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27. Al Mare: Patto tra Amiche (12° Parte)


di trombamico74
27.08.2021    |    10.934    |    1 9.5
"Erica profondamente innamorata di Fabrizio ne aveva condiviso le attenzioni solo con lei altro suo grande e unico amore, ma adesso che Valentina provava..."
Dall’arrivo delle ragazze i primi dieci giorni erano volati e questa settimana appena iniziata per Valentina ed Erica sarebbe stata l’ultima prima di ritornare al caldo afoso della città, mentre i ragazzi al contrario, potevano godersi ancora altre due-tre settimane di vacanza e di mare in pieno relax prima di tornare a pensare ai libri, alla scuola e tutto quello che sa di autunno.

Samuele, del resto, abita lì e fino a quando non inizierà la scuola e tornerà a fare il pendolare per poter frequentare il liceo in città nulla potrà impedirgli di godere di quell’aria carica di iodio e di quei tramonti dal sapore vacanziero; quanto a Fabrizio, avendo la mamma e la sorella ereditato la casa al mare dei nonni, già dalle prime giornate di sole primaverile il mare è per tutta la famiglia la meta dei loro weekend e non è una esagerazione quindi dire che può quasi considerarsi come uno del posto.

Se per i maschietti, quindi, la loro presenza lì al mare non è mai in discussione, le ragazze, al contrario, ogni anno devono instradare una trattativa con i genitori ed accettare dei compromessi per riuscire a far coincidere luogo e periodo e ritrovarsi lì tutti insieme.
Libere di andare in giro nel pomeriggio, le mattine non possono sottrarsi dal dover andare in spiaggia con i genitori, anche sé, tolto il momento iniziale e finale della mattina trascorso a qualche metro da loro per poter aver la loro intimità di ragazzine e non doversi sorbire i discorsi noiosi da grandi fingendo di prendere il sole sul lettino, per il resto del tempo possono svagarsi con gli altri ragazzi tra il mare e i vari chioschi che si affacciano sulla spiaggia.

Alle prime visite al capanno se ne erano aggiunte altre, alcune più romantiche, altre più turbolente, ma la consapevolezza di quell’ultima settimana però se da una parte accendeva il desiderio pruriginoso di poter tornare ad essere da sole senza nessun maschietto a frapporsi tra loro, da una parte portava il retrogusto amaro di ciò che finita l’estate sarebbe accaduto con i ragazzi e di tutto ciò che avevano desiderato e immaginato e non era ancora successo.

(Si sarebbe ricomposto il trio di prima delle vacanze, Fabrizio sarebbe tornato a fare l’amore con tutte e due?)
(E cosa ne sarebbe stato di Samuele?)
(E loro anche se entrambe iscritte al primo anno del liceo scientifico, come Fabrizio del resto, si sarebbero ritrovate nella stessa classe, ancora compagne e complici?)

Tutte domande che in quella settimana sicuramente non avrebbero avuto risposte, ma che negli scenari più cupi ancora di più le obbligavano a viversi quella ultima settimana senza freni dando sfogo ad ogni pulsione ed a ogni desiderio.

(Erica) “Vale malgrado a me Samuele non piaccia fino in fondo ho visto che vi siete legati molto, pensi di metterti con lui? Ne avete parlato? Vi vedrete anche in città?

Quelle domande apparentemente innocenti ebbero un effetto dirompente sui pensieri che affollavano la mente di Valentina, tanto che non riuscendo più a trattenersi, alzandosi di scatto a sedere sulla sdraio, guardando profondamente negli occhi l’amica sbottò con poche frasi sibilline in codice facendo trapelare tutta la sua agitazione e in breve fu palese ad entrambe che avevano tanto di cui parlare.

Ma non lì, non a pochi passi dai genitori e non in acqua dove sarebbero state raggiunte dai due ragazzi, l’unica alternativa isolarsi nel pomeriggio per ritagliarsi un momento tutto loro e parlare indisturbate.
Deciso per il pomeriggio, un improvviso bisogno di leggerezza le fece scattare dalla sdraio e correre dai ragazzi che felici di quell’arrivo, le accolsero schizzandole con l’acqua che ai loro corpi accaldati sembrava terribilmente fredda.

