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Il dottore II - Parte 2


di foxtied
29.06.2019    |    3.345    |    4 9.6
"Strano che non mi abbia chiesto di farla direttamente lì, ma evidentemente “quella” doccia è adibita ad altri scopi..."
Terminato il giro panoramico della sala giochi e, soprattutto, dopo avermi illustrato la funzione di alcune suppellettili quali, ad esempio, la grande cassapanca che serve per la totale deprivazione sensoriale della “vittima”, il dottore mi invita a tornare di sopra per fare una doccia e rinfrescarmi prima di iniziare a giocare. Strano che non mi abbia chiesto di farla direttamente lì, ma evidentemente “quella” doccia è adibita ad altri scopi.
Riprendo lo zaino che avevo lasciato nel salone principale e seguo il dottore verso il bagno: “Rinfrescati, poi tieni indosso solo i boxer e le pantofole di spugna che ti ho preparato, non rivestirti” – “Va bene…” rispondo, mentre lui mi passa una mano sulla patta dei pantaloni… Faccio per entrare in bagno, ma lui mi ferma: “Aspetta… inginocchiati un attimo” mi dice, accompagnandomi nell’inginocchiarmi davanti a lui… “Abbiamo molto tempo, mettiamolo a frutto… prendimelo in bocca per qualche minuto” Ha già il pene duro fuori dai pantaloni: se lo prende in mano e lentamente me lo poggia sulle labbra: “Apri la bocca…” Obbedisco e lascio il suo pene entrarmi in bocca completamente… “Bravo… bene così… ora succhialo e leccalo, dai…” Lo faccio e, anche se già parzialmente eccitato, sento anche il mio pene indurirsi, non tanto per l’atto in se stesso, quanto per la situazione. Mi scopa in bocca per una decina di minuti, tenendomi la testa ferma quando intende spingere dentro a fondo, e muovendomela quanto vuole farsi succhiare; poi si ferma e lo sfila dalla mia bocca: “Avremo tempo… Ora fatti una doccia, ti aspetto in sala”.
Dopo una ventina di minuti esco dal bagno, in boxer e pantofole, e mi avvio verso il salone… trovo il dottore seduto sul divano, con in mano un pezzo di corda bianca: “Vieni qui davanti a me e voltati, ti lego le mani dietro la schiena…” Obbedisco e mi volto di schiena davanti a lui: mi prende i polsi e me li lega incrociati, abbastanza stretti, poi mi fa voltare nuovamente e mi fa inginocchiare sul tappeto davanti al divano. Seduto davanti a me si abbassa i pantaloni e gli slip e, dopo essersi preso il pene in mano, mi prende la testa e la porta verso di lui: “Apri la bocca e succhialo ora…” Apro la bocca e mi penetra a fondo nuovamente, stavolta tenendomi la testa e muovendomela avanti e indietro.
“Come sai, sono sempre molto eccitato dai nostri incontri, quindi devo allentare la tensione riempiendoti la bocca si sperma e facendotela ingoiare, per poi avere la mente lucida per torturarti di sotto… quindi succhia per bene e fammi sborrare, dai…” Il suo pene mi riempie la bocca, ed è talmente duro e grosso da non farmi respirare. Mi scopa a lungo la bocca, senza tirarlo mai fuori. Le mani legate dietro la schiena mi obbligano a tenere il busto rigido, con il risultato di affogare letteralmente tra le sue gambe.
“Mi fa impazzire il modo in cui me lo succhi, continua così…” Il tempo passa, almeno mezz’ora, finché sento il suo pene irrigidirsi ancora di più e il suo respiro diventare molto accelerato… finché lo trattiene per aumentare la sensazione di piacere mentre mi fiotta in bocca copiosamente. Mi tiene ferma la testa mentre spinge ancora più dentro il pene e lo sperma mi cola direttamente in gola: “Ingoia, bravo… così…” Ingoio tutto, poi finalmente me lo sfila dalla bocca e posso respirare: “Leccalo bene, dai…” Lo faccio, passando la lingua sul glande e poi fino alla base, finché mi fa alzare: “Bene, sei stato bravo. Ora sono pronto per torturarti. Tu sei pronto o hai qualche ripensamento? Hai visto che ci sono molti giochi da sperimentare…” – “Sono qui ormai… basta che lei non esageri…” – “Non l’ho mai fatto, no? In ogni caso sai come fare per interrompere le torture, basta muovere la testa esprimendo un NO e io mi fermo. Ma non servirà, vedrai… È vero che sarai torturato, ma ti piacerà, lo so”.
