tradimenti
Dal dottore

01.03.2025 |
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"Quelle effusioni accennate, quella femminilità che si sprigionava libera senza la paura di essere giudicata rendevano Leila ancora più appetitosa..."
Era una calda sera di luglio, avevano trascorso insieme più di un lungo weekend e come sempre avevano alternato i loro momenti di quotidianità a passionali e lunghi baci, ad intrecci di cosce irrequiete, a dita bagnate, a morsi, a lingue che non smettevano di cercarsi per scovare i punti ancora inesplorati dell’altro e alla voglia di godere ancora, oltre ogni limite. Le giornate erano intense ma quanto più si allontanavano esausti, dopo sessioni di sesso famelico, bastava che uno dei due incrociasse lo sguardo dell’altro per accendere di nuovo quella passione. Quella sera allora, Nino decise di fare l’ennesimo regalo alla sua Leila, voleva che qualcuno le spegnesse quel fuoco che l’agitava dentro e che lui credeva di non riuscire a domare completamente, ignaro del fatto che Leila si accendeva proprio perché lui la guardava in quel modo, con quello sguardo fisso sembrava scandagliarle l’anima fino ai luoghi più bui, quelli inconfessabili, lui che la faceva vibrare con i suoi morsi sul collo, sulla schiena, facendole irrigidire i capezzoli che per anni non avevano trovato la forza di ergersi. Nino era solito accarezzarla in modo soave, le sue dita, infatti, scorrevano leggere su fianchi, cosce e addome come un pennello delicato che ne delineava i contorni, gesti che la eccitavano, la surriscaldavano e a lui bastava avvicinare una mano all’ingresso della sua vulva per sentire l’effetto del piacere che le faceva provare. Ma Nino era così testardo e ostinato che voleva osare di più, tutta quella carne e sesso forse a volte era troppo per un commensale solo e così decise di condividere il pasto.
L’accompagnò a casa, entrarono nella sua camera da letto ed aprirono l’armadio, insieme scelsero delle autoreggenti nere, il resto della lingerie e un abitino che a Nino piaceva tanto. Prima di uscire, Nino, le chiese di togliersi le mutande perché quella era una serata speciale. Si inorgogliva quando la vedeva pronta e bella in tutta la sua puttanagine, era felice di consegnarla come un trofeo nelle mani di un altro consapevole che ne avrebbe gustato gli umori, il corpo e la fica ma mai la sua vera essenza, quella apparteneva solo a lui.
Si misero in macchina e partirono per raggiungere il loro dottore…l’appuntamento era stato rinviato diverse volte, addirittura una sera erano arrivati sotto casa sua ma scesi dall’auto, all’improvviso e all’unisono decisero di andare via perché volevano scambiarsi effusioni e coccole tra di loro senza nessun altro a cui donare parti di sé. Il dottore, anche quell’ennesima volta, non se la prese, almeno apparentemente, sapeva bene che quei due erano folli d’amore e di umore, cambiavano idea all’istante e a malincuore li perdonò, seppur tra le mani stringeva già il suo grosso membro duro sapeva che prima o poi avrebbe posseduto Leila come piaceva a lui, memore ancora delle sensazioni che aveva provato in mezzo a loro.
Durante il tragitto Nino e Leila iniziarono piano piano a distaccarsi, era il loro modo per poter lasciare spazio alla sessualità più carnale e bestiale di ognuno, singolarmente, ansiosi poi di ricongiungersi e fondersi di nuovo.
Questa volta si incontrarono nel suo ambulatorio, un posticino per niente usuale, Nino conosceva già quel posto e seppur glielo avesse descritto, Leila cercò di guardare tutto con occhi nuovi, senza lasciarsi influenzare. Ad accoglierla non c’era la classica sala d’attesa fredda ed essenziale bensì tanti elementi sorprendenti. Tele dai colori caldi, un acquario, due divani di morbido camoscio scuro e nell’angolo a sinistra un colorato flipper che sembrava messo lì per caso, ignaro di ciò che avrebbe innescato da lì a poco…
Il dottore scese le scale e andò incontrò ad entrambi, ma Leila anticipò Nino avanzando con un passo più veloce e mentre gli tendeva la guancia gli disse: “Avevi perso le speranze vero?”, lui annuì con sguardo sereno ed espressione gioiosa, in fondo era felice di rivedere quei due. Ciononostante però l’atmosfera tardava a riscaldarsi e si avvertiva un certo imbarazzo…era passato del tempo dall’ultima volta e i vari incontri annullati avevano lasciato qualche strascico, fu Nino allora a prendere l’iniziativa e con il preteso del flipper chiese di accenderlo e sfidarsi uno alla volta. Quell’idea giocosa distese tutti e il dottore fu contento di mostrare quell’oggetto vintage che da complemento d’arredo si stava trasformando in un innesco per qualche altro gioco… Iniziarono i due maschietti, che evidentemente, grazie alle dita allenate vincevano spudoratamente, ma l’ultima manche, quando toccò al dottore, Nino lanciò un’occhiata a Leila invitandola ad allentargli la cintura dei pantaloni. Leila eseguì come se non aspettasse altro, Nino sapeva leggerla dentro e a Leila piaceva farsi sfogliare come un libro aperto.
