Lui & Lei

Il sogno


di zapiel
15.07.2023    |    1.237    |    0 9.3
"Succede spesso che passi da casa sua a riportare qualcosa avuto in prestito, e la confidenza è quella di amici di compagnia..."
Ci conosciamo da poco più di trent’anni. La compagnia, coppie, persone normali tutti arrivano da esperienze parrocchiali. Si sono conosciuti in quegli ambienti , a parte me.
Ma va bene, io sto bene con loro da anni, pur rimanendo leggermente scollegato dai loro mondi. Io, quasi estraneo a certi ambienti , sono sempre stato la pecora nera anche se negli anni mi sono ingrigito un poco. Gli amici, buona gente.
A volte esibiscono il loro modo di essere, ma avendo io frequentato ambienti di ogni genere, anche torbidi, tollero. Gli amici si tengono come sono. Le “ragazze” tutte belle donne. La mia versione “selvatica” ogni tanto fantastica, anche se in modo soft distratto e sfuocato, istantaneo e sfuggente con la consapevolezza che fantasie sono e fantasie rimarranno. Onestamente non ho mai fatto pensieri concreti su Paoletta. Non ho ben capito cosa mi piaccia di lei. Come veste le sue gambe, la sua figura, la postura nelle rarissime volte in cui mette i tacchi, non so…
Quando la guardo attentamente non trovo nulla di particolarmente attraente. Nel suo insieme, a volte, non sempre, rende. Con lei c’è sempre una piccola vibrazione. Ho sempre pensato che fosse una cosa unilaterale, da parte mia, ma nel tempo ho avuto modo di percepire qualcosa di ritorno. Quando ci si scambiano gli auguri, quando si fanno delle battute, un lieve imbarazzo….. Succede spesso che passi da casa sua a riportare qualcosa avuto in prestito, e la confidenza è quella di amici di compagnia. Ma quando è sola qualcosa vibra. Un po’ di imbarazzo che in passato, in una occasione nella quale mi ero offerto di darle qualche lezione di computer, era lievitato in modo quasi ingestibile. Sono passati però tanti anni e si sa, a volte i ricordi possono ingannare. Non so se era realmente così o se è un ricordo curvato dalla mia mente. Fatto sta che un lieve debole ci deve essere, anche ripensando a quanto accaduto qualche mese fa.
In vacanza con mia moglie, Paoletta mi viene a trovare in sogno.
I sogni possono tutto, distruggono le realtà, gli ostacoli, il tempo e lo spazio. Succedono cose che nella vita reale sono impensabili: Io e lei chiacchieriamo delle compagnie della nostra giovinezza, alcuni amici comuni, ricordi, ma finché si parla lei gioca, una mano infilata dentro alla mia maglietta ad accarezzare il mio petto. Una confidenza fisica che nella vita non abbiamo. Io ho una mano sulla sua gamba, appena sopra il ginocchio ma non oso muoverla per paura di interrompere il suo “giocare”. Mi sveglio una frazione di secondo prima che parta la mia eccitazione fisica. Nascondo la parte scabrosa, la tengo per me, ma non resisto, le mando un messaggio: “ Bella chiacchierata stanotte”. Mi chiede spiegazioni, la risposta è breve: “ …. si parlava di vecchi amici “. La sua replica: “mi racconterai”. Lo dico anche a mia moglie e a suo marito, in occasione di chiacchiere, scherzandoci, tralasciando ovviamente la parte fisica.
Ho letto un libro durante la vacanza, è suo. Tornando dal lavoro lo riporto. Solita scena: suono, “Entra! Come sono andate le vacanze? Siediti”
“Un attimo solo”
Hanno sempre vino buono. Aperitivo prima di cena. Un goccio. Racconto le vacanze. Nel momento in cui sorseggio il vino mi chiede: “ Il sogno?”. Non voglio dirle tutto. Potrebbe essere letto come se ci stessi provando con lei. Non è possibile, e non lo voglio. Quel “debole” non è ad un livello da giustificare qualcosa tra di noi, ma sento un po’ di imbarazzo Comprometterebbe anni di amicizia, e non c’è ragione. Rispondo telegrafico, sospeso: “Niente, si ricordavano vecchi amici, Fabio, Mauro, Angelo che ci ha lasciati così presto….” Lei: “Poi?”
