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Gay & Bisex

Il garage (dopo l'ex lavatoio)


di Membro VIP di Annunci69.it Beaudenuit
10.11.2023    |    14.935    |    21 9.5
"Lui accese i due ventilatori e si avvicinò, io lo guardavo negli occhi e dentro di me c’erano tutti gli uragani che squassano gli Stati Uniti ogni tanto..."
Avevo 15 anni, in piena tempesta ormonale, le decisioni non potevano certo essere quelle ponderate di un adulto. Quindi irrazionalmente la sera dopo ero davanti a casa di Fulvio. (Vedi il mio precedente racconto “L’ex lavatoio”)
Un uomo sui trent'anni, pensai, che hai conosciuto solo ieri e di cui hai ingoiato lo sperma senza neanche un attimo di esitazione, cosa pensi che voglia stasera? Sei pronto a lasciarlo fare? Sei abbastanza "frocetto", o stai andando oltre le tue aspettative. Citofonai.
“Ciao, aspettami giù” disse Fulvio
Scese subito. Appena lo vidi pensai che la sola vista di quell’uomo, ora, mi dava i brividi ed anche un certo senso di vergogna.
Aprì con il telecomando il portellone del garage ed entrammo. Il portellone si richiuse.
L’ambiente era molto grande, pensai che fosse una superficie pari a quella della casa. C’era la sua auto rossa, una bicicletta, scaffali con attrezzi, un frigorifero, due ventilatori, molta roba affastellata ed un armadio anni 50 con ante a specchio a fianco a un divano letto un po’ logoro. Pensai che doveva essere stato consumato dai suoi amplessi con donne e con uomini e che probabilmente avrebbe accolto anche me fra poco. Osservai anche che quell’armadio a specchi sembrava messo apposta lì per riflettere ciò che accadeva sul divano.
In certe situazioni mi saltano agli occhi stranamente particolari insignificanti, notai infatti che il locale era illuminato (male peraltro) da un lampadario a gocce, simile a quello di mia nonna, che strideva fortemente con quell’ambiente.
“Ecco, qui staremo da Dio, nessuno verrà a romperci i coglioni“.
“Tua madre non scende mai?“.
“No, per carità, non ci metterebbe piede neanche morta, troppo disordine per lei“ . disse ridendo.
“Sì lo capisco, anche la mia è un po’ maniaca“.
“Senti possiamo bere qualcosa, ma prima voglio chiederti subito una cosa?“.
“Dimmi“.
“Ti va di metterci nudi?“.
Mi sa che vuole andare subito al sodo, pensai con un po’ di apprensione. Tuttavia avevo anch’io voglia di vederlo nudo.
“Hai ragione, fa caldo“ risposi come se non sapessi il vero intento, e subito cominciammo a spogliarci entrambi.
Nudo si avvicinò a me e prima le sue mani, poi la sua bocca si impossessarono dei miei capezzoli, lentamente, delicatamente, dolcemente, facendomi fremere di piacere. Chiusi gli occhi abbandonandomi a quella meravigliosa sensazione, carezzando i suoi muscoli. Quando riaprii gli occhi notai, per la prima volta, il grigio-azzurro dei suoi occhi, penetranti, affascinanti. Ebbi l’impulso di baciarlo, ma mi trattenni per paura di sembrare ridicolo.
“Andiamo sul divano” mi disse con il suo solito tono deciso.
Mi prese per mano e mi accompagnò al divano. Ci sedemmo uno a fianco all’altro e cominciò a esplorare con le mani le mie cosce
“Hai un bel culetto liscio, ma sulle gambe un po’ di peluria ce l’hai; dovremo farla sparire” mi disse
“Come?”
“Non ti preoccupare, ci penserò io, fidati”
“Ok, Fulvio, voglio essere come mi vuoi tu” e nel dirlo mi chinai con la bocca verso il suo membro già piuttosto in tiro.
Di nuovo, come il giorno prima, mi avvinse l’odore di pulito che emanava quell’oggetto del desiderio e il sapore di maschio che mi faceva impazzire.
