6 mesi fa
A proposito dei consigli su come allungare il racconto, qualcuno lo hai già ricevuto e per quello che penso io a riguardo, posso dirti che la premessa è buona, è stimolante, incuriosisce, ma io la chiuderei con la frase “Infatti, Matilde è la mia diciottesima amante”.Quotato da -andreami-,Non mi fanno pubblicare un raccontino perché troppo corto... Ve lo metto qui, in attesa di avere l'ispirazione per allungarlo. Spero di non fare una cosa illecita 😋
Ebbene sì. Circa otto milioni di uomini in questo paese sono andati a l [...]
Dopodiché, tutto quello che dici sulle caratteristiche del protagonista, la sua personalità e il suo “segreto”, dovresti farlo emergere da alcune scene costruite ad hoc.
Puoi partire con quella del concerto a cui vai coi tuoi amici, poi il modo in cui riesci a conoscere la cantante; quindi un incontro in cui riesci a fare colpo definitivamente su di lei e quindi far capire qualcosa in più sulla personalità dei due. Infine per la scena erotica finale è vero che chiunque la può immaginare, ma forse se uno va a leggere un racconto erotico ha bisogno di qualche particolare in più che stimoli la sua immaginazione, o no?
6 mesi fa
Ma scherzi? E' l'anima del commercio la pubblicità...se saputa fare.Quotato da -andreami-,@TigroSegreto
Intanto ti fai pubblicità... Male non fa
Tu sai fartene.
Ho abboccato, sono andato a vedere i tuoi racconti (scusami ma non li conoscevo), li ho molto apprezzati.
Forse mi sbaglio ma non hai alcun bisogno di consigli per il tuo mini-racconto che, FORSE, è stato solo una scenetta per lo spot pubblicitario, per incuriosire, per attrarre..
Se cosi fosse, complimenti. Se davvero (uhmm) volevi consigli sul come ampliare lo spot..pardon il racconto.... te ne hanno già dato molti ma, letti gli altri tuoi scritti, mi pare che tu non ne abbia bisogno., Sai farlo da solo.
6 mesi fa
@Zindo giuro che non era mia intenzione farmi pubblicità... È che mi è venuto in mente sto pippone semi filosofico, diverso dai soliti miei racconti, ma non potendolo pubblicare l'ho buttato qui.
Per gli altri: grazie dei consigli!
Per gli altri: grazie dei consigli!
6 mesi fa
Stasera, a quel tavolino all'aperto per due accanto all'ingresso di questa Bettola mi sono soffermato a chiacchierare con un Macedone, in Italia dal 1994. Mi ha raccontato tutta la sua vita di operaio, dalla cava in una valle del Nord Italia all'attuale montaggio di case in legno. Operaio, contento di esserlo, anzi orgoglioso. Ed è stata la prima birra 0 virgola 5 (VIRGOLA - decimale - non PUNTO, in italiano corretto!).Quotato da -andreami-,Non mi fanno pubblicare un raccontino perché troppo corto... Ve lo metto qui, in attesa di avere l'ispirazione per allungarlo. Spero di non fare una cosa illecita 😋
Ebbene sì. Circa otto milioni di uomini in questo paese sono andati a l [...]
Poi ho letto il "problema" dei testi i quali, sotto un certo numero di battute, vengono rifiutati dal sistema. Tecnicamente il filtro è facile da aggirare, aggiungendo in fondo al testo il trucco del "Lorem Ipsum": vedere relativa voce su Wikipedia.
Basta un copia-incolla da uno qualsiasi dei siti facilmente reperibili e il gioco è fatto. Per eventuali dettagli operativi scrivetemi pure.
Fra le nebbie della seconda birra - 0 VIRGOLA 5! - ho composto questo ragionamento, un mio modesto parere sulla annosa questione della "lunghezza".
L'oste onesto non allunga il vino, il bravo cuoco non restringe il brodo.
Una volta che lo scrittore ha terminato la scrittura, effettuato aggiunte o tagli che ritiene opportuni - eventualmente suggeriti o consigliati da amici, correttori o editor (se disponibile!) - pubblica e basta.
Immaginate i "Promessi Sposi" o "Moby Dick" in versione ristretta? O certe poesie ermetiche allungate per riempire la pagina e giustificare il costo del libro? (Perché capita/va, lo assicuro).
Va bene assecondare il lettore, l'editore, il tipografo ma tutto ha un limite. La metrica è matematica e non permette svarioni. La musica pure. E spesso le parole messe in fila a creare una storia sono musica e metrica.
Bon, vado a casa, domani sarà un altro giorno d'estate: caldo, certo, ma non dovrò mettere berretto di lana e cappotto.
