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Alla faccia di Bogdan


di Membro VIP di Annunci69.it Beaudenuit
06.01.2024    |    6.086    |    11 9.4
"Cominciarono le danze, tutti si spogliarono e mi furono addosso in un attimo facendomi inginocchiare per succhiare i loro cazzi intorno a me..."
Era una venerdì sera come tanti, a caccia, in una stazione di servizio sul raccordo anulare, una ventina d'anni fa. Avevo circa 45 anni all’epoca e immodestamente posso dire di essere stata uno spettacolo, in microgonna, calze nere velate e stivali al ginocchio con tacchi a spillo, un po’ Pretty Woman con qualche anno in più. Eppure avevo già ricevuto due rifiuti da due camionisti.
Ero già decisa a tornarmene a casa quando si fermò una grossa macchina, una BMW vecchiotta se non ricordo male, con quattro uomini a bordo.
“Tutta sola? Che fai bella?” disse quello alla guida.
“Niente, aspettavo un amico che però non è venuto”
“Non è bello di lasciare una come te in un posto così” aveva un accento straniero, forse slavo.
“Se vuoi facciamo noi compagnia” aggiunse uno dal sedile posteriore mentre tutti ridacchiavano.
“Ma… qui nel parcheggio?” dissi io facendo intendere che avevo capito benissimo che “compagnia” intendessero.
“Ma no, vieni a casa nostra, stiamo tranquilli lì”
La situazione mi provocava un po’ di strizza, ma anche quell’eccitazione maiala che ho a pensarmi al centro di quattro cazzi.
“Va bene, vi seguo con la mia macchina”
“No, vieni con noi, poi ti riportiamo qui”
La strizza si fece più forte e quasi stavo per darmela a gambe, ma erano usciti tutti e quattro dalla macchina e mi stavano intorno. Pensai che era meglio assecondarli ed accettare stoicamente, con un vortice di paura allo stomaco, tutto quello che poteva succedere.
In macchina i due a fianco a me sul sedile posteriore cominciarono a smanacciarmi le cosce e tirarono subito fuori i cazzi. Mi fecero piegare per prenderli in bocca, cosa che feci ovviamene, mentre quello davanti che non guidava si contorceva per arrivare con le mani ruvide ai miei capezzoli e al mio culo.
Arrivammo a casa loro, in una periferia estrema di Roma Nord, quasi in campagna, e mi dissero di essere tre romeni e un moldavo e che lavoravano nei cantieri.
“Non ti dispiace che siamo muratori stranieri, no?”
“Perché dovrebbe dispiacermi” risposi sinceramente con un sorriso.
La casa era composta di due stanze ed un cucinino. Le stanze avevano entrambe due letti a castello, per cui pensai che dovessero vivere lì in otto e quindi la serata rischiava di farsi ancora più impegnativa. Uno di loro però intuì la mia perplessità e mi disse che nell’altra stanza vivevano quattro nigeriani, ma il venerdì sparivano sempre e ricomparivano la domenica sera.
Cominciarono le danze, tutti si spogliarono e mi furono addosso in un attimo facendomi inginocchiare per succhiare i loro cazzi intorno a me. L’odore che sentivo più forte era quello dell’alcol di cui, evidentemente, tutti e quattro avevano fatto uso prima di rimorchiarmi. Tuttavia la situazione era eccitante e tutto continuò nella normalità, senza alcuna violenza gratuita.
A fine serata, verso le due di notte, mi avevano inculato tutti almeno due volte, come dedussi dal numero di preservativi che mi erano rimasti, senza contare le sborrate in bocca. Avevo il culetto notevolmente “provato” e sapori eterogenei in bocca.
La serata sembrava finita, per cui ci lasciammo i numeri di telefono e chiesi di essere riaccompagnata.
Si offrì subito uno dei quattro, uno grande e grosso (non come il cazzo, che invece era nella norma), pelosissimo sul corpo, quasi niente capelli invece sulla testa, pancia prominente, dimostrava una cinquantina d’anni, ma in seguito seppi che ne aveva 34, portati malissimo, un viso butterato e occhi bovini, sembrava uscito da un film horror.
