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Viaggio di lavoro 3° parte


di Liliana1980
04.06.2022    |    6.475    |    4 10.0
"“Claudia non ti accuso di nulla, anzi ti capisco benissimo, ho anch’io da farti una confessione”..."
Eccomi a riprendere la storia, la terza parte.
In questo momento la protagonista è Claudia, io mi limito a riportare il suo racconto, poi ritornerò ad essere pure io protagonista.
Come ho detto l’altra volta il suo racconto lo scrivo in corsivo.

Sono comodamente accoccolata conto di lei, ascoltando quello che è accaduto.
Vi ricordate dove era?
Seduta nell’ultima fila di un cinema, con un giovane militare seduto vicino a lei.

“guardai verso di lui, notai che del film se ne fregava, lo sguardo era fisso sulle gambe, soprattutto sull’abbondante porzione di coscia che usciva dalla gonna, sinceramente era salita parecchio.
Cosa feci? ti starai chiedendo?
Nulla, ascoltai la maliziosa vocina che aveva invaso il cervello e che stava dicendomi, lascialo guardare, osservai il viso, non mi ero sbagliata, era veramente giovane, sicuramente una recluta, ma lasciamo perdere queste considerazioni, era arrivato il momento di andarmene.
Inspiegabilmente, non mi muovevo, o meglio il cervello lo voleva, ma il corpo non lo faceva.
Inutile lo nascondessi, la verità era, che nel fondo del mio io desideravo vedere cosa avrebbe fatto, inutile continuassi a dirmi che era un ragazzino, il corpo non si muoveva.
Ad un certo punto, una mano si appoggio sulla coscia, cominciando dolcemente ad accarezzarla.
Lilly non guardarmi in quel modo.
Si hai capito bene, non feci nulla, non la rifiutai, non la spostai, lo lasciai fare.
Sicuramente questo li diede il coraggio di armeggiare con la patta dei suoi pantaloni, tirò fuori il pene, testicoli compresi, non staccavo gli occhi da quel monumento di carne
Dio da quanto tempo non ne vedevo uno, cosa avrei dovuto fare?
Non dire nulla, lo so. una donna normale se ne sarebbe andata, ma in quel momento non ero padrona di me stessa, ero prigioniera dei sensi, della libidine scatenata da quello che stavo vedendo.
Il ragazzo cominciò a masturbarsi, anzi non proprio, se lo menava, lentamente, passando dal pene ai testicoli, sembrava volesse dirmi di prenderlo in mano Lilly, persi la testa, no, non come stai pensando, tirai lentamente la gonna verso l’alto, non feci altro.
Immagino che quel gesto bastò per farlo impazzire.
Rimise la mano sull’abbondante porzione di coscia, non portavo calze, ero ancora parecchio abbronzata, credo che sentire la pelle deve averlo fatto eccitare al massimo, che fare?
Togliergli la mano?
Restare impassibile?
Lasciarlo fare?
In poche parole, non feci nulla, sicuramente lo interpretò come un segno di consenso.
La fece salire, molto più in alto di prima, quasi a contatto delle mutandine, di li a poco avrebbe sentito che ero bagnata, se era esperto.
Ma da quello che vedevo, non doveva esserlo, visto che non sapeva più cosa fare, probabilmente non si aspettava una resa così incondizionata.
Presi la decisione che cambio la serata e il resto della vita, passai quella sottile linea che divide la normalità dalla pazzia.
Allungai la mano, raggiunsi il pene.
Sostituendo la sua, impugnai ben bene quel muscolo ancora acerbo, cominciai a masturbarlo, non mi interessava più nulla, finalmente avevo, dopo parecchi anni un membro in mano.
L’entusiasmo mi fece perdere il controllo, non mi rendevo conto della situazione, bastarono pochi su e giù che lo portai all’orgasmo.
Riuscii a rimettere, la verga nei pantaloni, in modo che non si sporcasse esteriormente, presi un fazzolettino, mi pulii la mano.