6 mesi fa
Ok passiamo alle cose serie. Quando scrivete i vostri racconti erotici, sono storie vissute, fedeli o più o meno alterate, viste e trasportate nel vostro racconto o totalmente immaginate? Attingete al vostro vissuto, a quello degli altri, ai vostri desideri, o cercate di confezionare un prodotto per solleticare chi legge?
Ipotesi di lavoro per gli scribacchini della bettola: dare un tema e vedere poi come ognuno lo sviluppa entro un tot di tempo e di righe.
😎
Ipotesi di lavoro per gli scribacchini della bettola: dare un tema e vedere poi come ognuno lo sviluppa entro un tot di tempo e di righe.
😎
6 mesi fa
Malgrado gestisca una "bettola", Lui (dovremo dargli un nome) mi ha preparato un buon latte macchiato servito con una nipotina fresca, fresca della Luisona.
Si è rivelato un uomo paziente esperto sia di alcolici che di intrugli da Signora.
Insospettabile, dalla vita tranquilla e dalla tastiera irrequieta, parlo di me.
Scrivo di vita vissuta, fantasie, vite di altri, assecondando l'insonnia.
Semplicemente ho convertito, in maniera inaspettata sia per me stessa che per Ivo, la passione per la scrittura. Mi diverto, senza pretese, chatto con chi ha letto ed è poi riuscito a stuzzicarmi in privato.
E perdonatemi, anche se fanno solo i "piacioni" va bene lo stesso.
Che ca... Volo, é un gioco in fondo...
Si è rivelato un uomo paziente esperto sia di alcolici che di intrugli da Signora.
Insospettabile, dalla vita tranquilla e dalla tastiera irrequieta, parlo di me.
Scrivo di vita vissuta, fantasie, vite di altri, assecondando l'insonnia.
Semplicemente ho convertito, in maniera inaspettata sia per me stessa che per Ivo, la passione per la scrittura. Mi diverto, senza pretese, chatto con chi ha letto ed è poi riuscito a stuzzicarmi in privato.
E perdonatemi, anche se fanno solo i "piacioni" va bene lo stesso.
Che ca... Volo, é un gioco in fondo...
Modificato dall'autore il 17-07-2024 07:50:29
6 mesi fa
Bellissimo (cit.)Quotato da Cpcuriosa60,Malgrado gestisca una "bettola", Lui (dovremo dargli un nome) mi ha preparato un buon latte macchiato servito con una nipotina fresca, fresca della Luisona.
Si è rivelato un uomo paziente esperto sia di alcolici che di intrugli da Signora. [...]
😋 😄 😄 😋 😋 😋 😄 😄 💗
6 mesi fa
E dai su,maestro...dai un temaQuotato da Pablopd,Ok passiamo alle cose serie. Quando scrivete i vostri racconti erotici, sono storie vissute, fedeli o più o meno alterate, viste e trasportate nel vostro racconto o totalmente immaginate? Attingete al vostro vissuto, a quello degli altri, ai vostri d [...]
6 mesi fa
Aspettative, preparazione ed incontro . La narrazione delle diverse emozioni.
6 mesi fa
L'insegna era la cosa migliore che potesse offrire il locale, non perché fosse ben realizzata ma proprio per il nome : "La bettola degli scrittori".
Il termine "Bettola" incuriosiva molti. I più giovani non sapevano neanche cosa fosse una bettola. I più grandi scrittori della zona A69 se ne restarono a debita distanza ritenendo non consono al loro rango frequentare così volgari ambientacci. Qualche amante della scrittura, illudendosi forse di incontrare chissà quanti e quali autori contemporanei volle invece andare a curiosare. Il termine che calamitava la maggior parte degli avventori comunque non era "scrittori" ma "bettola" e, scrittori, scribacchini, lettori o semplici curiosi che fossero, un boccale di birra o un calice di vino molti vollero andare ad assaggiarlo in questa specie di antica taverna.
Anche il signor Tale che, viste le tirature raggiunte dai racconti scritti da donne sperava di trovare uno stuolo di femmine ben disposte a gozzovigliare.
Da una parte fu deluso dalla scarsa presenza numerica di donne, dall'altra si rallegrò per l'avvenenza e la simpatia delle presenti (Pallina, Masha, Eloise).
Arrivò anche un ragazzetto a fare del volantinaggio (con i quali si indicava dove poter trovare qualche raccontino, forse non eccelso dal punto di vista letterario, ma forse con delle idee da sviluppare da parte di chi ha tecnica per saper scrivere, ma non estro artistico per poter mettere insieme una storia credibile e accattivante).
Molti altri avventori scambiavano parole tra loro. Qualcuno facendo naturalmente sfoggio del suo "sapere", qualche altro facendo involontariamente trasparire le proprie lacune (non solo come scrittore, ma anche come persona).
Il signor tale fu affascinato dalla ricca miscellanea umana del locale e ci si soffermò volentieri proprio per osservare, sbirciare, origliare, fiutare.