Passandomi un braccio attorno alla vita mi invita a dirigermi verso il corridoio che porta alla scala: “Andiamo ora…” Tenendomi per le mani legate dietro la schiena, mi fa scendere le scale, per poi dirigerci verso lo studio e poi nella sala giochi che ha lasciato aperta… proprio mentre sto entrando mi torna alla mente un particolare: aveva detto di aver ricavato DUE grandi vani nascosti, e io ne ho visto soltanto uno… quindi dov’è il secondo? E cosa nasconde? Questa domanda mi pervade i pensieri, perché è strano che non me l’abbia fatta vedere nel giro panoramico precedente… forse è qualcosa che preferisce non farmi vedere prima? O magari sto solo facendo dei voli pindarici privi di fondamento?
Mi guardo attorno mentre mi porta verso la sedia o, per meglio dire, il trono in legno: non riesco a scorgere ulteriori accessi e alla fine mi forzo a smettere di pensarci. Mi slega i polsi dopo avermi fatto fermare davanti al trono: “Togli i boxer e le pantofole. Ti voglio nudo”.
Sfilo prima i boxer, poi i piedi nudi dalle pantofole… Mi fa sedere sul trono, avendo cura di accostarmi la schiena alla spalliera: mi lega i polsi lungo lo schienale, bloccandoli con le corde già fissate agli anelli presenti sul legno massiccio. Mi lega sia i polsi che le braccia, poi mi avvolge il collo e lo blocca a sua volta allo schienale. A questo punto, lentamente, mi divarica le gambe e dopo avermi accarezzato e stimolato il pene per qualche istante, passa a legarmi le ginocchia, sempre bloccandole ai lati della sedia.
È la volta dei piedi, che avvolge con cura e con diversi giri di corda, per poi tirarli verso le gambe della sedia e bloccarli. Come se non bastasse mi avvolge anche la vita, schiacciandomi alla sedia, dopo aver avvolto anche il petto con due passaggi, uno sopra e uno sotto, per evidenziare i capezzoli.
Mentre mi lega il mio pene reagisce e si eccita, come del resto accade sempre, ma stavolta la reazione sembra più “spinta”, forse per la situazione e il posto particolari. “Prima di imbavagliarti ti dico cosa voglio farti, a scanso di equivoci, ok?” – “Va bene…” – “Allora, ti ho immobilizzato per bene, e ora voglio applicarti dei morsetti ai capezzoli, dopo averli fatti rizzare. Te li lascerò per tutto il tempo in cui sarai legato a questa sedia, credo almeno un’ora, un’ora e mezza. Poi ti infilo un dildo a stantuffo nel culo, collegato a una macchina che lo muoverà su e giù, scopandoti. Non è molto grosso, ma fa il suo lavoro. Poi ti lego pene e testicoli e ti metto un vibratore sotto le palle, per poi usare il Magic Wand direttamente sul glande, fino a farti sborrare. C’è qualcosa di tutto ciò che non vorresti facessi?” Rifletto due secondi, poi esprimo il mio dubbio sullo stantuffo: “Sa che non mi piace molto la penetrazione anale…” – “Si, ma devi anche rompere il ghiaccio con questa cosa. Il dildo è lubrificato, entrerà tranquillamente, vedrai… poi nel caso non ti piaccia fammi cenno e te lo sfilo, ok?” – “Va bene… continuiamo allora…” – “Perfetto, prima ti imbavaglio: maschera con palla gonfiabile, per iniziare…”.
Pochi istanti e sono imbavagliato in modo da non poter fiatare, con diverse pompate sul fallo gonfiabile che mi ha infilato in bocca… la maschera funge anche da bendaggio, non vedo nulla, non posso emettere suoni e sono legato molto stretto alla sedia. Inizia a legarmi testicoli e pene, con una cordicella fina, simile a spago, con la quale mi avvolge sapientemente la sacca scrotale, per poi passare alla base del pene e poi al glande. Il pene è già abbastanza duro, e la legatura si fa sentire, ma le cose cambiano nettamente quando mi infila un vibratore sopra le palle, fissandolo alla seduta; non appena accesso il pene inizia ad indurirsi e le corde a stringere. A questo punto lo sento armeggiare sotto la sedia, finché lo sento poggiarmi la punta del dildo a stantuffo tra le natiche, attraverso il foro sulla seduta: spinge lentamente, fino a penetrarmi completamente, grazie all’abbondante lubrificazione… Poi accende la macchina infernale e lo stantuffo inizia a scoparmi lentamente il culo. Il mio pene diventa di marmo.
Fa passare qualche istante prima di aumentarne il ritmo, finché lo scoparmi della macchina diventa costante… inizio a mugolare dietro il bavaglio che mi tappa e riempie la bocca allo stesso tempo. Mi sollecita i capezzoli con quello che immagino sia il Magic Wand, finché li fa diventare evidenti e turgidi per applicare i morsetti: due pinze che li stringono, provocando un dolore soft che risulta sicuramente anche eccitante.
È tutto pronto per completare il quadro: mi poggia il Magic Wand direttamente sul glande, e a questo punto inizio a contorcermi sia dal piacere che dal dolore per le varie costrizioni e la penetrazione anale continua.
La tortura è iniziata.
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