Sinceramente avrei voluto leccarmela, ma non volevo disgustare il ragazzo.
Sbirciai, era ancora duro, chissà quanta voglia aveva.
Lilly puoi immaginare quanta ne avevo io.
Si fermò, bevve un lungo sorso di succo, nel frattempo mi ero impossessata di un suo capezzolo, facendolo diventare duro come una prugna matura, poggiò il bicchiere e ne approfitto per impossessarsi di una mia tettina.
“amore giocaci con calma, altrimenti non riesco ad andare avanti con la storia”
“anche tu, lo sai che sono molto sensibile in quel punto, potrei avere un orgasmo”.
“buono a sapersi, ma ritorniamo al ragazzino, che probabilmente pensava che tutto fosse finito, oltretutto, a parte la palpata di coscia, non aveva fatto altro.
Non poteva sapere che dentro di me era scoppiato un’incendio, non sapeva cosa avevo deciso, ma, tempo qualche secondo lo avrebbe saputo.
Sottovoce gli dissi di rimettere tutto al suo posto, che fra qualche minuto me ne sarei andata, avessi visto che delusione dipingersi sul viso.
Gli feci ritornare il sorriso.
Aspetta un po', poi seguimi, vai a destra, alla fine della strada c’è un parcheggio, ti aspetto lì, ho una macchina, gliela descrissi.
Avevo la sua guancia a pochi cm. gli stampai un bel bacio, mi alzai, uscii e raggiunsi il parcheggio, infilandomi velocemente in macchina.
Pochi minuti e la portiera si aprì.
“dai entra velocemente”.
Lo fece, chiuse la porta, gli dissi di mettersi la cintura, uscii rapidamente dal parcheggio.
No, non andai al motel, mi diressi in una località poco fuori Olbia, un posto tranquillo, e data la stagione, assolutamente deserto.
Durante il viaggio, non parlammo, lui penso per l’emozione, io perché non sapevo da che parte iniziare e cosa volevo dire.
Arrivammo sul posto, non sapevo come rompere il ghiaccio, lo guardai, era veramente giovane.
“quanti anni hai?
“18 compiuti sei mesi fa”.
“è la verità?”.
“Mi fece vedere il tesserino militare, aveva veramente 18 anni, chissà perché mi sentii sollevata”.
“cosa pensi di me?”
“in che senso?”
“che sono una puttana, che sono una pervertita che adesca giovani ragazzi”
“non so se mi crede o meno, ma non ho pensato nulla di tutto questo, ho visto una bella donna sola e mi sono seduto vicino a lei”
“grazie per il complimento”
“lo è veramente”
“ma tu fai sempre così se incontri una donna sola al cinema?”
“mi creda è la prima volta che lo faccio, non so cosa mi sia preso”
Avesse potuto leggermi la mente, avrebbe visto che dentro di me stavo ridendo, la prima volta per lui e per me cosa era?
“ma ti rendi conto che avrei potuto gridare, denunciarti? lo sai in che guai ti saresti cacciato?”
“in quel momento non mi interessava nulla”.
“sei mai stato con una donna? sii sincero”.
“no, a parte i giochi con le coetanee, o masturbarmi con gli amici”.
Amore, non ti sembra incredibile, una quasi quarantenne, che parla con naturalezza di sesso con uno sconosciuto ragazzino.
Non voleva una risposta.
“come ti chiami?”
“Alvaro”.
“nome raro?”
“si è spagnolo, lo si pronuncia con l’accento sulla A”.
“da quanto sei arruolato?
“sei mesi, ho fatto il C.A.R. e poi mi hanno inviato qui”
“sei mesi che sei alla Maddalena, sei mesi relegato sull’isola?”
“si e ci devo rimanere per altri 18 sono un volontario, faccio il corso da motorista navale”
“ora capisco”.
A quel punto non mi interessava più nulla, gli misi una mano sulla spalla, lo girai verso di me.
Incollai la bocca alla sua, gliela forzai, introdussi la lingua, rovistai alla ricerca della sua.
