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Weekend In Villa -3- La Stanza dei Giochi


di Membro VIP di Annunci69.it giorgal73
03.11.2023    |    4.520    |    4 8.6
"Il Glande è completamente esposto e lucido, sembra bagnato..."
Esco dalla vasca senza nascondere la mia eccitazione. Il mio povero e solitario pene ha diritto di manifestare la sua presenza, ha praticamente sofferto di priapismo per tutta la durata dell’incontro lesbo delle tre donzelle. Per un paio di volte ha cercato di alzare bandiera bianca e arrendersi, ma ha resistito.

Ely, con un telo in mano, mi aiuta a rimuovere l’umidità dal mio corpo. Si inginocchia per asciugarmi i polpacci e trova il mio svettante pene che la fissa e le chiede aiuto. Lei da brava bambina apre la bocca e inizia a succhiarlo. Gioca anche con i miei testicoli racchiusi in uno scroto diventato una pallina di tennis dall’ eccitazione prolungata. Tuttavia, proprio a causa dell’eccitazione prolungata, raggiungo in soli tre minuti l’orgasmo. La sua bocca viene riempita dal mio piacere.
Non le chiederò quale gradisce di più, se il mio o quello delle sue amiche, temo di conoscere quale potrebbe essere la risposta.
Questa sveltina mi ha aiutato, ma sicuramente non appagato, però la curiosità è forte, pertanto aiuto Ely a rialzarsi. Le rubo un bacio e solerti prendiamo la via per raggiungere la fantomatica e misteriosa stanza dei giochi. Ely l’ha già visitata con le sue amiche, pertanto conosce la strada.

Entriamo nel patio, percorriamo un luminoso corridoio decorato con delle curiose stampe erotiche. Le stampe sono dei disegni che rappresentano scene di sesso con donne completamente nude, mentre gli uomini indossano degli abiti in stile francese. I colori sono audaci come il contenuto. Mi piacciono e mi eccitano molto. I seni e i sederi sono prosperosi, ma l’erotismo è concentrato nell’espressione rapita ed estasiata delle fanciulle.

Al termine del corridoio ci sono delle scale a chiocciola che conducono ad un piano interrato. L’illuminazione è completamente diversa da quella del corridoio, molto più soffusa e calda. La sorgente sono delle applique a forma di fiaccola, con lampadine che simulano una fiamma. Le fiaccole sono l’unico elemento presente sulle spoglie pareti di mattoni. L’immaginazione stimola il ricordo della discesa verso le prigioni del Palazzo Ducale di Venezia.

Alla fine delle scale troviamo una porta di legno scura con un grande foro circolare chiuso che funge da spioncino per l’interno. Apriamo la porta e ci tele trasportiamo in un universo parallelo.
La stanza è un grande salone, probabilmente supera i di cento Mq di superficie. Tutto l’arredamento che vediamo è bicolore come le pareti: rosso e nero.

Al centro del soffitto un immenso lampadario con gocce di cristallo che illumina fiocamente l’ambiente. Sulle pareti ci sono le stesse finte fiaccole che erano presenti lungo le scale.
La luce gialla tremolante aiuta a incupire l’ambiente rendendolo tetro, spaventoso e anche un pochino asfissiante.
Lungo le pareti ci sono delle nicchie rettangolari con appesi o appoggiati degli oggetti. Le nicchie raggruppano il contenuto per tipologia: Collari, fruste, catene, maschere, pinze, uncini, cinture, dildi e tante altre cose che non riconosco, ma hanno tutti un aspetto inquietante.

Anche i mobili non sono rassicuranti.
Il primo che attira la mia attenzione è una sedia con la seduta vuota avente due cuscini laterali a sostegno delle gambe. Lo schienale anch’esso aperto centralmente ha due appendici che salgono verso l’alto a forma di grande elle alle quali sono appese delle polsiere costrittive. Nella parte bassa della sedia una grande asta che regge due cavigliere.
Poi ci sono diverse panche sia rettangolari che circolari, piene e vuote con diversi appigli e catene.
Due gogne di diversa misura, una che costringe ad una posizione a novanta gradi, l’altra invece è più alta con diversi fori. Non mancano le gabbie, ne conto 3, in grado di contenere una o più persone.
Una poltrona ginecologica molto grande, con tanti braccioli e catene.
Sulla parete frontale alla porta c’è una croce di legno a forma di X.
Al centro della stanza un’altalena di corde con accanto un grosso tronco corredato di catene. Ci sono tantissimi altri mobili e attrezzi, ma la mia attenzione e quella di Ely viene distratta dalla scena alla quale ci ritroviamo ad assistere. In silenzio ci sediamo su una panca normale, ma con un comodo cuscino imbottito e uno schienale altrettanto comodo che ci avvolge la schiena.

