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Gay & Bisex

La mamma è sempre la mamma.


di Fenice1967
13.09.2019    |    15.485    |    6 9.1
"Il nostro rapporto era basato sopratutto sul sesso con pochi limiti e, quindi, sul soddisfacimento reciproco delle curiosità omo e bi sessuali..."
Non sono gay, non mi sono mai sentito tale, ma solo molto, molto curioso...
Avevo allacciato già da qualche tempo una relazione con Giulio, il mio coinquilino, uno scapolone di 18 anni più grande di me; io a quel tempo avevo 22 anni e frequentavo l'università. Il nostro rapporto era basato sopratutto sul sesso con pochi limiti e, quindi, sul soddisfacimento reciproco delle curiosità omo e bi sessuali. Tuttavia entrambi amavamo - quando possibile - le relazioni con l'altro sesso, sia singolarmente, sia in coppia.
Devo dire che il nostro menage funzionava abbastanza bene: la condizione che avevo posto all'inizio, e che Giulio aveva prontamente accettato, era: "Niente scenate di gelosia, niente volontà di possesso in esclusiva dell'altro. Ognuno di noi due, finita la scopata, fa quello che cazzo vuole! se a me va di trascinarmi in camera un altro uomo, una donna o un trans, bè ... deve andare bene così, senza alcuna recriminazione successiva. Prendere o lasciare".
Volevo sentirmi finalmente libero di fare, nel rispetto dell'altro e evitando spiacevoli sorprese, quello che volevo e che per tanti anni non avevo potuto concretizzare.
Un pomeriggio torno dall'Università e trovo Giulio ad attendermi in soggiorno. Mancava da casa da qualche giorno, infatti la ditta di arredi per la quale lavorava lo aveva mandato in un paesino sperduto della Valtellina a montare i mobili di un lussuoso loft, ed ora era tornato ingrifato più che mai e intenzionato a montare me!
Come mi vide si fece incontro e mi abbracciò forte, ficcandomi tutta la lingua in bocca e dandomi una vigorosa raspata al cazzo e alle palle.
A dire il vero a me non sembrava vero che fosse tornato, cominciavo a sentirmi un tantino solo e bisognoso di "affetto" e di coccole. Il desiderio di farmi una rigenerante scopata era anche dato dal fatto che Richard, un ragazzo ivoriano conosciuto all'università e dal quale di tanto in tanto amavo farmi rompere il culo e inondare la faccia di sborra, era partito per ritornare al suo paese per un periodo di vacanza.
Quindi potete ben capire che i miei ormoni erano in fibrillazione.
Così avvinghiati ci dirigemmo, quasi fosse un ballo, verso la camera di Giulio, che aveva un bel letto matrimoniale comodo e soffice. Ci spogliammo alla velocità della luce e ci sdraiammo pronti a darci da fare.
Sia io che Giulio avevamo il cazzo dritto e duro come il marmo; eravamo veramente curiosi: lui ricoperto di peli fino al collo, quasi fosse un peluche, io completamente privo di peluria (comprese le parti intime che mi depilavo giornalmente), e con i capelli lunghi raccolti con una coda.
Rimanemmo li per un po', con lui sopra di me, intenti a limonare e a darci dei lunghi baci, con i nostri cazzi puntati l'uno contro l'altro che stentavano a piegarsi sotto la pressione reciproca dei corpi.
Poi iniziai col fare un bel pompino a guance incavate a Giulio, per scaldarlo e per portarlo dove volevo, ovvero ad incularmi duramente e in profondità.
Dopo una decina di minuti io mi trovavo con la faccia schiacciata contro il cuscino e con il culo proteso verso di lui. Giulio mi stava letteralmente aprendo in due il buco del culo; il suo cazzo stava entrando dentro di me centimetro dopo centimetro, ben lubrificato da saliva e vaselina, portandomi a vette di godimento estremo.
"Cazzo, godi proprio come una troia", disse ridendo Giulio. Io non risposi, ero troppo impegnato a mordere il cuscino e a non urlare dal piacere.
