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Gay & Bisex

Il Venditore Ambulante 2 -L'antipasto- X


di Soundserio
23.03.2016    |    6.806    |    7 9.2
"Un bell’appartamento pulito, profumato e spazioso..."
Il week end passò in fretta e le lezioni presero il via, cosi come le conoscenze con alcuni colleghi. Poco dopo qualche giorno avevo già un gruppetto di sei persone con le quali, oltre a seguire le lezioni insieme, sentivo frequentemente per scambiare appunti e appuntamenti per aperitivi. Mi trovavo molto bene in loro compagnia, erano tutti simpatici. Durante quei giorni però sentii pure Enrico, si fece vivo scusandosi dell’atteggiamento e invitandomi a rivederci appena fosse possibile. Non fu l’unico, anche Edoardo mi scrisse spesso durante quelle giornate, il nostro rapporto andava sempre crescendo entrando più in sintonia e confidenza. I nostri argomenti si ampliarono anche riguardo al sesso, il banchiere aveva molte più curiosità. Cominciò a domandarmi cosa si provava a stare con un uomo, cosa mi piaceva del sesso orale e perché mi sentivo cosi attratto da lui. Devo dire che giocai bene le mie carte di fronte a tutti quegli interrogativi, lasciavo spazio alla sua immaginazione cercando di incuriosirlo. Il week end era alle porte e io non avevo preso alcun impegno, neppure un aperitivo con i sei. Quel venerdì sera trascorsi la serata in appartamento tra televisione, libri e computer. Effettuato l’accesso in chat trovai Hantaro (Edoardo).
-“Allora hai fatto da bravo in questi giorni?”- domandò
-“Certo, sono monello solo se vengo stuzzicato”-
-“E come bisogna stuzzicarti?”-
-“Chi lo sa.. bisogna vedere e valutare di persona”-
-“Questo week end sarò in città”- disse
-“Vuoi che ti prepari la cena?”-
-“Ah ah vuoi indossare il grembiule da cucina?”-
“Solo a patto che qualcuno poi lo sciolga”-
-“Sei furbetto”- insinuò
-“Diciamo che so cosa voglio”-
-“E cosa vorresti?”-
-“Devi scoprirlo da solo”-
-“Non mi dai nessuno indizio?”- domandò
-“No no, niente..”-
-“Va bene, ..Domani hai impegni?”
-“No, sono libero”-
-“Ci vediamo per cena?” domandò lasciandomi spiazzato
-“Si perfetto, non vedo l’ora”-
-“Mangiamo da me, cosi stiamo tranquilli e ti lascio ai fornelli”-
-“Siiii, ma senti per quanto riguarda il grembiule però… “-
-“Dimmi pure che c’è, ora non vorrai dirmi che non sai cucinare?”-
-“Sotto il grembiule metto o non metto le mutandine?”-
-“Ahahahah scemo! ..Come stai più comodo tu” rispose con sorriso
Ridemmo come due bambini e ci demmo appuntamento per l’indomani sera. Quella sera non volevo sfigurare, tirai fuori dall’armadio la camicia bianca e il pantalone scuro. Profumai tutto il corpo e dopo essermi depilato spalmai la crema in ogni angolo. Dovevo conquistarlo, era l’occasione giusta. Intorno alle venti il telefono squillò –“Sono giù, scendi”-. Spensi le luci dell’appartamento e raggiunsi Edo in auto. –“Buonaseraaa”- dissi entrando in auto –“Buonasera a lei cuoco”- scherzo lui. –“Facciamo un aperitivo?”- , -“Si ci sta prima della cena”-. Ci dirigemmo al pub del primo appuntamento e sedemmo al solito tavolo. Quella sera era un po’ più affollato e la musica alle casse alta, c’era l’happy hours. Frequentato da persone over trenta in quel luogo mi trovavo a mio agio, questa volta avevo scelto l’abbigliamento giusto. Edoardo come al solito era molto elegante: pantalone beige, camicia bianca e un golfino grigio sulle spalle. Il capello era pettinato in maniera impeccabile, la barba curatissima e l’occhiale stava sempre al suo posto. Al polso un nuovo orologio abbinato al pantalone e al dito la fede. Ordinammo due spritz. –“Complimenti stasera stai davvero bene”- dissi