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Gay & Bisex

Kidnapped - Parte 4


di foxtied
21.05.2018    |    6.396    |    2 9.0
"Faccio la doccia, se non altro per togliermi l’odore di sperma dal viso e dal collo, mi asciugo con un accappatoio blu, infilo le pantofole di spugna e mi..."
Credo di essermi addormentato per un po’, ma vengo svegliato dal rumore della porta che viene aperta… poi la luce si accende ed entra il tizio, quello che dovrebbe essere il mio “padrone”. Chiude la porta e viene verso il letto, indossa una specie di vestaglia nera che toglie quando è davanti a me. È nudo, con il pene eretto. Sale sul letto e, posizionandosi tra le gambe, inizia a masturbarmi finché non mi diventa duro: a questo punto me lo prende tutto in bocca e lo lecca, non disdegnando di tanto in tanto di farmi sentire i suoi denti sull’asta del pene. Con la mano spinge il plug che ho nel culo, lo estrae e lo rinfila, ritmicamente. Me lo succhia e mi masturba per almeno venti minuti, poi mi fa venire. Estrae il plug anale, lo bagna per bene del mio sperma sparso sul lenzuolo e poi me lo rimette dentro, a fondo. A questo punto si mette cavalcioni al mio petto e si masturba fino a schizzarmi il suo liquido sul viso e sul petto. Senza dire una parola, scende dal letto e se ne va, spegnendo la luce e richiudendo la porta a chiave dietro di sé.
Per quella notte non ci sono altre “visite”. Al mattino gli scagnozzi tornano per slegarmi, mi ammanettano di nuovo mani, piedi e collo e, dopo avermi imbavagliato con la solita maschera, mi portano in bagno per lavarmi. Una volta finito mi liberano, mi fanno indossare un accappatoio blu e un paio di pantofole di spugna e, dopo avermi ammanettato dietro la schiena, mi invitano a seguirli, senza imbavagliarmi.
Salita una scala entriamo in una grande stanza che credo sia l’ufficio del boss: dopo avermi tolto le manette mi fanno spogliare nudo e mi spingono verso il centro, sotto una grossa trave di legno dotata di ganci. Anche sul parquet scoprono due ganci. Mi avvolgono i polsi con diversi giri di corda, e la stessa cosa fanno con le caviglie e il collo. A questo punto le braccia vengono allargate e tirate verso i ganci, dopo avermi fatto salire su uno sgabello non molto alto, che comunque una volta tolto mi lascia in sospensione sulle braccia. Mi legano anche le gambe ben divaricate, fissando le caviglie verso gli anelli. In pratica mi hanno appeso legato a croce. Uno dei due sale su una scaletta e serra verso l’alto la corda che mi avvolge il collo, poi mi imbavaglia con un anello ben serrato.
Mi lasciano così. Dopo un po’ arriva il boss che, vestito di tutto punto, si siede alla scrivania come se nulla fosse: evidentemente la vista lo aggrada. Dopo una mezzora alza il telefono e chiama qualcuno. Arriva uno dei due tirapiedi al quale ordina perentoriamente: “Impalalo e legagli cazzo e palle”. Il tizio esce e torna poco dopo con un dildo di gomma posto su un paletto di legno… me lo infila nel culo e poi lo ancora a terra con un bullone passante. Per finire, con dei pezzi di spago fino, mi lega i testicoli strizzandoli e poi il pene, fino al glande. Se ne va senza dire nulla.
Il boss continua come se niente fosse, guardandomi di tanto in tanto: la sospensione è costrittiva e dolorosa, come anche la legatura dei genitali e l’impalamento… il pene mi è comunque rimasto duro, a causa della costrizione dei testicoli e del glande.
Finalmente richiama gli sgherri e gli ordina di liberarmi, ora ha un appuntamento, dice, e l’ufficio gli serve vuoto. “Riportatelo nella sua camera e incaprettatelo sul letto. Mettetegli un anello largo in bocca, passerò da lui dopo.”
In poco tempo sono sul letto, legato incaprettato con le caviglie unite, i gomiti stretti, e un cappio attorno al collo collegato con i piedi. Un ring-gag molto largo alla bocca e bendato con una fascia di cuoio nero. Nel buio della benda che mi copre gli occhi, sento la porta aprirsi e richiudersi… poi dei passi. Non sento altro finché un pene non mi penetra la bocca tenuta spalancata dall’anello: entra a fondo fino a toccarmi la gola. Nel vano tentativo di sottrarmi il cappio intorno al collo si stringe, riportandomi a più miti consigli… “Te l’ho spiegato, non opporti… la tua funzione è quella di soddisfare le mie voglie, e adesso ho voglia di farti ingoiare il mio sperma. Quindi leccami il cazzo e non muoverti” È il boss… si prende una pausa dopo l’appuntamento, evidentemente.