Arrivò il pomeriggio e con la solita scusa pomeridiana dello shopping, di alcune compere improvvise e di fantomatiche amiche da rivedere, da abili mentitrici liquidarono genitori e ragazzi senza nessuna titubanza o il minimo accenno di esitazione.
Uscite da sole, bici alla mano, poterono fare una lunga passeggiata per le vie del centro per poi alla ricerca di un posto tranquillo, arrivare al porto turistico, di sicuro a quell’ora tranquillo e lontano da occhi e orecchi indiscreti.

Forse fu un caso, ma tra tante panchine l’unica con un po’ di ombra dove potersi sedere godendo della leggera brezza era proprio a pochi passi dalla barca di Samuele e così come se il destino volesse giocare con loro, man mano che le due amiche si confessavano i loro pensieri e le loro emozioni in un altalenare di sentimenti contrastanti, sembrò quasi che il dondolare della scritta “Valentina*” sospinto da un’onda leggera che correva sotto la chiglia con il suo “su e giù” ne seguisse gli stati d’animo.
(*Per chi non ha letto i capitoli precedenti, la barca si chiama Valentina come la mamma di Samuele)

Tra le due amiche il loro amore reciproco non era in discussione e nessun ragazzo le avrebbe mai messo l’una contro l’altra; si amavano troppo e in maniera troppo intima e radicata, perché qualcosa potesse minimamente scalfire il loro sentimento, ma se il sentimento tra loro era identico, non era lo stesso ciò che entrambe provavano per i due ragazzi.

Samuele per Valentina era stato il suo primo amore e dopo averlo amato, pianto, odiato, adesso dopo averlo ritrovato, anche se dei suoi nuovi sentimenti ne era molto spaventata e turbata, si sentiva attratta e provava per lui un profondo trasporto.
Ma ancora in parte ferita, non voleva rendergli la vita facile e prima di abbandonarsi totalmente a lui aveva bisogno di mille altre conferme che fosse cambiato e che non fosse più il belloccio superficiale di prima.

Fabrizio al contrario l’aveva resa donna dopo averla accolta ancora bambina, quella bambina che Samuele con tanta facilità aveva respinto e scartato, ma non era innamorata di lui; per lei era quasi un fratello e di lui si fidava ciecamente, ma senza Erica, senza quel patto tra amiche, a lui non si sarebbe mai avvicinata.
Sicuramente non rinnegava tutto il sesso fatto con lui, sin dal primo momento era stato bellissimo, ma il collante nei loro rapporti era sempre stata Erica, mentre di Samuele si sentiva attratta senza nessun tramite e chiunque si fosse unito a loro sarebbe stato un loro gioco e non viceversa.

Erica profondamente innamorata di Fabrizio ne aveva condiviso le attenzioni solo con lei altro suo grande e unico amore, ma adesso che Valentina provava qualcosa per un altro ragazzo, finalmente vedeva una scappatoia a quel trio e la possibilità di avere Fabrizio tutto per sé senza dispiacere l’amica.

Concordi su tutto e definite le coppie ognuna di loro potrà vivere il rapporto con il proprio ragazzo come crede, lasciando comunque un po’ di spazio per i loro momenti di intimità che non dovranno mai mancare.
Non più rapporti a tre o a quattro, almeno che non siano loro due a deciderlo, ogni promiscuità finirà con quell’ultima settimana di capanno e quindi per quell’ultima settimana che rimane dovranno sbizzarrirsi e togliersi ogni capriccio che le loro testoline avranno modo di pensare e desiderare.