Si chiamava Bogdan.
In macchina cominciò a tessere le mie lodi, diceva che ero bellissima e che gli ero piaciuta tanto, che lo avevo fatto venire due volte, e lo ripeteva all’infinito, ma intanto mi ravanava fra le cosce con la sua mano destra che sentivo ruvida e callosa anche attraverso le calze.
Arrivato a fianco alla mia macchina sentivo che era eccitatissimo. Non ebbi il tempo di scendere, fece una cosa che non mi aspettavo, mi prese la testa con tutte e due le mani e la portò verso di sé infilandomi la lingua in bocca. Il sapore di birra ed alcol era forte ma non volli contraddirlo e lo assecondai. In fondo era una cosa dolce, che mi sorprese favorevolmente. Il bacio durò a lungo mentre le sue mani callose cercavano i miei capezzoli e la mia mano sentiva, attraverso i pantaloni, il suo cazzo armarsi di nuovo.
“Ma perché non l’hai fatto prima, a casa?” gli chiesi quando si staccò
“Perché mi vergognavo” rispose
“Ma dai, è una cosa bella quella che hai fatto” gli dissi. Poi lui, a bruciapelo.
“Mi fai ancora un pompino prima di scendere?”
“Madonna, ma hai già sborrato due volte e sono quasi le tre di notte, sono esausta”
“Dai, poi vai a letto”
Si aprì i pantaloni e dopo un po’ mi presi l’ennesima sborrata in bocca della serata.
Mi disse che voleva rivedermi da solo. Io accennai vagamente un assenso.
Finalmente potei andare a dormire. E per fortuna il giorno dopo era sabato.
Già nella notte stessa mi tartassò di messaggi in cui ripeteva quanto gli piacessi e che voleva rivedermi, tanto che per dormire dovetti spegnere il telefono.
Il fiume di messaggi continuò nei giorni successivi. Alla fine cedetti e accettai di incontrarlo in un appartamentino a ore da pagare a metà, che però lui volle assolutamente pagare per intero, ma lo pregai di non bere prima.
Appena entrato mi avvinse a sé e mi baciò. E stavolta fu meno sgradevole, anzi fu proprio piacevole perché mi piace molto essere baciata in bocca da un uomo. Quando si staccò mi chiese se poteva fare l’amore con me e sborrarmi dentro quella sera. Gli risposi che non se ne parlava assolutamente e che si togliesse questa idea dalla testa altrimenti si sarebbe smesso tutto subito, poteva fare ciò che voleva del mio culo ma solo con il preservativo. Accettò il rifiuto.
Il sesso fu sorprendentemente appagante: dopo un primo assaggio con la bocca fu subito pronto a “prendermi”, lo fece con delicatezza e con passione, spingeva il suo cazzo dentro di me senza la fretta di arrivare in fondo e aumentava d’intensità poco alla volta fino a sbatterlo tutto dentro, fino alle palle, con colpi forti e decisi.
Dopo la prima sborrata ci sdraiammo sul letto e mi raccontò un po’ della sua vita. Già mi sembrava meno brutto. Mentre parlava tenevo la mia mano sul suo sesso e ci “giocavo” un po’.
Non ci mise molto a ritornargli la voglia. Anche quel pomeriggio mi regalò il suo sperma per tre volte (anche se dentro al preservativo), come quasi tutte le volte successive in cui ci vedemmo.
Prendemmo infatti l’abitudine di incontrarci tutti i martedì e ogni volta il sesso con lui era fantastico.
Un giorno però gli dissi che mi avevano cercato i suoi amici e mi chiedevano di andare da loro il giorno successivo. Si incazzò come un bufalo.
“Non ci devi andare da quei maiali” disse quasi urlando.
Cercai di farlo ragionare.
“Senti Bogdan, io con te sto benissimo, ma mi hai conosciuto in un’occasione in cui io ero decisamente una puttana e godevo nell’esserlo, ti assicuro che non sono cambiata” lui scuoteva la testa, io continuai “a me piace molto fare l’amore con te ma mi piace molto anche fare sesso con più maschi, non puoi impedirmi questo piacere”
“No, non puoi continuare a fare la puttana, ora stai con me” disse sempre più alterato
“Mi dispiace che tu ti sia fatto quest’idea, io sto con te quando ci vediamo, ma appena sono fuori di qui sono libera di fare ciò che voglio, non siamo sposati” ora ero molto seccata e di conseguenza il mio tono.