Lo spompinai con passione, eccitato anche dalle sue parole che mi incitavano, dai suoi gemiti e dalle sue mani che guidavano il gioco. Ad un tratto però si sfilò di colpo e mi disse
“Sta’ a sentire troietta, io ti voglio scopare. Te lo aspettavi venendo qui stasera no?!”
“Sì me lo aspettavo, ma ho paura che mi faccia male; è molto più grosso degli oggetti con cui mi masturbo” dissi con tono implorante.
“Non devi avere paura, ti lubrificherò molto con una cremina e sarò delicatissimo, non voglio rovinare quel culetto da sogno, appena sentirai dolore mi fermerò”
“Ti prego Fulvio, mi hai detto che sei abituato coi froci, non vorrei che…"
“Sta’ zitta puttanella, tu sei un’altra cosa, ti ho detto di fidarti di me e devi fidarti. Se poi proprio non ci riusciamo, finisci quello che hai iniziato con la bocca. Dai, adesso alzati e chinati sul bracciolo della poltrona, fai tutto quello che ti dico io”
Ero come in trance, feci quello che voleva e mi ritrovai piegato a novanta gradi col culo all’aria, completamente in balia di quello che Fulvio voleva fare di me.
“Adesso devi rilassare completamente questo culetto, non irrigidirti altrimenti ti farà più male” e accompagnò le parole con uno schiaffo sulle chiappe.
“Sì, faccio quello che vuoi Fulvio, ma ti prego fai piano”
“Basta!” altro schiaffo un po’ più forte “Ho detto che devi fidarti. Sta’ ferma e morbida che comincio a lubrificarti”.
Benché in quella situazione di tensione e timore, non potei fare a meno di notare che mi parlava al femminile. La cosa non mi infastidiva affatto, anzi mi lusingava.
Sentii il suo dito che entrava con il lubrificante, la sensazione fu immediatamente di piacere e mugolai.
“Ti piace eh?”
“Sì, mi piace un sacco, continua ti prego”
Ma non avevo bisogno di dargli il permesso. Continuò a lungo con due dita. Il piacere era ancora intenso e mi stavo rilassando come voleva lui. Ad un tratto sfilò le dita
“Ecco, adesso me l’hai fatto diventare duro, provo a infilartelo piano, però cazzo hai un culetto stretto parecchio, comunque se ti fa male dimmelo perché mi fermo”
Sentii la cappella, accostata al mio buchino che cominciava a spingere. All’inizio mi sembrò di poterlo sopportare e non dissi nulla ma gemevo. Poi il dolore cominciò a farsi intenso.
“Ahi, no Fulvio fermati, mi fa male”
“Ok, rimango un po’ così, tu rilassati e dimmi se posso continuare”
Rimanemmo per un po’ in quella posizione, che vedevo riflessa nella specchiera dell’armadio, dandomi con quella visione una grande emozione. Era come guardare un film porno, solo che il protagonista ero io.
“Continua Fulvio, mi sono rilassato”
Sentivo (e vedevo nello specchio) le sue mani saldamente sui miei fianchi e il suo cazzo che tentava di farsi ulteriormente largo. Il dolore diventò lancinante, insopportabile.
“No basta Fulvio, ti prego, mi fa troppo male, è troppo grosso, non ci riesco” urlai quasi.
“Va bene, allora siediti sul divano e continua con la bocca che sto esplodendo”
E infatti non feci quasi in tempo a prenderlo in bocca che mi arrivarono i suoi schizzi caldi in gola. Ingoiai tutto, come avevo fatto il giorno precedente.
Restammo adagiati sul divano per un po’, io lo carezzavo sulle cosce, sul petto e sul sesso a riposo. Poi dissi
“Scusa Fulvio, mi dispiace tanto di non esserci riuscito”
“Tranquillo, non dobbiamo fare niente per forza, con calma e col tempo vedrai che ci riusciremo e ti piacerà”
“Sì, lo desidero tanto”
Mi disse che ora aveva un impegno e doveva uscire, così mi rivestii e ci lasciammo. Ancora una volta repressi la voglia di baciarlo.