Il suo cazzo era bello, lungo e grosso, con una cappella che faceva venire voglia di succhiarlo solo a guardarlo, anche se sinceramente non reggeva il confronto con quello di Richard; giovane membro di ben altre dimensioni, nero come la pece e con uno schizzo di sborra prorompente.
Comunque mi ritrovavo in quella situazione paradisiaca e mentre ero impegnato a smanettarmi il cazzo, che era arrivato al limite della sopportazione, squilla il telefono fisso in soggiorno.
"Tombola", penso tra me e me "E adesso chi cazzo è che rompe?".
Giulio fa finta di niente e prosegue a devastarmi lo sfintere perfettamente depilato, ma il rompiscatole telefonico insiste nel suo proposito di rompere le uova nel paniere.
"Vai a rispondere tu", mi dice Giulio con voce affannata, togliendo bruscamente la sua nerchia dal buco del mio culo - oramai dilatato a dismisura - e asciugandosi il sudore con il dorso della mano. "Sicuramente è qualche tuo collega di Università che ti deve parlare".
Io mugugno un po, ma poi lui mi dà una sonora sculacciata sulle natiche, al ché mi tiro su e vado, completamente nudo e con una bella erezione in corso, a rispondere al telefono.
"Pronto, chi è?", faccio io con fare scocciato.
Dall'altra parte mi risponde una voce di donna anziana che mi fa: "Ciao sono Rosa, la mamma di Giulio. Per caso è già tornato dal lavoro?".
Io le rispondo di si e le dico che è nell'appartamento con me. Non finisco di proferire quelle parole, che la petulante signora mi attacca un bottone colossale, chiedendomi notizie dei miei, dei miei esami all'università, di come stessi di salute ... ma farsi un po' di cazzi suoi no?
Insomma, mentre ero li intento a rispondere, mi accorgo che Giulio mi sta fissando completamente nudo, ridendo come un pazzo, appoggiato allo stipite della porta.
Così faccio una serie di gesti indirizzati a lui per fargli capire di prendere la comunicazione e di levarmi la mamma dalle palle, ma lui niente!
Ad un tratto lo vedo avvicinarsi ed abbracciarmi. Poi incominciò a baciarmi e a darmi piccoli morsi dovunque, compresi sopratutto i capezzoli (cosa che mi fa letteralmente andare in delirio e fuori di testa).
Io cominciai a non capire più nulla: tra la madre che mi parlava al telefono e lui che mi torturava a quel modo, mi sembrava di svenire per l'imbarazzo e il piacere.
Prese poi a farmi un bel succhiotto sul collo, mentre con la mano ruvida da falegname cominciò dapprima a giocare con il piercing che avevo - in quel movimentato periodo universitario - al frenulo del pene, e poi a mungermi vigorosamente il cazzo, in quel modo che a me piaceva da morire. "Maledetto stronzo bastardo", penso io, intrappolato in quella situazione.
Poggiai il microfono del telefono contro la spalla in modo da sentire lo sproloquio della signora, che parlava senza interruzione di chissà che cosa, e da non far sentire a lei i mugolii soffocati che mi uscivano dalla bocca, insieme a un insistente "Basta, basta, finiscila ... non ne posso più".
Dopo un bel po' di quella tortura, il mio apparato genitale disse che la misura era oramai colma. Un lungo e potente fiotto di sborra si riversò in parte sul pavimento e in parte sulle gambe di Giulio, che se la rideva soddisfatto.
Giusto il tempo di riprendermi che sento la signora Rosa dire "E' stato un piacere scambiare quattro chiacchiere con te, salutami i tuoi, mi raccomando. Mi puoi passare Giulio ora?"
"Certo", dico io con la voce ancora tremante "E' quì davanti a me (bastardo), ora glie lo passo".
Diedi la cornetta a Giulio e lui, come se niente fosse incominciò a parlare dei cazzi suoi con la madre.
Volevo vendicarmi, così pensai di ripagarlo con la stessa moneta.
Mi avvicinai a lui e presi a baciarlo, a mia volta, dovunque. Lui ostentava sicurezza ed indifferenza, così decisi di usare le maniere "forti".