Lui continuava a scuotere la testa e quasi piangeva. Discutemmo a lungo, alla fine lui disse “non mi va di fare l’amore stasera” e senza che potessi replicare, aprì la porta e se ne andò.
La sera dopo andai dai romeni, lui non c’era, ma in compenso, non essendo un fine settimana, c’erano i nigeriani della stanza a fianco che furono invitati alla “festa” con mio malcelato piacere.
Solo chi è come me può capire quanto sia eccitante e appagante avere contemporaneamente un cazzo in bocca, uno nel culo e vedere intorno quattro o cinque maschi che si masturbano aspettando il turno. La serata ebbe questo “format” fino alle tre di notte.
Il martedì dopo Bogdan volle tornare e ci vedemmo nel solito posto.
Appena dentro capii che non era dell’umore giusto. Gli chiesi se fosse ancora arrabbiato, ma non rispose e mi disse subito di spogliarmi. Lui non si spogliò, calò soltanto pantaloni e boxer e io mi inginocchiai per cercare di fargli passare l’incazzatura con il velluto della mia bocca. Quando fu pronto mi disse di mettermi a pecora sul letto come al solito. A quel punto mi spinse malamente in giù sul letto, mi afferrò le mani e me le portò dietro la schiena bloccandole con una sola delle sue mani enormi.
“Che vuoi fare Bogdan, ti prego, non fare cazzate, che ti prende?” dissi allarmata.
Sentii qualcosa accostarsi al mio buchino e poi entrarmi dentro con forza, era freddo ed enorme. Urlai.
“Ahhhiiiii, mi fai male cazzo, che cos’è?” il dolore era forte
“Niente troiona, è un cetriolo, il più grosso che ho trovato al mercato. E’ più grosso di quello dei negri? Eh? T’è piaciuto farti sbattere dai negri eh, allora goditi questo puttana”
“Mi fai male Bogdan, toglilo, mi stai violentando, basta! Inculami con il tuo cazzo se vuoi ma togli st’affare”
“No, non te lo meriti il mio, brutto frocio, non te lo meriti” mi disse sprezzante, poi aggiunse “anzi, sai che ti dico, invece t’inculo proprio e lo faccio senza preservativo così ti sborro dentro come non mi hai mai fatto fare”
“No, non voglio, stronzo, levami sto cetriolo dal culo e vattene” ma mi rendevo conto di non essere nella posizione di dare ordini.
Infatti se ne fregò, tolse il cetriolo e mi sbatté dentro il cazzo con tutta la forza. Mi scopò con brutalità continuando a insultarmi, mi bloccò le mani sul letto mentre anch’io lo insultavo e alla fine mi sborrò dentro. Mi si accasciò sopra col suo corpaccione.
“Vattene e non ti fare più vedere” gli dissi con un filo di voce
“No, troiona, non è finita, ti devo riempire. Senza togliermelo da dentro, quasi subito dopo ricominciò a incularmi fino a sborrare una seconda volta. Poi si alzò, si tirò su i pantaloni, mi gettò venti euro sul culo e se ne andò.
Stetti mesi col terrore di aver preso qualche malattia, poi feci il test che, per fortuna, era negativo.
I rumeno-nigeriani mi ricontattarono ma dissi che se non ero sicura che non ci fosse Bogdan non sarei andata.
Finalmente tempo dopo mi chiamarono e mi dissero che Bogdan andava per due mesi in Romania dalla moglie, così ripresi a frequentarli tutti i martedì o mercoledì. Credo che facessero altri inviti perché vidi anche facce (o meglio, minchie) mai viste prima, ma non mi importava. Erano serate stupende, mi trattavano da regina e da puttana, come piace a me e a fine serata tornavo a casa sempre con il culo un po’ slabbrato e in bocca sapori vari, ma sempre soddisfatta.
Alla faccia di quello stronzo di Bogdan.
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