulla stessa barca (anzi sorca) solo per seguirti mentre ti fotografo noto il tuo sguardo strafottente che gode della mia impotenza a toccarti. Lulu sei proprio una bimba cattiva...
Dopo un’oretta decidi finalmente che la tortura può finire e rientriamo in albergo ti seguo fino alla mia camera di cui mi hai chiesto la chiave poco prima. Ogni tanto controlli la mia presenza con la coda dell’occhio ma senza mai voltarti: sempre discrezione.
Entri ma senza chiudere la porta e appena resto solo nel corridoio entro anche io.
Te ne stai li di fronte a me in tutta la tua straordinaria fisicità e quasi con atteggiamento di sfida mi porgi la chiave che uso prontamente per isolarci.
Sono infoiato come un animale, mi avvicino baciandoti sulla bocca, piazzo direttamente le mie mani sulle tue poppe e incomincio a maneggiarle. È ora di togliere la camicetta e il reggiseno; tu mi appoggi il ventre contro il pisello già considerevolmente rigido e io lo spingo verso di te poi incomincio a camminare e tu indietreggi fino al bordo del letto che ti costringe a cadere all’indietro.
Ora ti sollevo la gonna, vedo nuovamente quel sorriso…e mi ricordo di quanto sei stata cattiva. Non se lo avevi calcolato o meno, in cuor mio spero di no, ma un cazzo come il mio è sempre vendicativo e stai per accorgertene.
Sono praticamente inginocchiato sul pavimento con la tua passera davanti alla bocca e incomincio a lavorarti molto lentamente apro con le dita le tue labbra per trovare e torturare il tuo piccolo clitoride.
Ti prendo le gambe e le alzo fino a farti assumere una posizione da lettino ginecologico ma con le ginocchia completamente piegate…continuo a leccarti ma ora posso allargare le tue labbra usando le mie mani.
Tu non puoi vedermi senza alzare la testa ma non ne hai motivo ti stai godendo il servizio…incomincio a penetrarti con un dito proprio come ieri ma ti accorgerai della differenza.
Al dito indice aggiungo il medio e, tenendoli bene uniti tra loro, incomincio a ruotare il polso con movimenti sempre più veloci. Ti bagni sempre di più ma non sei ancora al punto giusto ed ora che scatta la vendetta. ho tirato fuori l’arnese mentre stavo inginocchio e adesso innocentemente continuo a lappare e a sondartela con due dita.
Mi alzo, tolgo le dita e incomincio a picchiettare sul tuo clitoride la mia cappella con tocchi non proprio leggeri, poi la striscio su e giù sulle labbra per aprirle bene e avere l’ingresso della topa assicurato.
L’eccitazione di adesso sommata a quella per le foto non mi farà durare molto. Incomincio spingere assaporando nuovamente il calore della tua passera ma tu mi chiedi di aspettare, dici che non ti senti umida abbastanza.
È il segnale che aspettavo: non ti uso la cortesia della prima volta, niente ingresso lento e poi veloce, solo un colpo secco con cui tutti i 16 cm di nerchia che ti impalano come un pollo alla spiedo.
Non ce la fai trattenerti ed emetti un gemito che è quasi un urlo e una maledizione alzando la testa di scatto e guardandomi con un misto di stupore e ira.
Non ti lascio il tempo di realizzare cosa sta succedendo: uno, due , tre colpi di ariete che ti fanno ballare le tette e il cervello.
Ti tengo giù stantuffandoti un po’ meno forte per farti respirare e non appena mi accorgo che ti comincia a piacere lo tiro fuori di botto lasciandoti lì, a metà.
Mi vado a sedere guardandoti a mia volta con sfida e prendo a masturbarmi lentamente… vieni cara, vediamo cosa vuoi fare per guadagnarti l’orgasmo.
Mi getti uno sguardo incuriosito e interrogativo: resti a gambe larghe, sdraiata sul letto e ti chiedi cosa sto aspettando.
Poi capisci che io non intendo darmi da fare oltre se prima non dimostrerai la tua buona volontà allora ti alzi mi vieni incontro lentamente e io mi godo lo spettacolo della tua camminata e l’ondeggiare di quel triangolo peloso che nasconde uno caldo e una umidità da sballo.
Ti avvicini sempre di più e quando mi raggiungi fai per metterti a cavalcioni come ti ho visto fare nel filmino con il tuo amante di colore. Io però ti fermo: hai troppa fretta di prendere dentro il mio randello.
Ti prendo per i fianchi e ti respingo e con un colpetto dietro le ginocchia ti metto faccia a faccia con l’arnese che poco prima ti stava esplorando il ventre.
Allora finalmente ti è chiaro che dovrai dare il meglio di te con labbra e lingua.
Incomincia leccarmi dalle palle e lentamente risali lungo l’asta: io sono ancora fortemente eccitato per la penetrazione di pochi minuti prima e vederti in ginocchio davanti a me come una regina davanti allo scettro del suo re è forse più eccitante ancora.
Passi alcuni secondi spostando la tua lingua dalle mie palle alla cappella e ritorno poi finalmente avvolgi con la tua bocca il mio cazzo che è tornato turgido e gonfio come un canotto.
Hai deciso che dovrò ricordarmene per tutta la vita e ti dai da fare senza risparmiarti: con una mano tieni ferma l’asta tirando dolcemente verso il basso in modo tale che la pelle sia ben tesa dalla punta fino alla base, e con l’altra mi massaggi delicatamente le palle quasi volessi assicurarti che al momento opportuno si svuotino completamente.
Con la punta della lingua solletichi velocemente quella striscetta di carne che unisce la cappella al pene, ben sapendo che è il punto più sensibile di un uomo, e ad intervalli sempre diversi avvolgi e succhi la cappella.
Quando afferri la cappella lo fai piazzando i denti sul confine con l’asta di carne e li fai strisciare un pochetto sulla carne rossa. Puttana!! Infinitamente puttana!! Sai benissimo qual è il limita tra dolore e piacere e sai altrettanto bene quando fermarti.
Ad un certo punto decidi che è ora di finire e mi dai il colpo di grazia: tieni in bocca solo la cappella e la blocchi dolcemente con i denti, poi cominci a succhiare quasi a volermi fare un succhiotto proprio lì. È una sensazione fantastica fatta quasi completamente di piacere e da un’ombra fantastica di leggero dolore.
Ormai sono fatto e non ho intenzione di continuare a impazzire, mi lascio andare spingendoti il membro fino in gola: ti stringo la testa tra le mani in modo che tu non possa spostarti, nel caso lo volessi, e lascio che l’orgasmo percorra tutto il mio corpo per scaricarti in bocca quanta più sborra possibile. Deciderai tu se ingoiare o sputare ma lo farai solo alla fine: prima voglio riempirti.
Invece no! cambio idea: una troia come te merita qualcosa di peggio di una sborrata in gola.
Lo tiro fuori poco prima che incominci a spruzzare nettare e, afferrandoti con una mano per i capelli, con l’altra te lo piazzo davanti alla faccia cercando di riuscire a schizzarti nella bocca, sugli occhi e, se possibile, anche nel naso: voglio che il mio seme ti entri dappertutto, devi credere che affogherai nella mia sborra e, almeno per un istante, dovrai avere la sensazione che tutto il mondo che ti circonda altro non è che la mia sborra calda.
Ora sono veramente soddisfatto e sento il cazzo che si ammoscia. So che non sei soddisfatta ma se vorrai essere penetrata dovrai fare ancora meglio per farlo rizzare nuovamente e poterlo cavalcare come volevi fare all’inizio.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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