Voleva giudicare gli altri?
Assolutamente no, non si permetterebbe mai!
Semplicemente per captare segnali di abbordabilità non proprio con fini letterari, (anche se "Lett...", volendo ci potrebbe stare.
Chissà se prima o poi qualcuno ci racconterà qualche storia nata in questa bettola e vissuta da qualche parte prima di finire in un eventuale racconto
Il termine "Bettola" incuriosiva molti. I più giovani non sapevano neanche cosa fosse una bettola. I più grandi scrittori della zona A69 se ne restarono a debita distanza ritenendo non consono al loro rango frequentare così volgari ambientacci. Qualche amante della scrittura, illudendosi forse di incontrare chissà quanti e quali autori contemporanei volle invece andare a curiosare. Il termine che calamitava la maggior parte degli avventori comunque non era "scrittori" ma "bettola" e, scrittori, scribacchini, lettori o semplici curiosi che fossero, un boccale di birra o un calice di vino molti vollero andare ad assaggiarlo in questa specie di antica taverna.
Anche il signor Tale che, viste le tirature raggiunte dai racconti scritti da donne sperava di trovare uno stuolo di femmine ben disposte a gozzovigliare.
Da una parte fu deluso dalla scarsa presenza numerica di donne, dall'altra si rallegrò per l'avvenenza e la simpatia delle presenti (Pallina, Masha, Eloise).
Arrivò anche un ragazzetto a fare del volantinaggio (con i quali si indicava dove poter trovare qualche raccontino, forse non eccelso dal punto di vista letterario, ma forse con delle idee da sviluppare da parte di chi ha tecnica per saper scrivere, ma non estro artistico per poter mettere insieme una storia credibile e accattivante).
Molti altri avventori scambiavano parole tra loro. Qualcuno facendo naturalmente sfoggio del suo "sapere", qualche altro facendo involontariamente trasparire le proprie lacune (non solo come scrittore, ma anche come persona).
Il signor tale fu affascinato dalla ricca miscellanea umana del locale e ci si soffermò volentieri proprio per osservare, sbirciare, origliare, fiutare.
Voleva giudicare gli altri?
Assolutamente no, non si permetterebbe mai!
Semplicemente per captare segnali di abbordabilità non proprio con fini letterari, (anche se "Lett...", volendo ci potrebbe stare.
Chissà se prima o poi qualcuno ci racconterà qualche storia nata in questa bettola e vissuta da qualche parte prima di finire in un eventuale racconto
6 mesi fa
Questa è la domanda che sempre più spesso mi fanno.Quotato da Pablopd,Ok passiamo alle cose serie. Quando scrivete i vostri racconti erotici, sono storie vissute, fedeli o più o meno alterate, viste e trasportate nel vostro racconto o totalmente immaginate? Attingete al vostro vissuto, a quello degli altri, ai vostri d [...]
Ma il bello non sta forse nel pensare che sia sempre tutto frutto di esperienze reali e vissute?
6 mesi fa
Una sera al mese tutti gli avventori della suddetta bettola, indistintamente per età, sesso, colore e preferenze sessuali sono chiamati a raccontare una storia, una libera storia di fantasia o di vita vissuta, lunga o corta, seria o divertente, in qualsuasi lingua o dialetto ma con una unica regola, inderogabile, quella di parlare di avventure libertine, erotiche, sensuali dove ci sia almeno un atto sessuale ma dove sono bandite violenza e prevaricazione di qualsiasi natura....adesso non resta di capire quando è questa serata!
Modificato dall'autore il 17-07-2024 19:27:09
6 mesi fa
mi pare un'idea molto carina. Una specie di cenacolo. Quando è tempo ditemelo che ho la storia in menteQuotato da MrMellors,Una sera al mese tutti gli avventori della suddetta bettola, indistintamente per età, sesso, colore e preferenze sessuali sono chiamati a raccontare una storia, una libera storia di fantasia o di vita vissuta, lunga o corta, seria o divertente, in qu [...]
6 mesi fa
Direi una specie di Decamerone 😄Quotato da gioppi,mi pare un'idea molto carina. Una specie di cenacolo. Quando è tempo ditemelo che ho la storia in menteQuotato da MrMellors,Una sera al mese tutti gli avventori della suddetta bettola, indistintamente per età, sesso, colore e preferenze sessuali sono chiamati a raccontare una storia, una libera storia di fantasia o di vita vissuta, lunga o corta, seria o divertente, in qu [...]
6 mesi fa
Bene, allora direi di iniziare con questo "Decameron 2024 - La lunga estate Hot". Ecco il mio contributo:
TI PREPARO UN CAFFÈ
Col passare del tempo aveva finito per non pensarci più tanto. C’erano quegli sporadici e poco significativi scambi di battute o “mi piace” su facebook ma niente di più.
