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Lui & Lei

La supplente


di Membro VIP di Annunci69.it TheWonderbull
19.11.2012    |    20.930    |    0 9.0
"In due stanze da letto c’erano le cuccette con adiacente un bagno con la doccia, in un'altra stanza c’era il letto matrimoniale e all’uscita della stanza che..."
Scritto da giannidandrea, 02-07-2010
A leggerlo si capisce che personaggi e luoghi non sono veri, ma mi sa che la storia narrata abbia un fondo di verità. Per tanto buona lettura a tutti

Vivevo da solo in una villetta che mi avevano lasciato i miei genitori. Ero in soffitta a cercare una scatola di chiodi che avevo comprato mesi prima per un lavoretto, ne erano avanzati, e non ricordavo più dove li avevo conservati. Intento in questa ricerca in un angolo sopra una sedia notai una scatola un po’ rosicchiata forse da qualche animale o da qualche topo. La presi la pulii alla meglio, la aprii, e dentro c’erano conservate le foto che facevamo a scuola tutti gli anni a ricordo dell’anno scolastico. C’erano tutte dall’asilo fino al liceo, e così la mia mente tornò indietro nel tempo. La mia attenzione si soffermò su quella della terza media era l’ultima che feci in bianco e nero; come erano belli quei tempi, mi ricordavo tutti i miei compagni di scuola, e scandivo uno alla volta nella mia mente i loro nomi passandoci sopra con il dito, ma quando arrivai all’ultimo della fila mi si gelò il sangue, e dopo di lui c’era la supplente, Grazia. Quante emozioni nel guardarla, mi ha insegnato tante cose, e devo solo ed esclusivamente a lei se me la sono cavata bene con le donne. Essa venne a scuola proprio nel giorno delle foto in mancanza della nostra insegnante di francese, come un flash nella mia mente si aprì la visione di quello che mi successe in quel periodo, e tutto come in un film mi passarono davanti agli occhi i giorni di quell’estate trascorsa in quel villaggio come premio della nostra promozione. Prima di raccontarvi e farvi capire cosa mi successe nel villaggio, devo ritornare un po’ indietro nel tempo.I miei genitori abitavano nel Bronx e forse questo non mi aiutava a scuola, non ero uno stinco di santo ed ero stato bocciato due volte in prima media, e una volta in seconda,e diciamo che poi avevo messo al testa a posto ed ero arrivato fino alla terza. Eravamo nell’ultimo mese di scuola e ci si preparava per gli esami. Facevo parte di un gruppetto di alunni non proprio affidabili ma poiché ero il più grande fra loro, mi si portava rispetto come se fossi il loro capo. Un giorno durante l’ora di matematica, Andrea che era uno dei nostri del famoso gruppetto del Bronx era uscito per andare in bagno e non era più tornato in classe, la maestra presa dallo spiegare non si era resa conto della sua assenza. Suonò il campanello della fine dell’ora, la maestra uscì e Andrea entrò in classe e si diresse direttamente vicino a me, mi avvicinò le sue labbra al mio orecchio e mi disse : ""ti devo dire una cosa importante"", ed io, ""Andrea muoviti e dimmi non abbiamo molto tempo lo sai che la maestra d’italiano viene subito"".
Questo movimento era stato notato dagli altri del gruppo che intanto si erano tutti avvicinati a noi in cerchio, quando Andrea continuò : ""sono stato in bagno tutto questo tempo perché Alfio il secchione della terza A si stava masturbando, e quando l’ho preso in giro, lui con tutta risposta mi ha detto che io ero un ricchione perché non avevo il cazzo più grande di lui"". Subito gli altri amici in pronta risposta ""e tu cosa gli hai detto"", e Andrea, ""io non sono ricchione, e poi il mio capo c’è la più grande di te, ma poi quando si è girato e me lo ha fatto vedere, ho pensato che tu non c’è la fai perché Alfio c’è la più grande""
Uno del nostro gruppo diede uno schiaffo ad Andrea e gli disse : ""adesso vai da Alfio e gli dici che faremo un incontro e tu lo misurerai a tutti e due e vedremo chi c’è la più lungo, il nostro capo non è mai stato battuto da nessuno, e chi perde paga pegno"". Nel pieno di questa assemblea entrò l’insegnante d’italiano dicendo:""come al solito sempre voi, speriamo che quest’anno finisca presto, così ve ne andate e non voglio più vedervi"", e con tono solenne ci intimò di stare al posto, e tutti ci sedemmo senza fiatare perché sapevamo che questa maestra si faceva rispettare, e tutti la temevamo. Alla fine della lezione andammo tutti a casa ma prima mandammo Andrea da Alfio a portargli il messaggio. L’indomani a scuola si stava aspettando il momento propizio per la misurazione che doveva avvenire nei cessi della scuola.
Dopo la prima ora di matematica avevamo tre ore di francese e poi dovevamo fare la fotografia a ricordo dell’anno scolastico. La prima ora passò in un niente, e mentre stavamo aspettando francese ci fu una soffiata dal bidello che l’insegnante di francese non sarebbe venuta perché era a letto con la febbre, e si stava aspettando la supplente. Fu a questo punto che mandai Andrea ad avvertire Alfio che noi eravamo pronti per la misurazione, fummo fortunati perché Andrea quando tornò ci disse che la terza A stava senza professore di educazione fisica perché era in riunione dal preside. In pochi minuti ci ritrovammo nei cessi, la mia banda con alcuni ragazzi della terza A per la curiosità di vedere come andava a finire. La prova era che ci dovevamo isolare in due cessi diversi io e Alfio per trovare ognuno la sua eccitazione nel masturbarci, e dopo pochi minuti uscire e prendere la misurazione. Andrea scandì il tempo e quando uscimmo tutti i nostri amici ci guardavano come se fossimo stati degli extraterrestri e fra lo stupore di tutti Andrea dopo aver fatto le dovute misurazioni disse "" vince il mio capo con uno scarto un centimetro"" e tutti a farmi festa ed esultarmi, a questo punto mandai tutti in classe per la paura che ci potessero scoprire e restammo io e Alfio nel cesso perché gli dovevo ordinare di pagare pegno. Alfio preso dalla paura e un po’ timoroso mi disse ""Alex non farmi del male t’insegno una cosa che ti farà piacere"". Io per la curiosità di sapere gli risposi ""cosa puoi insegnare tu a me"". Alfio "" quando ti masturbi in classe guardando l’insegnante per non farti accorgere di quello che stai facendo, prepara prima una coppetta così butti dentro tutto lo spaccio e nessuno se ne accorge"" e così dicendo cacciò un foglio dalla tasca e mi fece vedere come si faceva la coppetta. Io prima di allora non mi ero mai masturbato in classe, e per non fargli capire niente lo ringraziai di quel suggerimento e non gli feci pagare il pegno. Ritornato in classe il primo che mi si venne incontro fu Andrea che congratulandosi con me mi disse ""capo lo