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Che figli di putt…. mi avete preso per il culo...


di Membro VIP di Annunci69.it acquainbocca50
23.02.2021    |    26.884    |    19 9.6
"Ha avuto due figli ma il suo seno è sodo, la sua pelle è luminosa, i suoi muscoli sono vigorosi come quelli di una ragazzina..."
Anna ha motivi eccellenti per essere soddisfatta di come si vede allo specchio. Ha quarantasette anni. Ha avuto due figli ma il suo seno è sodo, la sua pelle è luminosa, i suoi muscoli sono vigorosi come quelli di una ragazzina. I suoi capelli hanno ancora il loro colore naturale. Ci sono alcune rughe intorno agli occhi ma rivelano più un carattere felice e una predisposizione al sorriso, piuttosto che il passare degli anni. Anna è tedesca, di Amburgo, e lo si capisce subito: ha una pelle chiarissima, capelli biondi e occhi azzurri come il cielo. Si è innamorata di Franco, un mio concittadino che lavorava in Germania e l’ha seguito quando lui ha deciso di ritornare nella sua città d’origine per aprire un bar con i sudati risparmi guadagnati in fabbrica. Purtroppo, dopo alcuni anni, Franco si è ammalato di una grave malattia che gli ha fatto perdere la vista ed è stato costretto a chiudere il bar. Quando ho conosciuto Anna, in maniera del tutto fortuita, versava in pessime condizioni economiche: aveva presentato la domanda per la pensione d’invalidità di Franco, ma dopo parecchio tempo erano ancora in attesa. Telefonai a un mio amico che lavora all’INPS per chiedergli se avesse potuto accelerare la pratica. Non so se quella telefonata l'accelerò davvero, fatto sta che in breve tempo Anna ricevette la pensione con gli arretrati. Fu lei ad avvisarmi per telefono e mi disse che suo marito voleva conoscermi per ringraziarmi personalmente. Ci andai il giorno dopo. Bussai alla porta e mi aprì lei. Quello che vidi mi lasciò a bocca aperta. Anna indossava un abito aderente celeste che faceva pendant con i suoi occhi e con un decolleté da brivido che non esagero se dico che le arrivava quasi all’ombelico. Senza darmi il tempo di dire qualcosa, si buttò su di me e mi abbracciò con un tale trasporto da sentire i suoi seni pressare con forza sul mio petto.
“Grazie, meraviglioso uomo” – disse con un sorriso così luminoso che solo le donne sanno darti.
“Di niente “– risposi un po’ impacciato.
“Entra che mio marito vuole ringraziarti di persona.”
Entrammo. Suo marito era seduto su un divano. Portava un paio di lenti scure e, alzandosi, tese le braccia incerte nel tentativo di abbracciarmi. Mi avvicinai a lui e mi strinse forte ringraziandomi più volte. Era un bell’uomo, con lineamenti regolari e un fisico ancora asciutto. Ci sedemmo attorno a un tavolo al centro del quale si trovava una “sacher torte” che Anna aveva preparato per me. Iniziammo a mangiarla e a conversare. Suo marito possedeva una disinvolta parlantina che arricchiva con continui aneddoti e battute che ascoltavo con piacere ed interesse, finché non sentì la mano di lei posarsi sulla mia gamba. Mi irrigidii come una statua di sale. Sebbene sapessi che lui non poteva vedere, ero come paralizzato. La paralisi si trasformò in panico quando la mano di Anna strisciò lungo la mia gamba fermandosi sulla mia patta. Deglutii come se avessi ingoiato un sasso. Con gli occhi provai di farla smettere, ma ottenni l'esatto contrario perché lei continuò a tastarmi il cazzo che iniziò a gonfiarsi come un pesce palla. Poi, lentamente, mi tirò giù la zip. Io facevo fatica a respirare. Dicono che le persone che soffrono di cecità hanno spiccate capacità con gli altri sensi e temevo che lui sentisse il rumore della cerniera che scorreva giù. Lo osservavo con estrema attenzione per vedere se per caso avesse capito qualcosa ma, per fortuna, continuava a parlare con naturalezza. Nel frattempo Anna aveva tirato fuori il mio cazzo e, abbassata la testa, lo prese in bocca. La sua lingua iniziò a muoversi lungo il mio cazzo. Poi lo tirò fuori dalla bocca e poi ancora dentro, fino alla gola. Io facevo una fatica bestiale a non emettere suoni di piacere. A un tratto sentii la vena del mio cazzo gonfiarsi sempre di più, segno inequivocabile che stavo per venire. In un barlume di lucidità, mi alzai di scatto e, scusandomi, dissi che mi ero ricordato di avere un impegno di lavoro e che dovevo andar via.
Prima di accomiatarmi, lui mi invitò a pranzo per l’indomani. Io provai a buttare qualche scusa ma lui fu irremovibile. Sapevo che l’indomani lei sarebbe stata ancora più audace e questo mi terrorizzava, anche se, allo stesso tempo, mi eccitava terribilmente.