In piedi, alle sue spalle, sui suoi tacchi che la slanciavano si ergeva come una dea in cerca di quel frutto proibito. Sotto la cintura si sentiva già un turgido membro agitarsi, Leila gli sbottonava la cintura mentre con la bocca lo “infastidiva” sul collo. Il dottore cercava di non perdere la concentrazione ma quel gioco stava diventando sempre più eccitante!
L’ultima pallina era andata a segno, ora toccava a Leila che senza entusiasmo e felicissima di accorciare i tempi, perse miseramente! Tentò di girarsi per attendere la penitenza ma invece, contro ogni regola, fu lei ad avere il premio… Nino le mise una mano sulla schiena impedendole di voltarsi e la invitò a poggiare il suo seno sul flipper, mentre con l’altra mano sollevava il vestitino svolazzante mostrando al dottore il suo sedere nudo. “Guarda come è bello!” gli disse, la reazione del dottore fu inaspettata per entrambi, lui si inginocchiò e con una delicatezza a lui di solito estranea, cominciò a leccarglielo dall’esterno all’interno fino a far sentire la sua lingua fino in fondo. Leila sentì una punta fredda sfiorarle l’ano e sussultò, voleva girarsi immediatamente in quanto la sensazione le sembrò sconosciuta. La lingua di Nino la conosceva bene, la sua morbidezza, la quantità di saliva che di solito ne fuoriusciva non assomigliava per niente a quella lingua che ora si insinuava tra le sue natiche. Il dottore l’aveva già leccata altre volte ma quella sensazione per un attimo le fece dubitare che fosse lui…Quando si voltò, l’immagine del dottore inginocchiato e del suo Nino che si alternavano a darle piacere la eccitò maggiormente.
L’atmosfera era diventata incandescente, quelle lingue avevano accesso e fatto pulsare la sua vulva ora umida e famelica. Leila si girò bramosa, cercò lo sguardo di Nino e lesse nei suoi occhi la stessa ingordigia. Si inginocchiò frettolosa in cerca del grosso membro del dottore, ma già sapeva che avrebbe dovuto contenderselo con il suo uomo. Proprio così, Nino adorava quel robusto cazzo, ne ammirava la cappella grossa e lucida e il colore scuro gli faceva immaginare membri esotici che prima o poi avrebbe assaporato nella loro autenticità. Il dottore rimase in piedi con i pantaloni alle caviglie mentre i due amanti si fiondarono sul cazzo alternando le lingue per tutta la sua lunghezza e consistenza, scendendo fino ai testicoli, leccando con forza e lussuria mentre risalivano fino a soffermarsi sulla cappella. Leila sentì una velata competizione, il suo Nino era così abile e disinvolto nel succhiare e leccare che la faceva sentire una ragazzina inesperta. Il dottore gemeva e mugugnava dal piacere, apprezzava molto le abilità di Nino. Leila irrequieta tentò di sottrarglielo più volte fino a quando non ebbe la meglio e come una leonessa che difende la preda per non condividerla, cominciò a succhiarlo con più vigore.
Nino guardò la sua “puttana amorosa” e pensò che quella sera l’avrebbe fatta punire e godere allo stesso tempo, così, interruppe il gioco e chiese al dottore di spostarsi al piano di sopra, nell’ambulatorio. Leila si trovava immediatamente dietro al dottore, mentre saliva le scale, le gambe iniziavano a tremare, c’era silenzio, Nino, dietro di lei, sembrava il boia silenzioso che scorta il colpevole al suo patibolo, ma lì non c’erano nè boia nè colpevoli, c’erano solo tre esseri vogliosi che non vedevano l’ora di fondere le loro carni.
il caldo non dava tregua e i tre non esitarono a spogliarsi, Leila rimase sui suoi tacchi in lingerie, ma le sue mutandine di pizzo volarono via in un lampo quando Nino la fece sedere su uno sgabello e iniziò a toccarla, il dottore non si fece aspettare le stimolava il clitoride con un entusiasmo nuovo, Leila era eccitata e sentiva che il suo uomo la voleva puttana e che lei voleva sentirsi una vera troia. Cominciò a succhiare i capezzoli del dottore, a sfiorargli i fianchi, ad avvicinarsi alla sua bocca senza mai concedere un bacio completo. Quelle effusioni accennate, quella femminilità che si sprigionava libera senza la paura di essere giudicata rendevano Leila ancora più appetitosa. Entrambi la sollevarono e la spinsero lentamente verso il lavandino, Nino era eccitato pìù del solito, il suo cazzo si induriva tra le sue cosce, il dottore voleva possederla lì immediatamente. Nino non gli diede il tempo e invertendo i ruoli fu lui a dare indicazioni al “luminare” spiegandogli quale medicina darle e con che dosaggio. Allora prese la sua donna per i fianchi e con un colpò le infilò il suo cazzo duro nella fica bagnata e rivolgendosi al dottore gli disse “ te la devi scopare così! io non ce la faccio più! la scopo da giorni, questa troia non è mai sazia!”, estrasse poi il suo membro rigido e senza dare il tempo a Leila di sollevarsi glielo infilò nel culo: “Inculala forte, anche se ti dice di no! Tu inculala, falla godere!” e mentre si rivolgeva al dottore continuava a spingere forte il cazzo nel culo di Leila che si dimenava inutilmente sopraffatta ma allo stesso tempo eccitata da quella presa così animalesca.
