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Gay & Bisex

Il Preside 1° parte


di Liliana1980
01.11.2022    |    12.076    |    15 9.3
"A quelle parole sembrava che qualcuno gli avesse tolto un quintale di peso dallo stomaco..."
Salve a tutti/e, vi sono mancata?
Vorrei pensare di si, ma so giá che è il contrario.
Pubblico un altro racconto con protagonista Alvin.
Buona lettura amiche/amici, a me è piaciuto, spero anche a voi.

Grande partita di pallavolo, in mattinata, avevano vinto la finale del campionato studentesco.
Baldoria nel pomeriggio, troppo grande, tanto che Alvin ha fatto ritorno a casa, che era ora di andare a letto, cosa che fece immediatamente, la birra che aveva bevuto cominciava a fare il suo effetto, per fortuna che i suoi hanno creduto alla storiella “del troppo stanco”, o meglio, hanno fatto finta di crederci.
Lunedì mattina, ora di andare a scuola, prende la borsa e nel mettersela a tracolla, vede sulla scrivania il libro di inglese, porca miseria, doveva preparare il compito, che fare?
Fece quello che fanno, in questi casi, centinaia di studenti, bigiare la scuola.
Per non restare solo, chiamò il suo grande amico Lorenzo, oltre che compagno di squadra.
“ciao Lorenzo, con la baldoria di ieri mi sono dimenticato di preparare il compito di inglese e oggi c’è il tema, oltretutto ho un po' di mal di testa, perciò, io bigio, mi fai compagnia?”.
“stavo per chiamarti, sono nelle tue stesse condizioni, e pure io ho il compito di matematica, perciò, stesso problema tuo, dove ci troviamo?”.
“solito posto, poi andiamo al laghetto, sei d’accordo?”.
“certo, e me lo chiedi?”.
“a fra poco”.
Si incontrarono dove di solito facevano colazione, poi via a piedi cercando di evitare di farsi vedere, per questo ci misero più del dovuto, per arrivare a quello che chiamano laghetto, ma che in verità è un ramo del fiume che va a finire in una depressione, grazie alla quale forma una specie di lago.
L’idea di fare il bagno fu di Alvin, quella di farlo senza slip, sicuramente di Lorenzo, fatto sta che erano in acqua completamente nudi.
Restarono a mollo per un bel po’.
Usciti dall’acqua si sdraiarono sull’erba, il sole era bello caldo, li avrebbe asciugati in fretta.
Lorenzo si era sdraiato quasi a contato col corpo dell’amico.
Ad un certo punto si alzò appoggiandosi ad un gomito.
“Alvin che ne dici se giochiamo un po’?”.
Non aspettò la risposta, prese il pene in mano.
“guarda come è piccolino, ha bisogno di parecchie cure, come il mio, del resto”.
“fermati Lorenzo, andiamo in quel boschetto, va bene che non c’è nessuno, ma non si sa mai, lo sai che qui vengono parecchi pescatori”.
”hai ragione, meglio non rischiare, anche se di solito vengono il sabato o la domenica”.
“guarda che ci sono i pensionati, quelli non hanno giorni”
Raccolsero i vestiti e andarono al riparo degli alberi, tenendo l’uno il pene dell’altro.
Dovete sapere che Alvin e Lorenzo eravamo molto amici, amici parecchio affiatati, a cui piaceva giocare fra di loro, molto intimamente.
Quando furono al riparo, la prima cosa che fecero,fu di lasciare che i sessi si toccassero, iniziarono a palparsi, non ci volle molto che diventassero duri come pietre.
“Alvin sdraiamoci sull’erba”.
Lo fecero, però l’uno al contrario dell’altro, si avete capito, un bel 69.
Non avevano fretta, di tempo ne avevano.
Cominciarono, facendosi reciprocamente un bel pompino, fermandosi prima di eiaculare, avevano altri progetti.
Fu Lorenzo a mettersi alla pecorina, mentre Alvin lo penetrava, allo stesso tempo prese in mano il pene di Lorenzo, e trovando la giusta armonia, fra l’entrare ed uscire dal buchetto dell’amico, e la masturbazione, fece in modo di avere un contemporaneo orgasmo.
Si riposarono per un po', anche se sinceramente non ne avevano bisogno, ma come detto, non avevano fretta.