sapevo che l’avresti battuto, cosa gli hai fatto pagare come pegno?"" Per essere cattivo gli dissi"" l’ho fatto abbassare e me lo sono fatto baciare"" e lui "" Bravo capo, così si fa""disse Andrea. Mentre si stavano avvicinando gli amici del gruppo, incuriositi per capire cosa ci stavamo dicendo entrò la supplente, e tutti insieme in coro esultammo. ""Buongiorno ragazzi mi chiamo Grazia e sarò solo per oggi la vostra insegnante di francese, quindi mettiamoci comodi e fate i bravi, non ho nessuna intenzione di farvi lavorare, lo avete già fatto per un anno intero, quindi mettetevi a fare quello che volete purché non mi disturbate, devo leggere delle cose importanti"" e così dicendo si sedette dietro la scrivania. Era una donna ben vestita e non era molto alta, penso 1,65 cm, un po’ in carne ed aveva una scollatura così prorompente che i due seni quasi gli uscivano dalla scollatura della maglietta, e aveva una gonna fin giù sotto alle ginocchia così stretta che gli si vedevano tutte le forme del corpo. Dopo il mormorio di tutti per quella visione, quelli del nostro gruppetto si rivolgevano a me dicendomi ""hai visto com’è bella"" e qualcuno esternava, ""ma quando è Bona questa"" intanto io quasi fregandomene di tutte quelle voci non gli toglievo gli occhi di dosso. All’improvviso per accavallare le gambe dovette alzarsi un po’ e alzarsi la gonna, e quel movimento lasciò intravedere l’interno cosce. Non capii bene cosa avevo visto, fatto sta che incominciò a salirmi tutto il sangue in testa, forse perché non avevo dato sfogo all’eccitazione di prima con la gara con Alfio, e così incominciai nel sentire nei pantaloni il cazzo che mi stava crescendo, volevo pensare ad altro per non tirarlo su, ma non ci fu verso, ero tutto un eccitamento, dalla testa ai piedi. Il primo che si accorse che qualcosa non andava era il mio segugio Andrea che mi disse ""capo sei diventato tutto rosso, cosa ti sta succedendo"" e io ""non rompere il cazzo e pensa a te"" Intanto la supplente aveva abbassato le gambe e le aveva aperte un po’, forse sentiva caldo, o forse il caldo lo sentivo io, così come una luce mi passò davanti agli occhi quello che mi disse Alfio in Bagno, e freneticamente presi un foglio, feci una coppetta, lo tirai fuori dai pantaloni e masturbandomi guardando le gambe della supplente in un attimo arrivai, riuscendo appena in tempo a versare dal mio cazzo tutto il liquido nella coppetta. Subito dopo stavo chiudendo la coppetta quando alzando gli occhi mi accorsi che la supplente mi stava guardando. Impappinato da quello sguardo chiusi la coppetta e riuscii a metterlo dentro i pantaloni quando la supplente disse: ""tu all’ultimo banco come ti chiami"" rivolgendosi a me, io risposi ""Alex"", e lei ""vai fuori e lavati la faccia con un po’ di acqua fresca che sei tutto un peperone"". Mi alzai e mentre uscivo l’insegnante mi accompagnò con il suo sguardo fino all’uscita della classe dandomi l’impressione che mi guardasse i pantaloni. Uscito e recatomi in bagno cercai alla meglio di lavarmelo e di asciugarlo con la carta igienica. Tornato in classe dopo un po’ venne il bidello a dirci: ""signora maestra fate preparare i ragazzi bisogna scendere a fare la foto e subito dopo per ordine del preside vanno tutti a casa, quindi portatevi tutte le vostre cose che dopo la foto non salite più in classe"". Così ci preparammo prendendo ognuno le sue cose per metterci tutti in fila e scendere. Nella confusione della preparazione la supplente passandomi vicino mi disse : ""tu Alex lascia le tue cose qui che dopo resterai ancora pochi minuti perché ti devo parlare"". Dopo la foto andarono tutti via mentre io e la supplente ci recammo di nuovo in classe; restati soli mi fece chiudere la porta, ero così intimorito che non riuscivo a parlare, quando la supplente si rivolse a me con tono autoritario dicendomi : ""che cosa ti metti nel pantalone per attirare l’attenzione dei tuoi compagni?"", e io le risposi "" niente maestra"", e lei ""non fare lo sciocco e fammi vedere cosa hai li, lo hai messo di nuovo"", così mi abbassai i pantaloni e lei "" anche le mutandine voglio proprio vedere cos’hai"", abbassandomi le mutandine le feci vedere che non avevo niente, e lei subito disse ""va bene, va bene hai ragione non hai niente rimettiti subito a posto fai presto"", e mentre mi tiravo su i pantaloni la sentii dire sottovoce queste parole “ figlio mio, beato la donna che ti prenderà”. Mi ero appena messo a posto quando rivolgendosi ancora a me disse ""vammi a prendere cosa stavi cianfrusando sotto al banco"". Andai al mio banco presi la coppetta con il mio sperma dentro e appoggiatala sulla sua scrivania tutto rosso e impacciato le dissi ""posso andare via?"", e lei ""si vai, vai ho capito buttalo nel cestino"". Me ne andai via correndo per raggiungere i miei compagni che intanto mi stavano aspettando. I giorni passarono, arrivarono gli esami e fummo tutti promossi. Alcune nostre mamme si conoscevano e avevano progettato senza dirci niente, che alla nostra promozione ci avrebbero regalato una vacanza in un villaggio turistico. Partimmo per la vacanza in sei, e con noi venne anche la mamma di Andrea ( Giusy ),che fu sorteggiata dalle altre per stare con noi tutta la vacanza affinché noi avessimo qualcuno che ci controllasse per non commettere qualche guaio. Giusy aveva solo Andrea come figlio, era vedova perché suo marito era morto per un incidente sul lavoro, si era messa con un altro uomo, e poi diceria di popolo l’aveva cacciato perché si drogava e non voleva lavorare. Alla stazione ci vennero a salutare tutte le mamme e dopo sette ore di treno arrivammo al villaggio. Nel villaggio occupammo una delle dieci casupole situate in uno spiazzo enorme in mezzo ad una radura con alberi maestosi che proiettavano a terra tutto intorno un po’ di fresco. La casupola era formata da tre stanze da letto, e un piccolo soggiorno che era situato all’entrata della porta. In due stanze da letto c’erano le cuccette con adiacente un bagno con la doccia, in un'altra stanza c’era il letto matrimoniale e all’uscita della stanza che dava nel soggiorno c’era un altro bagno con vasca. Nel soggiorno era stato aggiunto un divano letto per la mamma di Andrea. Tirammo a sorte per le cuccette, mentre il letto matrimoniale toccò a me e ad Andrea. La mamma di Andrea non doveva nemmeno cucinare perché la colazione, il pranzo e la cena erano a bouffe, quindi il suo compito era esclusivamente nel controllare che ci comportassimo da persone educate. Il primo giorno fino a sera passò tranquillo, e ognuno di noi cercava di non esagerare nell’esternare la propria euforia. A sera ci ritrovammo tutti nel