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Caffè in giardino


di Ericasx
20.01.2025    |    209    |    19 9.6
"Mia moglie godeva, lui godeva e poco più in là, nella penombra della stanza, anch'io stavo godendo..."
Imboccai il viale alberato che conduceva a casa ad una certa velocità, dai finestrini arrivavano ondate di aria calda. Il termostato indicava ventisei gradi ma sinceramente a me sembrava di soffocare. Avevo fretta, in ufficio mi aspettavano per chiudere il bilancio e senza il mio notebook non avrei fatto granché. Lasciai l'auto sotto il pergolato e mi diressi verso casa. Il cantiere era quasi ultimato ed il giardino stava prendendo forma. Mancavano ancora gli Ulivi nelle aiuole rialzate e i Cipressi di Leyland a formare la siepe perimetrale ma nel complesso potevamo ritenerci soddisfatti. Io e mia moglie abbiamo sempre avuto una passione per le piante e quando ci siamo trasferiti nella nostra nuova casa abbiamo deciso di fare le cose in grande. Il garden designer ci aveva guidato sapientemente nella scelta degli elementi da utilizzare e nella loro disposizione. Gli operai avevano realizzato un ottimo lavoro ed eravamo molto soddisfatti di come stavano procedendo le cose. Rientrai a casa e lasciai le chiavi dell'auto nel disimpegno. Nell'aria c'era un buon odore di caffe, decisi quindi di andare in cucina per prenderne una tazza al volo. Del caffè c'era solo l'odore. Mia moglie probabilmente lo aveva preparato per gli operai che lavoravano in giardino. Proseguii verso il mio studio per prendere il notebook ed andare in azienda. Passando vicino la finestra scostai leggermente la tenda per dare uno sguardo fuori. Come avevo immaginato il caffè era per gli operai; infatti seduto su un blocco di pietra dell'aiuola c'era un irsuto operaio sulla cinquantina. Evidentemente accaldato dal lavoro e dalla giornata afosa stava riposando all'ombra del ciliegio. Di fronte a lui, in camicetta bianca e gonnellina plissettata beige, arrivava mia moglie con il vassoio e le tazzine per il caffè. Arrivata difronte a lui gli chiese dove fossero andati gli altri. Lui le rispose che erano andati a prendere gli ultimi blocchi al deposito e sarebbero tornati dopo pranzo. Siamo rimasti soli aggiunse e con un gesto molto sicuro della mano la invitò a sedersi accanto a lui. Hai ragione, il caffè è un piacere che va condiviso rispose lei e andò a sedersi sulla pietra. I due fecero cin cin con le tazzine e sorseggiarono il caffè bollente. È proprio buono questo caffè! E nel pronunciare qieste parole portó la sua mano sulla coscia di mia moglie. La mise poco più sopra del ginocchio, proprio li dove inizava la gonna. La mano do lei fece per bloccarla, ma la decisione e la forza di lui ebbero la meglio. Non che lei avesse cercato di opporre molta resistenza a dire il vero, fu più che altro una risposta istintiva che presto sì abbandonó alle carezze di lui. Lo strusciarsi della mano sulla coscia si fece sempre più deciso e ampio. Quando lui le sfioró le mutandine mia moglie gemette ed io sentii un brivido percorrermi la schiena. In un secondo l'eccitazione s'impadronì del mio corpo, lo fece sussultare e così il perizoma che indossavo si bagnó all'istante. Nel sentire il piacere di lei provai anch'io la sensazione di essere desiderata, bramata da un uomo. Non sapevo se uscire immediatamente di casa ed andarli a disturbare o rimanere li nell'ombra a godere della visione. Optai per la seconda opzione. Il movimento ritmico della mano di lui si fece sempre più intenso fino a quando non si bloccó drasticamente tra le sue gambe. Lei, mordendosi le labbra dal piacere, afferró con forza il braccio di lui. Un segnale inequivocabile, stava iniziando a godere. Vedo che ti piace eh!? E il cazzo ti piace? Lo vuoi si?! L'operaio che fino a quel momento era rimasto in silenzio ora aveva intrapreso a parlare con un linguaggio assai