Lui & Lei
Un divano, un cane e un gatto

03.12.2021 |
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"Voleva stare bene, ma anche sentire male, quel male che non è violenza ma che indica possesso e appartenenza..."
Roberta era una ragazza tranquilla, posata e con un buon lavoro. Le sue serate scorrevano tutte uguali tra un buon libro e una tazza di thè in compagnia del suo gatto e del suo cane, gli unici compagni fidati che le garantivano un pizzico di affetto in quelle fredde serate autunnali passate sul divano. Non era sempre stata sola. Il suo diario raccontava di storie importanti, lunghe, appassionate e struggenti. Si era persino sposata seguendo l'illusione del vissero per sempre felici e contenti con il solo risultato di non festeggiare nemmeno il primo anniversario. Quest'ultima esperienza la segnò profondamente e la sua vita sentimentale da allora fu un susseguirsi disordinato di storie piene di illusioni e di aspettative disattese. Delusa dalla vita, alla fine non le rimasero che le storie occasionali e disincantate. Adesso, alla soglia dei quarant'anni, Roberta poteva vantare una collezione di uomini subdoli fuori dalla porta, un cane e un gatto sul divano. Tra le storie importanti della sua vita c'era Marco, con il quale aveva avuto una storia bella, appassionata che era finita come finiscono sempre le storie quando si è giovani ed inesperti. L'essersi allontanati sentimentalmente non aveva però intaccato l'amicizia profonda che li aveva fatti unire tant'è che ancora adesso, a distanza di più di 20 anni si sentivano e si scambiavano messaggi, consigli ed anche qualche regalo a Natale o al compleanno. Una sera Roberta ricevette un messaggio di Marco che diceva: "Venerdì sono dalle tue parti per lavoro, ceniamo insieme?". Roberta non vedeva Marco da diversi anni, da quando si era trasferita cambiando regione. Due chiacchiere in amicizia e un po' di compagnia era proprio quello di cui aveva bisogno in questo momento così accettò l'invito di buon grado.Quando Roberta vide Marco arrivare in fondo al viale ebbe uno strano fremito, il suo incedere svelto ed il suo sorriso erano inconfondibili: nonostante il tanto tempo passato lo avrebbe riconosciuto ovunque. Quando lui la vide fece un grande cenno di saluto con il braccio e corse verso di lei. Non era cambiato per nulla: sempre allegro e scherzoso era davvero la persona giusta da incontrare quando si era giù di morale. Roberta volutamente non si era vestita in maniera apparente, jeans e camicia, vestiti comodi che non destassero strane fantasie: voleva che la serata scorresse tranquilla senza doversi preoccupare di dover tenere a bada l'ennesimo uomo con il chiodo fisso. La serata passò veloce tra i ricordi delle vacanze passate insieme, della vecchia compagnia che si era sciolta mano a mano che gli amici si accasavano e di come si era finito per perdersi tutti di vista. Marco era un buon ascoltatore e Roberta lo sapeva, parlò con sincerità delle esperienze passate, dei dolori e della tristezza che l'avevano accompagnata nel periodo dopo il divorzio. Gli confidò di come si sentisse a volte davvero sola e di come il cane e il gatto sul divano fossero la sua sola consolazione. Marco offrì i suoi consigli da buon amico, senza colpevolizzarla per questa situazione che risultava palese esserle scappata di mano: uno sfortunato dedalo di scelte sbagliate che l'avevano portata a perdere la fiducia in sè stessa prima e negli uomini di conseguenza. Roberta era stupita da quanto lui fosse pacato nell'ascoltare e nel rispondere, risoluto nel dire la sua e al contempo tenero e comprensivo nei suoi confronti. Da parecchio non si trovava di fronte ad un uomo che non imponeva il proprio ego ma che lasciava spazio anche a lei. Si sentiva bene, protetta. Non avrebbe voluto che la sera passasse così in fretta e d'istinto, senza pensarci troppo, invitò Marco a casa sua ma "Solo per bere qualcosa" sottolineò quasi a cercare una giustificazione. Di questo invito si pentì quasi subito perchè non voleva rovinare una così bella serata ma il sorriso di Marco la tranquillizzò.