La vita aveva ripreso il suo fluire abituale, anche certe piccole scelte quotidiane non erano più influenzate dalla sua "assente" presenza.
Non doveva più ricordarsi di chiamare nei momenti in cui sapeva che poteva rispondere liberamente; non doveva più pensare a tenersi disponibile il sabato o la domenica, gli unici giorni in cui c’era la possibilità d’incontrarsi; neanche c’era più bisogno d’inventarsi qualcosa di simpatico, di divertente o brillante da scrivere su gli sms che gli mandava durante il giorno.
Nella folta galleria degli incontri che aveva avuto, gli aveva assegnato un posto nella sezione che, in base a una canzone di Fiorella Mannoia, avrebbe chiamato “chi mi è solo sembrato”, facendosene una ragione.
Poi una sera, mentre stava cenando, gli arrivò un sms; diede un’occhiata distratta per vedere chi glielo avesse mandato e lo stupore fu grande quando nonostante la sua difficoltà nel leggere senza occhiali riuscì comunque a decifrare il nome del mittente.
Il cuore iniziò a battergli all’impazzata; in pochi secondi gli passarono nella mente decine di possibili ipotesi e motivazioni per quel messaggio.
Andò lesto a recuperare gli occhiali che aveva lasciato nell’altra stanza e tutto emozionato lo aprì. C’era scritto soltanto: “Ci sei?”.
“Soltanto” per modo di dire, perché in virtù dei loro discorsi passati, quella domanda aveva un significato molto più ampio; voleva dire che era arrivato il momento di aprire quella porta della sua mente tenuta ben serrata finora; finalmente aveva deciso di lasciarsi andare.
Così con le dita tremanti per l’emozione, a quel semplice “Ci sei?”, rispose con un: “Sì, sono ancora qua fuori”.
Dopo una ventina di secondi arrivò un altro messaggio di risposta che diceva: “Dai, entra, ti preparo un caffè”.
La lettura di quelle parole gli fece arrivare il cuore in gola e continuarono a risuonargli nella testa per tutto il tempo che ci mise a compiere in macchina il tragitto di circa 10 km per arrivare a casa sua.
Suonò il campanello e la porta si aprì quasi istantaneamente, come se lo stesse aspettando proprio dietro l’uscio.
Senza dire una parola si abbracciarono, tutt’e due visibilmente emozionati e si scambiarono subito un lungo e appassionato bacio.
Le mani iniziarono a frugare e ad accarezzare i rispettivi corpi; dapprima le spalle, poi la schiena, quindi giù fino ai glutei; fu lui il primo a mettere la sua mano in mezzo alle sue gambe e l’evidente percezione di un desiderio corrisposto lo fece eccitare ancor di più.
Cominciarono a spogliarsi a vicenda mentre si dirigevano verso la camera da letto.
Già nudi entrambi, distesi sul letto, si abbracciarono di nuovo e ripresero a baciarsi, ad accarezzarsi e a leccarsi ovunque.
Fecero l’amore a lungo; alla fine lui disse: «Ma non dovevi offrirmi un caffè?».
«Hai ragione, vado a prepararlo... e poi ricominciamo».
TI PREPARO UN CAFFÈ
Col passare del tempo aveva finito per non pensarci più tanto. C’erano quegli sporadici e poco significativi scambi di battute o “mi piace” su facebook ma niente di più.
La vita aveva ripreso il suo fluire abituale, anche certe piccole scelte quotidiane non erano più influenzate dalla sua "assente" presenza.
Non doveva più ricordarsi di chiamare nei momenti in cui sapeva che poteva rispondere liberamente; non doveva più pensare a tenersi disponibile il sabato o la domenica, gli unici giorni in cui c’era la possibilità d’incontrarsi; neanche c’era più bisogno d’inventarsi qualcosa di simpatico, di divertente o brillante da scrivere su gli sms che gli mandava durante il giorno.
Nella folta galleria degli incontri che aveva avuto, gli aveva assegnato un posto nella sezione che, in base a una canzone di Fiorella Mannoia, avrebbe chiamato “chi mi è solo sembrato”, facendosene una ragione.
Poi una sera, mentre stava cenando, gli arrivò un sms; diede un’occhiata distratta per vedere chi glielo avesse mandato e lo stupore fu grande quando nonostante la sua difficoltà nel leggere senza occhiali riuscì comunque a decifrare il nome del mittente.
Il cuore iniziò a battergli all’impazzata; in pochi secondi gli passarono nella mente decine di possibili ipotesi e motivazioni per quel messaggio.
Andò lesto a recuperare gli occhiali che aveva lasciato nell’altra stanza e tutto emozionato lo aprì. C’era scritto soltanto: “Ci sei?”.