-Non dirlo, non dirlo! -
“Poi, la situazione era un po’ strana”.
-Scemo, ti ho detto di non dirlo!!!!-
“Come strana?”
“Mah, una confidenza fisica che realmente non abbiamo”.
Ride, non è imbarazzata. Io: “Ma niente di scabroso eh?”
-Ti tiri indietro? No, è la verità, tutto è finito prima dell’eccitazione fisica.-
Lei: “Spiegami!”.
“No, dai vado”.
-Non dirlo!!! -
“Giocavi un po’ con…. con…. i peli del mio petto” .
Arrossisce un po’, ma ride. Io cerco di spiegarle che la cosa non aveva una piega erotica ma confidenziale. Evito la parola “erotica”, la lascio solo intuire. Sto creando un pasticcio?
Forse si, forse no. Ride…. Improvvisamente e inaspettatamente cambia discorso. Meno male, iniziavano i rovi!
“Ti ricordi Mauro? Aveva la mia età e forse gli piacevo. Fabio ha sposato una mia vicina di casa…..” Inizia una chiacchierata che richiama quella del sogno. Un minuto, due minuti forse qualcosa in più. Si alza dalla poltrona di fronte a me, avvicina il vino e si risiede, ma sul divano, accanto a me. Non c’è contatto fisico e lei continua a parlare, come si parla normalmente di cose passate, di come siamo ora, di chi abbiamo rivisto e chi no.
Senza interrompersi, senza cambiare intonazione e intenzione nella chiacchiera, finché parla, alza la mano e con le dita tocca le punte di quei peli che escono dalla mia camicia. E’ seduta al mio fianco, e usa la mano destra incrociando. Dopo le dita ci passa il palmo e infine comincia a giocarci tra indice e pollice. Come se fosse normale, nessuno sguardo malizioso, nessuna inflessione sulla voce. Io non capisco. E’ uno scherzo? Forse sono ancora nel sogno….. passa dal pelo al petto. Inizia ad accarezzare. Io non ho il coraggio di dire nulla. Se sia perché sono stupito o per paura di interrompere il momento. E’ tutto illogico. Non conosco questa Paolina. Resto fermo, inerme. Sento che si avvicina un po’ e che la sua coscia si appoggia leggermente alla mia. Indossa una corta gonnellina usurata ormai buona solo da casa, per età della stessa e di chi la indossa, che lascia scoperte le ginocchia. Sento il rilassamento avvolgermi. Arriva una sensazione di confidenza inaspettata come se questo fosse normale. Sento il contatto e vedo sullo specchio che mezza mano sua è dentro alla mia camicia. Non si interrompe, continua. Che succede? Guardo due volte l’orologio al muro. Mi serve per capire se sono nel sogno. Niente, segna sempre la stessa ora. Cerco altri riferimenti che mi facciano capire se è reale o sogno. Mi tocco le mani. Le sento. Lei parla, io rispondo. Non so se ricambiare le carezze. Non lo faccio ma appoggio il dorso della mia mano alla sua gamba. Impercettibilmente lei avvicina. Non capisco cosa stia succedendo. All’improvviso l’eccitazione parte. Prima tenue, poi aumenta sempre più. Il volume crea impaccio. Muovo leggermente le gambe. Lei si accorge, o forse se l’aspettava e ancora, inaspettatamente toglie la mano dal mio petto e saggia con le punte delle dita, picchiettando, come se fosse un gioco, la mia eccitazione. Ma continua a parlare come se fosse un’altra persona. Io rispondo ma deglutisco. Passa dal picchiettare ad un profondo massaggio con il palmo della mano mentre la sua mano sinistra prende il posto della destra sul mio petto, ma stavolta arrivando da sotto la camicia . Lei massaggia, io sono basito. Vorrei dirle di fermarsi ma non trovo lo spazio mentale né il coraggio di farlo. La paura dell’imbarazzo del “dopo” mi terrorizza, e così, inconsciamente, spero che questa cosa duri in eterno. Con la calma di chi lo fa abitualmente , senza