teatro del villaggio dove si rappresentava la fiaba de Il gobbo di Notre-Dame . Il teatro era all’aperto ed era situato quasi al centro del villaggio subito dopo le casupole. Fu una bella rappresentazione, alla fine gli artisti elogiati e applauditi a lungo, invitarono colei che li aveva organizzati e diretti, e sul palco quando arrivò il capo artistico con grande stupore ci fu un’esaltazione di gioia di tutti noi, e gridammo insieme il suo nome, Grazia la nostra supplente. In mezzo a tanto pubblico il nostro esternare fu così chiassoso nel gridare il suo nome, che dopo un po’ rivolgendo lo sguardo nella nostra direzione ci vide e salutandoci con la mano dal microfono ci disse ""ehi ragazzi lassù, ci vediamo domani mattina alla colazione vi aspetto"". Quella notte forse fui l’unico a non dormire, mi sentivo ancora imbarazzato di quello che mi successe in classe il giorno in cui facemmo la fotografia. Tutta la notte non feci che rigirarmi nel letto, e scesi per andare in bagno quattro o cinque volte, lo facevo silenziosamente per non svegliare nessuno, e per far si che nessuno si accorgesse di questo mio stato ansioso. L’ultima volta che scesi notai Giusy che nel rigirarsi a letto aveva buttato il lenzuolo a terra, e la vestaglia le si era alzata lasciando intravedere le mutande. Incuriosito mi avvicinai piano, piano al suo letto e notai che aveva i peli che gli uscivano dalla mutandina un po’ bagnata al centro, poi alzando gli occhi e scrutandola tutta, centimetro per centimetro vidi che aveva due seni enormi, e uno quasi gli usciva dalla vestaglia perché non aveva il reggiseno, ma la cosa che mi rimase impressa furono i suoi capezzoli, erano duri e appuntiti. In quel belvedere stavo quasi per eccitarmi, quando pensai : ma sono proprio uno stronzo, mi sto eccitando con la mamma di un amico, e con questo pensiero me ne andai a letto, ma riuscii a dormire poco, perché sentii la sveglia suonare poco dopo. Mi riaddormentai di nuovo, ma dopo un po’ mi svegliò la voce di Giusy che diceva : ""sveglia ragazzi sono le otto, si va a fare colazione"". Arrivati nel salone ristorante tutti insieme incominciammo a fare colazione a più non posso, e Giusy ci richiamava sempre all’ordine. Dopo finito, Giusy prima di andare via ci disse ""Ragazzi dovete essere più educati, non esagerate troppo vi raccomando, e non fatemi fare brutta figura"". Mentre Giusy andava via incontrò Grazia, si parlarono un po’ e poi Grazia venne al nostro tavolo. Eravamo tutti emozionati e contenti tranne io che mi sentivo impacciato da morire, e cercavo di non farne accorgere agli altri. Parlammo un po’ della scuola e del nostro futuro fin quando Grazia non fini di fare colazione, poi ci alzammo tutti insieme e ci dirigemmo verso l’uscita. Mentre uscivamo Grazia ci disse : ""ragazzi prima che andate in spiaggia vi voglio offrire qualcosa venite con me"", e fu così che ci portò a casa sua. Era una casetta situata oltre il teatro, quasi nascosta dalla vegetazione, sembrava la casetta di Biancaneve. Ci offrì da bere un cocktail all’arancia buonissimo, poi accompagnandoci alla porta ci disse : ""ci vediamo stasera allo spettacolo, vi auguro buona giornata"", e mentre tutti incominciarono a correre verso la spiaggia, io che ero l’ultimo della fila mi sentii prendere la mano, e voltandomi Grazia si avvicinò al mio orecchio e mi disse :"" stasera dopo lo spettacolo vieni a trovarmi, ho una sorpresa per te, e non dire niente agli altri"". Imbarazzato e incredulo senza rispondere mi girai e raggiunsi gli altri amici che non si erano accorti di niente. Tutto il giorno non feci che pensare a Grazia e alla sorpresa. A sera dopo la rappresentazione dello spettacolo teatrale ci recammo nella nostra casetta per dormire, volevo cercare di trovare una scusa per uscire di nuovo, ma decisi di aspettare che tutti dormissero per svignarmela. Quella sera sembrava che nessuno avesse voglia di dormire, finalmente verso le due c’era un silenzio tombale, così pian piano uscii e mi recai da Grazia con il cuore che mi batteva forte. Arrivato vicino alla casetta bussai ma nessuno mi rispose, così mi misi a girare tutto intorno per scrutare qualcosa che mi facesse capire come mai quel silenzio senza risposta. C’era una finestra aperta, mi affacciai e riuscii a vedere solo le gambe di grazia come se fosse sdraiata sul divano. A voce bassa continuavo a chiamare, ma nessuna risposta, così mi si balenò nella mente un pensiero : e se si fosse sentita male, e in un attimo scavalcai la finestra ed ero già dentro. Grazia era in bikini sdraiata sul divano con una mano penzoloni che stringeva una bottiglia di whisky quasi vuota, e sembrava che dormisse. Mi avvicinai scuotendola un po’ e chiamandola un paio di volte, quando aprì gli occhi la prima cosa che mi disse fu : ""ti ho aspettato e così ho bevuto un po’"", cercando di alzarsi face cadere la bottiglia,e appoggiandosi a me cademmo tutti e due sul divano, era così ubriaca che non si reggeva nemmeno in piedi. Caduti sul divano incominciò a ridere e abbracciandomi forte mi disse : ""ti sei fatto aspettare"", si fermò un attimo e continuando, ""ti va di fare l’amore con me?"" in quell’attimo mi mise la mano sinistra nei pantaloni prendendomi il cazzo in mano, e mi baciò conficcandomi la sua lingua nella mia bocca. Io prima di allora non avevo mai fatto l’amore con nessuna donna, e fu a questo punto che mezzo impacciato e mezzo intontito dai vapori dell’alcool che gli uscivano dalla bocca, mi si rizzò nei pantaloni. Lei con la mano nei pantaloni cercava di masturbarmi maldestramente e mi faceva male, così con la mia mano gli afferrai la sua e la tolsi dai pantaloni, in quel mentre lei mi disse : ""ho capito, vuoi penetrarmi"", e fece il movimento con la mano di abbassarsi le mutandine, fu a questo punto che non capii più niente, ricordo che lo appoggiai appena fra le sue cosce che sentii un calore enorme tutto attorno al mio cazzo come se lo avessi messo in un forno, e riuscii a fare poche volte avanti e indietro, quando Grazia nel gridarmi che la stavo facendo male, venni tutto dentro abbandonandomi su di lei inerme. Ero senza forze, con il cuore a mille e con dei brividi intensi di piacere che mi correvano lungo la schiena, non avevo mai provato quelle sensazioni, fu un momento bellissimo. Quando lo tirai fuori Grazia mi disse : ""perché lo hai fatto così presto ?"" Io non sapendo cosa risponderle mi alzai in silenzio e andai in bagno. Lo appoggiai sul lavandino e mi accorsi che era tutto sporco di sangue, me lo lavai con il sapone e tutto impaurito ritornai da Grazia per farmi spiegare il perché, ma lei si era addormentata e russava, la chiamai diverse