Sapevo di essere una maestra nel baciare, lo feci impazzire.
Incomincio a far andare le mani in ogni posto del corpo, passava dal seno, alle cosce.
Mi abbracciava, infilava una mano in mezzo alle gambe, a quel punto partii anch’io alla carica, allontanai le mani, sbottonai la patta, glielo tirai fuori, dire che era duro, era poco.
Lasciai l’affamata bocca, mi abbassai ed infilai quel meraviglioso pezzo di carne in bocca.
Lilly, era dai tempi dell’università che non lo facevo più, mio marito diceva che non era da esseri umani, che era depravazione, che coglione, quanto tempo sprecato, quanti pompini non fatti, quanti sogni, durante le lunghe nottate.
Ma ritorniamo al quel ben di Dio, non ci misi molto a ricordarmi come si faceva, purtroppo non avevo fatto i conti di chi era il padrone dell’obelisco, bastarono poche succhiate, mi ritrovai la bocca piena di sperma, altri lontani ricordi, che fare?..
l’ingoiai tutta, pulii ben bene quel meraviglioso strumento di felicità, mi rialzai.
Guardai Alvaro, aveva gli occhi chiusi, pensai che probabilmente era il suo primo pompino.
Chissà dove era, sicuramente in paradiso, gli diedi un bacio, per riportarlo alla realtà, con le labbra ancora sporche del miele.
“fantastico”.
“il primo pompino?”
“da una donna si”
“cosa significa?”
“in caserma me ne hanno fatti ed ho dovuto farne”.
“stai scherzando, non dirmi che sei gay?”
“nooo, non lo sono, in caserma è normale, i più vecchi fanno alle reclute quello che vogliono, li fanno, o se li fanno fare, a seconda di come li gira”.
“e tu hai subito, non hai protestato?”.
“scherzi, sarebbe finita, tanto varrebbe gettarsi a mare, sono tutti d’accordo, se sei nelle loro mire, non puoi farci nulla, se non subire e zitto”.
“incredibile”.
“guarda che non è cosi terribile, siamo alla fin fine dei ragazzi, il più vecchio ha 20 anni, a volte, devo essere sincero, ci si diverte”.
“mi dici che non c’è violenza?”
“no, che io sappia no, qualche volta qualcuno vi è stato costretto, ma mai con la violenza, è la regola, basta rispettarla”
“meglio cambiare discorso, sinceramente non credevo fosse possibile”
“purtroppo è così, mesi di isolamento, e normale rifugiarsi nella masturbazione, finchè basta, poi si accettano le proposte”
“ma durante la libera uscita, donne c’è ne sono in giro, perché non provate con loro?”
“sono delle professioniste, le ragazze o donne normali, per noi sono inavvicinabili, c’è un villaggio Mediterranee a Caprera, ma se ci avviciniamo ai suoi confini, sono guai per noi”
“se siete in costume, come fanno a sapere che siete marinai?”
°a parte l’età, vedi il taglio dei capelli?”
“si, quasi a zero”
“e così che c’è li tagliano e non possiamo farli crescere più di tanto”
Mentre parlava guardavo verso il basso, il pene era sempre duro, pronto a soddisfare qualsiasi desiderio avessi avuto, avrei potuto fare qualsiasi cosa, questa durezza poteva durare fino a mattina, tanta era la voglia, che aveva il ragazzo, decisi di fare il passo successivo.
“a che ora devi rientrare?”.
“a mezzanotte, ma se voglio. posso rimanere fuori fino a lunedì mattina”..
Mi vennero alla mente le parole della hostess, di prenotare fino a lunedì mattina, ora capivo il perché?
“come è possibile?”.
“una volta al mese, a turno, possiamo avere una libera uscita di 72 ore, alcuni commilitoni hanno i genitori che li raggiungono e allora rimangono fuori, altri la ragazza, altri gli amici, altri sono Sardi e vanno a casa, altri come me, la sfrutto, dandola a chi ne ha bisogno”.