Tornai a casa infuriato con me stesso, avrei voluto punirmi in qualche modo, non era possibile che non resistessi ad un dolore che certamente molti provavano, senza fare tante storie, nella penetrazione,.
La sera andai a letto senza cenare, non ne avevo voglia. Prima però cercai per casa qualcosa che avrebbe potuto “allenare” il mio buchino ad una penetrazione “severa”. Trovai solo una bottiglia con il collo allungato, ma si rivelò troppo rigida e mi faceva ancora più male del’agognato cazzo di Fulvio. Perciò ripiegai, come al solito, sulla famosa spazzola di mia sorella. Mi masturbai nel letto con quella brutalmente, cercando di allargare l’anello indocile. Non mi vergogno a dire che piansi. E mi addormentai così.
In piena notte mi svegliai con una strana sensazione; avevo ancora la spazzola nel culo. Mi masturbai ancora e non riuscii a riaddormentarmi pensando alla sera che doveva venire.

Il giorno dopo, tornato da scuola, feci un lungo clistere perché avevo notato che il manico della spazzola spesso si sporcava e da qualche parte avevo letto cosa bisognava fare per essere puliti dentro, poi decisi di indossare le autoreggenti velate di mia sorella, un paio di suoi mini slip e un suo reggiseno, tutte cose che spesso, quando ero solo, mi piaceva indossare.
Mi presentai da Fulvio alle diciotto, come al solito. Mi fece entrare e subito mi avviai verso il divano e mi spogliai. Quando vide la lingerie che avevo sotto rimase di sasso.
“Cazzo, così ti presenti? Ma allora mi vuoi provocare, vuoi fare proprio la puttanella”
“Io voglio fare quello che vuoi tu Fulvio, oggi sono decisa” anche a me venne di parlare al femminile.
Lui accese i due ventilatori e si avvicinò, io lo guardavo negli occhi e dentro di me c’erano tutti gli uragani che squassano gli Stati Uniti ogni tanto. Quando mi fu vicinissimo, mi mise le mani dietro la nuca, mi tirò a sé e mi infilò la lingua in bocca. Cazzo, era quello che mi ero trattenuto dal fare e ora era lui a farlo.
Le lingue si intrecciarono, non avevo mai baciato né un uomo né una donna, eppure mi era del tutto naturale baciare appassionatamente come se fossi esperta. Dopo un tempo meravigliosamente lungo ci staccammo. Lui mi fece voltare.
“Fatti vedere tutta. Mamma mia, sei uno schianto, una troietta da esposizione. Dai mettiti a cavallo del divano come ieri che riproviamo a battezzare questo culetto vergine”
Mi misi come mi chiedeva e vidi la mia immagine nello specchio dell’armadio. Ero molto sexy con quegli indumenti intimi. Mi riprese un po’ la paura del dolore, cercai di rilassarmi. All’improvviso ebbi una sensazione indicibile di piacere all’ano, guardai nello specchio e vidi lui in ginocchio che affondava la testa fra le mie chiappe. Mi stava leccando il buchino.
“Oddio Fulvio sìììì, fallo ancora ti prego, mi fai impazzire, è bellissimo, oddio sì, ancora, ancora…”
Continuò così a lungo, facendomi raggiungere vette di orgasmo, poi sentii le sue dita lubrificarmi, come aveva fatto il giorno prima, e alla fine il suo cazzo appoggiarsi al buchino e cominciare a spingere.
“Ricordati sempre di dirmi se ti fa troppo male puttanella”
“Sì, continua, ancora non mi fa male” invece cominciavo a sentire un dolorino
“Spingo ancora un po’, rilassati, lasciati andare, anzi fai come se dovessi espellerlo anziché prenderlo dentro”
Feci come mi consigliava. Il dolore era sempre intenso, ma stavolta mi sembrava di poterlo sopportare. Lui continuò a penetrarmi e, a un certo punto ebbi la netta sensazione, con un gran dolore, che qualcosa aveva ceduto, forse lacerato. Repressi le urla che istintivamente avrei cacciato.