(Valentina) “Se i patti sono questi, prima di accontentarmi di uno solo, voglio provare a farlo con entrambi” “Voglio farlo con tutti e due insieme”
“Ma a quei due stronzetti non voglio rendergli le cose facili, se mi vogliono insieme anche loro dovranno andare oltre ai loro limiti e in questo mi devi aiutare”
(Erica) “Tu sei pazza, ma lo sai che ti accontenterei in ogni cosa” “Ti Amo troppo e adoro assecondarti e vederti felice”

Era tutto deciso e mentre sorridevano sollevate e felici di aver ancora una volta trovato insieme soluzione ad ogni pensiero e turbamento, quelle ultime frasi oltre a chiudere ogni discorso avevano acceso una certa voglia che dall’utero arrivava fino alle mutandine, bagnandole copiosamente.
Se fossero altrove si sarebbero baciate e toccate, ma lì all’aperto non potevano, essendo dello stesso sesso, se viste avrebbero dato scandalo e sarebbero subito state notate.
Mentre prese dal desiderio si guardavano intorno, dal bordo di cemento del molo comparve ancora una volta la scritta “Valentina” e sembrò quasi un invito e un suggerimento.

La scorsa volta avevano visto come aveva fatto Fabrizio per salire ed entrare, perché non provarci?

Dopo essere salite a bordo, aiutandosi con la chiave del lucchetto della bici a mo’ di coltellino forzarono la serratura riuscendo ad entrare; che provette scassinatrici, finalmente sole e lontane da occhi indiscreti, si profusero in un lungo e caldo bacio, mentre le loro mani le liberavano di ogni vestito.

Da dieci giorni non si erano potute regalare quel piacere reciproco fatto di attenzioni e intimità; si certo, gli orgasmi con i due maschietti erano stati abbondantemente sodisfacenti, ma nulla di paragonabile a quello che provano quando fanno l’amore da sole, liberando fino in fondo la loro femminilità e il loro bisogno di essere donne.
Nessun uomo potrà mai eguagliare le mani e le labbra di una donna sul corpo di una donna; La donna non ha un pene, ma quando due donne godono l’una tra le braccia dell’altra nessuna delle due ne sente la mancanza o il bisogno ed Erica e Valentina tutto questo lo avevano scoperto da ragazzine, ancor prima di diventare donne, ancor prima di conoscere qualunque uomo.

Le mani non più impegnate a spogliare adesso giocavano con i loro sessi umidi, mentre le lingue si rincorrevano dentro le bocche calde e fameliche di baci, inframmezzate da sospiri e gemiti smorzati.
Sul materasso facevano bella mostra di sé le macchie del godimento della volta precedente, una più grande ed altre più piccole, ma tutte con un’unica paternità: Valentina.
Erica guardando quelle macchie e tornando con la mente alla scorsa volta e ripensando a quanto aveva goduto la sua amica, sentì un profondo calore invaderla in mezzo alle gambe.

(Erica) “Leccami ti prego Amore, ti desidero tanto”

Come non assecondare una così dolce richiesta; lasciando le dita a frugare nella micetta bagnata e vogliosa, Valentina spostò la sua bocca sui seni di Erica leccando e succhiandone i capezzoli turgidi, mentre l’amica con le dita tra i capelli ne guidava e incoraggiava i movimenti.
Finalmente la bocca arrivò alla sua ostrica aperta e completamente bagnata e mentre tre dita continuavano ad esplorarla roteando e scomparendo dentro di essa, la lingua ingorda raccoglieva ogni succo, ogni goccia di piacere, lasciando a ogni contatto un brivido, che quella pelle tremante poi trasformava in gemito non più soffocato.

Si unì un quarto dito a quella danza, mentre il clitoride ingrossato ed esposto chiedeva di essere succhiato.
Le mani di Erica con le dita conficcate tra i capelli smesso di suggerire ogni movimento, adesso incitavano a proseguire e non fermarsi.