volte scuotendola, ma non ottenendo nessuna risposta aprii la porta e me ne tornai a letto. Per cinque giorni di Grazia manco l’ombra, sembrava scomparsa nel nulla, ma noi del gruppetto intanto ci divertivamo un mondo, a mare, in piscina, a giocare a calcetto, giocando a freccette, insomma non sapevamo più come far trascorrere il tempo in allegria. In uno di questi giorni mi successe una cosa imbarazzante. Ero tornato prima degli altri a casa perché volevo farmi la doccia per primo, nel mentre mi insaponavo un po’ di schiuma mi entro negli occhi, subito mi sciacquai ma non riuscivo ad aprirli perche mi bruciavano da morire, nel mentre sentii dei rumori in casa e credendo che fosse Andrea che mi seguiva sempre, dissi : ""per favore Andrea mi prendi la tovaglia mi bruciano gli occhi da morire"". Una mano mi porse la tovaglia e cosi asciugandomi la testa e la faccia riuscii ad aprire un occhio alla volta. Quando li aprii tutti e due vidi che era stata Giusy a passarmi l’asciugamano e stava fissa davanti a me che mi guardava in mezzo alle gambe, subito mi girai dicendole grazie e continuai a sciacquarmi. Stavo uscendo dalla doccia che arrivarono tutti i miei compagni, e rivolgendosi a me mi dissero : ""ci hai fregato, sei riuscito a farla prima tu"". Dopo una mezz’ora stavamo tutti nel ristorante a mangiare, stavamo finendo di mangiare quando ci raggiunse Grazia, dopo aver salutato Giusy e tutti noi si sedette al nostro tavolo e disse ""ragazzi sto preparando una scenetta di Biancaneve e i sette nani mi serve il settimo nano, chi di voi vuole rappresentarlo ?"" Tutti ci guardammo un po’ impacciati, e Andrea disse rivolgendosi a me ""il nostro capo Alex"" e gli altri forse per togliersi da quell’imbarazzo, tutti in coro risposero : ""si Alex, il nostro capo va benissimo"", e rivolgendosi ancora a me, ""Alex noi tiferemo per te, facci vedere cosa sai fare"". In quel mentre, Grazia mi guardò e con una risatina disse ""va bene, Alex sarai il settimo nano, si prova tutti i pomeriggi dopo mangiato. Verrai da me e ti insegnerò la tua parte, s’incomincia oggi"" e ci salutò tutti andando via dicendo ""ti aspetto oggi pomeriggio alle 18 mi raccomando la precisione"" e io le risposi, ""va bene, sarò puntuale"". Alle 18 precise ero già a casa di Grazia, mi fece accomodare e incominciò a insegnarmi la parte dialettica di come dovevo esprimermi. Dopo una mezz’ora si fermò e mi disse : ""io mi preparo un bel caffè tu cosa vuoi?"" gli risposi "" una Coca Cola"". Mentre lei si gustava il caffè ed io bevevo la Coca, seduti sul divano, si rivolse a me dicendomi : ""non avrai mica detto a qualcuno quello che è successo qualche notte fa tra di noi ? "" Io impacciato le dissi : ""no lo giuro, ma...."" e mi fermai, e lei "" cosa significa questo ma?"", continuai ""volevo dirle che io mi sono ritrovato sporco di sangue e non sono riuscito a capire cosa fosse successo"", lei incominciò a ridere, poi si fermo dicendomi : ""mi dovevano venire le cose il giorno dopo, però con la tua penetrazione me le hai fatte anticipare, cose che succedono a noi donne una volta al mese, non ti preoccupare poi passa"" e così dicendo si avvicinò a me mettendomi la mano sulla gamba. Io pensai subito che voleva rifare quello che avevo fatto quella notte, invece guardandomi negli occhi disse :"" adesso ti insegno io come ci si fa a comportarsi con le donne, e farò di te un uomo"". Detto questo mi chiese di alzarmi, ci alzammo tutti e due uno di fronte all’altro, io ero più alto di quasi dieci centimetri, si accostò a me con il suo corpo, mi mise le mani dietro la testa facendosi mettere le mie nei suoi fianchi, mi disse di strofinarle sul fondo schiena e sui glutei, poi incominciò a premere lentamente il suo corpo contro il mio, e abbassandomi la testa leggermente mi posò le labbra sulle mie strofinandole leggermente. Il suo ventre caldo che mi premeva mi aveva fatto alzare il cazzo che mi faceva male nei pantaloni, poi quelle labbra che mi sfioravano mi fecero salire il sangue alla testa e in un ritmo frenetico, e con il cuore che mi batteva a mille gli infilai la mia lingua in bocca toccandogli la sua, con le mani le alzai la gonna e la spinsi sul divano per concludere come quella notte, ma lei a questo punto mi fermò dicendomi : ""fine della prima lezione, alzati per favore"", intontito e stupito mi alzai, ma non riuscivo a capire perché si stava comportando cosi. Quando ci fummo alzati guardandomi negli occhi mi prese la mano e mi disse : ""caro Alex devi imparare che una donna ha i suoi tempi, devi essere più calmo e devi riuscire a trattenere il tuo istinto, così prolungherai di più l’atto sessuale e potrai godere insieme alla tua compagna di tutte le meraviglie dell’amore"". Io ancora tutto eccitato e incredulo dissi : ""e come devo fare"", e lei ""quando fai l’amore non concentrarti su quello che si sta facendo ma cerca di pensare ad altro, poi imparerai da solo vedrai"", e con queste parole mi accompagnò alla porta dicendomi "" ti raccomando la puntualità, ti aspetto domani dopo cena e se ti va di diventare un vero uomo, acqua in bocca, ciao"". Confuso e ancora eccitato prima di raggiungere i miei amici mi recai a casa e mi masturbai. Quando raggiunsi i miei compagni da quel giorno e ogni volta che mi chiedevano qualcosa gli raccontavo sempre delle balle diverse ma mai quello che effettivamente mi succedeva, e loro mi credevano senza batter ciglio. La sera dopo ritornai da Grazia. La porta era socchiusa ma io bussai lo stesso e la sua voce disse : ""dai entra non aver paura, non ti mangio mica."". Appena entrato sentii un profumo per casa che mi piaceva molto e lei mi stava già aspettando, mi venne incontro con due coppe di champagne, era bellissima, con un vestito rosa leggermente trasparente dove si riusciva ad intravedere la mutandina e il reggiseno, aveva i capelli tirati su e due scarpe a spillo che la rendevano quasi alta come me. In quel momento mi sentii un uomo già grande e cercai di farle qualche complimento per sentirmi a mio agio anche se ero imbarazzato e non sapevo cosa fare. Mi porse una coppa di champagne e disse :"" vieni con me"", e portandomi vicino al frigo aggiunse "" apri, prendi lo champagne, stappa e offrimi da bere"", e così feci. Prima di brindare mi diede un bacio sulle labbra e bevemmo tutto d’un fiato. Non avevo mai bevuto e dopo il primo bicchiere mi sentivo girare un po’ la testa e annotandolo a Grazia m’invitò a sedermi vicino a lei sul divano dicendomi : ""non devi bere tutto d’un fiato, lo champagne va sorseggiato, vieni siediti vicino a me che adesso ti passa"". Quando fui seduto vicino a lei, si prese il bicchiere e lo appoggiò