con disinvoltura –“Grazie, ma vedo che anche tu sei in vesti da ometto”- rispose sorridendo. Facemmo un brindisi e continuammo a chiacchierare con una tranquillità assoluta, sembrava ci conoscessimo da una vita. Nessun tipo d’imbarazzo incombeva tra noi. Parlammo un po’ dell’università e del lavoro e trascorsa circa un’ora, intorno alle ventuno, andammo verso casa sua. Alloggiava al primo piano di una palazzina condominiale. Un bell’appartamento pulito, profumato e spazioso. Appena entrammo mi mostrò l’abitazione: la cucina, il bagno, lo sgabuzzino e tre immense camere da letto. –“L’ho comprato qualche mese fa, era un bell’affare”-. Una volta finito il giro di perlustrazione mi fece accomodare in cucina e dal frigo prese una bottiglia di vino rosso. Stappò e riempì due calici. –“Cincin”-. –“Hai molta fame? Questo pomeriggio ho preparato un po’ di antipasti”- , -“Scherzi? Ti sei messo a preparare per me?”- domandai stupito –“Dovevo pur passare il pomeriggio a far qualcosa”- , -“Ma non c’era bisogno. A parte che dovevo cucinare io.., ma potevamo ordinare anche una pizza”- , -“Ma no, il vino con la pizza stona.. e poi delle tue doti culinarie non mi fido”- disse sorridendo –“Ahaha che stronzo!”- ridemmo in cucina prendendoci in giro. –“Pensavo ad un risotto di mare come primo, che dici?”- sinceramente un po’ per la situazione e un po’ per aver mangiato qualche stuzzichino al pub non avevo molta fame –“Non preoccuparti, non ho tanta fame dopo tutte quelle olive”- , -“Sicuro?”- domandò –“Si si, per me basta l’antipasto”-. Diedi una mano ad apparecchiare e ci sedemmo, lui capotavola e io accanto. Continuammo a ridere e scherzare mentre il televisore illuminava la stanza insieme alla luce bassa della lampada all’angolo. Scolammo la bottiglia di vino con vari brindisi. Era davvero bello e affascinante, il suo sorriso mi aveva conquistato. –“Ti sta venendo l’occhio lucido”- disse Edoardo –“Tranquillo, non mi ubriaco facilmente, tu piuttosto hai le guance rosse”- , -“Si è l’effetto del vino, anche con un solo bicchierino prendo colore”- sorridemmo. –“Ci mettiamo comodi?”- domandò indicando il divano –“Certo, …chissà quante donne si sono messe comode qua sopra”- dissi sul sofà mentre lui andò verso il frigo. –“Ma che dici, anzi sai che ora che ci penso sei la prima persona che porto a casa?”- Aprì un’altra bottiglia e riempì i bicchieri sedendosi accanto a me –“Sai che non ci credo mica?!?”- , -“E perché mai non dovresti credermi?”- replicò accostandosi al volto. –“No no, non ci credo proprio..”- una gran ventata di caldo avvolse il mio corpo, i suoi occhi erano davanti ai miei, ero in imbarazzo. –“Pensi che stia mentendo?”- , -“Si, sei furbetto tu”-, -“Chi io? Ma non eri tu il furbetto?”-, -“Forse”- abbassai lo sguardo verso la sua camicia che accarezzai. Un po’ d’imbarazzo si fece spazio in quell’istante, non sapevamo che dire, lo guardai –“Posso abbracciarti?”- e in maniera impacciata aprì le braccia –“Sono qui”- disse mentre le guance arrossirono per via del vino o dell’imbarazzo. Poggiai il mio corpo sul suo, le sue grandi braccia mi strinsero forte. Un brivido percorse la schiena, avvicinai il mio olfatto alla sua pelle per sentirne il profumo e con la punta del naso accarezzai il suo collo soffermandomi sotto l’orecchio dove poggiai delicatamente le labbra. La stretta delle sue braccia si fece più forte e preso dall’istinto baciai dolcemente il collo più volte portandomi con piccoli bacetti verso le sue labbra. Sentivo il suo respiro sopra il mio volto, alzai lo sguardo guardandolo negli occhi e la sua espressione cambiò emozione
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