Prime Esperienze
la mia prima volta con la bocca

22.04.2022 |
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"La sua era piena per metà perché, mentre mi massaggiava con la lingua e le guance la cappella, aveva cominciato anche a masturbarmi, era bravissimo nel..."
Avevamo fatto l’amore, ci eravamo penetrati possedendoci reciprocamente fino allo sfinimento, con i corpi ancora agitati da uno sfrenato ultimo amplesso, consumato con lui disteso sul letto ed io a cavallo, piegato sulle ginocchia, impalato dal suo cazzo che mi piaceva farmi scivolare dentro e fuori, accompagnandone il saliscendi con movimenti del bacino che ne facevano cogliere ancor di più il vigore e del quale apprezzavo la rigidità spinta in profondità contro le pareti del condotto anale.Quando ho sentito il fiotto caldo dello sperma inondarmi il retto e, simultaneo, il suo gemito esagerato di piacere, mi è sembrato di impazzire; mi è venuto spontaneo sollevarmi e sfilarmi dal cazzo per distendermi rilassato sopra di lui, che mi ha stretto immediatamente in un abbraccio. Sullo scroto sentivo lento scivolarmi lo sperma che mi regalava una sensazione piacevole anche di solletico mentre quelle braccia che mi avevano avvolto e stretto forte nelle spalle si traducevano adesso in una tenera carezza che sollevatomi il viso, guidava la mia bocca verso la sua.
Era come farlo ancora, la sua lingua si spingeva contro la mia, viva e prepotente dentro la mia bocca, premeva sulle guance e contro il palato, come un attimo prima la sua cappella aveva fatto nell’ano… e io facevo altrettanto, eccitato della sua stessa eccitazione che sentivo viva sul suo corpo premuto contro il mio, alla ricerca disperata di un contatto sempre più spinto capace di restituire alle nostre nudità un’intimità sempre più complice.
Con i corpi sudati d’amore ci siamo alzati e siamo andati in bagno per farci insieme la doccia. Non era la prima volta che lo facevamo ma era senz’altro la prima volta che mi approssimavo a farla, la doccia, con un proposito che era anche un desiderio: succhiarglielo come ancora non avevo mai fatto. Non me lo aveva mai chiesto, lasciando probabilmente che fossi io a decidere quando, consapevole che il desiderio me ne avrebbe comunque indotto presto l’esercizio.
Come sempre, sotto la doccia, ci siamo vicendevolmente insaponati, massaggiandoci e palpandoci reciprocamente finanche a penetrarci con le dita. “Oggi non smetterei mai” mi ha detto; nel palmo della mano che tenevo aperta tra le sue gambe ne accoglievo i testicoli che massaggiavo delicatamente con dolci movimenti, sul polso sentivo invece appoggiato il suo cazzo, che avvertivo palpitante di nuovo per effetto di una sorgiva erezione. Ho detto: “asciughiamoci e torniamo a letto, neanch’io voglio smettere, ho ancora fame di te”.
Si è disteso nel letto tirandosi poi su con le spalle appoggiate allo schienale, lasciando divaricate le gambe tanto che potessi distendermici in mezzo e prendergli in bocca il cazzo.
Era la prima volta che lo facevo e aprire le labbra per accogliere in bocca l’uccello di un uomo è stata un’emozione che mi ha regalato immediatamente una sensazione di grande eccitazione, soprattutto quando l’ho sentito caldo… crescere, riempirmi la bocca, e allungarsi fino ad accarezzare la gola costringendomi a sollevarmi e farlo scivolare fuori per non essere costretto a tossire.
Aiutandomi con le mani l’ho tenuto eretto stringendone la base, facendo scorrere con le labbra dall’alto in basso la pelle per liberare il glande; era turgido, ingorda la mia bocca l’ha accolto di nuovo per intero dopo averlo lubrificato abbondantemente con la saliva, con la lingua ne tenevo premuta contro il palato la cappella che immaginavo incandescente, accarezzandone delicatamente il profilo. Mi piaceva succhiarlo, tenerlo in bocca, avvolgerlo con le labbra e le guance come in un abbraccio, misurarne tra le labbra le dimensioni per accorgermi che mi sembrava sempre più grosso, senz’altro più turgido e vivo di un vigore che sentivo crescere così come la mia eccitazione. Ho sentito irrefrenabile il desiderio di masturbarmi e ho cominciato a farlo, mentre continuavo a deliziarmi del suo cazzo che mi scopava la bocca. Si, mi scopava, perché mi muovevo con la bocca sul suo cazzo nella medesima maniera con la quale avevo accolto prima, cavalcandolo in un andirivieni simile ad una danza, quello stesso cazzo infilato nel culo. Stavo godendo per effetto sia del piacere orale che di quello procuratomi masturbandomi.