sul tavolo vicino, poi guardandomi negli occhi mi prese la mano e me l’appoggiò sulla sua gamba dicendomi :"" adesso piano, piano scosta il vestito e arriva fino alla mutandina, ti raccomando piano"", nel mentre mi abbracciò e mi baciò inserendomi piano, piano la sua lingua nella mia bocca. Mentre salivo con la mano in mezzo alle gambe lei le apriva piano, piano, intanto il mio cazzo si era già fatto duro. Arrivato in mezzo alle gambe mi prese la mano e me la mise dentro la sua mutandina portandola a contatto con le labbra della fica facendoci sopra dei movimenti circolari piano, piano, poi staccò la sua mano dalla mia mentre continuavo da solo, e incominciò a farlo lei sui miei pantaloni sopra il mio cazzo che mi faceva male, tanto che c’è l’avevo duro. All’improvviso lei si fermò e mi offri di nuovo lo champagne. Facemmo questo una seconda volta finché lei stringendo le gambe emise un mugugno soffocato, si fermò e bevemmo un altro bicchiere di champagne, poi con le mani mi fece accarezzare i seni e nel frattempo mi apri i pantaloni e me lo fece uscire e accarezzandolo e masturbandomi piano, piano mi fece venire. Ci sporcammo tutti e due del mio sperma, così mi alzai e chiedendogli scusa andai in bagno a lavarmi. Quando uscii mi fece le congratulazioni dicendomi che imparavo in fretta e così mi fece brindare per l’ultima volta prima di lasciarla. A quel tira e molla non avevo resistito oltre, ma avrei voluto metterglielo dentro e riprovare come quella notte, quel calore intorno al cazzo che mi era piaciuto da morire. Ritornato a casa era molto tardi, tutti dormivano tranne Giusy che mi stava aspettando e forse si era accorta nel guardarmi che qualcosa non andava. Sentivo caldo, incominciava a girarmi tutto intorno così gli chiesi il piacere di dormire lei al posto mio e io nel suo letto, poi crollai e l’ultima cosa che mi ricordo fu che mi stava togliendo le scarpe. Quella notte sognai quello che desideravo fare con Grazia, mettercelo tutto dentro, ma Grazia non voleva perché diceva ""tu mi fai male come l’altra volta"", ma io insistetti finché non riuscii a convincerla e così c’è lo misi tutto dentro, però stavolta cercavo di farlo più piano cercando di trattenermi di più, ma anche stavolta non c’è la feci e così arrivai, e mentre le venivo dentro mi sembrò di sentire l’ urlo di Grazia, aprii gli occhi e li per li pensai, ma è un sogno ho è realtà. Battendo gli occhi mi accorsi con grande stupore che quello che stavo vivendo era realtà. La mamma di Andrea la signora Giusy con una mano me lo teneva dritto e con quello che ne usciva fuori c’è l’aveva tutto in bocca e succhiava mentre io stavo venendo davvero. Richiusi subito gli occhi perché lei non se ne accorse e intanto succhiava e leccava intorno al mio cazzo. Non capivo perché si stava comportando in quel modo, e intanto cercavo di non muovermi per non fargli capire che ero sveglio, stavo godendo da morire, era quasi bello come quando lo avevo messo dentro alla fica di Grazia ma in maniera differente. Dopo un po’ non uscendo più niente dal mio cazzo me lo leccò ancora un po’ e poi lo abbassò pian piano, mi tirò su le mutandine si alzò perché era inginocchiata vicino al letto e se ne andò. Appena fu completamente moscio me lo toccai e mi resi conto che era quasi asciutto e pulito, così pensai :"" si è inghiottito tutto lo sperma, ma sarà buono ?"" Con questa frase in testa mi dovetti alzare e andare subito in bagno a fare pipì. Ritornato a letto non riuscii più a dormire per quello che mi era successo. La mattina ci alzammo tutti e come se niente fosse successo incominciammo la solita giornata. Nel pomeriggio tornai da Grazia per la solita lezione. Quel pomeriggio dopo aver ripetuto le battute che toccavano dire a me, Grazia mi fece i complimenti perché imparavo in fretta.Finito la ripetizione mi disse adesso vediamo come vanno le altre lezioni, e io intanto immaginavo sempre di metterglielo dentro alla fica, ma mi portò nel bagno e si spogliò dalla vita in su e quando si tolse il reggiseno fuoriuscirono due tette enormi, non credevo ai miei occhi, poi prese una bottiglia di olio per neonati e ne versò quasi la metà sulle tette prendendomi le mani e dicendomi : ""spalmalo con dei movimenti circolari lentamente su tutte e due le tette"". Massaggiando lentamente le tette le sentivo un po’ alla volta indurirsi finché i suoi capezzoli diventarono duri e dritti come era diventato il mio cazzo. Fu a questo punto che andò a sedersi sul water. Io la raggiunsi di li a poco, così mi ritrovai di fronte a lei in piedi. Grazia a questo punto mi abbassò i pantaloni e preso il mio cazzo tra le mani se lo mise in mezzo alle sue tette e stringendolo forte mi disse : ""adesso strofina come se c’è l’avessi dentro di me e vediamo quando ci metti nel venire"". Così incominciai a strofinarlo. Era piacevole, e diciamo che la sensazione sembrava la stessa, ma non essendoci contatto fra me e lei, la posizione non mi recava quel piacere sublime e così ci misi un po’ più di tempo per venire. Mentre venivo Grazia si spalmava tutto il mio liquido sulle tette e complimentandosi mi disse ""adesso sei sulla buona strada, e se vai avanti così diventerai un ottimo amante"". Li per li non riuscii a capire quelle parole, ma diventando grande ne appresi il vero significato. Grazia mi congedò dicendomi ""adesso ti prego vai che mi devo fare una doccia ci vediamo domani"". Ero appena uscito e mi stavo incamminando verso casa quando sentii dei rumori fra i cespugli che costeggiavano il sentiero. Non riuscendo a capire cosa fosse e chi poteva essere, mi avvicinai pian piano al cespuglio incuriosito, e scostando un ramo riuscii a notare poco oltre la siepe nascosti da un albero che costeggiava il muro di cinta, Alfio che si faceva masturbare da Andrea. Questa scena mi fece così schifo che corsi subito a casa a lavarmi la testa come se avrei voluto eliminare dal mio cervello quell’immagine. Mentre mi lavavo la testa nel lavandino del bagno con acqua fredda, la mamma di Andrea che aveva notato tutto mi portò l’asciugamano dicendomi : ""ma così ti puoi prendere un malanno"", e io gli risposi :"" signora mi può far la cortesia di farmi addormentare nel suo letto, gli cedo il mio posto così può dormire vicino a suo figlio"". Lei mi guardò e con un sorriso mi rispose : ""va bene se questo ti fa sentire sicuro, non preoccuparti quando viene Andrea saprò io cosa dirgli"", e fu così che dormii per il resto delle mie vacanze da solo, nel divano letto del soggiorno. A cena eravamo tutti a tavola nel ristorante, pensavo e non volevo crederci ancora in quello che avevo visto dietro la siepe, quando ad un certo punto