(Erica) “Si Amore” “Si Amore” “Siii Continuaa” “Ti prego” “Non ti fermare” “Si Cosììì”

In un alternarsi di gemiti e suggerimenti, il piacere di Erica rischiava di essere sentito anche da fuori ed a Valentina non restò che usare l’unica soluzione che in quel contesto avrebbe ammutolito l’amica, girarsi sopra di lei e donarle il suo sesso da succhiare.
Le mani di Erica giocavano con i glutei di Valentina, palpandoli, allargandoli e schiaffeggiandoli e poi di colpo come pentiti di tanta foga, con i polpastrelli ne accarezzavano la pelle arrossata.

In risposta ad ogni schiaffo, la bocca di Erica addentava il sesso di Valentina come a farsi coraggio, sciogliendosi subito dopo in un lungo succhiare che si interrompeva al sopraggiungere del nettare caldo che la lingua reclamava tutto per sé.
Due dita curiose facendosi largo scivolarono dentro la rosellina di Valentina, mentre altre tre dell’altra mano prendevano possesso della sua ostrica aperta e bagnata.
Adesso era lei a dover smorzare il volume dei suoi gemiti, attaccandosi al sesso di Erica e succhiandone intensamente il clitoride e fu in quel contesto, che come se fosse stata risucchiata la sua intera mano sprofondò dentro Erica fino al polso.

(Erica) “Amoreeee mi stai sfondandoooo” “Non fermartiiiii”

Vedere la sua micia così aperta ogni volta che la mano indietreggiando la liberava della sua presenza era terribilmente eccitante, sentiva il piacere montarle dentro amplificato da quello che le dita di Erica aumentando il ritmo stavano facendo al suo basso ventre profanato e aperto in ogni orifizio.

(Erica) “Ahhhhhhhhh” “Vengooooo Amoreeee”
(Valentina) “Siiiii” “Eccomiii” “Arrivoooo anch’ioooooo”

Non finirono di annunciare il punto di non ritorno che il loro piacere si profuse in lunghissimi e violenti schizzi che oltre a inondare le loro bocche e i loro visi annaffiarono tutto ciò che stava a tiro di quell’idranti a forma di vulva.

Sfinite, ma con ancora le gambe tremolanti, prese da un parossismo di piacere convulso, non ancora del tutto appagate, portarono i loro sessi a sfiorarsi l’uno con l’altro, intrecciando le gambe e reggendosi con le braccia per non cascare all’indietro.
I loro visi bagnati, i loro occhi lucidi ed emozionati, le loro labbra dischiuse dalle lingue che facevano capolino per bagnarle, i loro seni turgidi con i capezzoli dritti e le aureole più grandi del solito, tutto di loro esprimeva sesso e godimento, ma tutto ciò per loro non era sesso, ma profondamente e intimamente Amore, un Amore puro e smisurato.

Gli orgasmi meno intensi, ma più lunghi e profondi continuarono ad arrivare ad ondate successive, che per un tempo che sembrava interminabile fecero vibrare e contrarre ogni muscolo di quei corpi completamente abbandonati al piacere, fin quando le braccia non riuscendo più a sorreggerle cedettero, facendo franare i loro corpi all’indietro.

Tutto si quietò, anche i loro respiri man mano tornarono normali, come se del piacere fin qui provato non vi fosse più traccia, tranne che per un sottile filo vischioso biancastro che partendo da una vulva, rimanendo sospeso arrivava all’altra, come se i loro sessi volessero in un ultimo tentativo rimanere intimamente collegati tra loro.

Passò un tempo indefinito fin quando non tornarono coscienti e padroni dei loro corpi e abbracciandosi strette rinnovarono le loro promesse d’Amore.
Era tardi, bisognava andare e ricomponendosi quel tanto che permetteva l’angusto bagno della barca; prima di uscire diedero un’ultima occhiata a quel letto che aveva accolto il loro desiderio, notando le nuove macchie sul materasso che più scure perché ancora bagnate si sommavano alle precedenti.

Sorrisero divertite come due teppistelle che sanno di avere fatto un guaio e sgattaiolando via, riprese le bici pedalarono felici verso casa, con la consapevolezza che l’indomani mattina in spiaggia incontrando i ragazzi li avrebbero guardati con una leggerezza e una felicità interiore diversa.
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