esitazione apre il bottone, abbassa la chiusura e lo prende dolcemente in mano continuando il movimento lentamente e costantemente. La guardo , lei no. Guardo nello specchio, lei evita. Ma continua a parlare e mi interpella senza smettere il massaggio. Istintivamente appoggio la mano sul suo interno coscia e sento che il suo movimento a scendere chiama la mia mano. Salgo piano, arrivo e sento il tessuto del suo intimo, non troppo stretto , sano, penso al cotone. Lo sposto da un lato facendo attenzione a non toccarla, per non avere nessuna anteprima tattile sul momento successivo. Ed eccola , morbida, moderatamente depilata e bagnata. Calda. Piano, e gradualmente, prendo il suo ritmo. Lei appoggia il capo al divano. Chiude gli occhi e prova a continuare i discorsi. Nella mia testa mille domande. Sarà sicura che non arriverà nessuno? Ha bevuto? cosa sta succedendo? In cuor mio spero che non si vada oltre ma sento il cuore battere a manifestare un’eccitazione ingestibile. Accarezzo la sua orchidea morbidissima e accogliente in risonanza con il ritmo del suo massaggio. Con una mossa repentina della quale mi accorgo solo quando è compiuta sfila le mutandine dalla gamba sinistra lasciando libero l’inguine quasi sapendo che adoro ogni tanto accarezzare per sentire la continuità nuda tra il sesso è la coscia. Percepisco il dolce profumo che emana, ora che è ben scoperta. Credo che anche lei sia ad un livello di eccitazione altissimo. Cerca la mia mano con piccoli movimenti del bacino. Ora siamo in silenzio. Lei alza la gamba e la appoggia sulla mia. Il dolce peso mi fa rabbrividire. Guardo quella mano che conosco bene ma che mai avrei immaginato in una simile circostanza.
Lei:” Dimmi…” e si ferma. Capisco che la frase è “Dimmi quando stai per….” Ma è lei che prorompe in un orgasmo dolce ma impetuoso . Con l’altro braccio mi stringe, mi accosta a se e sento forti le convulsioni del suo sesso. Non geme, ma respira, socchiude gli occhi, mi guarda e ripete: “Dimmi….” io rispondo “Eccomi”...... Lei contiuna il suo movimento ma ancora una volta, inspettatamente mi stupisce. Avvicina la sua bocca e, mentre succede, lo avvolge con le labbra. Rimane li, finchè le mie convulsioni terminano. Si stacca e dice: “Non l’ho mai fatto ma non potevo sopportare che uno di noi due si alzasse per pulire o pulirsi. Non potevo sopportarlo". Si avvicina e mi avvolge in un bacio talmente voluttuoso da lasciarmi senza fiato. Le lingue si avvinghiano e percepisco un po’ del mio sapore. Mi accarezza la nuca come se l’avesse sempre fatto. Poi si stacca e appoggia la testa sul mio petto. Non so quanto siamo rimasti , e in quel tempo ho capito per la prima volta nella vita cosa vuol dire avere la mente sgombra da qualsiasi pensiero. Anche la mia voce interna tace.
Lei:”Non posso sapere se succederà ancora, forse no, ma un sogno capita senza desiderarlo consciamente . Siamo individui ingabbiati in una prigione sociale che si permette di accusarci di fare male a qualcuno per un nostro sogno. È sbagliato ma non possiamo dirlo. Capirebbero ma non avrebbero coraggio di ammetterlo. Io sono questa, ed è la prima volta che consento a me stessa di essere solo individuo. È la prima volta che apro questa porta, e sarò costretta a richiuderla non appena uscirai di qui. Se non succede più, vorrei non dimenticassimo.”
Capisco tutto , anzi, so già. Tutto limpido, tutto chiaro. Come se ne avessimo già parlato. Sorrido, mi alzo, le accarezzò una guancia, esco. “Ci vediamo domani da Stefano”.

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