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Lui & Lei

L'oggetto


di Abbaglio74
20.08.2024    |    4.606    |    10 9.8
"Poi la mano di lui le afferrò i capelli e cominciò a darle un ritmo..."
Non che non le piacesse far l'amore anzi…
Ma lo aveva vissuto in maniera sempre "pulita" e tradizionale. Una brava ragazza senza grilli per la testa forse un po' troppo incline a giudicare i gusti degli altri.
L'avresti forse definita "snob" ma poteva anche permetterselo.
La sua pelle era bianca e delicata, le dita affusolate, gli occhi azzurri ed i capelli biondi.
Diceva che se avesse scoperto il suo compagno a guardare un film porno, lo avrebbe considerato un tradimento.
Il suo fidanzato era un bravo ragazzo. Il classico bravo ragazzo di provincia, tutto lavoro e calcetto il giovedì sera con gli amici che portava i dolcini a casa la domenica.
E poi in paese aprì quel nuovo negozio…
Pietre rare.
Non era una gioielleria. Avresti potuto definirlo una bigiotteria di classe semmai.
Certamente non banale. In vetrina facevano bella mostra di loro cristalli trasparenti, coralli incastonati ed anelli di ogni foggia e dimensione.
Così pensò che per il compleanno di sua madre ci avrebbe fatto un giro per trovare qualche idea.
Ed in quell'afoso pomeriggio di agosto entrò e lo vide.
"Buongiorno" le disse lui sorridendo.
Non era bello ma neanche brutto.
Statura media, occhi e capelli nerissimi, jeans attillati.
Quando lei lo vide per un attimo ebbe un sussulto ma non seppe mai spiegare perché.
"Buongiorno, mi guardo in giro, sto solo cercando qualche idea"
"Faccia pure e se ha bisogno di qualsiasi cosa chieda pure"
Quel "qualsiasi cosa" la fece sussultare nuovamente ed in maniera ancora più intensa.
Sentì una sensazione umida farsi strada tra le sue gambe… Un caldo piacere che respinse quasi allarmata.
Forse era solo il caldo, forse sudore. Cercò di non pensarci ma si guardò di sfuggita tra le gambe mentre osservava un monile per assicurarsi che non si notasse nulla.
Si avvicinò al suo tavolo e chiese di guardare un anello che faceva mostra di se nella teca.
Era raffigurato un elefante.
"Cosa simboleggia questo elefante?" gli chiese.
"Fertilità, femminilità, lussuria…" le rispose guardandola negli occhi
Quella parola, "lussuria" le scatenò una reazione che questa volta non riuscì a controllare.
Non era più una sensazione, era un torrente che le bagnava clitoride, vagina e mutandine.
Si spaventò temendo di essere malata. Non le era mai successa una cosa del genere.
Non era ovviamente una sprovveduta e sapeva che si trattava "solo" di una manifestazione di piacere, ma perché in quel momento e con quell'uomo di cui non sapeva nulla?
Lui la guardò e sorrise, non in maniera maliziosa.
Le chiese "tutto bene?"
Trasalì… Si era persa nell'odore della sua pelle. Un odore caldo, maschile, potente che la stava trascinando in un mondo parallelo
"Si tutto bene mi scusi. Stavo solo pensando che forse non è l'oggetto più adatto per mia madre" e sorrise sapendo che quell'espressione avrebbe allontanato quelle sensazioni inattese.
"Aveva qualche idea in particolare?"
"Pensavo ad una cornice d'argento in realtà, un oggetto più banale di quelli che lei espone qui"
Lo disse in realtà solo per tagliare corto e provare a scacciare quella sensazione (ma voleva scacciarla davvero, si domandò?)
Capisco. Non insisto ma se vuole posso mostrarle alcune cornici che non espongo… Sono oggetti un po' particolari e non sacrifico spazio in vetrina per loro. Mi segua.
E si spostò nel piccolo locale attiguo, senza vetrine del negozio.
Lei lo seguì senza obiettare e ne fu sorpresa…
Su un piccolo scaffale stavano esposte 4 cornici di argento ed ebano, intarsiate e cesellate con motivi astratti.
"Sono certo che non ha mai visto una cornice come questa" le disse lui. "Viene dall'Iraq"
Nel chinarsi per prenderla, rimase affascinata dalla sua schiena e dai suoi glutei.
Non era palestrato ma armonico e sinuoso.
Quando si girò per porgerle la cornice, lei finse di guardarla ma per un motivo che non sapeva spiegarsi, i suoi occhi erano attratti dalla forma che il suo pene disegnava sui jeans aderenti.