Ora toccava ad Alvin mettersi alla pecorina, Lorenzo fu altrettanto abile, a dir la verità era lui l’esperto, vennero un’altra volta contemporaneamente.
Altro momento di riposo, beatamente soddisfatti.
Ad un certo punto, guardarono l’orologio, avevano fatto le 11.00, tempo di cominciare a prepararsi per ritornare dalle parti della scuola.
“dai andiamo a lavarci”.
Si rituffarono in acqua, facendo uscire lo sperma che era rimasto dentro e dopo essersi asciugati al sole, si rivestirono.
Arrivarono in città, giusto in tempo per mescolarsi agli altri.
Vi starete chiedendo dove è la storia, aspettate e leggete.
Martedì mattina, prima di andare a scuola, Alvin scrisse sul libretto delle giustificazioni, che era stato assente per motivi familiari, e sapendo fare abbastanza bene la firma di papà, il gioco era fatto, almeno questa era la sua convinzione.
Le prime ore furono tranquille, fino all’ora che precede quella della pausa, quando entrò la segretaria del preside, parlottò col prof.
“Alvin il preside ti desidera nel suo ufficio”.
Col cuore in subbuglio, seguì la segretaria.
Non era uno stupido, aveva capito che lo chiamavano per la certificazione, ma volle ugualmente chiedere alla segretaria.
“non sa perché mi vuole parlare?”.
“no, ma so che è parecchio incavolato”.
Arrivammo davanti all’ufficio, la segretaria lo fece entrare immediatamente, poi se ne andò rinchiudendosi la porta alle spalle.
“Ah!, buongiorno L….. si sieda, finisco e sono subito da lei”.
C’era una poltroncina davanti alla scrivania, vi prese posto ed aspettò.
Non poté fare a meno di notare che appoggiato alla scrivania c’era il suo libretto delle giustificazioni, in quel momento, i dubbi si fecero realtà, cominciò a preoccuparsi.
Il Preside aveva finito di sbrigare quello che stava facendo, si alzò prese in mano il libretto e fece il giro della scrivania, si mise in piedi appoggiando il sedere alla stessa, in modo da dominarlo e battendo il libretto contro l’altra mano.
“allora mi racconti tutto”
“che cosa vuol sapere?”
“innanzitutto perché ha falsificato la firma di suo padre, tutti e due sappiamo benissimo che la firma è falsa”.
“ieri non sono venuto a scuola”.
“questo lo avevo intuito pure io, ma perché non è venuto?”.
“sono andato a studiare da un’amico”
Improvvisamente il tono del Preside passò dal, “lei” al “tu”.
“Ascoltami, non sono qui per sentire delle bugie voglio la verità”.
Non so come, ma si rese conto che sapeva molte cose, era meglio smettere con le fandonie.
“c’era il compito di inglese, e non ero preparato, ho deciso di non venire a scuola, sono andato a fare il bagno al laghetto”.
“Solo un bagno, o anche dell’altro?”.
“io…”.
“aspetta, prima di rispondere, voglio raccontarti una storiella, poi deciderai se essere sincero, forse non lo sai, ma sono un appassionato pescatore, e ieri mattina ho deciso di andare molto presto al fiume, stavo pescando, quando sento delle voci provenire dal vicino laghetto, immaginai che fossero dei ragazzi che facevano il bagno e non ci feci caso, dopo un po’ decisi che ne avevo abbastanza, tanto non si prendeva nulla“.
Alvin chiuse gli occhi ed immaginò il resto, cmq, lo lasciò continuare.
“mi sono avviato sul sentiero che costeggia il laghetto per raggiungere la macchina, quando ti ho visto, con in mano il pene di un ragazzo, mentre lui faceva altrettanto col tuo, logicamente eravate completamente nudi, e andavate verso il bosco, a proposito, complimenti per il fisico, tuo e del tuo amico, normalmente me ne frego di quello che fate voi ragazzi, ma quello che vedevo, era un mio allievo che in quel momento doveva trovarsi a scuola, e non in quel posto, aspettai che foste all’interno del bosco, appoggiai le canne da pesca e vi seguii, quello che ho visto lo sai benissimo”.
Alvin alzò gli occhi.
“quanto ha visto?”.
