Lui & Lei
La prima volta in treno
di sitibondo
15.10.2010 |
51.270 |
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"Intanto con la mano destra avevo raggiunto gli splip della fanciulla che lentamente aveva allargato le gambe dandomi così agio di titillarle la fessura..."
1963, avevo da poco compiuto 21 anni ero militare e tornavo per la prima volta a casa dopo sei mesi. La mia vita sessuale fino ad allora si era limitata alla frequentazione di qualche "casa chiusa", perchè le ragazze che avevo frequentato erano tutte molto abbottonate per quanto riguardava il sesso come piaceva a me. Ero partito da Bologna di sera verso il Sud, lo scompartimento per 8 viaggiatori era pieno, i due posti al finestrino erano occupati da una coppietta seduta l'uno di fronte all'altra ed io ero di fianco alla sposina, dopo qualche breve chiacchiera avevo appreso che i due erano sposini e che tornavano dal loro viaggio di nozze. Di fronte a me stavano un'anziana signora meridionale, tutta vestita di nero e un bambino sui 6 anni che doveva essere il nipote, la vecchia guardava tutti con sguardo truce e mi faceva sentire anche un po' a disagio. Verso la mezzanotte cominciammo tutti ad abbioccarci. Il bambino si era ccoccolato sulle gambe della nonna e sembrava che dormissero entrambi, lo sposino aveva poggiato la testa sulla mensoletta sotto al finestrino e la mogliettina, rotondetta ma graziosa, aveva un vestitino che metteva a nudo le ginocchia che tentava di coprire con uno scialletto di lana. Faceva un po' freddo ed io mi ero buttato addosso il cappotto militare, qualcuno aveva spento la luce e restava accesa solo la piccola lampada azzurrognola. Le ginocchia della ragazza avevano acceso in me fantasie erotiche pazzesche e muovendomi con cautela ero riuscito a poggiare la mia gamba destra contro la sua coscia, poi riuscii a mettere un lembo del mio cappotto sulle sue gambe e cominciai a infilare piano piano la mano sotto la gonna. Lei sembrava non accorgersi delle mie manovre ed io diventavo sempre più ardito, finchè le mie dita non giunsero al limitare estremo della calza di nylon e toccai la carne viva. Il mio uccello ebbe un sussulto e con l'altra mano riuscii a sradicarlo dalla patta e cominciai a menrmelo dolcemente, stando attento a non fare movimenti troppo evidenti. Intanto con la mano destra avevo raggiunto gli splip della fanciulla che lentamente aveva allargato le gambe dandomi così agio di titillarle la fessura completamente bagnata. Non resistevo più e stavo per concludere in modo indecoroso sotto il cappotto, quando lei si mosse, si rassettò le vesti e alzandosi mi sfiorò il viso dicendo una parolina appena appena sussurrata: "Bagno".Capii, mi feci da parte e lei passò andando nel corridoio. Sembrava che nessuno si fosse accorto di quanto accaduto, feci passare qualche minuto e, cercando di dare nell'occhio il meno possibile, uscii anch'io sul corridoio, ristetti qualche minuto e poi con una certa non-chalance, mi spostai verso il bagno, la porta non era chiusa dal di dentro, spinsi, aprii e lei era lì, mi saltò letteralmente addosso, aveva tolto gonna e slip, la sollevai (era molto più bassa di me) la poggiai sul lavandino, mi sedetti sul water e le leccai appassionatamente l'interno delle cosce e la figa umida e accogliente, stava quasi per gridare dal piacere, mi alzai, le scoprii due magnifiche tette, sulle quali mi soffermai giusto il tempo per saggiarne la durezza e poi infilai piano piano la mia spingarda in quella guaina aperta, pronta e calda. Il tutto non durò a lungo, lei venne quasi subito ed io immediatamente dopo. Le godetti dentro inarcandomi sulla schiena come un puledro impazzito, mentre lei si avvinghiava ferocemente con le unghie alla mia schiena.
Pazzesco! Senza profferire parola ci riassettammo rapidamente, uscii per primo e raggiunto lo scompartimento me ne stessi fuori nel corridoio a guardar dal finestrino le ombre degli alberi che sfilavano veloci. Da lì a poco giunse anche lei entrò, si riaccomodò al suo posto e poggiata la testa allo schienale si appisolò. Feci passare parecchi minuti e rientrai anch'io, mi accomodai come meglio potevo e stavo per addormentarmi, quando nell'oscurità vidi due occhi di fuoco rivolti verso di me, era la vecchia. Non so se aveva intuito quel che era successo, ma non me nefregava un accidenti. La mattina dopo io scesi a Bari, il treno proseguiva per Lecce, e lei mi lanciò un ultimo sguardo dal finestrino mentre il treno si allontanava. non l'ho più vista.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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