tradimenti
La vicina di pianerottolo mi accoglie dopo il trasloco...

22.05.2018 |
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"Infine siamo riusciti a lasciare il nostro covo d'amore in centro, utilizzato solo per un sesso magnifico e pieno di sentimenti, per iniziare - di nuovo, si..."
Era la metà di giugno quando, con Emma, ci siamo trasferiti nel nuovo appartamento di Roma, zona Talenti. E' stato il completamento di un calvario fatto di ex dei due generi, abbandonati e lasciate, ripicche, litigi, scuotimenti vari dell'animo. Infine siamo riusciti a lasciare il nostro covo d'amore in centro, utilizzato solo per un sesso magnifico e pieno di sentimenti, per iniziare - di nuovo, si direbbe - a costruire una vita insieme.La parte faticosa era naturalmente a mio unico carico, e stavo trasportando l'ultima scatola, piena di addobbi natalizi, strasudato dopo quel pomeriggio caldo e con il solo aiuto dei due bulgari di una ditta trovata per strada "Sgombero Cantine".
I due, finito prima e più rapidamente di portare in casa le scatole, erano appoggiati alla ringhiera del pianerottolo, e non guardavano me - mezzo morto - e la mia scatola gigantesca, ma due rotonde e splendide natiche avvolte in un leggins che spiegava con assoluta cura come non ci fosse nulla, sotto. Fra il tessuto a macchie azzurre del lato visibile della vicina, che tentava di spingere la chiave dentro la toppa con forza, e la sua pelle, non poteva stare nemmeno un filo di cotone.
Mentre entrava sbuffando e tirandosi dietro un sacchetto della spesa pesante ci siamo scambiati un'occhiata, un sorriso, e, da parte mia un "i miei sono più pesanti !".
"Vedo - ha risposto con un sorriso ancora più bianco e intenso - poverino, mi dispiace."
"Non preoccuparti, grazie al cielo ho finito - ho risposto - ciao e a presto."
Mi è rimasto per qualche minuto in mente il corpo della mia vicina, con quelle curve magnificamente sexy da ragazza, o meglio donna - forse intorno ai 40 - della porta accanto, come quei pensieri che rimangono incollati al cervello per un po'.
Ho pagato i due bulgari, che ancora stavano ridacchiando in una lingua poco comprensibile, e sono entrato, senza riuscire a chiudere la porta dai tanti scatoloni abbandonati nel punto più vicino possibile all'entrata.
Mi sarei buttato immediatamente sotto una doccia e poi nel letto nudo, a respirare e sentire il fresco dell'interno di quell'appartamento al primo piano, e ho iniziato, con poca voglia, a spostare le scatole che impedivano di chiudere la porta.
Alla terza montagna di vestiti impacchettati, vedo due splendidi piedi con unghie color ciliegia, lisci, bianchi, appoggiati in un paio di infradito con colore mimetico.
"Che belli - non ho potuto far altro che dire ad alta voce - e che bel colore che hai usato, ti stanno bene".
Un complimento simile non era da me, uomo riservato e asociale, che sfugge da qualsiasi tipo di rapporto sociale come dalla peste. Eppure era uscito dalle labra con estrema naturalezza. E si era accompagnato con un discreto movimento nelle parti intime, un piccolo ma turgido scossone, che forse si era intravisto attraverso la stoffa morbida dei boxer e della tuta leggera.
"Grazie, sei gentile - aveva risposto mentre si guardava e rigirava i piedi - io comunque sono Federica".
"Piacere, Federica, sono Filippo. Come vedi mi sono appena trasferito. E, scusami, ma sono completamente sudato per tutta questa roba che ho dovuto portare su. La mia compagna si chiama Emma, ma verrà domani, quando tutto sarà un po' più in ordine... mossa furba, no?".
La risata di Federica, incorniciata da quei capelli rossi e quel viso così bianco, mi stava lasciando senza parole, ma le sue labbra gonfie, turgide, unica nota rosso sangue di quel profilo, mi attraevano come il miele per le api.
"Vieni, Filippo, ti offro qualcosa da bere, ne hai bisogno mi pare." E con una mano mi faceva cenno di seguirla nella porta della casa accanto.
"Non vorrei proprio disturbare - ho risposto senza esserne molto convinto - poi sono così conciato..."
"Non preoccuparti, tanto solo sola."
E con quelle ultime due parole il mio membro aveva decisamente iniziato a pensare da solo, e un minimo bozzo si iniziava a intravvedere. Proprio quando quel movimento di prima sembrava essere sparito.