rivolgendomi agli amici dissi ""ragazzi oggi mi è sembrato di vedere Alfio in piscina, qualcuno di voi lo ha visto ?"" Subito mi rispose Andrea, ""è qui anche lui ma con tutta la sua famiglia, e ha una sorella più grande. É bellissima e bona"" e rivolgendosi a me "" capo ci puoi tentare, quella scopa"". Giusy subito intervenne dicendo : ""Andrea la devi smettere di dire queste stronzate, quando impari ad essere più uomo"". E così ebbi la conferma di quello che avevo visto. Quella sera a letto pensando a tutto ciò che mi stava succedendo, non riuscivo a dormire, così mi giravo e rigiravo nel letto, ad un certo punto guardai l’orologio, le tre, già sono le tre, e fra questi pensieri sentii toccarmi il letto, e come impietrito rimasi fermo non riuscendo a capire cosa fosse. Stavo fermo immobile con gli occhi chiusi quando sentii una mano che entrava nella mia mutandina, la riconobbi subito quella mano ruvida, era Giusy. Pensai subito che voleva rifare di nuovo quello che fece la notte prima e poiché mi era piaciuto tanto, attesi immobile il prosieguo facendo finta di dormire. Appena lo prese in mano mi abbassò pian piano, le mutandine e lentamente incominciò ad accarezzarlo, poi sentivo la sua lingua che lo leccava e quando sentii il calore della sua bocca il mio cazzo incomincio a indurirsi. Ogni tanto si fermava, e subito dopo cominciava di nuovo piano,piano, evidentemente mi guardava per vedere se dormivo. Mi piaceva da morire e volevo muovermi per assecondarla, oppure mettermi in una posizione diversa per stare più comodo ma la paura che si potesse accorgere che stavo fingendo di dormire era così tanta che restavo immobile come una statua. All’improvviso si fermò e mi diede l’impressione che se ne stava andando, non capivo, poi sentii un clic e dopo un po’ un altro clic, stava chiudendo a chiave i ragazzi nelle loro stanze, fu in questo momento che sentendola lontano mi girai e mi misi in posizione supina, così mi sentivo più comodo. Dopo un po’ si avvicinò di nuovo al letto e incominciò quello che stava facendo prima, adesso godevo di più in quella posizione, poi si fermò e sentii un movimento strano come se stesse salendo sul letto e non riuscivo a capire, poi lentamente aprii un occhio e la vidi, mi dava la schiena e stava con le gambe divaricate tutte aperte ai lati del letto. Poteva mantenere quella posizione perché il divano letto era stretto. Subito richiusi gli occhi e nel mentre sentii una mano prendere il cazzo e metterlo in una posizione dritta e subito dopo me lo sentii lentamente toccare una zona viscida e calda, riaprii di nuovo gli occhi e mi accorsi che si stava abbassando su di me facendo entrare piano, piano tutto il mio cazzo nella sua fica. Non riesco a descrivere tutte quelle sensazioni che provai in quell’attimo, ma mi sentivo in estasi e finalmente stavo riprovando quelle stesse identiche sensazioni meravigliose che avevo provato con Grazia quando lo feci per la prima volta. Giusy si abbassava e si alzava così lentamente sul mio cazzo che non riuscivo a trattenermi, così mi mossi un po’, e in quell’attimo lei si fermò, forse credendo che mi stessi svegliando. Quando si fermò ce l’aveva tutto dentro, fu una sensazione sublime, ma una tortura enorme perché non mi potevo muovere, poi incominciò di nuovo lentamente a muoversi su e giù, ma non resistetti a lungo, e così mentre lei andava su e giù io le venivo dentro, e fu in questi momenti che la sentii mugugnare e gemere dal piacere. Quando il mio cazzo fini con le pulsazioni lei si fermò e rimase cosi per un po’, poi con una mano me lo resse e si alzò. Subito dopo me lo sentii leccare e succhiare piano, piano, poi lo abbassò e mi alzò le mutandine. Dopo poco sentii solo i rumori dei clic, stava aprendo le camere da letto, e così esausto e soddisfatto mi addormentai. Da quella notte e per tutte le notti successive diventai lo sfogo notturno di Giusy e non si tirò mai indietro quando le venivo dentro. L’indomani mattina subito dopo la colazione andammo a giocare a boccette tutti insieme. Erano cinque campetti uno di fianco all’altro, li divideva un muretto alto circa un metro uno dall’altro. Noi occupammo quello centrale,e così uno alla volta vennero occupati tutti. L’ultimo che fu occupato mi accorsi che stava giocando anche Alfio e lo feci presente anche agli altri ragazzi. Si tirava uno alla volta e fra l’ultimo e il primo che tirava a volte passavano anche 5 minuti, così dopo che ebbe tirato Andrea disse : ""ragà due minuti e vengo"", dopo poco vidi Andrea e Alfio parlare e subito dopo Andrea che ritornava. Finito la partita andammo tutti in piscina, dopo aver fatto tutti insieme un bel tuffo incominciammo a schizzarci l’acqua uno con l’altro, ma mi accorsi che Andrea non c’era, così piano, piano mi allontanai dal gruppo senza farmene accorgere. Mi balenò un pensiero e così mi diressi verso quel cespuglio nascosto dalla vegetazione. Ero appena arrivato e sentivo delle voci sommesse che litigavano, poi più niente. Entrai nel cespuglio e sorpresi Andrea che succhiava il cazzo di Alfio, senza pensarci due volte istintivamente entrai di prepotenza facendo notare la mia presenza. Quando mi videro restarono di stucco senza sapere cosa fare, in quel silenzio dissi incazzato e in modo autoritario : ""tu Alfio vattene via poi faccio i conti con te"", e Alfio fuggì subito, poi rivolgendomi ad Andrea gli dissi : ""mi fai schifo"" e qui incominciò a piangere e mi raccontò una storia che rimasi allibito. Mi raccontò fra le lacrime che il secondo compagno della madre lo aveva violentato, e quando la mamma non c’era in casa gli faceva fare quello che io avevo visto. Fu così tenero mentre piangeva che incominciai a piangere anch’io, e fra le lacrime gli dissi : ""Io l’ammazzo Alfio"" allora Andrea continuando a piangere mi rivelò che Alfio era suo succube e che lui lo minacciava se non gli faceva fare quello che voleva, io incredulo risposi: ""allora perché lo fai?"" e lui abbracciandomi fra le lacrime mi disse : ""non mi rendo conto cosa mi succede, ma adesso quando lo faccio mi piace, ti prego non lo dire a mia madre"", non riuscivo a capire e non riuscivo a dirgli niente, tutto questo mi aveva scioccato, così lo presi per mano e gli dissi : "" andiamo a casa"", e lo portai a casa. Non c’era nessuno così ci facemmo la doccia insieme e dopo asciugati aspettammo gli altri sul letto a sentire due canzoni, ad un certo punto si abbracciò a me come un fratello più piccolo che voleva solo protezione e lo sentii di nuovo piangere, fu un momento tenero di una vera e sincera amicizia e intanto passarono i giorni. Un giorno a pranzo venne a trovarci Grazia, si sedette al nostro