“Soltanto” per modo di dire, perché in virtù dei loro discorsi passati, quella domanda aveva un significato molto più ampio; voleva dire che era arrivato il momento di aprire quella porta della sua mente tenuta ben serrata finora; finalmente aveva deciso di lasciarsi andare.
Così con le dita tremanti per l’emozione, a quel semplice “Ci sei?”, rispose con un: “Sì, sono ancora qua fuori”.
Dopo una ventina di secondi arrivò un altro messaggio di risposta che diceva: “Dai, entra, ti preparo un caffè”.
La lettura di quelle parole gli fece arrivare il cuore in gola e continuarono a risuonargli nella testa per tutto il tempo che ci mise a compiere in macchina il tragitto di circa 10 km per arrivare a casa sua.
Suonò il campanello e la porta si aprì quasi istantaneamente, come se lo stesse aspettando proprio dietro l’uscio.
Senza dire una parola si abbracciarono, tutt’e due visibilmente emozionati e si scambiarono subito un lungo e appassionato bacio.
Le mani iniziarono a frugare e ad accarezzare i rispettivi corpi; dapprima le spalle, poi la schiena, quindi giù fino ai glutei; fu lui il primo a mettere la sua mano in mezzo alle sue gambe e l’evidente percezione di un desiderio corrisposto lo fece eccitare ancor di più.
Cominciarono a spogliarsi a vicenda mentre si dirigevano verso la camera da letto.
Già nudi entrambi, distesi sul letto, si abbracciarono di nuovo e ripresero a baciarsi, ad accarezzarsi e a leccarsi ovunque.
Fecero l’amore a lungo; alla fine lui disse: «Ma non dovevi offrirmi un caffè?».
«Hai ragione, vado a prepararlo... e poi ricominciamo».
6 mesi fa
Bene sarà la bettola dei racconti brevi a tema sessuale Da leggere giusto nel tempo di un buon caffè seduti al tavolo.... Grazie per aver dato il via alle danze
6 mesi fa
Ecco a seguire, LA PRIMA FIGA NON SI SCORDA MAI (scritto senza i requisiti necessari per essere pubblicato nella categoria "racconti"
Ciao a tutti. Io sò Gustarello. Oddio in verità mi chiamo Augusto. Siccome che so' piccoletto di statura e di corporatura mi chiameno Augustarello (ma le prime due vocali se le scordano e così mi chiaman tutti Gustarello). Se sarà già capito che io non so' uno scrittore. Storie da raccontà ne avrei a iosa, ma siccome che so 'gnorante (de scola, no di educazione) l'unico racconto che ho provato a scrive non me l'hanno pubblicato perché, dice, che dovrei rivedere il lessico, la sintassi, la grammatica....tutte parole che manco so che significano, come potrei "rivedere" cose che non ho mai viste?
Vabbé, ste cose non frega a nessuno, tanto qui se deve parlà solo de scopate. Chi sa scrive mette i racconti dove vanno messi, io che non sono capace mo provo a metterlo qui (un mio racconto, non pensate a male pensando ad altro).
Dunque se sono incolto è perché a scola ce so' andato poco e in quel poco non ho imparato molto perché, (ho il certificato medico che lo attesta, e mi danno pure la pensione per questo) dicono che sono un poco ritardato. De testa sì, mi rendo conto di non essere come gli altri. Ma di altro no, non mi sento affatto più fesso di altri.
Voglio dì, i vent'anni li ho compiuti da un po', gli occhi per vedere li ho, specie le femmine e quando vedo qualcuna di quelle alte, coscia lunga, petto controbilanciato da un bel culo, ahò, io so' proprio come li altri: il cazzo mi si rizza, la voglia mi piglia, e siccome quando mi fa comodo non me ne frega niente di far vedere che sono ritardato, facendo lo stupido, glie lo dico chiaro e tondo "Ah signò, te va de scopà?"
Tutte ridono, Nessuna mi piglia sul serio. Tranne Pina (Giuseppina sui documenti) che li per lì m'ha detto "Zitto scemo". Poi però, verso sera mì è venuto a cercare e chiamandomi da una parte indove stavamo soli mi ha detto "Ma che vorresti scopà sul serio?".
Le ho detto "certo che sì" e lei m'ha fatto andà a casa sua.
Pensavo che mi volesse cojonà quanno che m'ha dato la ramazza in mano e m'ha detto "Vuoi scopà?Tieni, Scopa". Ma stava a scherzà, E' scoppiata a ride e m'ha detto Ce l'hai uno straccetto per darmi una ripulita quà" e si è alzata la gonna mostrandomi la patonza.