“perciò puoi rimanere fuori fino a lunedì mattina?”.
“si senza problemi, mi basta chiamare il posto di guardia ed avvisarli”.
“rimasi in silenzio per parecchio, lui guardava me, io guardavo il membro.
A dir la verità lo avevo impugnato, volevo essere incoraggiata a quello che stavo per fare, Lilly, ero ancora in tempo per fermarmi, sarebbe stata una scappatella di una donna matura, ma se avessi fatto il passo successivo, sarei stata una donna che si fa il ragazzino, qualcuno penserà che sono una pedofila, ma fortunatamente era maggiorenne, cosa mi fece decidere?
Alvaro si era fatto coraggio e aveva intrufolato la mano, spingendosi, in mezzo alle gambe, stava accarezzandomi la passera da sopra le mutandine, bastarono poche carezze, venni come una maialina, la libidine decise”.
“ascolta Alvaro,verresti in albergo con me,fino a lunedì mattina, io te e un bel lettone?”
“è uno scherzo, o parli sul serio?”
Mollai l’obelisco, accesi la macchina e con la sua mano a contatto col monte di Venere, mi diressi alla volta del Motel prenotato, si convinse quando fermai la macchina a fianco della villetta”.
“vieni andiamo dentro”.
Stava raccontando con gli occhi chiusi, tolsi la mano dal capezzolo, andai dalle parti della vulva. accarezzai il pelo, porca miseria era bagnata, stava godendo al solo rivivere quella storia.
“Claudia hai avuto un orgasmo”.
“avrei voluto vedere te, rivivere certi ricordi, con una che ti strapazza un capezzolo come stavi facendo altro che orgasmo”.
“inutile ti racconti quello che è accaduto dentro quella camera, immagina qualsiasi cosa, è accaduta, quello che chiedevo lo faceva, da bravo scolaretto, mi ha scopato a più non posso senza mai dar segni di stanchezza, per amor di Dio, nessuna esperienza, ma vuoi mettere avere uno stantuffo che continua a pompare, che viene, una, due, tre volte, senza fermarsi, ho goduto mia cara Lilly, come e quanto puoi immaginare, erano anni che non godevo così intensamente, tanto che non me lo ricordo nemmeno, e tutto per merito di un bel tronchetto della felicità, infilato ben in profondità, ero in paradiso.
Grazie Alvaro, ti ricorderò sempre, grazie a te, la mia vita sessuale è cambiata, se mi stai leggendo, spero che quell’avventura, ti sia servita, per farti diventare un’uomo”.
“non lo hai più rivisto?”
“no, è una regola che mi sono imposta, non volevo creare storie che avrebbero potuto complicarsi, meglio un’avventura, fine a se stessa, anche perché Olbia è un serbatoio inesauribile per quanto riguarda i ragazzi, basta lasciar passare qualche mese.
Quando l’ho riaccompagnato a Palau, mi ha implorato di ritrovarci, ma la regola che mi ero imposta, l’ho seguita alla lettera, perciò, un lungo bacio e un doloroso addio”
Amici, a questo punto, ritorno ad essere protagonista della storia, forse volevate sapere cosa era accaduto in quella stanza, ma Claudia non ha voluto farlo ed ho rispettato il suo riserbo.
Invece immagino vorrete sapere come va a finire il nostro viaggio di lavoro.
Perciò allacciate le cinture che si riparte.
Mi guardò negli occhi, sapeva che avevo capito. aspettava che dicessi qualcosa, ma non ne avevo il coraggio, non volevo dire qualcosa che l’avrebbe potuta ferire, in fin dei conti erano fatti suoi e poi, non ero certo io quella che poteva dire qualcosa, perciò rimasi silenziosa.
“si hai capito, te lo leggo negli occhi, mi piacciono i ragazzi, o meglio da quando ho incontrato Alvaro, non ne posso più fare a meno, depravata? dillo pure, forse è vero, ma non mi interessa, ti prego cerca di capirmi”.