L'appartamento era un monolocale piccolo e intimo, i muri erano colorati di un lilla tenue, piacevole, il divano in mezzo all'unica stanza ospitava il gatto e il cane che, quasi fossero abituati ad avere ospiti serali, non si disturbarono piu' di tanto della presenza dell'uomo. Lui, incuriosito da questo strano quadretto familiare, iniziò a chiedere del gatto, del cane e del divano, e lei in un misto di imbarazzo e emozione, parlando dei suoi piccoli amici iniziò a sciogliersi e a sentirsi di nuovo a suo agio come poco prima in pizzeria. Forse anche di più, iniziava a guardare Marco non più solo come amico ma come uomo. Erano passati anni ma aveva ancora quel modo di fare e quegli occhi vivaci che parecchi anni fa l'avevano conquistata. Roberta offrì a Marco un bicchiere di vino avvicinandosi con malizia, segnale che Marco raccolse dicendo "ne sei proprio sicura?" ma lei, senza nemmeno rispondere, lo prese per mano e lo portò in camera da letto e chiudendo la porta lasciò fuori il mondo, il divano, il cane e il gatto.
Il cuore di lei batteva forte,continuava a chiedersi perchè aveva fatto questa cosa mentre lui tranquillo sorrideva e si guardava intorno come a cercare qualcosa. Marco prese da sopra una sedia un foulard bianco, e la bendò. Roberta era ferma, in mezzo alla stanza, mentre lui le stringeva il foulard intorno agli occhi con fare sicuro e delicato allo stesso tempo. Non le aveva chiesto il permesso ma faceva tutto come se fosse naturale farlo e lei lo assecondava. Roberta non poteva vederlo ma lo sentì avvicinarsi e un abbraccio caldo la strinse forte da dietro. "Segui le tue emozioni, ascoltati" le disse. Lei piegò la sua testa all'indietro verso la sua spalla. Rimasero così per un tempo che sembrava non finire mai. Un senso di pace e di protezione che non provava da anni. Lui non faceva nient'altro, la abbracciava in silenzio in maniera avvolgente e intima, sincronizzando il suo respiro a quello di lei. Roberta iniziò a liberare la mente e ad ascoltarsi. Le mani di lui piano piano iniziarono a muoversi lungo i suoi fianchi seguendo con le dita le forme sinuose. Poteva sentire il suo respiro sul collo e quelle dita che iniziavano a farsi strada nella camicia slacciando uno ad uno i bottoni e portando alla luce un seno morbido e candido. Marco aveva due mani grandi, calde, che non temevano di farsi sentire e che le davano un brivido ad ogni nuovo centimetro di pelle che veniva esplorato e conquistato. Bendata Roberta si sentiva in balia delle emozioni, non riusciva più a frenare le sue fantasie. Stretta in quell'abbraccio forte voleva che Marco scendesse a accarezzare il cuore pulsante del suo desiderio. Si sentiva rapita, voleva sentirlo insinuarsi e accarezzare il suo clitoride, voleva sentire le sue dita ora bagnate della sua eccitazione aprirsi la via mentre a poco a poco il suo corpo si abbandonava al piacere. Persa in questi pensieri strinse le cosce quasi a obbligare quella mano a conquistarsi la meta: voleva rendere difficile l'accesso così che diventasse più vero e più forte tutto. Si girò liberandosi da quell'abbraccio, prese il viso di lui tra le mani per baciarlo iniziando poi a scendere ed accarezzare il suo petto e ancora più giù fino alla cintura. La slacciò con foga e con altrettanta rapidità aprì quei pantaloni che stringevano oramai un membro che poteva sentire risvegliato e vivo. Voleva averlo in bocca, pulsante. Voleva assaporare il suo umore e sentire il leggero ansimare di lui mentre lo ingoiava.Lo sentiva sulle labbra, sulla lingua, ne sentiva il profumo con la pelle liscia e la punta calda. Poteva sentire le contrazioni muscolari e quelle mani grandi che le premevano la testa quasi a volerla soffocare e renderla un tutt'uno con quella crescente emozione. Le gambe le cedettero sotto il peso di queste emozioni e subito si ritrovò distesa sul letto: lui insinuava la sua lingua nel suo sesso prima leggera poi sempre più a fondo come a dipingere con ampie pennellate la sua vagina mentre con le mani le stringeva le natiche fino a farle male. Un fuoco crescente, una commistione di brividi sulla pelle e di vampate calde tra le cosce, la sua schiena che si inarcava mentre stringeva i pugni e il respiro le si inceppava in gola. Lui imperterrito la leccava, obbligando quelle gambe riottose a restare forzatamente aperte mentre affondava con il viso facendola vibrare.
