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Lui & Lei

Trasgressione fuorilegge


di Membro VIP di Annunci69.it LucasFromParis
12.03.2021    |    2.755    |    3 9.8
"Un panettoncino delizioso che non mi stanco di possedere e accarezzare..."
https://isentieridiunlibertino.blog/


Questo racconto non parla di feste, orge, club. Questo racconto parla solo di due persone, Galatea ed io. Vedete, tante persone mi hanno chiesto (e chissà se è accaduto anche a voi): “ma come fa a piacerti il sesso in due con tutte le esperienze estreme che hai vissuto? Non è una droga per la quale si deve andare sempre oltre, sempre più avanti?” La mia risposta è decisamente NO. Cerco di spiegarmi. Il concetto di “meglio” è del tutto fuorviante.

Un triangolo con due donne non è meglio o peggio di di un’orgia.
Una coppia cuck non è meglio o peggio di una serata in un locale
Una gang non è meglio o peggio di un gioco a quattro con un’altra coppia.
Infine, il sesso in tanti non è meglio o peggio del sesso in due.

Il punto chiave è che sono semplicemente situazioni diverse. Danno emozioni e piaceri diverso. Io credo che tutti dovrebbero provare, sperimentare, mettersi in gioco per comprendersi e comprendere nel fondo i propri bisogni. È vero nel sesso, dato che di questo parliamo qui, ma è altrettanto vero nella vita in generale. Mai rinunciare a priori, ma vivere le situazioni come arrivano, senza aspettative. Questa è ormai la mia filosofia. Ho provato davvero tanto nella mia vita intima; qualche volta ho scoperto cose andavano oltre i miei gusti. In altri casi situazioni che mi eccitavano fino a pochi anni fa hanno perso oggi interesse ai miei occhi, in modo naturale. Ci evolviamo come persone, di conseguenza si evolve anche il nostro modo di giocare.

Quasi tutte le esperienze che ho citato sopra mi piacciono. Allo stesso modo mi piace giocare come singolo, ma altrettanto in coppia. In coppia con Galatea prima di tutto ma anche liberamente con altre donne, amiche speciali con cui condivido una intensa condivisione. Proseguendo la mia breve disamina non preferisco il sesso di gruppo rispetto a quello in due. Desidero entrambe le emozioni e vivo liberamente entrambe le situazioni nel rispetto di tutti e nella trasparenza più assoluta. Ho imparato che la differenza è profonda. L’orgia per me regala una emozione più mentale; è “l’idea” di vivere un rituale orgiastico che mi fa impazzire prima di tutto. L’infinita libertà di toccare, accarezzare, leccare e penetrare corpi diversi. Quando si crea l’atmosfera giusta (e molti partecipanti mi hanno confermato che alle mie feste questa atmosfera si crea invariabilmente) l’orgia è un momento di libertà spinta al massimo, in cui la nostra individualità si fonde in un gruppo nel quale è l’energia del gruppo stesso a diventare qualcosa in più della somma dei singoli desideri. D’altro canto l’orgia è inevitabilmente più dispersiva; manca la possibilità (ed è appunto per me il bello dell’orgia) di dedicarsi in modo assiduo a una persona. Non avrebbe senso per me rivendicare una sorta di possesso su un uomo o una donna bensì scivolare fluidamente assaporando la differenza dei corpi e dei sapori. In un’orgia poi esiste un senso per me magnifico di complicità e di fratellanza, come se celebrassimo un arcaico rito pagano. Ma il vero piacere fisico, gli orgasmi più intensi li ho sempre provati in due. Quando il feeling è davvero giusto, e ancor di più se la persona è la nostra donna e il nostro uomo, solo lì io credo si raggiunga la vetta. Solo con lui o lei si può ambire a raggiungere quello che ne Tantra si chiama orgasmo quantico, che non coinvolge solo la parte genitale ma risale lungo la colonna vertebrale per raggiungere (ma è davvero per pochi eletti, confesso di esserne molto lontano) la cosiddetta estasi, la fusione con il tutto cosmico.