“Claudia non ti accuso di nulla, anzi ti capisco benissimo, ho anch’io da farti una confessione”.
Tolsi la mano dalla passera, l’abbracciai strettamente, prontamente ricambiata, avevo la guancia a portata di bacio, glielo diedi.
“Claudia, anch’io sono perversa, mi piacciono gli uomini maturi, sono anni che faccio all’amore con loro, è stato un 50 enne a farmi diventare donna, ad insegnarmi tutto sul sesso, come tu fai con i ragazzi e poi non ti piacciono solo i ragazzini, vorrei farti notare che ho solo qualche anno più di loro, perciò viva la gioventù e la maturità”.
Ci abbracciammo ancor più fortemente, molto a lungo, senza cercare i sessi, in quel momento eravamo a due diversi livelli di sessualità, ognuna con i suoi ricordi, con le sue fantasie, con il suo futuro, prossimo.
Venimmo interrotte da un discreto bussare, ci sistemammo.
Andai ad aprire, era l’addetta alle pulizie, le chiesi se poteva tornare più tardi, non ci furono problemi.
Rigorosamente ognuna per conto proprio, facemmo la doccia, ci vestimmo, avevamo deciso di andare a visitare i dintorni, o meglio Claudia me li avrebbe fatti visitare, visto che gli conosceva benissimo.
Passammo la giornata a visitare la Costa Smeralda, bellissima, ne avevo sentito parlare, non l’avevo mai vista, se non in alcuni documentari o in fotografia, ma vederla dal vivo, toglieva il fiato. (ci sono tornata qualche anno fa, che delusione!!).
Mangiammo in un localino caratteristico a Baia Sardinia.
“ma ci costerà un patrimonio?”
“sbagliato, non ci costerà nulla”.
“in che modo, laviamo i piatti?”
“no sciocchina, va nel conto spese, paga la ditta”.
“e te lo passano?”
“certo, vedessi che conti presentano i grandi capi”.
“allora, diamoci dentro”.
Nel pomeriggio ci spingemmo fin ad Arzachena, che visitammo con calma, fermandoci ad acquistare, qualche ricordo, poi iniziammo in viaggio di ritorno ad Olbia.
“domani andremo verso Palau, ti farò vedere le opere della natura, quella dell’orso, dell’elefante ed altre ancora, sono opere scolpite dal vento che qui soffia molto forte”.
Fra deviazioni, soste e ammirato un romantico tramonto, arrivammo al motel che era notte, di mangiare non ne avevamo voglia, con tutto quello che avevamo ingerito a mezzogiorno, decidemmo di fare una bella passeggiata, in attesa che venisse l’ora di andare a dormire.
Eccoci qui mano nella mano a passeggiare in riva al mare, come due innamorate.
Mi venne in mente che fino a quel momento era stata lei a condurre il gioco, sembrava lei l’esperta dell’amore lesbico, desideravo darle prova della mia capacità.
“Claudia, ho voglia di te”.
“rientriamo?”.
“non hai capito, ho voglia in questo momento”.
“sei pazza, ma siamo vicino al porto, quasi in centro, non
vorrai????
Avevamo quasi raggiunto il Ponte che divide il porto dalla città.
Facemmo si e no un’altro centinaio di metri.
Arrestai il passo davanti al chiosco di un’edicola all’imbocco del ponte e mi rivolsi a lei.
“vuoi mettermi alla prova?”.
“sei pazza, ma farò qualsiasi cosa vorrai”.
La presi per mano, conducendola dietro il chiosco, lontano da sguardi indiscreti.
La misi con la schiena appoggiata a una delle serrande.
Le fui addosso.
Il suo corpo aderì al mio.
Appoggiai le labbra alle sue, cominciai a baciarla, forzandole la bocca.
Volevo capisse che in quell’atto d’affetto c’era tutta la mia passione.
Contraccambiò il gesto con la tenerezza e la morbidezza della bocca.
