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L'amante di lady Chatterley


di Millimetro
11.12.2021    |    2.417    |    4 9.3
"Poi estrasse le dita, le portò alla bocca di Dalila, che quasi le addentò, risucchiandole avidamente contraendo il ventre e inarcando la schiena, in..."
La pioggia scendeva lenta e incessante. Un leggero filo di vento, scorrendo sulla porzione di pelle non coperta dalle parigine, imprimeva a Dalila quel brivido acre che lei tanto amava. Il bavero del corto paltò, stretto in quelle acerbe mani, le conferiva un’andatura incerta, anche per via dei sampietrini scivolosi.
Appena arrivata al posto convenuto si guardò intorno. La lunga auto grigio fumo era laggiù, ad aspettarla con la luce dell’abitacolo accesa. Istintivamente accelerò il passo, e aperta la portiera si fiondò dentro facendo attenzione a non bagnare ovunque.
Giulio la guardò, restando in silenzio. Lei sorrise senza guardarlo, fingendo di non accorgersene, mentre cercava di sistemare alla meglio la borsetta da finta donna.
- Sembri un pulcino bagnato – quasi sentenziò Giulio, accendendo l’auto.
Quella voce. Dannazione. Quella voce le era entrata dentro fin da subito in un modo inaccettabile e vergognoso. Sicura. Rassicurante. Dolce e roca al tempo stesso.
Un po’ come la mano che stava stringendo la pelle tra le calze e il bordo del paltò. Quella mano grande e piena di segni del tempo, che chissà quante gambe aveva sfiorato per saper carezzare la pelle a quel modo.
- Ciao – rispose lei piano, accennando un sorriso in momentaneo equilibrio.
La macchina partì subito, e nemmeno il tempo della prima curva, Giulio si girò a guardarla, stavolta ricambiato.
- Ho qualcosa per te. E’ nei sedili dietro, prendilo! -
La mano si spostò lentamente dalla coscia, e Dalila si sporse all’indietro per cercare un qualcosa che non sapeva nemmeno lei.
La corta gonna rosa pastello le si alzò, rivelando un paio di mutandine bianche con la stampa di un cartone animato che Giulio non seppe riconoscere. Quella ragazza lo mandava ai matti, pensò, sforzandosi di restare totalmente inespressivo.
Dalila tornò seduta composta sul sedile, incuriosita dal pacchetto che teneva fra le mani.
- Posso? – chiese.
- Devi! – si sentì rispondere.
E iniziò a scartarlo, rivelando un libro dalla copertina rigida e dal titolo impresso a lettere d’oro in campo bordeaux, L'amante di Lady Chatterley.
Guardò Giulio, quasi a chiederne il perché.
- Lo conosci? -
- Sì.-
- Sì, cosa? –
- Sì, papino -
La mano che prima la carezzava dolcemente, le si scagliò forte sullo stesso punto, lasciando un segno rosso dove prima regnava il bianco immacolato della sua pelle.
Dalila trattenne a stento un gemito di dolore, mentre istintivamente si trovò a stringere le gambe sentendo nascere le familiari scosse dell’eccitazione.
Passarono alcuni istanti, e la mano ancora tornò su quel giovane corpo, stavolta insinuandosi sotto la gonna e poi scostando le mutandine. Alla fine un dito leggero ma deciso andò a carezzarla in mezzo alle grandi labbra, facendosi strada fra il bagnato e il tremante.
- Stai già così? Allora vuol dire che non vedi l’ora di stare sulle ginocchia di papino, mentre leggi il tuo libro. Vero? -
Dalila si morse il labbro, stringendo tra le mani il tomo, mentre si sporgeva leggermente contro la mano di lui, cercando più contatto.
- Papino, ti prego... -
- Togliti le mutandine, non servono. -
La mano di lui sparì un'altra volta. Dalila stava quasi per emettere un gemito di protesta ma si trattenne, non volendo rischiare altri colpi.
Ad ogni modo eseguì l’ordine, e le mutandine trovarono posto nella sua borsa, proprio quando l’auto si fermò nel vialetto di casa.
Una volta dentro, Dalila sorrise. Quelle quattro mura la facevano sentire al sicuro, e libera di essere sé stessa.
