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E da dietro i sedili, spuntò una testa: Era sua moglie.


di Membro VIP di Annunci69.it acquainbocca50
27.01.2021    |    23.779    |    23 9.7
"L’accese e inspirò una lunga boccata, soffiando lentamente il fumo dalla bocca..."
I maschi hanno, di solito, il primo approccio con la sessualità, attraverso l’autoerotismo, intorno ai dodici/tredici anni. Io sono stato un po’ più veloce. Ho iniziato a dieci anni. Solo che il cazzo non era mio: era di mio cugino, all’epoca, quattordicenne. In piena tempesta ormonale, approfittò di un momento che eravamo soli in bagno per prendermi la mano e avvicinarla al suo pene. Lo segai. Finì tutto quel pomeriggio quando mi chiese di prenderlo in bocca. Io rifiutai, lui se la prese e quella fu l’ultima volta. Con lui però.

Circa due anni dopo, mentre ero dentro i gabinetti pubblici della villa comunale della mia città per un bisognino fisiologico, un signore anziano mi si affiancò. Mise una mano in tasca e mi fece sentire un tintinnio di monete.
- “Li vuoi?” – mi disse.
- “Sì” - risposi.
- “Devi soltanto prenderlo e muovere la mano così" – e mi mostrò come fare.
- “Lo so come si fa” – dissi. Afferrai il suo cazzo e lo segai finché non vidi una serie di schizzi erompere dalla cappella che si era nel frattempo gonfiata.

Passarono diversi anni prima che toccassi un altro cazzo. Ero appena uscito da una discoteca e feci l’autostop. Un uomo sui cinquant’anni si fermò e io salii. Chiacchierammo del più e del meno, poi mi chiese se potessimo appartarci. Lo disse in modo molto garbato. Dissi di sì. Ci infilammo in un boschetto, lui lo tirò fuori già duro e iniziai a segarlo. Mise una mano dietro il mio collo e diede una spinta leggera verso il suo cazzo turgido. Voleva che gli facessi un pompino. Mai fatto fino a quel momento. La curiosità ebbe il sopravvento. Aprii la bocca e lo feci scivolai fino in gola. Il suo suo cazzo pulsava come una pompa di petrolio a pieno regime. Con voce strozzata mi chiese se potesse venirmi in bocca. Non dissi nulla e continuai a succhiarglielo.
- “Dai, dimmi di sì – disse.
Mi piaceva pensare che aspettasse adorante una mia risposta. Dai suoi fremiti capii che non avrebbe saputo contenersi per molto.
- “Sì” – dissi con un tono da troia. Finii appena di dirlo che lui batté la testa sullo schienale del sedile e subito dopo fiotti di liquido caldo mi riempirono la bocca. Il suo sperma era salato e denso.
- “Tu sei la fine del mondo, ragazzo” – mi disse.
- “Grazie” – risposi con orgoglio.
Nonostante fosse venuto, il suo cazzo gli era rimasto duro. Lui stesso era stupito e, allo stesso tempo, contento che il suo uccello fosse rimasto duro.
- “Hai mai fatto sesso anale?” – mi chiese.
- “No.” - risposi
- “Vorresti farlo? Ti piacerà…”
Fui tentato di dirgli di sì ma mi mancò il coraggio. Forse non era quello il momento giusto.