Nessuno ci poteva vedere, nascoste com’eravamo dal muretto che faceva da argine al torrente da un lato, e dal chiosco della rivendita di giornali. (era la seconda volta che un’edicola entrava nella mia vita sessuale, l’altra dovete ancora conoscerla, ma un giorno lo saprete).
Continuammo a baciarci con deboli movimenti delle labbra accrescendo il desiderio.
La penetrai con la lingua.
Superai l'arco dei denti, dilungandomi a solleticare il palato con la punta della lingua.
Avevo le mutandine bagnate già da prima che cominciassi a baciarla.
Claudia, tutt’altro che smarrita, posò le mani sui seni, cominciò ad accarezzarli.
Avevo il cuore in gola.
Ansimavo di piacere.
La situazione in cui mi ero cacciata era stimolante.
Lasciai cadere una mano sulle sue cosce e risalii fino alle mutandine sollevandole la gonna.
Unica barriera a difesa della passera, era il perizoma che evitai, infilando le dita su di un lato, solleticandole labbra e clitoride.
Seguitammo a toccarci a lungo.
Claudia ci sapeva fare, come ben sapevo.
Faceva scorrere le dita sulla stoffa della camicetta, strofinando i capezzoli, senza smettere di giocare con la lingua dentro la bocca.
Eccitata com’ero mi prese una dannata voglia di scoparmi il suo clitoride infilandolo fra le labbra.
Mi scostai dal suo abbraccio, inginocchiandomi ai suoi piedi, trascinando il perizoma fino a terra.
Lo sfilai.
Di proposito allargò le gambe.
Fui lesta a infilare il naso fra le labbra della conchiglia, inglobando il clitoride nella bocca.
Il corpo erettile era ciclopico, fuori di misura, perlomeno questa fu l’impressione che ebbi in quel momento quando cominciai a succhiarlo, sicuramente dipendeva dalla situazione di pericolo ed eccitazione, mischiate assieme.
Claudia appoggiò le mani sulla testa spingendola verso di sé.
A quell’ora della notte erano rari i passanti che transitavano sul marciapiede per attraversare il ponte.
Sentivamo il rumore dei passi che si avvicinavano, per allontanarsi subito dopo.
Incuranti di essere scoperte, seguitammo ad amarci, oramai eravamo in preda della libidine, nulla avrebbe potuto fermarci.
Andai avanti a leccarle la clitoride fino allo sfinimento.
Fui premiata, nel sentirla raggiungere l’orgasmo più volte.
Le gambe le tremavano di continuo.
A fatica si sosteneva in piedi.
Esausta si accucciò per terra e mi attirò a sé.
“andiamo, casa”.
“vorrai dire al Motel”
“dove vuoi, non capisco più nulla”
Fortunatamente la macchina non era molto lontana.
Arrivammo, entrammo velocemente nella villetta, ci spogliammo.
Per quasi tutta notte ci amammo fino all’esaurimento fisico, credetemi non ho mai più provato una cosa del genere.
Dalle sue labbra ho imparato nuovi giochi di lingua, in questo mi è stata grande maestra, pensare che la credevo una neofita.
Rimanemmo a letto fin quasi a mezzogiorno, a svegliarci fu la fame, erano ben 24 ore che non toccavamo cibo.
Raggiungemmo un ristorantino appena fuori Olbia.
Nel pomeriggio come avevamo deciso andammo a Palau, caspita quanti marinai in divisa, tutti giovani ragazzi sui 18 anni, o poco più, sorrisi a Claudia.
“lo credo bene che non vuoi storie, ma solo avventure, qui hai un serbatoio inesauribile”.
“andiamocene, non voglio correre rischi di incontrare qualcuno che mi conosca”.
·quando sei venuta l’ultima volta?”
·è passato troppo poco tempo”
“ma non avevi in programma viaggi a Olbia”
“ci sono venuta a spese mie”
Non dissi più nulla sull’argomento, invece mi interessava sapere.
“ma come fai ad avvicinarli?”