Edoardo entra dentro la stanza seguito da Danilo.

Mi ricordo però che oggi il suo nome non è Danilo, bensì Giada e ha sempre il collare al collo, ma ora non indossa più la minigonna, al suo posto ha una tutina strettissima in latex nera lucidissima che lo copre completamente, rimangono scoperti i capezzoli e le parti intime.
Edo indossa una canottiera e dei pantaloncini corti, sempre in latex, ma il tutto è nero opaco. Tuttavia, i pantaloncini nascondono solo il sedere, in quanto davanti hanno un foro che fa uscire i testicoli e un cazzo in perfetta erezione, dritto e fiero.

Giada viene accompagnata vicino l’altalena dove si trova uno sgabello e poi fatta sedere.
Edoardo si posiziona in piedi dietro la schiena di Giada e inizia a elargire delle lente carezze sul busto frontale, quasi ad abbracciarla. Quando arriva vicino ai capezzoli, li afferra e li pizzica e a volte li torce anche. Chi riceve questo trattamento geme e implora utilizzando sempre la stessa frase, come una litania liturgica:
«Ti prego, dammelo, lo voglio assaporare.»

La preghiera viene esaudita, Edoardo si sposta e porge il cazzo alla bocca che lo brama. Viene subito avvolto e nascosto dalle rosse labbra. Il cazzo di Edoardo non è piccolo, non l’ho misurato, ma credo che superi i venti centimetri, non è molto largo, ma Giada sembra abituato e allenata, riesce a prenderlo tutto. Le sue labbra arrivano a sfiorare i testicoli senza nessuna fatica. Il pompino viene guidato e ritmano dalla mano di Edo che nel frattempo si è posizionata dietro il collo della sua amante.
Ogni tanto il cazzo viene liberato dalla famelica bocca, ma solo per essere sbattuto sulla lingua che brama la cappella insalivata e gonfia.

Il rapporto orale viene interrotto. La dispensatrice di fellatio viene fatta alzare e condotta su una vicina panca. Giada viene prima fatta inginocchiare ai piedi della panca e poi fatta sdraiare con la pancia sul cuscino imbottito. La posizione che assume garantisce un facile accesso anale.
Edoardo ne approfitta immediatamente per perlustrare con la lingua il buchetto, mentre le sue mani si posizionano sui glutei che palpeggia e schiaffeggia.

Io ed Ely ci accorgiamo che la saliva utilizzata per lubrificare è molta e cade a terra. Io non sono particolarmente eccitato, ma la manina di Ely è sul mio pene e lo trastulla amorevolmente, io per non essere da meno faccio la stessa cosa con la sua passerina eccitata e umida. Per il momento ci limitiamo solo a questi preliminari e a fissare l’azione dei veri protagonisti e utilizzatori della stanza.

Edoardo si allontana e inizia a penetrare con il pollice della mano destra l’ano, mentre utilizza l’indice e il medio come una forchetta per stimolare i testicoli. Poco dopo, aiutandosi con il pollice sinistro, esegue un massaggio dal centro del piacere verso l’esterno. I due pollici vengono poggiati entrambi sul buchetto che vorrebbe tanto accoglierli, si nota la pressione, ma invece di entrare, lentamente vengono spinti sui glutei. Ogni qual volte l’ano subisce il massaggio si allarga, si dilata, si prepara alla violazione di domicilio. Il viso di Giada non nasconde il piacere che gli viene donato dal massaggio e dalla lingua che talune volte gioca con il suo buchino.