Pensò che fosse un look assolutamente inadeguato per un esercente, ma al contempo non le era mai capitato di osservare un cazzo (pensò proprio questa parola, "cazzo" e se ne sorprese) così da vicino, se non quello del suo ragazzo quando facevano l'amore ("4 minuti di sesso alla missionaria senza preliminari né passione". Anche questo nuovo pensiero la sorprese e cercò di scacciarlo immediatamente).
"La ringrazio, ci faccio un pensiero sopra" gli disse in maniera sbrigativa.
Il suo unico desiderio adesso era quello di uscire da quel posto che le produceva quelle strane sensazioni.
"Si prenda il suo tempo. Io sono qui a sua disposizione" le disse lui mentre si incamminava verso l'uscita del negozio.
Un passo prima della porta però il suo sguardo di arrestò su una specie di cilindro di pietra nera ("Ossidiana?" pensò) accolto in un manico d'argento.
Lo osservò incuriosita ed anche l'esercente notò la sua curiosità…
"Non credo che quello vada bene per sua madre…"
"E perché mai?" chiese lei?
"E cambogiano… lo usavano le donne per darsi piacere"
Lei lo teneva in mano e guardava quell'oggetto così strano, incuriosita.
Un dildo antico pensò e "Beh, un po' impegnativo per una donna" le scappò detto rendendosi subito conto di quanto fosse fuori luogo quella frase.
Il proprietario si stava avvicinando a lei per mostrarglielo meno.
Prese il misterioso oggetto in mano e le mostrò i sottili ceselli in argento che impreziosivano il cilindro di ossidiana.
Era estremamente serio e professionale ma, quasi come se fosse la cosa più normale del mondo, abbassò il braccio e cominciò a sfiorare la sua patatina, sopra gli slip con quell'oggetto.
Sarebbe dovuta scappare fuori, denunciare quel porco osceno ma...
Un calore l'avvampò immediatamente.
Lui nel frattempo aveva già chiuso la porta del negozio.
Lei prese il suo braccio e cominciò a farsi sfregare in maniera sempre più decisa tra le gambe.
Più sentiva la pressione di quell'oggetto misterioso, più si bagnava, e quell'umido sembra alimentare il suo fuoco.
Non capiva cosa stava succedendo. Con un briciolo di lucidità pensò forse di essere stata drogata ma era lucida, cosciente e totalmente disinibita.
Voleva lui. Il negoziante. Voleva vedere il suo cazzo e gli slacciò i pantaloni…
Non era quello del suo ragazzo. Non era gigante ma... pulsava.
Una vena enorme lo circondava e lei rimase ipnotizzata da quella cappella gonfia e pronta.
Lo prese in bocca. Non aveva mai fatto un pompino a nessuno, tantomeno al suo ragazzo, ma le sembrò la cosa più normale da fare in quel momento.
Cominciò a succhiarlo avidamente mentre la punta della sua lingua esplorava quella cappella enorme, gonfia e rossa.
Si tolse gli slip che ormai sembravano un costume bagnato.
Cominciò a masturbarsi mentre con la bocca si nutriva di un cazzo mai visto prima.
Si era già masturbata naturalmente. Ma non fu la stessa cosa.
Sentiva il rumore delle dita umide che sfregavano la passera.
Poi la mano di lui le afferrò i capelli e cominciò a darle un ritmo.
Si sentì una puttana che doveva dargli piacere e lo assecondò mentre in ginocchio si masturbava.
I mugugni di piacere si trasformarono in gemiti ed un calore le avvolse la faccia.
Lui le aveva eiaculato in volto ("Mi ha ricoperta di sborra" pensò in realtà) nel momento stesso in cui anche lei aveva il suo orgasmo.
Con la lingua raccolse tutto il seme che poteva e lo ingoiò. Aveva un sapore, pensò, un sapore dolce. Chi lo avrebbe mai detto.
Lui restò immobile e così lei.
Si rimise in piedi e domandò ansimando "C'è un bagno?"
Lui le indicò una porta.
Con un po' di carta igienica si asciugò il volto, poi la fica ormai un lago.
Rimise i suoi slip e decisa prese la strada della porta… come se nulla fosse mai successo.
Prima di uscire guardò il proprietario e gli disse "Non lo so… come le dicevo ci farò un pensiero"
"Sono sempre a sua disposizione" le rispose lui.
Poi lei chiuse la porta e se ne andò.
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