Quella notte non riuscii a dormire: il pompino che mi aveva fatto, il suo sguardo, il suo sorriso, tutto ronzava nella mia testa. La mattina mi trovò eccitato e convinto. - “Ancora poche ore e mi godrò il fatto di essere sedotto” – pensai - “Stavolta non avrò incertezze. Ho una voglia matta di baciarla, di accarezzarla, di spogliarla, di lasciarmi spogliare. Non avrò scrupoli come ieri, no di certo.”

Fui puntuale all’appuntamento. All’orario previsto ero davanti al loro portone. Anna aprì. Stavolta era avvolta in un bianco accappatoio. Aveva appena fatto la doccia e profumava di bagnoschiuma. Mi salutò ancora una volta abbracciandomi. Io ero già col cazzo duro e lei lo sentì perché mi sorrise con malizia. Entrammo, e suo marito, seduto sempre sul divano, si alzò per venirmi incontro. Ci baciammo sulle guance e ci sedemmo sul tavolo. Iniziammo a colloquiare del più e del meno mentre Anna andò in cucina a preparare un aperitivo. Quando ritornò con un vassoio con i bicchieri, poco mancò che mi venisse un ictus. Si era tolto l’accappatoio ed era completamente nuda. Si muoveva in modo naturale, come se fosse vestita di tutto punto. Quando fu accanto a me, mentre mi offriva il bicchiere, non resistetti e le accarezzai con una mano il sedere. La sua pelle era morbida come velluto e liscia come seta. Davanti era perfettamente depilata, ad eccezione di un ciuffo di peli curati che coronavano il pube. Decisi di assecondare il suo gioco e, lentamente, iniziai a spogliarmi anch’io. Mi tolsi la giacca, la camicia, poi mi sbottonai i pantaloni e li tirai giù insieme alle mutande. Lei mi si sedette accanto. Suo marito continuava a raccontare deliziosi aneddoti mentre io cominciai a masturbarla, piano, con una mano. Lei chiuse gli occhi e reclinò la testa all’indietro. I suoi denti iniziarono a mordere il labbro inferiore. Pose una mano sul seno e lo strinse. Avrei voluto avvicinare il mio viso sul suo sesso, baciarle il ciuffettino di peli, leccarle il clitoride, ma non potevo. Provavo godimento e sofferenza allo stato puro e in simultanea. Dovevo fare qualcosa, volevo stringerla tra le braccia e baciarla. Ebbi l'idea di andare in bagno: ero sicuro che mi avrebbe accompagnato. Così fu. Attraversammo un corridoio. Il bagno era proprio di fronte. Chiusi la porta e la baciai così forte da sentir male alle labbra. Le mie mani andarono dappertutto: seni, cosce, culo, ero come un bambino di fronte a un tavolo imbandito di dolci che vuol mangiare tutto insieme. Ero così eccitato che non riuscivo neanche a pensare. Tutto il mio essere, tutto quello che ero, era concentrato sul mio cazzo. Lei si staccò dalla mia bocca e scese giù. Afferrò il mio cazzo con una mano e lo mise in bocca con una foga tale che temetti per la sua incolumità. Poi si rialzò e ansimando mi disse:
- “Mettilo dentro, dai, adesso…” –
- “No” – dissi, in un attimo di lucidità. – “Dobbiamo smettere, lui ci starà aspettando.”
- “Solo un attimo, dai, un attimo soltanto, mettilo dentro.” - Appoggiò le spalle su una parete e allargò le cosce.
Afferrai il mio cazzo come fosse un coltello, lo puntai sul suo sesso e spinsi con forza. Le sue pareti calde e bagnate mi accolsero come burro. Sentivo il suo fiato caldo mischiarsi al mio, il calore del suo corpo inondare il mio, i suoi seni schiacciati sul mio petto. Ero in trance.
A un tratto sentimmo la voce del marito: - “Anna?”
Mi staccai immediatamente da lei e, quasi d’istinto, provai a sollevarmi le mutande. Ma le mutande, insieme a tutto il resto, era nel soggiorno. Ebbi un attimo di panico a ritornare in soggiorno nudo. Feci un lungo respiro, poi aprii la porta del bagno e mi risedetti accanto a lui e ripresi a parlare.
- “Dieci minuti ed è pronto.” disse Anna.
- “Si dice che di solito che la cucina tedesca non vale un granché e che sia solo crauti e wurstel, ma non è così. Anna è un’ottima cuoca e sta preparando un piatto tedesco. Mmm, senti che profumino che viene dalla cucina…” - disse
- E’ vero, davvero un buon profumo, cos’è? – chiesi.
- Bistecca alla Bismarck. Ti ricrederai sulla cucina tedesca.