Mentre continua a scoparmi in bocca, inizia a frustarmi le gambe e i piedi con qualcosa di flessibile e morbido, forse un laccio di cuoio, non saprei, ma le vergate mi fanno contorcere e soffocare dal cappio. Finalmente mi inonda la bocca e la gola di sperma, spingendo tutto il pene dentro, fino ai testicoli e tenendomi ferma la testa. Quando si ritrae lo sperma mi cola ovunque, e lui me lo sparge sul viso con il pene. Poi mi infila una sorta di tappo nell’anello del bavaglio. Se ne va.
Non passa molto tempo prima dell’arrivo dei due soliti accoliti: mi slegano dall’incaprettamento, ma solo per legarmi a croce al letto, con gambe e braccia nuovamente ben divaricate. Legano testicoli e pene e mi infilano un dildo nel culo, poi morsettano i capezzoli. Mi lasciano così per diverse ore.
Si apre la porta ed entra uno dei due, mi slega dal letto, mi toglie il bavaglio e mi porta verso il bagno, stavolta senza legarmi: “Fai una doccia, poi si va a pranzo…” mi dice facendomi entrare e chiudendo la porta a chiave. Faccio la doccia, se non altro per togliermi l’odore di sperma dal viso e dal collo, mi asciugo con un accappatoio blu, infilo le pantofole di spugna e mi siedo in attesa. Vengono a prendermi in due, mi applicano delle polsiere e cavigliere che poi collegano con delle catenelle non troppo lunghe, bloccandomi le braccia dietro la schiena. Prima di andare mi aprono l’accappatoio e mi applicano due anelli fallici molto stretti, ai testicoli e alla base del pene. Ci avviamo per i corridoi di questa casa enorme, nella quale sono arrivato dentro una cassa. Arrivati in una grande sala da pranzo, mi fanno sedere e mi bloccano le caviglie alle gambe della sedia, poi mi liberano i polsi dietro la schiena e me li rilegano davanti, collegandoli alla seduta della sedia, con una catenella abbastanza lunga da permettermi di usare le posate. Mi mettono un collare di cuoio abbastanza stretto, sempre collegato allo schienale della sedia.
Arriva il capo di questa masnada di pervertiti che, prima di sedersi, viene a controllare che io abbia gli anelli fallici ben stretti e quindi il pene relativamente duro. Non appena siede arriva una sorta di cameriere con un carrello, dal quale prende dei piatti che poggia davanti al “padrone” e poi un vassoio che mette davanti a me. È incredibile constatare come siano tutti assolutamente assuefatti alla situazione.
“Mangia, non parlare o ti faccio imbavagliare… e non sarebbe semplice poi mangiare, con la bocca aperta da un anello…” Evito anche di accennare una risposta e inizio a mangiare, muovendomi per quanto consentito dalle catene.
“Starai con noi per un po’… almeno un paio di mesi, finché non ne avrò abbastanza dei tuoi servizi… Poi parleremo di cosa potrebbe accadere dopo…” Queste frasi mi sembrano quasi una provocazione per farmi parlare e quindi farmi poi imbavagliare, decido quindi di non rispondere, anche se poi penso che, se volesse, non gli servirebbero poi questi giochetti per seviziarmi come più gli aggrada.
Mentre continuo a mangiare lui si alza e viene verso di me… si abbassa i pantaloni e gli slip e, prendendoselo in mano, mi dice: “Prendilo in bocca, usa le mani…” Ho un attimo di esitazione, ma lui mi prende la testa con una mano e la spinge verso il cazzo dritto: “In bocca, forza…” Obbedisco e, aiutandomi con le mani, glielo prendo in bocca… mi obbliga a lavorarglielo per diversi minuti finché se lo riprende in mano e inizia a schizzare sperma sul mio piatto e sul mio cibo ancora da finire… “Bene… ora finisci di mangiare” A questo punto non riesco a farlo e resto fermo guardando il piatto intriso del suo sperma.
“Imbavagliatelo e fategli finire il pranzo” ordina perentoriamente agli sgherri: in pochi istanti mi imbavagliano con un anello molto largo, serrato dietro al collo e, un cucchiaio alla volta, mi infilano il cibo “condito” dentro la bocca… riesco a malapena a muovere la lingua per inghiottire, ma non mi danno molta scelta. Ci vuole un po’ per mangiare tutto, ma alla fine anche questa passa. “Stasera ci penserai meglio prima di indugiare nel mangiare… Ora portatelo di sotto e legatelo sul tavolo estensore. Non tiratelo troppo, ci penserò io più tardi”.
Un “tavolo estensore”, che diavoleria potrà mai essere, penso… Lo scoprirò molto presto.
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