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Marianna e il dentista


di sense40
28.11.2010    |    16.828    |    0 6.7
"Era inverno inoltrato ed aveva deciso di trascorrere una breve vacanza in montagna con la moglie..."
Mi chiamo Stefano e mi piace deliziarvi con i miei racconti, così se sono stati di vostro gradimento non esitate a scrivermi alla mia mail:[email protected]
Mi piacerebbe ricevere nuove idee e fare nuove amicizie, specialmente femminili! ;-))

Marianna lavorava da un paio d'anni in un grosso studio dentistico come segretaria. Giovane, poco più che ventenne, era felice di quell'impiego. Di carattere mite e di poche parole sapeva comunque rendersi simpatica a tutti, specialmente agli uomini dal momento che, senza essere una di quelle bellezze patinate che si vedono solo sulle pagine dei giornali, era decisamente una bella ragazza. Mediterranea, dai capelli scuri ed il viso leggermente arrotondato, aveva una bel corpo con seni pieni dalle dimensioni ideali, belle gambe dalle curve morbide e dalla pelle vellutata. Non si truccava molto ma del resto alla sua età non ce n'è bisogno, ed appariva come una tranquilla e un po' timida ragazza acqua e sapone, anche per il modo di vestire sobrio. L'unica stravaganza di tanto in tanto erano delle calze a rete, indossate sotto una gonna non troppo corta, quasi il sottile presagio di una natura calda e sensuale ma tenuta gelosamente nascosta. Simone era il titolare dello studio e aveva assunto Marianna, quasi unicamente perchè favorevolmente impressionato dal suo aspetto fisico. Il lavoro non era impegnativo, lei era giovane e lo stipendio non troppo elevato, perché non concedersi una presenza piacevole si era detto. Poi però lentamente quella ragazza gli era entrata nel sangue e nel cervello. Si sforzava di mantenere con lei un atteggiamento normale e corretto, per non insospettire gli altri membri dello staff, ma in realtà, non faceva altro che pensare a lei. Dapprima si era limitato ad osservarla cercando, in molte occasioni, di sbirciarle sotto le gonne, di carpire quanto più possibile delle linea di quelle belle gambe dalle cosce vellutate. O di spinere l'occhio nella scollatura della camicetta, mai troppo aperta, quasi ad accarezzare il morbido e pieno seno della giovane. Aveva anche tentato qualche timido approccio, ma lei manteneva il suo atteggiamento riservato quasi non lo considerasse, o almeno non considerare le sue velate avances. Da quando poi Simone l'aveva vista in costume, durante una gita al mare organizzata con tutto il personale dello studio, la sua ossessione e il suo desiderio si erano accentuati. Quei bei seni morbidi che ondeggiavano sotto la sottile stoffa del costume, che sobbalzavano elastici quando lei si muoveva o rideva, l'ombra scura dei capezzoli che era trapelata quando lei era uscita dall'acqua dopo un bagno ristoratore, ora tormentavano le sue notti, e Simone si arrovellava nell'inutile tentativo di escogitare qualche cosa per averla. Iniziò a spiarne ogni mossa e quando la vide una sera in compagnia del suo fidanzato, provò una fitta decisa di gelosia ed incominciò a covare nel profondo del suo animo un assurdo desiderio di vendetta. Ma continuava a comportarsi normalmente ed addirittura ad essere gentile e premuroso con lei. I mesi passavano e l'ossessione di Simone cresceva, e con essa la sua frustrazione. Per la maggior parte del tempo si rendeva perfettamente conto dell'assurdità della cosa, ma quando il pensiero di lei s'impadroniva di lui, riusciva solo a pensare a quel meraviglioso corpo che non poteva possedere. Tutto questo sino al fatidico giorno quando la fortuna venne insperatamente in aiuto di Simone. Era inverno inoltrato ed aveva deciso di trascorrere una breve vacanza in montagna con la