Lui & Lei
La scollatura esplosiva
di Spericolato03
04.01.2021 |
2.239 |
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"Lei non mostrava alcun imbarazzo a mostrarsi, l’imbarazzato ero io, ma dovevo cogliere la palla al balzo e quel tatuaggio che s’intravedeva poteva essere..."
Avevano organizzato una partita di calcetto con i nuovi colleghi e, anche se non giocavo da un paio di anni per evitare infortuni, visto che mi dedicavo ad altri tipi di gare, decisi di accettare l’invito perché ero curioso di giocare con ragazzi molto più giovani di me. Dalla mia parte avrei avuto l’esperienza e la prestanza fisica, contro la forza dei giovani. Alla partita, con sorpresa, erano venute anche le nuove giovani colleghe a fare il tifo e per questo sentivo di dovermi impegnare di più. Fu una partita piacevole e dura allo stesso tempo, la soddisfazione che fossi stato l’unico a correre per tutti e novanta i minuti mi rincuorava e mi lasciava molto soddisfatto. Finita la partita si andò tutti in pizzeria dove speravo di agganciare Giovanna, una delle nuove colleghe che mi aveva dato molto spago nei giorni precedenti. Il flirt era evidente ma non si usciva dai binari dato che ad ogni mio tentativo di deragliarlo lei si tirava indietro e rimetteva tutto in carreggiata. La cosa stava andando a scemare quando improvvisamente fece ingresso in sala una ragazza dal seno prosperoso che iniziò a parlare con Giovanna. Non riuscì a staccarli gli occhi di dosso e lei non mi degnò di uno sguardo se non di sfuggita, eravamo ormai a fine cena e quando tutti uscimmo fuori per i saluti, io non riuscivo a staccare gli occhi da dosso all’ultima arrivata, qui però le cose cambiarono perché adesso anche lei mi fissava, ci guardavamo ed io distoglievo lo sguardo solo per salutare chi stava andando via. Ormai eravamo rimasti in pochi e Giovanna, con cui avevo flirtato tutta la sera, mi chiamò in disparte per dirmi che la sua amica era affascinata da me e che voleva il mio numero. Ero ad un bivio, volevo eccome il numero di questa sconosciuta ma volevo anche concludere con la collega e così cercai l’azzardo:
"Dato che ogni volta che ti sbilanciavi poi nascondevi la mano e indietreggiavi, meriteresti adesso di essere punita dandomi il numero della tua amica".
Giovanna che se la rideva, faceva un po' la gelosetta ma insisteva perché potesse darle il mio numero.
"Non sei gelosa? Sono giorni che stiamo flirtando e adesso vuoi cedermi ad un’altra?" le dissi quasi a scusarmi per quello che stavo per dire.
"Non darle il mio numero di telefono, dammi tu il suo, sarò io a contattarla per prima.”
Giovanna non fece una piega e ridacchiando mi dette il numero di Manuela, la ragazza misteriosa. Dopo ciò andarono via e ci fu solo un saluto con la mano da lontano. La sera finì così perché, provando a chiamare Manuela il telefono era gia staccato. Il giorno dopo al lavoro, la collega mi chiese se ci fossero novità e io le riportai quanto accaduto, lei allora replicò che quella mattina Manuela si sarebbe dovuta alzare presto e quindi la sera precedente aveva staccato intenzionalmente il cellulare perché si aspettava la mia chiamata.
”Che stronzetta, voleva il mio numero ma quando io prendo il suo lei stacca il cellulare per non farsi chiamare" replicai di botto.
Ovviamente quelle parole non mi convincevano tanto, pensavo ad uno scherzo di Giovanna ma valeva la pena fare comunque un tentativo nel pomeriggio. Scrissi un messaggio di introduzione su di me per vedere se veniva ricevuto e quando notai che era in linea la chiamai immediatamente.
"Ciao Manuela, sono Maurizio il collega di Giovanna".
“Ciao Maurizio, scusa per ieri sera ma oggi dovevo svegliarmi presto e immaginavo che mi avresti chiamata” mi rispose.