Adoro fare sesso con Galatea. Con lei giochiamo in coppia ma per nulla al mondo rinuncerei a passare dei momenti in due. A nessun momento, spero di averlo chiarito sopra, considero questo come un ripiego. Lo considero invece un momento privilegiato. Galatea è entrata in punta di piedi nella mia vita. La sua discrezione, la sua delicatezza, la sua mancanza di rivendicazioni o pretese mi hanno conquistato settimana dopo settimana. Il suo equilibrio interiore, che a me è costata tanta fatica, tempo e impegno (e il percorso è ben lontano dall’essere ultimato) sembra in lei una seconda natura tanto è naturale. Leggera eppure mai superficiale, ragazzina eppure donna adulta e responsabile, delicata eppure feroce a letto. La mia donna mi dona tanto ogni giorno. Sono orgoglioso di esserne stato scelto. Desidero continuare nel nostro percorso comune. Non rinuncerò ai suoi sorrisi, alle sue risate. Non rinuncerò alla violenza del suo squirt, così violento da arrivarmi fino al viso quando mi cavalca. Non rinuncerò ai suoi orgasmi che, una volta accesi, si susseguono senza posa in un continuum di piacere. Non rinuncerò a giocare con lei, al piacere di vederla godere sotto altri corpi maschili. Lei seppe subito, la prima sera, che tipo di uomo io fossi. Non conosceva il nostro ambiente e la vidi subito curiosa quando iniziai a raccontarle che vita facevo, a confessarle che non ero proprio un uomo “standard”. Le dissi la prima sera che avrei avuto piacere di frequentarla ma che per nessuna ragione intendevo essere monogamo. Per nessuna ragione intendevo mentire. Galatea mi accettò come ero, semplicemente. Mi rispose che si sarebbe ascoltata; se e quando fosse stata pronta a entrare nel mio mondo, me lo avrebbe detto. Rispettai i suoi tempi così come lei accettò la mia personalità. Il giorno infine venne; passo passo Galatea iniziò a prenderci gusto. Oggi è al mio fianco in quasi tutte le mie esperienze.

L’altra sera però eravamo soli. Soli ma in una situazione del tutto illegale, in questi tempi in cui per me la follia della psicosi Covid fa scegliere a troppe persone una vita finta in cambio di una sicurezza illusoria di un pericolo immaginario. Avevamo ricevuto un invito a cena da amici comuni; eravamo sei persone, tutte tantriche, tutte immuni dai questi timori. Sei persone intorno ad un tavolo, già con questo eravamo del tutto illegali. Ridemmo del fatto che la nostra bottiglia in bella vista avrebbe fatto capire a chiunque dove stavamo andando. La serata fu molto bella, così come lo sono le serate fra persone che stanno uscendo dall’ego per entrare in un mondo di consapevolezza. Si poteva parlare di tutto e si poteva scherzare di tutto. Senza tabù, senza argomenti da evitare e senza i non-detti che avvelenano tante relazioni di ogni tipo. Quando decidemmo di andare via erano già le 22:30. A quell’ora avremmo dovuto già essere a casa, rispettando le regole del coprifuoco. Ma io ritengo che le regole sbagliate non debbano essere seguite, altrimenti avrebbero assolto i collaborazionisti. Ricordo la legge che chiedeva di denunciare gli Ebrei nel 1943!

Le strade erano deserte, i miei timori si dissolsero presto. Ma ero eccitato, maledettamente eccitato. Prima di guadagnare la nostra automobile, sbattei Galatea contro una ringhiera. Le nostre labbra si avvinghiarono con ferocia e avvertii distintamente che il suo desiderio era uguale al mio. Le mie mani fra le sue cosce trovarono l’impedimento dei collant, ma anche così avvertivo un calore bagnato. Si sarebbe fatta scopare anche così, sula strada deserta, come due animali in calore. Velocemente salimmo in macchina e lei si mise alla guida. Fu un attimo abbassare i mei pantaloni e subito la puttanella si chinò a succhiare con delicata furia. Accanto passavano gli autobus, chissà se qualcuno ci vide. Avviò il motore e partimmo. Io ero sempre con il cazzo in erezione e non davo tregua alle sue cosce con le mani. Fu brava a mantenere l’autocontrollo minimo necessaria a prestare attenzione alla guida.