Ahò io non l'avevo mica mai vista una figa vera. Molte sui giornaletti zozzi sì, ma una vera mai. Che potevo perde quell'occasione? Me ce so piazzato innanzi come in adorazione: quant'era bella, che strano ma piacevole odore aveva. Non potevo resiste. L'ho toccata con la mano. Che sensazione! Poi l'ho guardata, riguardata, anmirata e rimirata. Non me la immaginavo proprio così. Era proprio una cosa grandiosa. Ho chiesto a Pina "La posso toccà? La posso bacià? La posso leccà?"
M'ha detto "Facce quello che te pare"
Mo mica me lo ricordo per filo e per segno che go fatto con le mani, che ho fatto con la bocca, che ho fatto col cazzo, ma so che ho fatto un sacco de cose belle, gustose e Pina me suggeriva de fa così, de fa cosà ed io le ho dato retta. Ho fatto quello che lei ha chiesto, ho fatto quello che io avevo voglia. E' stato proprio bello.
Pina mi ha detto "se non lo dici a nessuno possiamo rifarlo ogni tanto se vuoi"
Fino a che me lo ha fatto rifare ogni tanto io non ho detto niente a nessuno, ma adesso ha trovato l'uomo giusto, quello che forse se la sposa e per colpa di sto tizio non me la dà più. Ecco perché mo me sento libero anche di raccontarlo a tutti. Infatti lo racconto qui, per tutti voi.
Ciao a tutti. Io sò Gustarello. Oddio in verità mi chiamo Augusto. Siccome che so' piccoletto di statura e di corporatura mi chiameno Augustarello (ma le prime due vocali se le scordano e così mi chiaman tutti Gustarello). Se sarà già capito che io non so' uno scrittore. Storie da raccontà ne avrei a iosa, ma siccome che so 'gnorante (de scola, no di educazione) l'unico racconto che ho provato a scrive non me l'hanno pubblicato perché, dice, che dovrei rivedere il lessico, la sintassi, la grammatica....tutte parole che manco so che significano, come potrei "rivedere" cose che non ho mai viste?
Vabbé, ste cose non frega a nessuno, tanto qui se deve parlà solo de scopate. Chi sa scrive mette i racconti dove vanno messi, io che non sono capace mo provo a metterlo qui (un mio racconto, non pensate a male pensando ad altro).
Dunque se sono incolto è perché a scola ce so' andato poco e in quel poco non ho imparato molto perché, (ho il certificato medico che lo attesta, e mi danno pure la pensione per questo) dicono che sono un poco ritardato. De testa sì, mi rendo conto di non essere come gli altri. Ma di altro no, non mi sento affatto più fesso di altri.
Voglio dì, i vent'anni li ho compiuti da un po', gli occhi per vedere li ho, specie le femmine e quando vedo qualcuna di quelle alte, coscia lunga, petto controbilanciato da un bel culo, ahò, io so' proprio come li altri: il cazzo mi si rizza, la voglia mi piglia, e siccome quando mi fa comodo non me ne frega niente di far vedere che sono ritardato, facendo lo stupido, glie lo dico chiaro e tondo "Ah signò, te va de scopà?"
Tutte ridono, Nessuna mi piglia sul serio. Tranne Pina (Giuseppina sui documenti) che li per lì m'ha detto "Zitto scemo". Poi però, verso sera mì è venuto a cercare e chiamandomi da una parte indove stavamo soli mi ha detto "Ma che vorresti scopà sul serio?".
Le ho detto "certo che sì" e lei m'ha fatto andà a casa sua.
Pensavo che mi volesse cojonà quanno che m'ha dato la ramazza in mano e m'ha detto "Vuoi scopà?Tieni, Scopa". Ma stava a scherzà, E' scoppiata a ride e m'ha detto Ce l'hai uno straccetto per darmi una ripulita quà" e si è alzata la gonna mostrandomi la patonza.
Ahò io non l'avevo mica mai vista una figa vera. Molte sui giornaletti zozzi sì, ma una vera mai. Che potevo perde quell'occasione? Me ce so piazzato innanzi come in adorazione: quant'era bella, che strano ma piacevole odore aveva. Non potevo resiste. L'ho toccata con la mano. Che sensazione! Poi l'ho guardata, riguardata, anmirata e rimirata. Non me la immaginavo proprio così. Era proprio una cosa grandiosa. Ho chiesto a Pina "La posso toccà? La posso bacià? La posso leccà?"
M'ha detto "Facce quello che te pare"
Mo mica me lo ricordo per filo e per segno che go fatto con le mani, che ho fatto con la bocca, che ho fatto col cazzo, ma so che ho fatto un sacco de cose belle, gustose e Pina me suggeriva de fa così, de fa cosà ed io le ho dato retta. Ho fatto quello che lei ha chiesto, ho fatto quello che io avevo voglia. E' stato proprio bello.