C’è una frase bellissima di Luciano De Crescenzo che recita pressappoco così: “Molti studiano come allungare la vita, quando invece bisognerebbe allargarla.” È proprio così. Quanti giorni della nostra vita sono uguali? Cosa contano? Niente! Allungano solo la vita inutilmente. I giorni veramente importanti sono quelli diversi; sono quelli che allargano la vita, che la rendono degna di essere vissuta, ma sono così pochi… e sono pochi perché troppo spesso teniamo conto dell’opinione degli altri, temiamo di essere giudicati e ci adeguiamo al pensiero dominante.
Fu a quella frase di De Crescenzo che pensai, quando, anni dopo, mi ritrovai con un uomo che mi fece la stessa domanda di tanti anni prima:
- “Vorresti farlo? Ti piacerà…”
L’avevo conosciuto su annunci69. Era una persona di buone letture e molto riservato. Aveva avuto una sola esperienza con un uomo, dopo di che gli era rimasta la voglia. Chattammo per un po’, poi, decidemmo di vederci in uno punto della città che conoscevamo entrambi. Avremmo usato gli abbaglianti per identificarci, poi sarei salito sulla sua auto e ci saremmo spostati in un luogo riservato.
Avevo il cuore in gola quando aprii lo sportello della sua auto. Lui mi accolse con un grande sorriso. Ci salutammo, poi lui ingranò la prima e andammo via. Chiacchierammo del più e del meno per tutto il percorso. Cercavamo di dare naturalezza a quell’incontro, ma non ci riuscivamo: Eravamo molto in imbarazzo. Raggiunti il posto, dopo altri dieci minuti di chiacchiere, lui fece il primo passo e, mentre parlavo, si abbassò i pantaloni e le mutande. Il suo cazzo già svettava.
- “Sei già in tiro, vedo” – gli disse.
- “Da un bel po’. – rispose.
- “Anch’io “ – dissi e abbassai a mia volta i pantaloni e le mutande. Gli avvolsi la mano attorno all'uccello e mossi il pugno su e giù. Lui alzò una mano per accendere la lucetta interna della macchina.
“Voglio vederti mentre lo fai, “- disse – “ti dispiace?”
“No” – risposi. Abbassai la testa e ingoiai il suo cazzo. Succhiai così forte che sobbalzò un paio di volte. Fu mentre ero intento a succhiarglielo che sentii un rumore provenire da dietro i sedili. Il sangue mi iniziò scorrere nelle vene come lava bollente. Vidi lui che con fare concitato e la faccia stravolta mi disse:
“E’ tutto a posto, tutto ok, tutto ok… è mia moglie.”
“Tua moglie?” – risposi.
“Cristina, fatti vedere.”
Una testa sporse dai sedili posteriori.
“Ciao” – mi disse sorridendo.
“Ciao” – risposi imbarazzato e le diedi la mano – “F., piacere.”
“Cristina, piacere mio.”
Naturalmente ero ben consapevole della situazione grottesca in cui mi trovavo: mi stavo presentando a una donna, nudo dalla cintola in giù e, come se non bastasse, avevo appena fatto un pompino a suo marito. Nonostante tutto ciò, comunque, riuscii a fingermi calmo e, guardando entrambi, dissi con una battuta:
- “Chi mi spiega cosa sta succedendo?”
- “Scusa se non te l’ho detto.” – rispose lui. – “Ti spiego … mia moglie ed io volevamo mettere in pratica una nostra fantasia, ossia io che faccio sesso con un uomo mentre lei ci guarda.”
- “Pensavate che avrei forse detto di no se me l’aveste detto?” – risposi sorridendo. – “Una presenza femminile rende tutto più eccitante.”
- “Lo so, ma temevano che non ti saresti comportato in modo del tutto naturale, proprio per la presenza di lei e noi cercavamo un’assoluta naturalezza.”
- “Beh, adesso che lo so, non possiamo replicare su un comodo letto?” – dissi.
- “Sono d’accordo.” – disse lui – “Tu che ne dici Cristina?”
- “Lo sono anch’io” – disse lei sorridendo.
“Bene, tutti d’accordo quindi… Quando sei disponibile?” – chiese lui.
“Domani.” - risposi senza esitazioni. - “Il ferro si batte mentre è caldo. “
Ci fu una risata generale, poi, Alberto – si chiamava così – e io, ci vestimmo. Mentre ci dirigevamo nella mia auto fissammo l’appuntamento per il giorno dopo.