“Che ne pensi di un caffè tra un oretta”, fu la mia mossa successiva e lei accetto subito.
Arrivato nel bar prestabilito, era da vedere se si fosse effettivamente presentata, così cominciai a guardarmi in giro e dopo breve la vidi avvicinarsi, bella come la sera prima, con un pantalone nero slanciato da un tacco e questa camicetta bianca che voleva esplodere per via del suo seno prosperoso. Ero ipnotizzato da quello che vedevo e quando arrivò e ci salutammo e mi sforzai di guardarla negli occhi, non volevo essere colto con le mani nella marmellata ora che avevo il suo seno a mezzo metro da me. Appena lei distoglieva lo sguardo dai miei occhi e guardava altrove io sbirciavo dentro la scollatura che lasciava intravedere un tatuaggio sulla parte laterale alta del seno. Lei non mostrava alcun imbarazzo a mostrarsi, l’imbarazzato ero io, ma dovevo cogliere la palla al balzo e quel tatuaggio che s’intravedeva poteva essere l’occasione giusta.
“Ho notato che hai un tattoo sul seno che si vede appena” - le dissi - “perdonami ma tutta questa tua abbondanza non mi ha lasciato inerme, lo confesso signor giudice, ho sbirciato e tanto in questa scollatura che mi sono accorto del tatuaggio” - e accennai un sorriso e feci le spallucce.
Lei mi sorrise:
“è una cocorita, un pappagallino che avevo, quello però non è il solo tatuaggio che possiedo. Ora non si vedono la maggior parte perché sono dietro la schiena e sulle braccia, ma ne ho un altro sulla caviglia che puoi vedere” - e cosi dicendo allungo la gamba fuori dal tavolo per mostrarmi quello che era una fiore stilizzato.
Le alzai la caviglia e accarezzai il tatto, ma l’intento era accarezzarle la gamba, lei mi disse che l’artista che aveva fatto quel disegno aveva un ottimo modo di lavorare e non lasciava che il tatuaggio fosse leggermente sopraelevato, mi invitata ad accarezzarlo ancora per notare la cosa. Un’occasione per accarezzarle la caviglia e stringerla quel tanto che bastasse per farle sentire la mia mano calda.
“Sai anche questo qui sul seno lo ha fatto lo stesso artista, tocca anche questo e noterai che anche questo è perfettamente liscio”.
Incurante della gente che c’era nel bar, aprì ancor di più la camicetta mostrando in questo modo ancor più scollatura. Lei era li che mi stava invitando a toccarle un seno davanti a tutti con la scusa del tatuaggio, se il mio scopo era farmi vedere più centimetri di pelle usando come pretesto il tatuaggio, Manuela mi aveva sorpreso chiedendo addirittura di toccarla, anche se non platealmente. Non me lo feci ripetere due volte e prima con un dito e poi con tre, sfioravo il disegno che aveva impresso sulla pelle ma nella realtà le stavo massaggiando una tetta. Finito il siparietto andammo via dal bar e lungo la strada per le nostre macchine la presi e la baciai.
“Finalmente” - disse - “volevo vedere quanto avresti resistito, mi stai mangiando con gli occhi da quando ci siamo incontrati ma ancora non ti sbilanciavi”.
La bacia nuovamente e stavolta una mano era diretta a palparle il culo e a stringerla a me.
“Volevo fare il bravo ragazzo e col tuo seno che è li sotto i miei occhi era difficile riuscirci, poi mi hai fatto accarezzare il tattoo e li ho pensato fosse meglio uscire fuori dal bar”.
Camminando verso le auto la fermavo e la baciavo o lei faceva altrettanto con me, in un tratto di strada, coperto dai siepi e alberi, mi fermai di nuovo e stavolta pomiciammo un po'. Le mi mani sui sui seni enormi e belli sodi, lei che mi massaggiava l’erezione che nel frattempo mi aveva accompagnato per tutto il tragitto che stavamo facendo, io che affondavo la faccia in quella scollatura e poi le scoprivo i capezzoli il giusto per leccarli. La invitai a venire a casa da me e lei come tutta risposta mi prese l’uccello da sopra i pantaloni.