“Puttanella sono entrato, ti ho fatto male? Mi devo fermare?”
“Sì amore, ti prego, fermati un momento” mi rilassai, sudavo freddo, e poi gli dissi di continuare ad affondarlo. Lui lo fece e lo sentii arrivare fino in fondo. Avevo come la sensazione che mi spingesse sulla pancia da dentro, il dolore si faceva ancora sentire, ma la gioia di dare a lui finalmente il piacere che desiderava era immensa.
“Adesso mi muovo un po’, rilassati” mi disse.
Iniziò un movimento regolare ma non violento, arrivava fino in fondo poi lo ritraeva quasi completamente per poi ricominciare. Per me era ancora un misto di dolore e piacere, gemevo e lo invitavo a non smettere. L’immagine che vedevo nello specchio dell’armadio era sconvolgente; nel “film porno” vedevo me stesso, un ragazzo di 15 anni, che si faceva inculare da un uomo del doppio della sua età. Era l’estasi dei sensi.
“Non credo che resisterò molto Claudia” mi disse “questo culo è troppo stasera per me”
Infatti quasi subito dopo sentii il suo respiro farsi più forte e la sua calda sborra inondarmi le viscere. Si abbandonò un po’ su di me, poi si sfilò e si buttò sul divano esausto. Io restai un attimo in quella posizione, sudato e soddisfatto col pensiero a quello che era successo. Quando sentii del liquido colarmi sulle cosce mi alzai e presi della carta igienica che lui aveva messo sul tavolinetto, mi asciugai e mi sedetti a fianco a lui. Fulvio vide che nella carta igienica con cui mi ero asciugata c’era, misto al lattiginoso sperma, anche del rosso.
“Ma è sangue” disse adirato “ti ho lacerata e tu ti sei fatta rompere il culo senza dire niente, cazzo, me lo dovevi dire che ti stava facendo così male”
“E’tutto a posto Fulvio, non t’arrabbiare, a me è piaciuto comunque, e poi doveva succedere; se non fossi stato tu prima o poi sarebbe stato un altro, magari con più violenza”
“Sì, questo è probabile”
Tacemmo per un po’ tutti e due, poi ripresi io
“Sai una cosa, anche se ne avevo voglia, avevo molta paura di farlo perché supponevo che sarebbe stata una cosa brutale, tu invece sei stato dolcissimo.”
“Per forza, tu sei la mia puttanella, non potevo sciuparti”
Ridemmo tutti e due e ci baciammo di nuovo, toccandoci dappertutto.
“Sai, ti devo confessare una cosa divertente” dissi io “ieri ho avuto due volte l’impulso di baciarti, ma mi sono trattenuta per vergogna”
“Posso dire la stessa cosa”
Ne ridemmo e ci baciammo ancora.
“Dimmi una cosa puttanella, ti dà fastidio che ti parli al femminile”
“Assolutamente no!” risposi animatamente “vedi, lo faccio anch’io, mi sento la tua Claudia ormai”
“Adesso però ti devi fermare per un po’ di giorni, il tuo culetto deve rimarginarsi, non possiamo rifarlo subito”
“Ma ci vediamo lo stesso vero? Hai sempre la mia bocca. Ti prego, non farmi stare senza la tua sborra”
“Sei proprio golosa del mio sperma eh?!”
“Sì, mi piace troppo” poi, dopo un attimo aggiunsi “certo, se fosse un po’ più fresco, con questo caldo…”
Lui mi guardò perplesso, poi, visto il mio sorrisetto e capita la battuta, mi diede uno schiaffetto sulla coscia.
“Che stronzetta! Fai pure la spiritosa”
Sapevo che con quel ragazzo avrei sperimentato molte altre sensazioni.
E non sbagliavo.
(continua)
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