moglie. Una decisione improvvisa presa anche per cercare di distrarsi dal continuo pensiero di Marianna. Trascorso il week end aveva lasciato la moglie in montagna per raggiungerla il venerdì successivo. Ritornando in città, la sera, aveva improvvisamente deciso di passare dallo studio per controllare gli appuntamenti del giorno dopo. Aveva posteggiato la macchina ed era salito allo studio. Quando aprì la porta e vide una luce accesa in una delle sale d'attesa, si bloccò di colpo. Pensò ai ladri e si mosse con circospezione, pronto a reagire ed a scappare chiamando aiuto. Aveva percorso pochi passi, quando un'inequivocabile risata lo fece trasalire. Era la risata roca e gutturale di una donna eccitata. Simone proseguì lentamente avvicinandosi alla porta, e quando riconobbe la voce di Marianna, il sangue gli si gelò nelle vene. Tremando si spinse in avanti mentre ormai distingueva benissimo anche la voce di un uomo, quando giunse alla porta con lentezza esasperante, si sporse leggermente e fu allora che vide Marianna ed il suo fidanzato. Stavano sdraiati sul divanetto della sala, abbracciati, lui immergeva il volto nei bei seni di lei, baciandoli e succhiandone avidamente i capezzoli, lei impugnava con la piccola mano il duro cazzo e lo masturbava. Lui si sollevò un attimo il volto dai bei seni di Marianna "Non trovi che qui sia molto meglio che in macchina?" le disse e lei ridacchiò "Di che cosa avevi paura, a quest'ora non viene certo nessuno, di domenica poi..." continuò lui "E visto che l'idea è stata mia penso proprio di meritarmi un premio" aggiunse e rialzatosi le prese la testa tra le mani e la spinse decisamente verso il basso sino a che lei non glielo prese in bocca iniziando a succhiarglielo. Simone aveva assistito come paralizzato, riuscì lentamente a ritrarsi, era furioso ed eccitato allo stesso tempo, avrebbe voluto fuggire, ma anche entrare e scagliarsi sul giovane che stava profanando Marianna. Avrebbe voluto entrare e punirla per quello che gli stava facendo, poi all'improvviso, la sua mente concepì un'idea. Lentamente si allontanò e ritornò alla macchina. Con furia cercò la borsa della macchina fotografica che si era portato in vacanza, e di corsa ritornò allo studio. Quando giunse nuovamente alla soglia della porta dall'interno della saletta giungevano solo i gemiti ed i rumori confusi dell'amplesso. Rapidamente regolò l'esposizione e la velocità ed iniziò a scattare. Scattò e riscattò, come in trance, ma selezionando accuratamente gli scatti. Alla fine quando il giovane si accasciò gemendo dopo essere venuto copiosamente sul ventre di Marianna, Simone lentamente si ritrasse e se ne andò dallo studio con un enigmatico sorriso sulle labbra. Nei giorni successivi il suo problema fu quello di far sviluppare l'insolito rullino, non fu facile ma alla fine vi riuscì, e passò la notte a rimirare le foto ed a pensare a che cosa avrebbe fatto l'indomani. Le foto erano riuscite decisamente bene, malgrado non avesse ovviamente potuto usare il flash, ma a parte qualcuna decisamente mossa, la maggior parte era perfetta e Marianna risultava perfettamente riconoscibile come del resto il luogo in cui si svolgeva la scena. Il giorno dopo malgrado il poco sonno era lucido ed eccitato, e andò allo studio di ottimo umore, aveva preparato una busta con le migliori foto ed un bigliettino di poche righe "Quello che hai fatto ieri è inqualificabile, dobbiamo assolutamente parlare, vieni questa sera a casa mia alle 21 precise, P.S.: ho i negativi".
Era certo che lei avrebbe riconosciuto la calligrafia e non lo firmò nemmeno. La sera all'orario di chiusura, approfittando di una momentanea assenza di Marianna, infilò la busta nella sua borsetta e se ne andò a casa soddisfatto pregustando ciò che sarebbe accaduto.