volgare. Mia moglie sembrava apprezzare molto quelle parole e seguitava a rispondere con dei piccoli gemiti. Ad un tratto l'operaio si sbottonó i pantaloni e lo tiró fuori dai pantaloni. Una folta peluria nera faceva da contorno a un grosso cazzo turgido con una cappella dalla circonferenza importante. Prese la mano di lei e la guidó verso di lui. Lei glielo afferró e cominció a masturbarglielo con dei movimenti lenti e profondi. Iniziò a godere anche lui e con un gesto improvviso tiró via le delicate mutandine di lei, le quali si ruppero da un lato e rimasero avvolte su una caviglia. Ora le sue dita sì facevano largo dentro lei. Aveva la fica completamente bagnata e quasi potevo sentire il rumore ritmico di quello sfregolio. Io ero completamente fuori di testa, non sapevo distinguere se il piacere era dato dal vedere quel cazzo così grosso e bagnato o dal vedere mia moglie così presa in quella scena fedifraga. Ma sta di fatto che non persi tempo, aprii l'armadio e da una scatola attentamente nascosta tirai fuori i miei giocattoli e del gel. Portai il lubrificante sull'ano e ne  rilasciai una bella quantità, poi con le dita inizia a spingerne un po' all'interno. Con dell'altro gel cosparsi il dildo posizionato a terra dietro la scrivania e lentamente iniziai a cavalcarlo. I due erano sempre più presi e alle parole di lui seguivano delle grida di piacere sempre più decise. Mia moglie godeva, lui godeva e poco più in là, nella penombra della stanza, anch'io stavo godendo. A poco a poco le urla di piacere si fecero sempre più intense, lei si stava avvicinando all'orgasmo. Infatti da li a poco esplose. Le gambe le si inondarono di umori, la testa vacilló all'indietro e poi il corpo si piegó rapidamente in avanti. Il massimo piacere di lei evidentemente aveva fatto eccitare anche lui che approfittando di quella posizione afferró il capo di lei e lo portó verso se. Giusto in tempo per riempirle bocca e  viso della sua sborra. Un grugnito animalesco indicó il raggiungimento dell'orgasmo. Quando lei  alzó la testa, vidi mia moglie con metà del viso ricoperto da una sborrata densa e collosa. Poi rivolse lo sguardo verso la finestra dalla quale li stavo spiando, quasi avesse percepito la mia presenza, aprì la bocca e lasciò cadere sul cazzo di lui una quantità incredibile di sborra mista a saliva. Almeno una decina di copiosi fiotti le erano arrivati in bocca e ora ricoprivano interamente il cazzo dell'operaio. A tale vista, mordendo la gag ball e con il culo ormai dilatatissimo esplosi anch'io di piacere. Subito dopo aver liberato la sua bocca dai liquidi si rivolse a lui dicendo. Noi due non abbiamo ancora finito. E così dicendo scalció via le mutandine, tiró su il gonnellino ed accovacciandosi su di lui inizió a bagnarlo con una pioggia dorata. L'operaio rimase visibilmente sbalordito ma al tempo stesso eccitato nel vedere la scena. Una volta finito di liberarsi, drizzó le gambe e dando la schiena a lui lo afferró per la nuca e lo spinse a se. Il viso di lui era completamente affondato nel culo di mia moglie con la bocca all'altezza della fica. E ora pulisci pure, gli urló. L'operaio obbedì con piacere e poco dopo, quando lei si sentì soddisfatta lo lasciò cadere all'indietro ormai sfinito e senza fiato. Nel frattempo mi affrettai nel risistemare il tutto al proprio posto e tirati su i pantaloni andai velocemente in cucina. Arrivato li, aprii il frigo e presi un succo e con le gambe ancora tremanti mi misi a sedere. Poco dopo entró lei con il vassoio in mano e il viso ancora accaldato. Mi guardo' e con la massima calma mi disse. Pensavo fossi in ufficio. Nel dire questo si giró verso il lavello e continuando aggiunse. Il giardino sta venendo proprio bene, questi operai ci sanno proprio fare. Sarebbe forse il caso di fargli sistemare anche il viale d'ingresso?
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