Roberta ancora bendata sentiva il profumo e le pareva di poter sentire anche il battito del cuore di Marco: incredibilmente ritmato e lento, sembrava remare contro corrente rispetto all'incendio che divampava tutt'attorno a lei. Roberta adesso con le mani piantate sulla schiena di Lui lo sentiva entrare ed uscire, soffermarsi per poi affondare nuovamente, a volte con impeto ed altre con un'insolita premura. Ad ogni variazione del ritmo le usciva un leggero gemito e non poteva controllarlo, ogni colpo era diverso e nuovo, ogni ansimo ed ogni sussulto era figlio di una frizione, di una pressione, di una permanenza o di una assenza di quel membro dentro di lei. Poteva sentire il sudore di Marco bagnarle il seno ad ogni strofinamento, voleva che con le mani le stringesse il seno, le pizzicasse il capezzolo, che la sua leggera barba incolta le pungesse la pelle mentre le baciava il collo. Lo voleva tutto, pelle a pelle, dentro e fuori. Voleva stare bene, ma anche sentire male, quel male che non è violenza ma che indica possesso e appartenenza. Voleva sentire l'unione fisica di due anime che si attraggono. Avrebbe voluto girarsi, liberarsi da quella sottomissione per tuffarsi in un'altra ancora più profonda offrendo a lui soltanto quello che mai a nessuno aveva concesso prima. Iniziò a tremare quando sentì quella nuova pressione mentre Marco con una mano sulla sua nuca ed un altra sulla sua schiena la invitava a inarcarsi in quella posizione che avrebbe avrebbe offerto il vergine accesso privilegiato. Dolore e piacere, una roulette di emozioni che parevano non smettere mai di crescere. I gemiti avevano lasciato il posto a piccoli mugugnii di dolore che riecheggiavano nella testa di Roberta come l'eco di ogni sua terminazione nervosa. Ciò che stava provando adesso era qualcosa di impossibile da descrivere. Stava godendo, tanto. Il suo corpo tratteneva l'eccitazione come una bottiglia chiude un messaggio di aiuto in balia di onde tumultuose. Voleva concedere tutta sè stessa e lo stava facendo. Tremava, ondeggiava, sussultava nell'animo e con il corpo. Aveva voglia di piangere e ridere: voleva gridare un fanculo al mondo, a quegli uomini che da sempre l'avevano usata e fatta sentire vuota.
Come una corda troppo tesa sentiva che anche Marco stava per spezzarsi al piacere, lo sentiva contorto e senza più il ritmo controllato iniziale. Sentiva il suo respiro infrangersi e mugugnare in una sorta di autoincitamento come l'alpinista che si lancia per raggiungere l'ultimo appiglio di una scalata impossibile. Sentire quell'uomo vigoroso piegarsi al piacere di cui lei era sia sorgente che musa, offuscò completamente Roberta nel momento esatto in cui l'onda calda ruppe gli argini colmandola di calore. Sentì un piacere intenso diffondersi in tutti i suoi capillari fino a farla bruciare. Così vennero insieme in un ultimo sussulto sincronizzato. Tolto il foulard si girò e abbraccio' Marco come una bambina abbraccia il suo peluche preferito quando cerca conforto. Marco, esausto, ricambiò l'abbraccio. Le lasciò tutto il tempo per rimettersi in pace con se stessa, la conosceva bene e sapeva quanto lei avesse solo bisogno di questo adesso: un abbraccio sincero. Marco era un uomo, un amico che aveva invitato in camera da letto perchè è così che va sempre a finire ma con quest'ultimo abbraccio tutto sembrava diverso. Si stava liberando delle paure, della diffidenza che aveva accumulato in questi anni, e ricominciò a sentirsi piu' donna, piu' vera, più sincera. Era consapevole che tutto sarebbe tornato come prima, che era solo un momento questo, ma sentiva anche che qualcosa davvero poteva cambiare. Dopo tanto tempo finalmente non era stata trattata come un oggetto, uno strumento. Tornò a vedersi come un donna.
Una settimana dopo Roberta ricevette un pacco enorme da Marco. Dentro ci trovò un orso di stoffa: grande, morbido, con due occhioni neri e un leggero sorriso cucito sotto un grande naso marrone. Roberta sorrise e lo mise sul divano vicino al gatto e al cane. Roberta era una ragazza tranquilla, posata, con un buon lavoro, con un divano, un cane, un gatto e un enorme orsacchiotto pronto a proteggerla nei momenti bui.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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