Quando all’improvviso, con uno scatto, si è tirato indietro sfilandomelo dalla bocca, ho pensato che stesse venendo: lo avevo sentito tremare e fremere conquistato dai brividi di un piacere che doveva essere tanto quanto il mio. Invece, si è disteso fianco a me, in verso contrario, adagiandosi con la testa all’altezza del mio cazzo, che mi ha tolto di mano e si è infilato in bocca.
Ha cominciato a succhiarlo, leccandone abilmente la cappella, facendo scorrere lungo tutta l’altezza avvolgenti le sue labbra in un delicato saliscendi, un esercizio che sapeva fare benissimo e del quale avevo già apprezzato l’abilità.
Io facevo altrettanto con il suo cazzo in bocca e disponendo adesso di entrambe le mani, con una gli ho stretto forte una chiappa e con il dito medio dell’altra l’ho penetrato, in profondità, avvertendone immediato un sussulto di soddisfazione accompagnato da un gemito di piacere. Al dito medio ho aggiunto prima l’indice e poi l’anulare per affondarglieli, dilatandolo in maniera sempre più esagerata, nel condotto anale. Accompagnava la pressione delle mie dita con delicati movimenti del bacino che spingevano il suo cazzo sempre più a fondo nella mia bocca.
Si udivano solo i nostri gemiti e i rumori generati dal risucchio delle nostre bocche che ingorde divoravano una il cazzo dell’altro. La sua era piena per metà perché, mentre mi massaggiava con la lingua e le guance la cappella, aveva cominciato anche a masturbarmi, era bravissimo nel combinarne il simultaneo esercizio. A rompere quell’idillio è stata all’improvviso la sua voce, intermittente perché rotta dall’eccitazione e soffocata da un piacere da cui era ormai sopraffatto: “toglitelo dalla bocca amore, se non vuoi che te la riempio di sperma, ancora un attimo e vengo”.
E’ stato allora che gli ho affondato con ancora maggiore energia le dita nel culo, con l’altra mano ho stretto la chiappa per schiacciarlo ancora di più contro la mia faccia e dentro la bocca, l’ho risucchiato con avido desiderio accarezzandogli con la lingua la cappella che ho tenuto premuta contro il palato… e nitida ho avvertito l’onda dello sperma che dai testicoli è risalita impetuosa fino a dilagarmi in bocca. La sua aveva mollato la presa per aprirsi in un grido quasi animale di soddisfatto piacere, come animale era lo scatto con il quale si era rigirato su stesso per incollare la sua bocca alla mia e baciarmi con una partecipazione capace di sollecitare e alimentare in un attimo tutti i sensi: il gusto di quel sapore nuovo che avevo in bocca e che stavamo condividendo; l’odore di sesso che i nostri corpi emanavano, essenza di una sfrenata tempesta ormonale; il contatto vivo di ogni centimetro del nostro corpo, ma soprattutto della sua mano che mi stringeva forte il cazzo in un saliscendi che mi stava conducendo rapido all’orgasmo; la melodia dei nostri sospiri e gemiti, esagerato il mio quando anch’io sono venuto; la meraviglia dei nostri corpi nudi riflessi nello specchio, quando ci siamo alzati dal letto e simili a due guerrieri esausti ma vittoriosi dopo una tremenda battaglia, ci siamo abbracciati ancora, stretti e appiccicati in piedi.
Ho sentito la sua mano scivolare delicata dalle spalle al fondoschiena, posarmisi su una natica, massaggiarla a palmo aperto e allargare con le dita le chiappe, nel frattempo si era chinato leggermente per baciarmi il petto, leccarmi e mordicchiare i capezzoli. “Debbo confessarti che prima ancora di tutto mi è piaciuto e ho desiderato il tuo cazzo quando ti sei spogliato la prima volta in ambulatorio; che non mi è affatto dispiaciuta l’offerta del tuo culo immaginando potesse essere l’abbrivio per darti poi il mio; quello che mi sarebbe stato difficile credere è quanto grande sarebbe stato il piacere di cui è capace la tua bocca… che immaginavo comunque esagerato per quanto belli sono sempre i tuoi baci” mi ha detto. “E’ per questo che mi hai chiamato amore?” è stata la mia risposta.
Ha sorriso, mi ha preso per mano e siamo andati sotto la doccia.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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