L'ho seguita in cucina, e mentre preparava un bicchiere con acqua e limone ghiacciati mi è sembrato si strofinasse "quasi inavvertitamente" con quei suoi legghins incollati al culo perfetto come quello di una statua.
Ho preso il bicchiere e mi sono seduto nel punto più vicino, un divanetto da due o tre posti. Senza vergogna, mi ci sono buttato del tutto spossato, con le gambe aperte, il mio uccello spaesato che si muoveva dentro e fuori dai boxer, sotto il cotone della tuta.
Ho bevuto con foga il bicchiere d'acqua, e molta mi è caduta addosso, sulla maglietta già fin troppo bagnata.
Federica ha approfittato subito per mettere una mano prima sopra il petto, e con l'altra infilarsi sotto, massaggiando delicatamente il petto e la pancia bagnate di sudore e acqua. Mentre lo faceva continuava a dire "Piano, piano... ti fa male se mandi giù così in fretta..."
Queste parole sono state un interruttore, insieme con le sue mani sotto la maglietta, e il mio cazzo si è ingrossato a dismisura, impossibile a questo punto non notarlo. Sembrava un animale selvaggio che volesse liberarsi, e Federica se ne è accorta. Era quello che voleva, la mia porca vicina.
Mi ha guardato negli occhi, e si è bagnata quelle labbra gonfie un paio di volte con la lingua. Poi ha tenuto la bocca aperta e, sempre guardandomi negli occhi fino all'ultimo istante possibile, ha estratto il membro duro come il marmo in un colpo solo, e in un momento l'ho visto sparire dentro la sua bocca.
Sentivo l'interno della sua bocca sbattere contro la cappella turgida e durissima, godevo per la saliva che faceva scendere dal bordo di quelle labbrone da cavalla infoiata, e guardavo il movimento delicato che faceva con entrambe le mani, per infilarsi il grosso membro su e giù nella gola.
Non ho quasi nemmeno fatto caso ai suoi capezzoli duri e scuri che uscivano dal vestitino scollato, che seguivano su e giù il movimento della bocca e della gola. Avrei voluto prenderli in mano, ma ero completamente immobilizzato da quella pompa straordinaria.
"Federica, scusami, ma non credo che potrò resistere molto... non in questo modo..."
E lei alzando gli occhi e la bocca, e guardandomi di nuovo: "Non importa, voglio sentirti venire dentro la mia bocca, voglio sentire la tua sborra calda fino in gola, tutta, senza perderne nemmeno un goccio".
Ancora qualche pompata, ma pompate di quelle che rimangono in mente per una vita, di quelle che non immaginavi potessero esistere, nemmeno nelle scene dei film porno, e infine ero gonfio al massimo.
Le ho preso delicatamente la testa e quei bellissimi capelli rossi fra le mani, li ho accarezzati lentamente, e l'ho leggermente spinta in giù, per farle capire che ormai ero arrivato alla fine.
Federica si è infilata ancora di più il cazzo fino in fondo alla gola, emettendo versi gutturali dal profondo. Aveva le labbra morbide appoggiate al pube e i peli le coprivano una parte della bocca.
E pompava piano, piano: "Ahh, mhhhh, mhhhgg, ghhhh"
Infine non ho più potuto resistere, e le sono venuto in fondo alla gola umida con una forza che non ricordavo dall'adolescenza, e continuavo a sentire le contrazioni e sentivo il cazzo spargere dentro quella mia splendida vicina una immensa quantità di sperma...
Lei non si è impensierita per nulla, e continuando ad accarezzare i testicoli con le mani, pizzicandoli e toccandoli delicamente, ingoiando due o tre volte, si è rialzata e mi ha sorriso.
Quando si è leccata di nuovo le labbra ho pensato di essere in Paradiso, e mi sono lasciato andare per uno o due minuti di relax indimenticabili.
Lei è scomparsa per quel poco che mi è servito a ricompormi, e ho sorriso vedendo che non c'era nulla da pulire, nonostante la quantità di seme uscito dal mio uccello, che ormai era - poverino, da capire - in totale relax.
Uscendo da casa di Federica le ho chiesto: "Ci rivediamo?"
"Certo, mi ha risposto, io il pomeriggio sono sempre sola, suona il campanello quando hai bisogno."
E quel campanello, naturalmente, l'ho suonato tante altre volte, e continuo a suonarlo quando sono solo in casa. Volete che vi racconti com'è andata dopo...?
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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