Alle 21 precise, suonarono alla porta e Simone andò ad aprire con calma. Marianna era davanti alla porta, un'espressione stravolta, gli occhi arrossati per il pianto, le labbra tremanti. Non disse una parola, e lui le fece cenno d'entrare e la condusse in salotto. Lei si sedette nervosamente sul divano e lui si rilassò sulla comoda poltrona, cercando di mascherare l'euforia che provava con una smorfia imperscrutabile. Lei aprì la borsetta con mano tremante e ne prese la busta delle fotografie e gliela mostrò "Che cos'è questa storia" disse con voce rotta dal pianto che le saliva alla gola" "Non guardare me mia cara, non ero certo io nel salottino dello studio ieri sera, ma eravate tu ed il tuo ragazzo" rispose tranquillamente, e lei abbassò la testa per un attimo e singhiozzò. "Che cosa hai intenzione di fare?" gli domandò qualche secondo dopo senza sollevare la testa e lui "Ciò che hai fatto è molto grave, non ho ancora deciso, potrei fare molte copie di quelle foto e distribuirle, in forma anonima ad un sacco di persone..." fece una pausa nel vederla sussultare inorridita ed alzare lo sguardo a fissarlo incredula
"O forse, bruciarle e con esse i negativi, chissà. dipende..." continuò lui
"Dipende da cosa?" domandò lei con voce speranzosa e lui rispose prontamente
"Dipende da te Marianna, solo da te".
Lei lo fissò ancora un attimo, poi abbassò nuovamente la testa singhiozzando "Dipende da me, ma cosa posso fare io..." "Stai tranquilla mia cara, tutte cose molto semplici, facilissime per una puttanella come te, ad esempio, potresti sollevare un poco quella tua bella gonnellina e mostrarmi le tue cosce..." disse Simone con voce falsamente rassicurante. Quando lei di scatto, come colpita da una frusta alzò lo sguardo su di lui vide il sorriso beffardo stampato sul suo viso "E' un ricatto allora?" domandò e Simone scosse la testa con una leggera smorfia di disappunto. "Io non lo chiamerei così, direi che è un atto di giustizia, ho passato mesi e mesi a tormentarmi pensandoti mentre tu non ti accorgevi di me e continuavi a recitare la tua parte di santerellina allo studio, mentre nella realtà pensavi solo a farti sbattere dal tuo ganzo" disse con voce fredda e tagliente, ma mantenendo il sorriso gelido sul suo viso.
"Cosa vuoi?" insistette lei e lui subito ripeté la richiesta, con voce decisamente più dura e decisa "Sollevati la gonna". Timida senza alzare lo sguardo Marianna finalmente obbedì e lentamente, muovendosi appena sul divano, fece risalire la gonna lungo le belle cosce, indossava ancora le calze a rete che portava quel giorno allo studio. Lo sguardo di Simone si posava sulla sua pelle vellutata accarezzandola. Simone restò per un attimo tremante, poi si alzò lentamente ed andò a sedersi accanto a Marianna. La sua mano si posò sulla vellutata pelle delle cosce della ragazza iniziando ad accarezzarla lentamente. Lei fremeva sotto quel tocco e singhiozzò più forte, ma non si sottrasse.
