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Gay & Bisex

Come Ogni Notte 3-Last Dance


di ArchieCooper
21.02.2023    |    3.261    |    4 9.8
"Una volta mi disse di averlo misurato e che vantava quasi trentacinque centimentri..."
Citofono. Ho il cuore sotto le scarpe. Sono stati due anni magnifici, ma è giunto il momento. È l’ultima volta che ci vedremo.
Non è servito molto perchè Clara ci scoprisse. Ormai sono mesi che vanno avanti le grida, la terapia di coppia, io che esco di casa e vado da Stefano mentre lei mi lancia addosso oggetti e nostro figlio piange. Nessuno dei due ha avuto però il coraggio di andarsene. Questo vorrà dire qualcosa. Nostro figlio che piange e si fa la pipì addosso vorrà dire qualcosa.
Io e Clara negli ultimi giorni abbiamo preso a rifare l’amore. Non sesso, ma amore, con sentimento. Ma non c’è ancora nulla di risolto. Siamo appena al principio, stiamo appena cominciando a ritrovarci. E contemporaneamente ho visto Stefano e gli ho spiegato che presto l’ultima volta sarebbe arrivata.
Apre la porta. Ha già il volto distrutto dalle lacrime. È scalzo, indossa solo un paio di slip blu scuro con l’eslastico. Tiene le mani sotto il collo come a volersi proteggere. Lo guardo negli occhi, gli carezzo il volto. Sono io a baciarlo. Il suo bacio s’infrange contro le mie labbra. Si mette a piangere.
“Non voglio perderti.” mi dice.
Scende una lacrima anche a me, tiro su col naso.
“Me lo fai il caffè?”
Siamo seduti sul divano del suo salottino, uno di fianco all’altro. Beviamo il caffè e rimaniamo in silenzio. Nessuno dei due ha il coraggio di parlare. Nessuno dei due vuole credere a quello che sta succedendo.
Inizio io “Allora, come va a lavoro?”
Sbuffa. “Come va? Come vuoi che vada? So’ giorni che sto a piangere, manco una risposta al telefono.”
Lo fisso, ci mette tempo a ricambiare il mio sguardo. Gli sorrido.
“Bella faccia da cazzo che c’hai.” mi fa. Con uno scatto appoggia la sua fronte sulla mia “Ma perchè se stamo a lascià, mo’ spieghi?”
Mi alzo. Cosa gli devo dire? “Nun pensà che a me non fa male. Sò stati i due anni più belli della mia vita.”
E allora riprende a piangere più di prima e a urlare. “E allora perchè mi vuoi lasciare? Perchè non possiamo stare insieme?”
“Ma te te rendi conto che io c’ho un figlio? Te rendi conto che non posso mannà a puttane la mia famiglia?”
“Allora ami lei.”
“Certo che la amo. Stiamo insieme che eravamo pischelli.”
“Mi fai schifo.” scandisce senza guardarmi in faccia. “Io ero un divertimento.”
Perdo la pazienza. “Stè ma tu non sai quanto è doloroso per me. Sò mesi che stò a litigà, so mesi che c’ho mio figlio che sta a vedè i genitori che se scannano, ce manca poco che io e Clara se menamo. Devo scegliere, te o lei, te o lei. Non posso stare con entrambi.” E qui mi rendo conto che sto piangendo anch’io. “Tu... tu sei giovane. Hai tutto il tempo per riprenderti e innamorarti di nuovo. Ma io ho fatto delle scelte prima di stare con lei. Ho scelto di sposarla, ho scelto di avere un bambino con lei, de’ aprirme un cazzo de mutuo. De fà un lavoro de merda per costruirmi una famiglia, cristo iddio” e mollo un calcio al tavolino.
Adesso ha ripreso a guardami, i suoi occhi mi percorrono dall’alto in basso. Si rende conto delle condizioni in cui mi trovo.
“Ho sbagliato io, Gianlù?”
M’inginocchio davanati a lui, gli prendo il volto fra le mani. “Non ha sbagliato nessuno Stè. Se ‘amo sbagliato è un errore che abbiamo fatto in due. Quello che ti dico è che ce la farai a dimenticarmi. Tanto a parte scopare che ‘amo fatto sti due anni? Mai una cena insieme fuori, mai una vacanza. Te meriti una storia vera, no con mezzo frocio come me che manco sa che cazzo vuole.” E mi rendo conto che oltre a piangere sto urlando.
“E ‘ndo lo trovo un altro che me dà il cazzo come me lo dai te? Che me fa le cose che piacciono a me?”
Gli poggio una mano sul cuore. Parlo, ma la mia voce è roca per le lacrime “Qua sarò. Sarò sempre qua. E tu nel mio.”
Scattiamo uno verso l’altro e ci baciamo con passione. Le nostre lacrime si mischiano come le nostre lingue. Lo afferro per le cosce e lo tiro su. Lui si avvinghia con le gambe intorno al mio bacino e con le braccia dietro il mio collo.
Mentre andiamo verso la camera da letto le nostre bocche non si staccano. Nella stanza Alexa sta diffondendo a basso volume della musica rock. Mi sembra che il pezzo sia degli Who. Lo lancio sul letto e mi slaccio i pantaloni.
“Mettete a pecora, mettete. Stanotte te voglio fa’ strillà.”