Dieci minuti dopo, eravamo attorno al tavolo a gustarci l’ottimo piatto preparato dalle mani amorevoli di Anna. Mangiare con una donna con le tette esposte che di tanto in tanto si appoggiano sul tavolo come due mozzarelle di bufala è un’esperienza mistica che è difficile descrivere con il comune linguaggio. Così come ogni musulmano ha l'obbligo di recarsi alla Mecca almeno una volta nella vita, se i suoi mezzi lo consentono, allo stesso modo ogni uomo dovrebbe provare questa esperienza almeno una volta.

Finito di mangiare lui ed io ci spostammo di nuovo sul divano, in attesa del caffè che Anna stava preparando. Dopo averlo bevuto, Anna si sedette, nuda, sulle ginocchia di suo marito e si baciarono.
- "Che cazzo..." - dissi. Dopo un attimo di sbigottimento assoluto, le prime parole che pronunciai sorridendo furono:
- “Che figli di putt…. mi avete preso per il culo... ma allora tu ci vedi…”
Anna e suo marito scoppiarono in una sonora risata.
- “Dai, non te la prendere, è stato spassosissimo, oltre che eccitante.” – rispose Anna.
- “Purtroppo, per me vedere è una grossa parola. Vedo come se avessi gli occhiali costantemente appannati, immagini sfocate. Non te la sei presa, eh?” - disse suo marito ridendo.
- “Che bastardi che siete. Però siete stati grandi, non ho sospettato nulla.”
- “Beh, che ne dite adesso di passare per le vie di fatto? Mi avete fatto venire una voglia che dovete darvi molto da fare per farmela passare. Forza, andiamo nella camera da letto” – disse Anna. Si alzò dalle sue ginocchia di suo marito e si incamminò lungo il corridoio subito seguito da noi. Aveva un culo che faceva sbarellare. Tutti e due lo guardavamo con ammirazione.
- Bello, eh? - mi disse lui con aria ammiccante.
- Sì, davvero molto bello - dissi imbarazzato.
Prima di entrare nella camera da letto, Anna si girò e disse:
- “A proposito, mio marito ha il desiderio di fare un pompino. Ti dispiace accontentarlo?”
- “Oh… beh… non l’avevo previsto ma…sarà un piacere.” – risposi.
Entrammo nella camera da letto. Anna si lasciò scivolare languidamente sul letto a pancia in su. Allargò le gambe e si sfiorò con una mano. Le sue dita tracciavano lentamente dei cerchi con le dita, poi gemette di piacere mentre un dito scompariva dentro di sé. Io e suo marito eravamo fermi a guardarla, pieni di desiderio. I nostri sguardi eccitavano ancora di più Anna. Continuò ad accarezzarsi lentamente con una mano, mentre l’altra raggiunse il suo seno e strizzò il capezzolo tra il pollice e l’indice. Suo marito non ce la fece più a resistere e, strisciando sul letto, avvicinò la bocca sul sesso di Anna. Lei tolse il dito dalla vagina, impregnato dei suoi umori, e lo infilò dentro la bocca di suo marito. Con un sorriso malizioso e carico di sensualità Anna guardava suo marito succhiarle il dito. Poi, improvvisamente, gli afferrò i capelli e lo tirò verso la sua fica.
“Leccala!” – disse soltanto.
Lui affondò la lingua dentro di lei, poi le stuzzicò il clitoride ormai incandescente. Anna cominciò a dimenarsi e a emettere piccoli grida di piacere. Oh, era talmente eccitante osservarli.
“Mettiti dietro mio marito” – mi disse improvvisamente Anna. Salii sul letto in ginocchio e mi misi dietro di lui.
“Strusciaglielo” – disse.
Allargai le chiappe di lui con le mani e iniziai ad andare su e giù con il cazzo. Lui tirò indietro le braccia, con le mani afferrò le mie chiappe e mi tirò verso di lui. “Mettilo dentro “– mi disse, e riprese a leccare il sesso di Anna. Puntai il mio cazzo sul suo sfintere e spinsi. Spinsi con forza. Il suo sfintere faceva resistenza ma non desistei e continuai a spingere finché non fui tutto dentro di lui. Iniziai a muovermi lentamente avanti e indietro. Mentre gli affondi si facevano sempre più vigorosi. Lui spostò il bacino all’indietro e poi di nuovo in avanti assecondano il ritmo delle mie spinte. Un attimo prima che venissi lo tirai fuori e mi distesi sul letto a pancia in giù a recuperare il fiato. Non feci in tempo a riprendermi che Anna e suo marito avvicinarono le loro bocche al mio cazzo. Sentivo i loro aliti caldi che lo accarezzavano, lo soffiavano, lo avvolgevano. Poi sentii le loro lingue danzargli intorno e fui scosso da un’eccitazione violenta. Loro leccavano e mi guardavano. Io guardavo loro e mi sentii sul tetto del mondo.
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