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Gay & Bisex

Il Venditore Ambulante - Marco IX -


di Soundserio
27.02.2016    |    5.581    |    8 9.8
"Lui non si muoveva, mi lasciava fare..."
Appena feci sparire completamente quel ben Dio lungo ventitre centimetri nella mia cavità orale, arrivando fino base, Marco emise un gemito di piacere incontrollabile, ansimava in maniera passionale e questo mi eccitava tantissimo. La mia lingua si muoveva in maniera flemmatica lungo tutta quell’asta che emanava un piacevole sapore di maschio etero abituato a labbra femminili. Facevo su e giù con le mani e la bocca mentre i nostri sguardi non si perdevano di vista neppure un secondo. Si muoveva su quel divano delicatamente e completamente preda del piacere che gli provocavo. La sua testa ogni tanto si tirava indietro e chiudeva gli occhi dall’immensa goduria che provava. Ero sicuro che Raffaella non gli aveva mai regalato un pompino cosi caldo e con cosi tanta passione. Succhiai a lungo quell’asta godendomela tutta per intero, una volta fatta uscire dal tunnel profondo della bocca comincia a segarla con una sola mano, era un palo davvero pazzesco, lungo, alto, dritto e durissimo. Chinai la mia testa sotto il re mentre lo segavo senza fermarmi iniziando un lungo massaggio linguale alle palle gonfie, rotonde e piene. Desideravo impazientemente conoscere il gusto della sua sborra, ma non volevo farlo subito. Continuai la mia leccata testicolare sino a sfiorare il suo buchetto che non si tirò indietro, anzi sentire la calda umidità della mia lingua nel suo ano lo eccitò in maniera esagerata, stava per sborrare. Mi ero spinto troppo, non poteva resistere cosi a lungo, persi il primo schizzo che andò a finire sui capelli ma i restanti quattro gli accolsi tutti nella bocca. Lo sentivo tremare dentro di me mentre raggiungeva l’orgasmo, un mugolio di gran piacere esplose in quella stanza, la sua calda sborra era dolce con un retrogusto salato, non avevo mai assaggiato un succo cosi buono. Mentre il suo respiro riprendeva a regolarsi, la mia bocca non si staccava dalla sua verga oramai floscia, lui non mi staccò e io continua il lungo e succulento pompino ingoiando la sua sborra e rendendo ancora una volta quel palo di marmo. Non passarono neppure cinque minuti e Marco era già carico e voglioso. Slinguazzai per bene la cappella, mi alzai mettendomi di spalle in piedi davanti ai suoi occhi e lentamente feci scivolare le mie mutandine a terra, presi dal comodino l’olio di cocco che Raffaella utilizzava per le sue gambe e lo spalmai tra le chiappe e un po’ sul suo uccello strizzandolo per bene. Mi girai verso lui, stava stravaccato con le gambe aperte, le braccia divaricate nel poggia schiena e l’uccellone in tiro bello alto, mi misi a cavalcioni sopra con fare delicato e sensuale. Non cercai di infilarmi subito dentro il suo membro, iniziai a strusciarmi sopra lentamente mentre sospiravo vicino alle sue orecchie e con una mano tenevo in pugno la sua mazza mimando una leggera sega. Lui non si muoveva, mi lasciava fare. Era giunto il momento di accoglierlo. Poggiai la sua grande cappella rosa sul buchino e piano piano la feci entrare, il dolore non mancava, ma il piacere e l’eccitazione non mi fermarono e dopo qualche secondo la sua punta entrò dentro, la feci scivolare ancora un po’ lentamente fino a prenderla tutta per intero. Quando arrivai ai testicoli emise un altro grande sospiro di piacere, rimasi qualche secondo fermo e cominciai lento a muovermi sopra, iniziai a scoparmi il culetto con il suo cazzo. Andavo lento e con passione, i