tavolo e dopo aver bevuto un bicchiere di coca cola con noi disse : ""Alex ci vediamo stasera per l’ultima volta così facciamo un riepilogo di tutto, perché domani ci sarà la rappresentazione della scenetta"". Tutti contenti i miei amici mi dicevano : ""dai Alex facci vedere cosa sai fare"", e la mamma di Andrea mi disse : ""in bocca al lupo"". Quella sera ritornai da Grazia e mentre ripetevo la scenetta si accorse che ero un po’ assente, mi fermò fra una battuta e l’altra e mi disse : ""non essere triste perché oggi ti ho detto che sarà l’ultima volta, fino a quando sarai qui, io sarò la tua ragazza ci puoi giurare"". Io non ero triste per quello che mi aveva detto Grazia, ma ero dispiaciuto per quello che mi aveva detto Andrea e pensavo sempre a lui. Non mi accorsi nemmeno che Grazia ad un certo punto si era recata in bagno e stava facendo la doccia, intanto mi ero seduto sul divano e pensavo sempre alle parole che mi aveva detto Andrea. Fui distratto da quel pensiero sentendo chiamare il mio nome ""Alex, perché mi fai aspettare?"" Mi resi conto che Grazia mi stava chiamando dalla stanza da letto. Entrai e la sua voce disse : ""chiudi a chiave"", mi girai e chiusi a chiave. Nella stanza non c’erano finestre ma tutto intorno solo muri dipinti di rosa, lei mi aspettava con un telecomando in mano, e azionando un tasto accese un condizionatore per attivare aria fresca e disse :"" siediti un po’ vicino a me"" e mi strofinò la mano sopra i pantaloni all’altezza del mio cazzo, e fu in quel momento che mi risvegliai da quel torpore di pensieri. Io mi sedetti sul letto e Grazia si alzò, durante quel movimento si aprì l’accappatoio, e la guardai in mezzo alle gambe, a differenza di Giusy non aveva nemmeno un pelo, tutto liscio. Mi appoggiò tutte e due le mani dietro testa e me la mise a contatto con il suo ventre, era liscio e vellutato come la seta, ma era caldissimo, in quel mentre lasciò cadere l’accappatoio e prendendo le mie mani le mise sulle sue natiche e disse ""stringimi forte"" e io strinsi forte, aveva il culo duro come una roccia, poi si sedette vicino a me e si sdraiò sul letto dicendomi ""adesso ti raccomando vai piano, e fammi vedere come fai godere una donna"". Tutta nuda su quel letto mi sembrava una venere , ed io non avevo mai visto completamente una donna nuda. Ritornai a sentirmi impacciato e contemporaneamente sentivo il cazzo così duro che mi faceva male, così incominciai a spogliarmi freneticamente per concludere, lei si accorse di questo mio stato d’animo, e alzandosi cercò di calmare quella mia irruzione dicendomi :"" fermati che adesso ti spoglio io"" e fu così che spogliandomi lentamente riuscì a calmare quella voglia imminente che avevo. Rimasto tutto nudo mi fece sdraiare sul letto al suo fianco dicendomi : ""lasciati trasportare da me, ma tu cerca di pensare ad un'altra cosa e non quello che stiamo facendo"", e così mi ritornò alla mente Andrea e fra questi pensieri Grazia incominciò a leccarmelo, me lo prendeva in bocca, poi lo cacciava dalla bocca e me lo leccava, poi lo succhiava poi……ad un tratto si alzò e si sedette sopra come faceva Giusy, dandomi le spalle, ma questa volta non restai fermo e così mi dimenavo anch’io, godevo da morire e intanto seguivo il consiglio di Grazia, cercavo di non pensare, perché come pensavo a quello che stavo facendo mi veniva voglia di venire subito tutto dentro, ma il piacere di cui godevo non lo volevo far finire e così pensavo ad Andrea, ad Alfio, alla doccia io e Andrea, a quello che ci eravamo detti, ai pianti, e intanto Grazia andava su e giù, su e giù, ad un certo punto diede un urlo tremendo e stringendo le gambe disse : ""bellissimo"", poi si alzò si sdraiò di fianco a me e continuò dicendomi ""adesso montami e fammi godere quando vuoi"".A questo punto gli salii sopra e lei allargando le gambe e prendendomi il cazzo con una mano se lo mise nella fica tutta bagnata. Lo trattenne un po’ con la mano mentre io andavo avanti e indietro, poi lo lasciò e fu in quell’attimo che affondando tutto il mio cazzo dentro, provai una sensazione così bella che rimasi schiacciato con il mio ventre contro il suo senza muovermi e con tutto il cazzo dentro che pulsava. Questo pulsare internamente faceva godere Grazia che mi baciava e mi leccava stringendomi le natiche con le mani affondava le unghie dentro la mia carne, e fu quel dolore che mi fece muovere sempre più veloce, più veloce finché in un solo grido tutti e due ci lasciammo andare esausti e felici mentre io abbandonandomi sul suo corpo le venivo dentro lentamente. Dopo un po’ ci staccammo e continuandoci a baciare ci accarezzammo a lungo fin quando non ci addormentammo. Mi svegliai che sentivo freddo, eravamo ancora tutti nudi sul letto e Grazia dormiva ancora. Il condizionatore tutta la notte aveva fatto quella stanza gelida, mi alzai per coprirmi e guardai l’orologio che era sul comodino vicino al letto, ebbi un sussulto quando vidi che segnava le sei, le sei ripetei nella mente, la sveglia a casa suona alle sei e mezza, chissà se si sono accorti della mia mancanza. Mi rivestii alla meglio e senza svegliare Grazia uscii e di corsa andai a casa. Feci appena in tempo a spogliarmi e mettermi a letto che suonò la sveglia, Giusy si alzò e venne vicino al mio letto credendo che stessi dormendo venne vicino e mi baciò sulla fronte e aprendo gli occhi mi disse :"" a che ora sei tornato stanotte? sai ero in pensiero per te"" e io gli risposi, ""non ricordo...."" e continuando "" ma stasera vieni a vedermi a teatro?"" e lei ""sarò in prima fila e farò il tifo per te"", e poi andò in bagno. Quella sera mi divertii un mondo a rappresentare il settimo nano e alla fine della scenetta fu un trionfo totale, e via, abbracci e baci da tutta la mia compagnia, mi sentivo un vero attore, acclamato e voluto bene da tutti. In mezzo a tutta quella confusione arrivò sul palco anche Grazia e dal microfono ringraziò tutti e poi disse ""i miei ragazzi di scuola con la mamma di Andrea domani sera siete miei ospiti vi aspetto"" e così andò via. Quella cenetta non ci fu mai. C’è ne stavamo andando a casa quando rivolgendomi alla mamma di Andrea le dissi : ""Giusy vado un attimo da Grazia per ringraziarla e torno subito"", Giusy mi rispose con un sorriso "" mi raccomando non fare tardi, vai e vieni presto"" e così corsi via tutto felice per andare da lei. Arrivai con il fiato in gola alla sua porta bussai e attesi un bel po’ prima di aprire. Quando mi apri la porta un po’ sorpresa mi disse ""scusami se ti ho fatto attendere, ma tu che ci fai qui?"" e io ""ho chiesto il piacere alla mamma di Andrea per venire a ringraziarti"", e lei ""lo sai che adesso