Pina mi ha detto "se non lo dici a nessuno possiamo rifarlo ogni tanto se vuoi"
Fino a che me lo ha fatto rifare ogni tanto io non ho detto niente a nessuno, ma adesso ha trovato l'uomo giusto, quello che forse se la sposa e per colpa di sto tizio non me la dà più. Ecco perché mo me sento libero anche di raccontarlo a tutti. Infatti lo racconto qui, per tutti voi.
6 mesi fa
LE SUE MANI.
"Hanno riaperto la bettola" mi disse, se vuoi ci troviamo lì.
Come tutti i locali, anche il suo preferito era stato chiuso per pandemia.
E per quel motivo aveva iniziato a pubblicare qualcosa su A69.
Fino ad allora, invece, portava i suoi scritti, rigorosamente stampati, agli altri scrittori, che facevano altrettanto, come da tradizione.
Costretto, come quasi tutti loro del resto, a lavorare da casa, tra una riunione in Zoom e l'altra, chattava con me.
Non ricordo nemmeno più perché mi avesse contattata, forse aveva intravisto un mio raccontino, niente di paragonabile ai suoi o a tutti gli altri dell'elite degli scrittori, ma tant'è.
Anch'io mi svagavo dal lavoro con frequenti incursioni sul sito, dove ancora gestivo la pagina che avevo aperta con lui. Per lui. "Coppia" c'era scritto, ma ormai ero sola. Password nuova, foto vecchie, scattate in motel.
Lo "scrittore" invece nel profilo aveva messo le sue mani, adagiate morbidamente sulla tastiera.
Ed io sognavo, ogni volta che la busta in alto si accendeva e il respiro per un attimo mancava.
Sognavo le sue dita che immaginavo nervose, rallentare un attimo sui contorni del mio viso, alzare dolcemente il mio mento per agevolare un bacio, prima a fior di labbra, poi più profondo.
E pensavo che sarebbe stato solo l'inizio, perché lui avrebbe capito che le volevo sulla zip del vestito e poi sulla pelle nuda, dalle spalle ai seni, dalla vita al mio culo e finalmente a toccarmi in mezzo alle cosce.
Ora siamo qui alla bettola, le sue mani sono davanti a me, nude, dopo tutto il tempo che ha impiegato a convincermi.
Lui parla, stringe un gin tonic con la mano destra, con l'altra gesticola e io fisso, l'anulare.
Ed il segno appena visibile ma che per me dice tutto.
Si è levato la fede ma i miei occhi capiscono.
Che lui mi ha mentito.
"Prendi qualcosa, dai, parliamone..."
Gli dico che no, preferivo il mio sogno.
"Hanno riaperto la bettola" mi disse, se vuoi ci troviamo lì.
Come tutti i locali, anche il suo preferito era stato chiuso per pandemia.
E per quel motivo aveva iniziato a pubblicare qualcosa su A69.
Fino ad allora, invece, portava i suoi scritti, rigorosamente stampati, agli altri scrittori, che facevano altrettanto, come da tradizione.
Costretto, come quasi tutti loro del resto, a lavorare da casa, tra una riunione in Zoom e l'altra, chattava con me.
Non ricordo nemmeno più perché mi avesse contattata, forse aveva intravisto un mio raccontino, niente di paragonabile ai suoi o a tutti gli altri dell'elite degli scrittori, ma tant'è.
Anch'io mi svagavo dal lavoro con frequenti incursioni sul sito, dove ancora gestivo la pagina che avevo aperta con lui. Per lui. "Coppia" c'era scritto, ma ormai ero sola. Password nuova, foto vecchie, scattate in motel.
Lo "scrittore" invece nel profilo aveva messo le sue mani, adagiate morbidamente sulla tastiera.
Ed io sognavo, ogni volta che la busta in alto si accendeva e il respiro per un attimo mancava.
Sognavo le sue dita che immaginavo nervose, rallentare un attimo sui contorni del mio viso, alzare dolcemente il mio mento per agevolare un bacio, prima a fior di labbra, poi più profondo.
E pensavo che sarebbe stato solo l'inizio, perché lui avrebbe capito che le volevo sulla zip del vestito e poi sulla pelle nuda, dalle spalle ai seni, dalla vita al mio culo e finalmente a toccarmi in mezzo alle cosce.
Ora siamo qui alla bettola, le sue mani sono davanti a me, nude, dopo tutto il tempo che ha impiegato a convincermi.
Lui parla, stringe un gin tonic con la mano destra, con l'altra gesticola e io fisso, l'anulare.
Ed il segno appena visibile ma che per me dice tutto.
Si è levato la fede ma i miei occhi capiscono.
Che lui mi ha mentito.
"Prendi qualcosa, dai, parliamone..."
Gli dico che no, preferivo il mio sogno.