Edoardo però non sembra soddisfatto. Si alza, va verso una nicchia della parete alla sua sinistra, prende un tubetto e torna dalla sua schiavetta. Il tubetto risulta essere un gel lubrificante, diventa evidente quando viene spremuto sul sedere in attesa e spalmato con dovizia. Un preservativo viene indossato e lubrificato.
Lo svettante cazzo di Edoardo inizia ad entrare e uscire dal culo violato, ad ogni colpo viene emesso anche un urlo di piacere.

La sodomizzazione tuttavia dura solo qualche minuto, esattamente come ogni azione sessuale alla quale abbiamo assistito fino ad ora. Il Cazzo del padroncino esce per l’ultima volta da un buco che rimane aperto con la speranza vana di tornare pieno. Edo si toglie il preservativo e con passo spedito si avvicina alla nicchia che contiene catene e manette, preleva due fasce di pelle nera con dei cerchi metallici. Le fasce sono delle polsiere che vengono serrate sui polsi di Giada, costretta ad alzarsi, strattonata verso l’alto attraverso il collare. Le polsiere vengono agganciate a delle catene che scendono dall’ altro, quelle poste alla destra dell’altalena.

Edoardo si allontana nuovamente per andare a prendere uno strano marchingegno che riconosco solo quando dal fondo della stanza si avvicina per posizionarlo. La strana macchina è una sex-machine con un grande dildo nero attaccato all’ estremità. Il posizionamento, guarda caso, è proprio verso il culo dilatato di Giada. Il Dildo viene coperto da un preservativo, lubrificato dal gel e poi accompagnato e fatto entrare manualmente dentro quel buchetto che prima era stato riempito da un vero cazzo.

Edoardo aziona la macchina che inizia il lavoro di perforazione con una lenta azione. Ogni volta che arriva a termine corsa e il finto cazzo sparisce completamente dentro, noto una reazione: il pene di Giada sussulta, sembra gonfiarsi e si muove, come se una mano invisibile lo stesse masturbando.
Anche il sesso dello schiavetto non è piccolo, lo avevo notato subito quando ci presentammo all’entrata in villa, ma era a riposo, ora sembra un palo da Pole Dance, più lungo e massiccio di quello del suo amico. Il Glande è completamente esposto e lucido, sembra bagnato. Edoardo inizia a massaggiarlo e poi lo prende in bocca.

Ely si avvicina al mio orecchio destro e mi sussurra:
«Cazzo, non mi sono mai così eccitata e bagnata a vedere scopare due uomini. Voglio provare anche io a essere inculata con quella macchina, ti dispiace se dopo cena chiederò a Francesca di farmela provare?»

Io che ho le mie dita dentro la sua vagina, già mi ero accorto della sua eccitazione e di quanto stesse godendo nell’ assistere a quelle scene forti. Ne approfitto per inserire un altro dito e provo a stimolarle l’orgasmo. Lei fa altrettanto con me aumentando il ritmo della sega e quasi contemporaneamente godiamo, ma mantenendo religioso silenzio per non disturbare i veri protagonisti dell’amplesso.

L’inculata meccanica continua la sua inesorabile e instancabile opera. Edoardo non contento, abbandona momentaneamente il pompaggio e recupera due palle metalliche di circa 5 cm attaccate ad una catenella e le serra sui capezzoli di Giada tramite le pinzette agganciate alla catenella. Questa operazione stimola due lunghe e intense urla a metà tra la sofferenza e il piacere.
Le palline sono evidentemente pesanti perché i capezzoli e il petto sono visibilmente stirati verso il basso. Il cazzo torna nella bocca avida, ma purtroppo gli stimoli sono così intensi che Giada non regge e gode inondando e riempiendo la bocca del suo torturatore.

Edo si alza, si infila indice e medio nella bocca per raccogliere lo sperma e farlo leccare dalla cattiva schiava. Con la mano destra si masturba fino a venire sulla mano sinistra libera, attento a non perdere neanche una goccia. Il nuovo sperma raccolto ha la stessa destinazione: la bocca della povera Giada che continua a essere inculata dalla macchina. Ma non per questo spreca il denso nettare e ripulisce completamente la mano

«Ely ti va se usciamo e andiamo a prendere un po’ di aria, inizio ad avere segni di claustrofobia.»

L’invito viene colto, ci alziamo e usciamo dalla stanza lasciando i due maschietti ai loro giochini.

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