diventano pericolosi i nostri incontri? non abbiamo nessun alibi del perché ci troviamo insieme"", e io "" non me ne frega niente, ho fatto tutto quello che hai voluto tu fino ad ora, adesso farai tu una cosa per me"", e lei ""perché mi parli con quel tono?"", e io ""ho capito che da domani non ci vedremo più e stanotte lo voglio fare per me, e voglio dimostrarti che sono diventato un vero uomo, e per favore non ti preoccupare della mamma di Andrea perché ho saputo districarmi bene in tutti questi giorni e lo saprò fare anche adesso"". Dietro questa mia insistenza e questa tanta ostentata sicurezza si convinse e mi fece entrare. Stava chiudendo la porta quando mi avvicinai a lei e la baciai sul collo, si stava voltando per farlo anche lei quando la fermai e gli dissi : ""ho tempo, preparati perché stanotte ti voglio bella tutta per me"". Grazia mi guardò per un attimo fissa negli occhi e poi esclamò : ""ok, mio bel damerino sarò tutta tua e se dovrò farmi bella ti farò attendere un po’, ma tu incomincia a pensare...."", e mi lasciò andando in bagno, e chiudendosi dentro disse ""nel frigo c’è dello champagne freddo, incomincia a bere"". Presi lo champagne dal frigo, aprii la bottiglia e mentre me lo versavo mi ricordai che mi fece un brutto effetto e cosi presi la bottiglia e ne buttai mezza dentro una pianta vicino al divano e me ne versai un po’ nel bicchiere sorseggiandolo. Aspettando Grazia gironzolavo un po’ per casa quando fui attratto da una libreria con dentro una ventina di videocassette non avevano segnato nessun titolo e così per curiosità ne presi una e la misi nel videoregistratore. Incominciò con una scritta, cassetta dedicata ad un pubblico adulto vietato ai minori di anni 18, non sentivo la voce perché la televisione aveva il volume abbassato fino a zero. Era un video pornografico e io fino a quel momento non ne avevo mai visto uno. In quella mezz’ora di attesa feci tesoro di tutto quello che riuscii a vedere e sentendo la porta del bagno aprirsi subito spensi il video e feci finta che mi versavo ancora da bere. Quando mi voltai a guardare Grazia mi sembrò di avere delle visioni, non l’avevo mai vista così bella mi sembrava una dea, aveva un trucco bellissimo sugli occhi e un rossetto rosso porpora alle labbra, i capelli tirati su che la slanciavano e due orecchini ai lobi degli orecchi che pendevano con uno smeraldo bellissimo e una vestaglia di raso rosso che le copriva il corpo facendola sembrare una geisha, in tutto questo stupore mi disse : ""offrimi da bere, stasera sarò la tua geisha e fammi quello che vuoi però ti prego fallo dolcemente"". La mia mente e il mio corpo in tutto quel belvedere erano già in fibrillazione, ma mi ripetevo Alex stai calmo, Alex stai calmo, e mi dovevo distrarre da quella situazione, e mi ripetevo fai qualcosa, così aprii di nuovo il frigo e presi l’altra bottiglia di champagne, l’aprii e brindai con Grazia, al nostro ultimo incontro e lei continuò, ""che sia indimenticabile"". E quella notte fu veramente indimenticabile. Quello che vidi in quel video porno mi fu molto di aiuto. Ricordo che quella notte facemmo l’amore cinque volte,e nella mia vita nessun altra donna mi ha donato quei momenti. Ritornai a casa che erano le sette del mattino e mi stava aspettando Giusy, appena mi vide mi disse : ""Andrea dov’è?"", io frastornato ""perché non ha dormito con te?"", e Giusy ""ieri sera quando hai detto vado a salutare Grazia e subito vengo, Andrea ti è venuto dietro dicendo che ti faceva compagnia, ma allora adesso dove sarà? stanotte non è tornato e tu dove sei stato?"" gli risposi che ero stato da Grazia a festeggiare e a vedere un film e poi mi ero addormentato sul divano. Giusy non volle credere alle mie parole e disse ""Portami da Grazia voglio sapere la verità"". Quando arrivammo a casa di Grazia avevo lasciato semichiusa la porta, cosi Giusy entrò dentro e prima che potesse dire qualcosa la voce di Grazia echeggiò con queste parole : ""Alex amore ti sei dimenticato qualcosa?"" e in quel preciso momento Giusy entrò nella stanza da letto trovando ancora Grazia tutta nudo a letto. Si guardarono per un tempo che mi sembrò interminabile ma non si dissero niente e così Giusy usci correndo e chiamando suo figlio. Rimasti soli io e Grazia nella stanza da letto rivolgendosi a me mi disse : ""ma cosa è successo?"", e io ""Andrea stanotte non è ritornato nella casetta, e speriamo che non sia successo niente di grave"". Nell’arco di dieci minuti ci ritrovammo una ventina di persone nella hall del villaggio e c’erano anche i genitori di Alfio che cercavano suo figlio. Dopo varie ricerche si capi che avevano preso un pedalò dalla scogliera perché ne mancava uno, e non si seppe mai cosa successe quella notte ai ragazzi. Ritrovarono il corpo di Alfio dopo quattro giorni ad una distanza dal villaggio di circa sette kilometri in mare aperto, mentre il corpo di Andrea non fu mai ritrovato. Quando tornammo a casa i miei genitori si trasferirono dal Bronx. Non rividi mai più Grazia. Tornai varie volte nel Bronx per andare a trovare Giusy, ma ogni volta che ci andavo non c’era, era uscita per lavorare. Dopo circa sette mesi dall’accaduto feci filone a scuola e mi recai nel Bronx cercandola per l’ennesima volta, ma incontrai i miei amici d’infanzia e chiedendo loro che fine avesse fatto Giusy, uno di loro mi disse che si era trasferita in un'altra città perché era incinta e voleva dare un futuro migliore alla sua bambina che doveva nascere, inoltre aveva confessato a sua mamma che quella bambina era stato il frutto di una amore giovane che aveva conosciuto nel villaggio dove era morto suo figlio. Me ne andai piangendo, e quel giorno piansi cosi tanto per il ricordo di Andrea e per quello che mi era successo con Giusy. A 21 anni riuscii a diplomarmi e trovando lavoro volevo dare un senso alla mia vita,così le cercai a lungo negli anni che seguirono ma Giusy e la nostra bambina sembravano essere scomparse nel nulla. Due gocce scesero sulla foto della terza media, erano le mie lacrime, stavo piangendo pensando come fosse stato il volto di mia figlia. Ormai erano passati più di cinquant’anni dalla vacanza in quel villaggio, e fra questi pensieri sentii suonare la porta molto insistentemente, scesi dalla soffitta e mi recai ad aprire, ma quella mano sul campanello suonava sempre insistentemente. Quando aprii la porta mi trovai di fronte una signora vestita un po’ trasandata e credendo che fosse una mendicante gli dissi : ""prego desidera qualcosa?"" e lei incominciando a piangere mi rispose "" mia mamma si chiamava Giusy, e io sono tua figlia"".
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