Durante ogni semaforo, approfittavo per stracciarle progressivamente il collant. Partii dal cavallo, che si ruppe con un suono secco dandomi accesso al perizoma fradicio da morire. Pian piano feci a brandelli quelle calze fino a ridurle a una massa informe che ormai le lasciava le cosce scoperte. Cosa avrebbe pensato una pattuglia se ci avesse sorpresi? Scherzando (ma forse non troppo) le dissi che li avrebbe spompinati e sicuramente ci avrebbero lasciati andare. Rise, ma era sempre più eccitata. Galatea, a differenza mia, aveva moltissima esperienza di sesso in automobile. Vedevo quanto adorasse quella situazione.

Aveva ancora quel maledetto perizoma che, pur scostato, non mi permetteva di accedere comodamente come avrei voluto. Così, senza pensarci, lo afferrai con violenza e riuscii a strappare il cavallo con un rumore di stoffa lacerata. Le due parti penzolavano ormai inutili davanti e dietro e nulla mi frenava nel mio tormentarle con le dita la figa colante e il clitoride eretto. In una stradina discreta non passava nessuno. Accostammo davanti al passo carraio di in un’azienda chiusa. Nessuno ci avrebbe disturbati. Eravamo illegali da ogni punto di vista: non rispetto della normativa Covid e atti osceni in luogo pubblico. Ce ne fottevamo nel vero senso della parola. Scivolammo sui sedili posteriori e Galatea, semisdraiata, aprì le cosce. Lembi di tessuto lacero circondavano il centro del suo piacere. Accucciato davanti a lei assaporai golosamente quel piacere delizioso che stillava dalla sua fessura. La donna si contorceva e godeva sempre più intensamente.

Prima la lingua e basta
Poi uno, due dita nella figa premendo il suo punto G
Infine un terzo dito che violò impunemente il suo ano

La stavo masturbando nei suoi buchi leccandola al contempo e i suoi rantoli divennero incontenibili. Intorno a noi poche luci erano ancora accese. La città era una città morta. Ma noi non eravamo morti, bensì vivi e vibranti. La presi così, come una ragazzina adolescente con il fidanzatino o come una puttana di strada. La scopai senza dolcezza, ma con tutta la foga del lupo selvaggio che mi sentivo in quel momento. Poi fu lei a salirmi sopra impetuosamente. La troietta aveva esperienza di automobili! Le sue mani trovarono le maniglie poste sopra i finestrini e vi si avvinghiarono per avere la presa migliore. Tutto il suo essere si muoveva in cerca di piacere e di orgasmi. Questi arrivarono rapidi e copiosi, in rapida successione finché avvertii un calore familiare e bagnato colare sulle palle, sui sedili e sui miei vestiti. Il marchio di fabbrica inconfondibile di Galatea che squirtava.
Riprendemmo la strada con circospezione. Non volevo sfidare la sorte oltremisura e una nuova fantasia mi balenò in mente.

Ci chiudemmo in garage, dopo essere entrati nel cortile di casa. Era una scelta, la nostra. A pochi metri avevamo letto, divano, chaise longue e altalena. Ma quella sera la volevamo così, come due adolescenti in preda a gli ormoni! Per un istante pensai di essere troppo stanco ma appena la vidi in piedi con quelle calze stracciate e i tacchi alti il lupo in me si risvegliò all’istante. La avvinghiai e la sbattei con il busto sul cofano. Fu un istante trovare nuovamente la strada dei suoi buchi. Scopai ancora a lungo la sua figa senza alcuna dolcezza mentre ora le stringevo con forza le chiappe divaricandole, ora la nuca oppure la sculacciavo. Schiocchi sonori echeggiavano nello spazio angusto. La luce, bianca e cruda, illuminava il suo culo. Lo guardavo e lo desideravo. Senza preavviso le appoggiai la cappella all’ano e spinsi in modo fluido ma deciso. Adoro il culo di Galatea. Un culo da ragazzina. Due chiappe piccole, muscolose, sporgenti. Un panettoncino delizioso che non mi stanco di possedere e accarezzare. Un buco stretto ed elastico che ben di rado sfugge ai miei appetiti. Anche quella sera me lo presi così. Dapprima, come dicevo, chinata sul cofano. Poi direttamente sdraiata sullo stesso.

Era completamente in balia del lupo, ne era consapevole e ne godeva. Era semplicemente ciò che voleva. L’aveva avuta. Chi l’ha detto che anche a due non si può trasgredire?
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