“Sai che non vedo l’ora di averlo tra le mie gambe, sono tutta bagnata e al solo pensiero mi sto bagnando ancora di più”.
Queste parole me lo fecero venire ancora più duro e saliti in macchina in cinque minuti arrivammo a casa mia. Accomodati in casa la ripresi a baciare ma stavolta nessuno ci disturbava, ci toccavamo l’un l’altra come se avessimo più braccia a testa, ma l’obiettivo primario per me era tirare fuori quelle belle e grosse tette e vederle libere. Una quinta misura esplosiva e bella soda che si reggeva da sola, a ventiquattro anni Manuela poteva permettersi questo. Le tastai, le palpai e le strinsi, ero come un bambino che aveva il suo giocattolo preferito. Mordere e succhiare i suoi capezzoli era sempre più eccitante, mettere la testa in mezzo e spingerle sul viso mi mandava in paradiso. Ci fermammo un attimo, giusto il tempo di arrivare in camera da letto, ci spogliammo pian pianino perché volevamo gustarci il momento e una volta nudi lei mi distese con una spinta sul letto e lo prese finalmente in mano. Lo soppesò e lo sentì stringere più volte, saggiava la sua consistenza e faceva altrettanto con le palle, la vedevo molto felice da ciò che sentiva in mano. Aveva dato un paio di leccate all’asta e alla cappella quando, col cazzo duro in mano mi disse una cosa che mi lasciò senza parole:
“Voglio berti tutto, perciò non trattenerti, voglio che mi spruzzi tutto il tuo sapore in gola perché ti voglio assaggiare.”
Una frase che equivalse ad una scarica di adrenalina che mi fece diventare il cazzo ancora più duro. Lo succhiava in modo eccezionale e io nel frattempo le accarezzavo il culo e giocavo con le dita con la sua fichetta bollente e bella depilata. Giocavo e affondavo le dita dentro di lei e ogni volta ne uscivano più bagnate, subito allora le portavo alla bocca e le leccavo e il sapore era superlativo. La presi di peso e me la misi sopra così da poterle leccare la topa durante uno strepitoso sessantanove. Fu lei a staccarsi per prima e ad interrompere il pompino, mi voleva dentro e a ben ragione, io sentivo la sua fica che grondava di umori e mi lavava la faccia. Misi il preservativo e lei mi fu sopra ma neanche un minuto e venne, era così eccitata che il contatto col cazzo l’aveva portata a detonare in pochissimi istanti. La baciavo e la continuavo a scopare sempre più forte e mentre ero sotto di lei accellerai il ritmo e la sua fichetta mi regalo sensazioni bellissime perché squirtava in continuazione. Ormai non ce la facevo più ma la frase che mi aveva detto prima di iniziare mi girava in testa in loop.
“Manu sto per venire, non ce la faccio più”, le dissi, lei in un attimo si tolse di sopra e mi sfilò al volo il preservativo e cominiciò a succhiare l’uccello che ormai non poteva più resistere all’attacco combinato di fica e bocca. Cominciarono gli spasmi dell’orgasmo e venni nella sua bocca mentre lei continuava a succhiare senza fermarsi. Ero carichissimo e non una goccia usci fuori la sua bocca, finiti li spasmi, lei si alzo e mi fece vedere la bocca piena di sborra, la chiuse e ingoiò tutto in un sorso, poi la riaprì per mostrarmi che aveva bevuto tutto, tornò sul cazzo, lo succhio e lo ripulì di tutto e bevve ciò che aveva trovato. Fu una scopata eccezionale che ripetemmo una decina di minuti dopo e continuammo così fino all’ora di cena. Dopo aver fatto una doccia veloce e cucinato un boccone, si preparò per andare via e con un bacio e una palpata al cazzo barzotto disse un'altra frase choc che mi fece venire subito il cazzo duro:
“La prossima volta stallone voglio che m’inculi, voglio sentirmi riempita da te mentre me lo metti anche nel culo.”
Detto ciò andò via prima che la bloccassi…
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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