nostri visi si sfioravano mentre io facevo su e giù sopra quel corpo muscoloso. Le nostre barbe si pizzicavano a vicenda, i nostri occhi erano fissi uno dentro l’altro e con le mani mi tenevo aggrappato alle sue spalle. Iniziò lento a muovere il bacino aiutandomi nella penetrazione, le sue braccia mi avvolsero il corpo abbracciandomi, mi baciò il collo più volte, il ritmo aumentò in maniera automatica . Sentii la sua lingua percorrermi il petto, soffermarsi sui capezzoli duri e poi salire su verso le mie labbra, finalmente mi baciò. Le nostre lingue si intrecciarono con un’immensa passione e i corpi continuavano con ritmo ad incastrarsi l’uno dentro l’altro. Ansimavo di piacere, mugolavo versi di godimento sussurrando e questo lo eccitava perché mi stringeva più forte e affondava con più decisione il suo arnese nel mio fondo schiena. Mi prese le mani senza togliermi di dosso il suo sguardo, mi scopava con intensità e passione, tenendomi per mano, il mio movimento era un continuo avanti e indietro ingoiando tutto nel culetto. Mio Dio quanto stavo godendo, era delicato e forte allo tesso tempo. Che uomo! Mentre mi guardava oramai calda e completamente eccitata muovermi sopra il suo corpo, mi portò una sua mano alla bocca che accolsi con gran piacere iniziando a leccarla tutta, ero completamente in estasi. Il suo ritmo sotto di me iniziò a farsi duro e veloce, mi tirò a se baciandomi e sussurrandomi all’orecchio -“Pensi davvero che l’altra mattina non ti abbia sentito fare la maiala con quell’uomo?” – quasi mi fermai di stucco davanti a quelle parole, ma subito aggiunse –“Dai non fermarti, mi hai fatto eccitare un casino. Continua”- La mia bocca si poggiò subito sulle sue labbra per farlo tacere. Aumentai il ritmo sul suo cazzone e iniziò a sbattermi per bene afferrandomi per i glutei. –“Cosi, brava”- continuava a dirmi eccitato e con voce suadente. –“Si cosi dai” – presi un gran ritmo frenetico su quel cazzo che mai prima avevo preso con nessuno. Ansimavo e mugolavo di piacere come una vacca. Stava per sborrare ma mi fermò, mi fece scendere e mettendomi inginocchio davanti alla sua cappella , si alzò in piedi. –“Dai sborra ”- mi ordinò dall’alto. Non ci pensai due volte a segarmi il cazzo e sborrare sulla mia pancia sotto il suo sguardo tenebroso. Preso dall’eccitazione più totale Marco si segò forte e veloce vicino alla mia bocca e mi riempì del suo nettare caldo sul viso. Tre schizzi carichi e bianchi mi ricoprirono la fronte, la barba e le labbra. Avvicinò il suo dito al volto e lo ripulì dalla sborra infilandomelo nella bocca. Che dominatore cazzo. Nonostante l’orgasmo ero ancora eccitata e vogliosa del suo cazzo ma lui era sfinito. Ci ripulimmo in silenzio, andò in bagno per una pisciata e poi ritornò in camera –“Domani dopo la partita vengono a cena dei colleghi di squadra, ci sono problemi per te?” domandò mentre sollevava le lenzuola per infilarsi dentro –“Ma no figurati, tranquillo” – ci salutammo e ritornai in stanza con il culetto ancora caldo e sfondato. Ero ancora incredulo del fatto appena accaduto. Mi resi subito conto che Marco mi piaceva, il suo essere silenzioso, dolce, passionale, duro, dominatore e porco allo stesso tempo mi faceva impazzire. Mi aveva fatto sentire la sua donna. Entrato in camera presi il telefono alla mano, tre messaggi comparvero su whatsap:
- “Ciao porca che fai? Domenica sei libera?”- - “Ei puttanella ci sei?” - “Domenica pomeriggio accompagno mio figlio in città per svolgere un lavoro, se ti va passo a trovarti. Fatti sentire maialina”
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