"Slacciati la camicetta" le disse con voce decisa e lei senza alzare lo sguardo, iniziò ad obbedire e l'agognata curva dei deliziosi seni comparve sotto lo sguardo di Simone. Per Simone era difficile mantenersi distaccato, avrebbe voluto gettarsi su di lei, baciarla, accarezzarla, ma sapeva che se lo avesse fatto avrebbe perduto il potere che ora aveva, spinse la mano più in su, sino a sfiorare le mutandine di Marianna, poi con decisione appoggiò la mano sul sesso della giovane percependone il calore e sentendola sussultare. Lei si scosse in uno scatto d'orgoglio "Va bene, ti darò quello che vuoi" disse slacciando la camicetta con tanta furia da staccare un bottone "Ma dopo tu mi darai le foto ed i negativi" ora lo guardava fisso e un lampo d'ira attraversava i suoi occhi normalmente miti. Simone percepì perfettamente che se si fosse dimostrato debole tutto sarebbe stato perduto. All'improvviso si sentì calmo e rilassato, perfettamente padrone di se, un sorriso sprezzante comparve sul suo volto, mentre le dita accentuavano la pressione sul sesso di Marianna. "Nessuna puttanella può dettarmi delle condizioni, quindi farai esattamente quello che ti dirò per tutto il tempo che vorrò sino, a che io e solo io deciderò di porre fine al gioco e ti restituirò le foto ed i negativi" disse senza astio ma con voce ferrea, poi fece una pausa Lei sosteneva ancora il suo sguardo, capì dalla luce dei suoi occhi che la sua reazione l'aveva sorpresa e che stava affannosamente pensando al da farsi
"Se stai pensando di raccontare tutto al tuo ragazzo, di chiedergli aiuto, non te lo consiglio. Magari stai pensando di raccontare tutto a mia moglie, ma pensaci bene cosa potresti dirle, che ho sorpreso te ed il tuo fidanzato che usavate lo studio come il più abietto dei postriboli, che ti ho convocata a casa per parlarti. Tu le dirai che ti ho ricattata, io risponderò che ti ho chiesto di rassegnare le dimissioni senza rendere tutto più complicato e che ti sei inventata tutto nel disperato tentativo di salvare il posto. A chi credi darà la sua fiducia?". Fece una pausa poi riprese "Accetta il consiglio, sarebbero entrambi solo il modo più rapido per vedere la città tapezzata dalle tue foto. Io non ho nulla da perdere, tu tutto" rincarò la dose. La sua mano si staccò dal pube di Marianna e si portò sul morbido seno, liberandolo dal reggiseno e stropicciando tra le dita il grosso e scuro capezzolo. Usò un poco più di forza rispetto a quanto sarebbe stato necessario. Una fitta di dolore si dipinse sul bel viso di Marianna che, sconfitta, abbassò lo sguardo e disse "Va bene, hai vinto" e Simone dentro di se esultò.
"Alzati e spogliati, voglio vederti nuda" le disse quando si sentì in grado di controllare la voce, e Marianna lentamente si alzò poi, colta dalla disperazione iniziò a spogliarsi con gesti bruschi. Lui la riprese subito "Non così, con calma e sensualità" e la giovane cercò di controllarsi e dare armonia ai propri movimenti. Simone fissò con bramosia il giovane corpo di lei che si rivelò lentamente ai suoi occhi. Quando fu completamente nuda, la fece camminare e ruotare davanti a se, gustandosi ogni particolare di quel corpo prima di allora sfiorato con la sola fantasia. I suoi occhi si riempirono della dolce curva del seno, di quella giovanile e prepotente delle natiche, della scura e riccioluta peluria del pube. Si alzò e le si avvicinò "La prossima volta mettiti delle scarpe con tacchi alti, mi piacciono le donne che le indossano. Ora inginocchiati" le ordinò, Marianna ebbe ancora un attimo d'esitazione poi s'inginocchiò. "Ieri sera ti ho vista mentre succhiavi il cazzo del tuo ragazzo, sembrava ti piacesse molto e voglio che ora tu lo faccia anche a me. Con la stessa passione, con lo stesso entusiasmo." Fece una pausa per studiarne le reazioni poi riprese con voce tagliente