Mi diressi verso il suo cazzo, ancora perfettamente eretto, e incominciai a fargli un pompino; poi cominciai a toccare con le dita quella che sapevo essere la sua zona erogena più sensibile, ovvero il perineo.
A quel gesto lui ebbe un sussulto, mi guardò e mi fece cenno con la testa di non continuare; tuttavia io ero intenzionato a prendermi la mia bella rivincita, e così proseguì imperterrito con il pompino, continuando a massaggiarlo. Gli stropicciai lo scroto e poi gli toccai lo sfintere e lui, per tutta risposta ebbe un fremito che lo scosse dalla testa ai piedi.
Conoscevo bene il mio pollo, così continuai anche se lui, con le spalle appoggiate al muro, tentava di allontanarmi senza successo. La sua voce era sempre più rotta e oramai parlava con la madre solo per monosillabi.
"Si ... si ....", continuava a dire in tono sempre più sommesso, mentre la signora Rosa continuava a parlare a ruota libera dei cazzi suoi.
D'improvviso lo sentii fremere e, spalancando la bocca in un grottesco urlo muto, mi riversò nella bocca qualche ettolitro della sua sborra calda.
Io mi guardai bene dall'inghiottirla subito, anche se continuai a ripulire coscienziosamente il suo cazzo da ogni traccia di sperma.
Poi, stremato, lui fece "Ok mamma, ora devo andare ... ci sentiamo domani, ciao".
Chiuse il telefono, ed in quel momento io mi sollevai in piedi davanti a lui e lo fissai. Ansimava e la sua faccia era stravolta.
Spalancai la bocca e misi in mostra tutta la sborra che avevo ricevuto da lui, quasi come nella scena finale di un film porno. Quindi la richiusi ed inghiottii in un sol colpo tutta quella roba, per poi aprirla di nuovo davanti a lui e mostrare la lingua perfettamente pulita.
Lui mi guardò costernato. Io per tutta risposta gli diedi una occhiataccia e mi ritirai in camera mia.
"Ora mi vesto e vado a mangiare in mensa", dissi acido "Ci vediamo quando torno".
Dopo un po' uscii per andare a mensa, per scambiare quattro chiacchiere con quei pomposi dei miei colleghi che si vantavano di scopare con chissà quante donne, ma che poi non battevano chiodo.
Al mio ritorno le luci del soggiorno erano spente. Tendo l'orecchio e sento la voce della televisione provenire dalla camera da letto di Giulio.
Vedo la porta mezza aperta e butto un occhio dentro; sdraiato sul letto c'è il mio amico, assopito davanti ad una soap opera di cui lui è ghiotto. A quella vista mi intenerisco; così zitto zitto, mi spoglio completamente ed entro di soppiatto in camera sua.
Lui non mi sente, così salgo sul letto e mi metto a cavalcioni su di lui che è ancora completamente nudo. Si sveglia di botto e spalanca gli occhi incredulo, così gli dico "Allora, dove eravamo rimasti?".
Tolgo le lenzuola e incomincio a spompinarlo a dovere, mettendomi in posizione 69. Le sue dita incominciano ad esplorare in profondità il mio culo: prima una, poi due e poi tutte le altre. Vedo il suo cazzo che, come il mio, è turgido e gonfio, quasi volesse scoppiare; così smetto di succhiarglielo (anche perchè cominciavo a godere come un maiale), e mi giro verso di lui con l'intenzione di sedermi sul suo cazzo.
Il culo era già lubrificato dalla vaselina, con la quale aveva unto le dita, e dilatato a sufficienza; così me lo caccio su per lo sfintere e incomincio a montarmelo con un ginocchio appoggiato sul materasso ed uno sollevato, proprio per dare più forza all'inculata.
Lui mi guarda meravigliato e, stropicciandomi i capezzoli eretti, mi fa: "Ma non dovevamo ricominciare da dove avevamo lasciato? Prima ero io a stare sopra!".
E io: "Si, ma la lezione per oggi non è ancora finita, baby".
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