Il dottore non aspettava altro, erano mesi che lo eccitavano con messaggi e video focosi e poi nel momento di incontrarsi lo lasciavano a bocca asciutta, non aveva certo bisogno delle indicazioni di Nino, avrebbe saputo come fare, anzi gli rispose con aria fiera: “ora ti faccio vedere io come la faccio godere!”. Indossò il suo preservativo oversize e possedette Leila lì, a pecora, tra il lavandino, il cotone idrofilo ed alcuni arnesi. Nino lo incitava e il dottore eseguiva con ritmo scandito, si fermò solo per farle cambiare posizione. La fece poggiare con il sedere sulla poltrona, gambe aperte verso di lui, scopava quella donna sotto lo sguardo del suo uomo che le reggeva la testa con premura, per evitare che battesse da qualche parte sotto i pesanti colpi. Il dottore stantuffava il suo membro nella fica di Leila senza sosta, si mordeva le labbra per trattenere l’eccitazione, Leila godeva a ripetizione. Avrebbe voluto dirgli di smettere, ma la sensazione tra dolore e piacere che si ripeteva ogni volta l’anestetizzava al punto da concedersi completamente, lasciva e abbandonata al suo piacere. Il dottore monopolizzò completamente la scena, non concesse più alcun spazio a Nino, lo relegò a mero assistente ed osservatore, quasi a vendicarsi giocosamente di essere stato trattato come un pivello. “Ora le scopo anche il culo a questa troia!” ripeteva con aria tronfia spingendo quel membro fino in fondo e se avesse potuto avrebbe infilato anche i suoi grossi testicoli per sfondarla tutta. Leila gli chiedeva di non farlo, di smettere, ma mentiva a se stessa, sapeva bene che il godimento e il dolore per lei erano un connubio perfetto. Così si rigirò non appena lui glielo chiese, il viso le era diventato rosso dallo sforzo come se avesse percorso una maratona, le gambe tremavano in modo evidente, il respiro sempre più affannato. Intanto il suo uomo le girava intorno come un paparazzo curioso, la osservava, le sollevava il ciuffo davanti al viso per guardarla meglio, per carpire ogni smorfia, ogni sussulto, non voleva perdersi nulla, nemmeno un attimo del piacere della sua donna.
Il culo di Leila si allargava cedendo alle spinte eccitate del dottore, le sue mani erano in possesso dei suoi glutei e di tanto in tanto le schiaffeggiava una natica per ricordarle che era lui a dominarla. All’ennesimo “basta, basta!” il dottore si fermò ma soltanto per completare quel capolavoro… I due si avvicinarono a Leila che seppur sfinita e frastornata aspettava il gran finale… La sua fica e le sue natiche erano indolenzite, ma la sua bocca poteva ancora offrire piacere, il dottore si sfilò il preservativo e si mise a sinistra, Nino la raggiunse dall’altro lato. Leila accovacciata sulle sue gambe alzò lo sguardo e vide questi due splendidi cazzi sovrastarle la testa, così diversi ma così pieni e capaci di dare piacere. Si sentì ricca, fortunata, una donna nel pieno della sua vera emancipazione: poter godere senza remore, poter eccedere, ricevere senza mai dire basta, senza vergognarsi dell’abbondanza, sentirsi porca, schiava, sottomessa e libera allo stesso tempo. Con tutte queste sensazioni in corpo iniziò a spompinare prima l’uno poi l’altro senza lasciare nessuno indietro, mentre succhiava il primo, stringeva il secondo tra le mani con una presa convinta e sicura, poteva ancora saziare un altro dei suoi affamati sensi, poteva consumarsi le labbra sulle cappelle di quei due donatori instancabili di piacere, poteva sentirli gemere mentre le passavano la mano sui capelli. Era tutto più lento e tenero in quel momento, niente spinte fino a ficcare il proprio membro in gola, ma carezze, dita che sfioravano la testa, era come rifarsi la bocca dopo un lungo pranzo con un piacevole dessert, il ritmo era perfetto al punto che l’esplosione di entrambi arrivò con un tempismo inaspettatamente alternato. Il primo fu Nino a regalarle quel nettare riempiendole la bocca, seguì il dottore che lasciò che Leila le succhiasse tutto e gli rendesse la cappella di nuovo lucida mentre si lasciava andare in goduriosi e prolungati gemiti.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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