"Coraggio puttana, tiramelo fuori e succhia". Marianna ricevette quelle parole come una frustata, alzò lo sguardo in cerca di una liberazione che non trovò negli occhi gelidi ed eccitati di Simone. Rassegnata, iniziò a slacciargli i pantaloni con mosse lente ed esitanti. La situazione, il senso di onnipotenza, quella giovane nuda e sottomessa ai suoi piedi avevano incredibilmente eccitato Simone ed il cazzo saltò fuori dalle mutande superbamente eretto, sobbalzando di fronte al viso di Marianna. La giovane esitò, poi lo prese in mano liberando il glande dalla pelle che lo ricopriva ed a Simone parve di perdere i sensi tanto forte fu il piacere provato a quel tocco. Timidamente Marianna mosse la piccola mano, poi di slancio avanzò e le sue morbide labbra cinsero il glande e la mano iniziò a muoversi freneticamente. Lui la redarguì subito "Con calma, non avere fretta, voglio un lavoro ben fatto da vera puttana. Voglio sentire la tua lingua lavorare a dovere" . La giovane riprese il controllo di se e Simone si abbandonò al dolce tocco della sua lingua sul glande eccitato. In realtà non era bravissima, anzi, decisamente inesperta. La lingua si muoveva incoerentemente vagando ovunque senza una precisa meta. La foga le faceva spesso toccare il glande e l'asta con i piccoli aguzzi denti provocandogli dolorose fitte. Ma era la sua Marianna quella che stava succhiandogli il cazzo eccitato e a Simone parve fosse il più bel pompino della sua vita. Prese a guidarla, le fece leccare l'asta per tutta la sua lunghezza, si fece succhiare la grossa e pelosa sacca dei coglioni. Immerse profondamente il cazzo nella giovane gola, sino quasi a soffocarla. Estasiato la fissava godendo dell'umiliazione della giovane al pari di quanto godeva per i tocchi della sua lingua o delle sue labbra. Si rese conto di essere troppo eccitato, che quella sera le emozioni minacciavano di travolgerlo e non voleva assolutamente che accadesse. Doveva assolutamente mantenere il controllo su di lei il più possibile. Decise quindi che quella sera sarebbe stata solo la prima di una lunga serie, che avrebbe scoperto il corpo di Marianna un poco alla volta, che si sarebbe concesso a lungo il sottile piacere di sognare e pianificare incontri ogni volta diversi. Per quella sera si sarebbe accontentato di quel favoloso pompino. Fece un piccolo passo indietro staccandosi da lei che lo guardò sorpresa; "Chiudi gli occhi spalanca la bocca e resta assolutamente immobile" le ordinò. Marianna rassegnata obbedì, distendendo le braccia lungo il corpo ed assumendo un atteggiamento sottomesso. Simone notò la traccia delle lacrime sotto gli occhi, la smorfia di tensione che solcava il bel viso di Marianna e questo l'eccitò terribilmente. La mano prese a scorrere veloce sull'asta e lui poco dopo venne continuando a fissarla. Il bianco e caldo sperma eruttò dal glande sotto l'irrefrenabile spinta di un orgasmo travolgente e volò nell'aria sino ad andare a stamparsi tra i neri capelli dei Marianna che sussultò. In rapida successione nuovi schizzi densi e copiosi seguirono il breve tragitto del primo inondando il bel viso, riempendo la giovane bocca.
"Bevi Marianna, Bevi" gemeva Simone continuando a masturbarsi e la vista della giovane che, completamente succube, ingoiava con riluttanza il suo sperma diede nuovo vigore al suo orgasmo quasi a prolungarlo indefinitamente. Alla fine Simone si rilassò e si abbandonò esausto sul vicino divano ammirando il volto di Marianna oscenamente imperlato di bianchi schizzi. Quella donna era sua, totalmente ed incondizionatamente sua e avrebbe realizzato ogni sua fantasia, quelle stesse fantasie che l'avevano tormentato per mesi. "Il bagno è di la, vai a darti una ripulita" le ordinò e lei seguendo la sua indicazione corse a ripulirsi singhiozzando. Attese che tornasse e quando lei si avvicinò timida ed impaurita attendendo istruzioni, lui le diede le istruzioni che aveva preparato.
"Adesso rivestiti pure e vattene ma, voglio che domani sera ritorni alla stessa ora. Dovrai indossare un vestitino molto corto ed aderente, scarpe con alti tacchi a spillo. Non portare biancheria intima, vedi anche di truccarti in modo decisamente accentuato, voglio che tu appaia esattamente come la puttana che sei e che ti sei sforzata di nascondere per tanto tempo" La sua voce non ammetteva repliche e rassegnata Marianna si rivestì senza guardarlo e se ne andò lasciandolo solo a meditare su quanto sarebbe accaduto la sera dopo.

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