Lui esegue e io gli tiro giù le mutande. Non mi tolgo i vestiti. Mi lubrifico il cazzo con la saliva e glielo metto dentro tutto in un colpo. Oramai conosco la strada ed essa è abituata ad accogliermi. Mentre lo trombo gode e mi guarda sospetto oltre la sua spalla. Non mi ha mai visto così. Sono preso da una strana furia. Affondo colpi ritmati col volto ancora coperto di lacrime, li dò tutti con forza ma piano, uno dopo l’altro. Affondo il mio cazzo con forza, esco e lo riaffondo.
“Nun me guardà” gli dico.
Volta finalmente la testa e prende a menarsi il suo mostruoso arnese. A un certo punto quando sento più calore mi attacco come un coniglio ai suoi fianchi. Lui tira su la schiena e volta quanto possibile la testa cercando la mia bocca che ricambia. Vengo. Le mie mani gli stanno stringendo i fianchi in maniera tale che probabilmente gli lasceranno dei lividi. Non voglio uscire.
“Gianlù, devo venire pure io” dice con un soffio di fiato.
Esco fuori di malavoglia e m’inginocchio. Mi tolgo la camicia e la canottiera e apro la bocca davanti al bestione. Sborra quasi con cattiveria inondandomi la faccia, finendomi negli occhi e fra i capelli. Tiro fuori la lingua per prenderne in bocca il più possibile. Mi lecco le labbra. Quanto è buono. Gli ripulisco la cappella finchè non ha smesso di eiaculare l’ultima goccia.
Ci facciamo la doccia insieme. Insaponandoci a vicenda con amore, senza dirci una parola.
Mi soffermo a insaponare quel cazzo gigantesco. Una volta mi disse di averlo misurato e che vantava quasi trentacinque centimentri.
La cosa mi spaventava, ma mi feci coraggio e glielo chiesi. “Ti andrebbe se...”
“Se?”
“Se stavolta entrassi tu dentro di me?”
“Gianlù ma voi finì all’ospedale?”
“Nun me ne vojo andà senza averlo provato.”
Si fece serio. “Allora è davvero l’ultima volta che ci vediamo.”
Sono sdraiato nudo a pancia sotto sul letto di Stefano. La prima leccata al buco del culo è sempre la più bella. È una cosa che mi fa impazzire e poi Stefano è bravissimo. Si vede proprio che gli piace. Con le mani allarga le mie chiappe pelose e affonda dentro la punta muovendola su e giù. Poi mette dentro un dito. È strano, mi da un po’ di fastidio, ma come arriva il secondo inzia a piacermi. Con delicatezza ci mette un quarto d’ora prima di far entrare anche anulare e mignolo e comincia a scuotere le dita dentro il mio culo sempre facendosi strada con la lingua. Gemo e spingo il mio ano contro la sua faccia.
Mi chiede se mi sento pronto. Rispondo di sì. Lubrifica il suo cazzo con abbondante gel e poi ne introduce molto di più nel mio culo. Mi mette un cuscino sotto la pancia e comincia. La cappella entra e fin lì tutto bene. Sta facendo molto piano. Ma come va più avanti sento una serie di coltelli salirmi su per la schiena e lo spingo via.
“Forse sarebbe meglio se ti sedessi su di me” mi propone. Si siede sul letto e mi accovaccio sopra di lui. Lubrifichiamo ancora. Va meglio. Riesco a far entrare quanto posso muovendomi su e giù. Sempre piano e in un bagno di sudore perchè il dolore è ancora tanto.
A un certo punto mi rendo conto di essere arrivato alla base.
Ho gli occhi chiusi. Sento la voce di Stefano dirmi che sono bravissimo e mi bacia sulla bocca. Adesso che è tutto dentro si sdraia ed è lui a dare il ritmo. Il dolore non c’è più e inzia a esserci il piacere. Ogni colpo di cazzo mi fa sentire bene lungo tutto il corpo, così decido di menarmelo. Dopo un po’ questa nuova sensazione mi ha conquistato, sono eccitatissimo, mi muovo sopra di lui ed emetto dei versi da donna che neanche Clara aveva mai fatto.
Intanto Alexa diffonde i Queen adesso. Riconosco il pezzo. È quello con David Bowie.
“Pressure pushin’ down on me,
Pressin down on you, no man ask for.”
Lo prego di darmelo più forte e lui aumenta l’intensità dei colpi. Sento che il cazzo sta esplodermi, ma non per la frizione che gli sta dando la mia mano. Sta per esplodere per qualcosa che viene da dentro.
“Caring about us,
so this is our last dance,
This is our last dance,
This is ouserlves.”
Le dita dei piedi si contraggono e inizio a tremare. Allo stesso tempo mi accorgo che ogni muscolo del mio corpo si distende. La mia mano ha smesso di muoversi, ma il mio cazzo sborra un fiotto, poi un secondo e infine un terzo sugli addominali definiti di Stefano. Allora lui tira fuori il cazzo e prende a menarselo.
“No ti prego, vienimi dentro” gli faccio.
“No.” mi risponde lui solenne e mi guarda fisso negli occhi. “Dovrai tornare e implorarmi.”
Sono due giorni che il buco del culo mi va a a fuoco. Mi ha fatto male stare sdraiato per tutta la notte quando l’ho preso. Clara si è insospettita e isterica ha fatto i bagagli. Ha preso nostro figlio e se n’è andata via in pigiama nella notte. L’ho convinta a tornare a casa. Stanotte rientrerà. Stefano non ha mai provato a chiamarmi ancora e probabilmente non lo farà.
Quando ero bambino facevo giochi da bambino.
Adesso che sono adulto non posso più giocare.
Clara tornerà a casa e invecchieremo insieme. Nostro figlio crescerà e piangerà ancora ancora ancora e ancora. Finchè la vita non darà almeno a lui quello che vuole.
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