Il giorno seguente, eravamo nella loro casa al mare. Cristina prese una bottiglia di whisky e dei bicchieri da un armadietto e versò una robusta dose per tutti e tre. Alberto propose un brindisi alla nostra amicizia. Toccammo i bicchieri e bevemmo, poi Alberto prese per mano sua moglie e si diressero verso una camera in fondo al corridoio.
“Vieni” – mi disse Alberto. Li seguii.
Entrammo. Era la camera da letto. Al centro della stanza Cristina e Alberto si baciarono, le mani di lei gli afferrarono il sedere, quelle di lui le accarezzavano su e giù le braccia. Io immobile, li guardavo. Poi, Cristina si scostò da suo marito e si sedette su una poltrona. Fece penzolare languidamente una gamba su un bracciolo e tirò fuori dalla sua borsetta una sigaretta extrafine, tipicamente femminile. La picchiettò sul fondo e la mise in bocca. L’accese e inspirò una lunga boccata, soffiando lentamente il fumo dalla bocca. Era incantevole!
“Beh? Datevi da fare, su…” – disse.
Una cosa è immaginare una certa situazione, altro è trovarcisi dentro fino al collo. Avevo sempre desiderato di trovarmi in un contesto del genere e adesso che c’ero, mi sentivo bloccato dall’imbarazzo. Ancora adesso Alberto fece la prima mossa: Si avvicinò a me e posò la mano sulla mia patta. In men che non si dica, abbassò la cerniera e lo tirò fuori. Tenendo la mano salda sul mio cazzo, mi trascinò accanto al letto, si sedette sul bordo e iniziò a succhiarmelo mentre ero in piedi. D’istinto guardai Cristina. Un sorriso malizioso le increspava le labbra. Spense la sigaretta e si tolse la maglietta, rimanendo in reggiseno. Salì sul letto a carponi come una pantera e si fermò dietro la schiena di suo marito. Gli accarezzò la nuca con una mano, poi, gli afferrò i capelli e cominciò a muovergli la testa su e giù. Era lei che gli dava il ritmo.
“Sdraiati sul letto” – mi disse a un certo punto Cristina. Mi tolsi la camicia e feci scivolare i pantaloni a terra. Mi sdraiai a pancia in su sul letto così che Alberto potesse continuare a succhiarlo. Cristina si spogliò totalmente e si sedette sulla mia bocca. La sua figa era bagnata e i suoi muscoli si contorcevano per l'eccitazione. Era tutto stupendo, tranne un piccolo particolare: Non riuscivo a respirare. Naso e bocca erano dentro le sue grandi labbra e l’aria non usciva né entrava. Provai a sollevarla leggermente appoggiando le mani sulle sue chiappe ma lei non mollava la presa. Fu quando afferrò con violenza i miei capelli con entrambi le mani per tirarmi verso di sé ancora di più che si spostò quel tanto da farmi prendere una boccata d’ossigeno che mi fece riprendere colore. Adesso l’aria passava e io potevo godermi appieno quei momenti. Adoro leccare la figa. L’ho sempre fatto. Mi piace ficcare la mia bocca tra le sue cosce e consumarmi la lingua a forza di leccate. Mi piace riempirmi la bocca dei suoi umori, ingoiarli, gustarmeli. Mi piacciono i suoi gemiti e le sue reazioni. Mentre leccavo sentii qualcosa di vischioso sul mio cazzo. Alberto aveva preso un tubetto di gel e lo stava lubrificando. Poi mi si sedette sopra e il mio cazzo scivolò senza intoppi dentro di lui.
Rimanemmo a lungo così. Sdraiato sotto loro due, sembrava che il tempo fosse sospeso. C’era un silenzio assoluto, in quel momento, nella stanza. Ognuno di noi assaporava in pieno e in religioso silenzio ciò che stava facendo. Con calma, senza fretta. Se chiedessi a più persone di raccontarmi le loro esperienza di felicità perfetta, qualcuno mi parlerebbe di una notte d’amore, sdraiato su un prato con la sua bella in una fresca notte d'estate sotto un cielo trapuntato di stelle. Qualcuno altro parlerebbe di un trionfo sportivo, di una laurea con lode, di una grossa vincita. Io parlerei di quella sera, quando raggiunsi un’armonia perfetta con due persone che, in quel momento, conoscevo appena.
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