“fai tu, dovevo rientrare in ufficio alle 10, ci sono arrivato alle 11,30, me ne sono andato, poco prima che vi rituffaste nel laghetto”.
Non aveva parole, che altro poteva dire?
“come la mettiamo?”
Silenzio da parte di Alvin.
“ascolta, per il momento questo lo tengo io, poi chiamerò tuo padre e gli dirò tutto”
“no, la scongiuro, se lo viene a sapere mi uccide”
“non essere esagerato”.
“lei non lo conosce, è un militare dalla testa ai piedi, potrebbe perdonarmi per aver marinato la scuola, ma se sapesse quello che ho fatto col mio amico, la prego mi aiuti, so di aver sbagliato, ma le giuro che è la prima volta”.
“prima volta di cosa?”.
Comprese che era meglio non dire altre bugie.
“prima volta che bigiavo la scuola, può controllare che dico la verità”.
“l’ho già fatto e per l’altra cosa?”
“è un gioco, finché non troveremo le ragazze giuste”
“voglio pensarci su, facciamo così, vieni alle fine delle lezioni e ti comunicherò la mia decisione”.
“va bene, ma la prego farò tutto quello che vuole se non lo dirà a papà”.
“ci vediamo più tardi”.
Mai ore furono così lente, andò verso l’ufficio della direzione, con le gambe che tremavano, e la paura era salita a mille, inutile nasconderlo era terrorizzato, non aveva fatto altro che pensare a quali conseguenze sarebbe andato incontro, se papà avesse saputo quello che era accaduto nel bosco, minimo un biglietto aereo per il collegio più duro che ci fosse in Svizzera e questo fino al diploma, poi, non ci voleva pensare.
Arrivò davanti alla porta della direzione, la segretaria se ne era già andata, esitò un po’ prima di bussare, cercò di calmarsi, ma non ci riuscì, si decise, diede due colpi con le nocche.
Senti la voce del Preside.
“vieni avanti Alvin”.
Aprì la porta e tirò un sospiro di sollievo.
C’era solo il Preside, per un momento aveva temuto che ci fosse pure suo Padre.
Era in piedi, fece il giro della scrivania e gli venne vicino.
“sei sempre d’accordo che farai tutto quello che desidero, se non dirò nulla a tuo padre?”.
“certo glielo ho promesso, mi dica cosa devo fare”.
A quelle parole sembrava che qualcuno gli avesse tolto un quintale di peso dallo stomaco.
“diciamo che se sarai carino con me, potrei avere una forte amnesia”.
“cosa intende per carino?”.
“dai che lo hai capito benissimo” .
Gli si avvicinò ancor di più, gli prese il mento tra le mani.
“hai una bella bocca, ora capisco il tuo amico, perché ti baciava con tanta passione”.
Dicendo questo appoggiò un dito sulle labbra, inserendolo leggermente dentro, tanto da andare a toccare quasi impercettibilmente la lingua.
Tolse il dito.
“ora vediamo quanto sei disposto a fare, vieni qui voglio assaporarle”.
Incollò le labbra alle sue, le forzò con la lingua, cercò avidamente la lingua, si intrecciarono, si succhiarono a vicenda.
lo attirò ancora di più a se, tanto da fargli sentire per bene, l’erezione, mentre continuava a baciarlo, con la mano prese ad accarezzargli il sedere, infilando la mano nel solco.
Un mugolio di piacere uscì dalla bocca di Alvin.
Si staccò.
“dovrai farmi godere alla grande, se vorrai che perda la memoria”
Lo guardò spogliarsi, lo fece completamente, ora era nudo davanti a lui.
“cosa vuole che faccia?”
“un pompino fatto come si deve”.
“ma potrebbe venire qualcuno?”.
“hai ragione aspetta un attimo”.
Con il pene che ondeggiava come una canna al vento, andò alla porta, la chiuse a chiave.
Ritornò da Alvin, si appoggiò con il deretano alla scrivania.
“tocca a te”.
È vero ora toccava a lui, doveva convincerlo a non dire nulla a suo padre.
Ci sarà riuscito?.

Questo lo saprete nella seconda parte, sempre che vi sia piaciuto il mio modo di raccontarvi la storia.
Il mio solito grosso bacione.
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