6 mesi fa
Salve. Azzardo un'idea. Inizio un racconto breve, se poi qualcuno/a vuole proseguire.
Alla bettola si va per bere. E io volevo bere, troppo scoglionato per fare altro. Ordino un bianchino, apro la mia rivista letteraria e inizio a cercare segnalazioni per un buon libro, adatto al mio stato d'animo.
Sento chiaccherare al mio lato. Alzo gli occhi e vedo una coppia. Sessantenni, eleganti, un po' piacevolmente formosa lui, occhi birichini e sfuggenti. Sembra cerchino complicità. Mi incuriosiscono. Poi guardo lui, accenna un sorriso sorseggiando un cocktail.
Per ora mi fermo qui. Buona serata
Alla bettola si va per bere. E io volevo bere, troppo scoglionato per fare altro. Ordino un bianchino, apro la mia rivista letteraria e inizio a cercare segnalazioni per un buon libro, adatto al mio stato d'animo.
Sento chiaccherare al mio lato. Alzo gli occhi e vedo una coppia. Sessantenni, eleganti, un po' piacevolmente formosa lui, occhi birichini e sfuggenti. Sembra cerchino complicità. Mi incuriosiscono. Poi guardo lui, accenna un sorriso sorseggiando un cocktail.
Per ora mi fermo qui. Buona serata
6 mesi fa
L'espressione del volto dissimulava benissimo le sue emozioni, non avrebbe potuto fare altrimenti in quel luogo affollato, eppure era difficile resistere, per esperienza diretta io direi impossibile. Aveva accettato e adesso era in gioco, lui le teneva la mano, come a sostenerla e lei era concentrata. Era la quarta quella settimana, chissa se avrebbe resistito piu delle altre. Vivienne era entrata in quella bettola sicura di se ma adeso le sue sicurezze vacillavano, sentiva il piacere percorrerle la schiena, risalire come un brivido dall'ultima vertebra su cui era seduta, alla testa. Ciò che avveniva intorno a lei era irrilevante, era tutta concentrata a resistere e non vedeva gli avventori ai tavoli vicini. Aveva deciso di accettare la sfida e seguire il suo eterno amante, per dimostrargli che aveva coraggio e sperare di sedurlo ancora. Lui le aveva detto che in quella bettola c'era una sedia unica, una sola, dotata di un meccanismo segreto, avrebbe dovuto indossare la gonna corta larga e venire senza mutandine.
Individuata la sedia si erano seduti a quel tavolo e avevano ordinato un aperitivo, parlando del più del meno, quasi dimentica della sfida per la quale era venuta in quel luogo. Poi mentre sorseggiava il suo Prosecco aveva avvertito un movimento tra le sue cosce nude appoggiate sulla sedia. La sorpresa durò un attimo perché l'istante dopo senti un oggetto vibrare sul suo pube. Si la sfida era iniziata, prima le vibrazioni, poi un movimento sussultorio e adesso spostandosi leggermente in avanti si era assicurata che l'oggetto trovasse la strada tra le sue labbra. Quando la penetro' sussultò e strinse le labbra per non urlare, strinse la mano del suo amante e la vista le si annebbio, il tempo svani. Riemerse quando senti gli applausi, tutti gli avventori la stavano guardando, vide il suo amante e udi le sue parole: 129 secondi, sei stata la migliore! La gioia nel volto di lui lo smarrimento in quello di lei. Aveva goduto alla bettola, di fronte a tutti quegli aspiranti scrittori, ognuno l'avrebbe descritta a modo suo quella scena. Io la invidiavo io mi ero arresa dopo 99 secondi!
Individuata la sedia si erano seduti a quel tavolo e avevano ordinato un aperitivo, parlando del più del meno, quasi dimentica della sfida per la quale era venuta in quel luogo. Poi mentre sorseggiava il suo Prosecco aveva avvertito un movimento tra le sue cosce nude appoggiate sulla sedia. La sorpresa durò un attimo perché l'istante dopo senti un oggetto vibrare sul suo pube. Si la sfida era iniziata, prima le vibrazioni, poi un movimento sussultorio e adesso spostandosi leggermente in avanti si era assicurata che l'oggetto trovasse la strada tra le sue labbra. Quando la penetro' sussultò e strinse le labbra per non urlare, strinse la mano del suo amante e la vista le si annebbio, il tempo svani. Riemerse quando senti gli applausi, tutti gli avventori la stavano guardando, vide il suo amante e udi le sue parole: 129 secondi, sei stata la migliore! La gioia nel volto di lui lo smarrimento in quello di lei. Aveva goduto alla bettola, di fronte a tutti quegli aspiranti scrittori, ognuno l'avrebbe descritta a modo suo quella scena. Io la invidiavo io mi ero arresa dopo 99 secondi!
Modificato dall'autore il 20-07-2024 02:35:44
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