Giulio tirò via una sedia da sotto il tavolo, accomodandosi. E qualche secondo dopo si trovò Dalila sulle gambe, che apriva il libro e iniziava a leggere a voce alta.
Così la strinse a sé, poggiando il volto tra i suoi capelli profumati, e lasciando un piccolo bacio silenzioso, senza farsi notare. Se l’era meritato.
Poi si sporse dalla spalla, osservandola mentre seguiva le righe col dito, come fanno le bimbe. Quella vista gli fece correre brividi lungo tutta la schiena, andando a finire dritta sul suo membro, che in un attimo si gonfio negli slip.
Allora le sfilò la maglia, le slacciò il reggiseno, e i piccoli seni balzarono fuori come liberati da secoli di prigionia. Ne strinse uno con la mano, premendo l’unghia sulla grande areola rosa.
Il respiro di Dalila mutò e la mano smise di colorare, volendosi concentrare anch’essa sul dolore dell'unghia nella carne.
Uno schiaffo le fece girare il viso mentre sentiva la guancia bruciare.
- Non ho detto di fermarti –
Giulio trattenne una risata quando la ragazza riprese a leggere con una certa fretta, mentre il capezzolo si era indurito come un chiodo ben piantato nel muro.
- Ti piace leggere il libro che ti ho regalato? -
- S-sì, papino – rispose tentennando.
Amava così tanto sentire la sua vocina spezzata dai singhiozzi di dolore e piacere. L’amava così tanto che gran parte dell’eccitazione, gran parte dei nutrimenti delle sue voglie, erano
dovuti a questo. Con la mano andò per l’ennesima volta sotto la gonna, voleva possederla con le sue dita, prima di spingersi a farlo come Dio comanda.
Dalila ribolliva, bagnata e maledettamente accogliente. Avesse avuto voce in capitolo al cospetto di Giulio, si sarebbe scritta sulla schiena, con un pennarello indelebile Cosa cazzo aspetti? Non lo capisci che non ce la faccio più?
E invece no, continuava a sforzarsi di leggere, mentre Giulio iniziava un lieve e leggero dentro e fuori con le dita, godendosi il suono soave e controllato dei suoi gemiti.
Poi estrasse le dita, le portò alla bocca di Dalila, che quasi le addentò, risucchiandole avidamente contraendo il ventre e inarcando la schiena, in offerta al suo padrone.
Così Giulio si tirò in piedi, in uno scatto veloce diede un colpo alla sedia che caddè alle sue spalle, si abbassò i pantaloni, ed entrò dentro di lei con forza, spingendole il volto da bambina sul tavolo, esattamente tra le pagine 11 e 12 del libro.
E sapeva di averle fatto male. E sapeva che le urla che stava sentendo erano di assoluto dolore. Ma andava bene così. Ci sarebbero state le sue labbra ad asciugare le lacrime. E per un solo istante, per una singola e infinita frazione di secondo, si sentì sicuro del fatto che quelle labbra ci sarebbero state sempre per lei. Pronte tanto a farla piangere, quanto a consolarla. In un eterna e falsa distinzione fra il bene e il male.
E continuò a scoparla così, consapevole di quanto lei si sentisse letteralmente lacerare dalle sue dimensioni.
- Guardati. guarda come ti piace essere scopata in questo modo. Guarda come ti piace questo dolore. Lo riconosci? Dimmi che riconosci questo dolore… -
Dalila non rispose, ma urlò più forte, sentendo all’istante i tessuti e le fibre che componevano il suo corpo dalla testa ai piedi, vibrare e scuotersi, finchè si lasciò andare sul tavolo, come a consegnare la resa incondizionata all’uomo che insisteva dietro di lei, apparentemente indifferente al corpo esanime che stava possedendo.
Finchè anche Giulio emise un gemito prolungato, senza staccarsi, senza tirarsi indietro. Regalando a Dalila quella sensazione di calore e fuoco che ogni volta la faceva sentire sua proprietà esclusiva.
Dopo alcuni minuti Dalila ancora tremava e Giulio giaceva privo di peso sopra di lei. Ancora più sotto, L’amante di Lady Chatterley, esattamente tra le pagine 11 e 12, era così stropicciato da rendere quasi complicato il prosieguo della lettura…
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