“come ti ho detto, al parco, sul lungomare, o al cinema, a seconda dell’istinto, logicamente con la brutta stagione, privilegio il cinema”
“ma, non hai paura di essere riconosciuta?”
“per non correre il rischio, mi metto ogni volta una parrucca diversa, sarei troppo vistosa e riconoscibile con questa capigliatura bionda, purtroppo le prime volte, non l’ho fatto, ecco perché cerco di evitare i luoghi dove sono già stata”.
“messaggio ricevuto”.
Non la lasciai dire altro, innestai la marcia, allontanandoci velocemente da Palau, non si sa mai, dovevate vedere quante occhiate davano all’interno della macchina. che quasi, quasi, ci avrei fatto un pensierino, tranquilli scherzo, lo sapete che ho altri gusti in fatto di maschi, e poi questo era un viaggio dedicato a lei.
Visitammo in lungo e largo la zona, ci spingemmo fino a Santa Teresa di Gallura, cenammo in un localino con fantastica vista sul mare, un posticino da favola, adatto a due amanti, anche se, non davamo certo quell’impressione, viste le occhiate dei commensali maschi.
“secondo te chi guardano?”
“mi piacerebbe leggere i pensieri di questi maiali, visto che sono tutti in coppia”
Rientrammo alle due di notte, un attimino alticce, nulla di preoccupante, ma se ci avessero fermate, meglio non pensarci.
Come dicevo, eravamo di quell’alticcio che rende tutto ridicolo, che ti fa ridere con facilità, che toglie ogni inibizione, abbracciarsi, baciarci, toccarci, diventa una cosa normale, anche se non siamo sole.
Ci viene la voglia di farci un bagno, non la doccia, un vero bagno, c’era una bellissima vasca nel secondo servizio, parecchio grande.
Sempre baciandoci ci incamminammo verso il bagno.
Mi fermai ad ammirarla, mentre riempiva la vasca.
Ruppe la confezione di sali che si era portata appresso.
Mentre il profumo si liberava nell’aria cominciai a spogliarmi togliendomi la camicetta.
C’era già una piccola nuvola di vapore attorno a noi, sembrava di essere in un sogno.
Era tutto reale, strano, incredibile, ma reale.
Non riuscivo a capire il perché, era la seconda notte che passavo con lei, forse quella nuvola di vapore aveva creato quella strana atmosfera che rendeva tutto irreale, o forse era il profumo?
Cominciò a sfilarmi i pantaloni, nell’abbassarsi porto il viso vicinissimo ai candidi slip da ragazzina.
Il profumo che emanavano, fecero crollare l’ormai fragilissimo diaframma di ritegno, se ancora c’è n’era in lei.
Voleva questa ragazzina, la volevo a tutti i costi e null’altro aveva più importanza, glielo leggevo negli occhi, nei movimenti, nella voglia.
Nel frattempo si era sfilata la maglia, liberando i bellissimi seni, non mi stancherò mai di ammararli.
Ero visibilmente eccitata, mi sfilò le mutandine, portandosele al volto, immergendovi il naso in quell’alone umido che mi provocò il primo orgasmo.
Ero senza controllo,
L’aiutai a spogliarsi, accarezzando i seni maturi, sorrisi nel vedere i suoi slip, blu elettrico di raso, parecchio fradici.
Ci infilammo nella vasca, facendo si che il locale si allagasse.
Ci accarezzammo con foga.
Ci baciammo praticamente ovunque, risparmiando solo i sessi, praticamente affondati.
Ci lavammo in modo molto approssimativo.
La trascinai fuori dalla vasca dopo una veloce sciacquata, trascinandola nella camera da letto
Mi gettai su di lei.
Avevo deciso che dovevo essere io a condurre il gioco.

…continua…

Immagino vi piacerà sapere che gioco volevo fare,
Lo saprete nella prossima parte.
Badate che il viaggio è ancora lungo.
Non potete nemmeno immaginare cosa succederà nei prossimi giorni.
Vi lascio con il mio solito bacione
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