Racconti Erotici > Lui & Lei > Patrizia, professoressa porca
Lui & Lei

Patrizia, professoressa porca


di dariobike
16.06.2022    |    1.531    |    1 9.2
"Sbattimi l’uccello dentro, penetrami, ti voglio dentro!” Ci giriamo, la vedo sotto di me in tutta la sua alta figura..."
Incontro Patrizia dopo tanto tempo. Un incontro fortuito, in una fiera, ci incrociamo. “Ma ciao!” “Oddio, ciao Pat, ma quanto tempo!” Lei è uno splendore. Viso non bellissimo ma seducente e malizioso. Alta e slanciata, fisico asciutto nonostante sia più vicino ai 60 che ai 50, due belle tette, viso squadrato, capello corto, elegantissima in quella sua mise camicia-pantalone da professoressa qual è, con gli occhiali a sottolineare uno sguardo provocante.
Dall’alto del mio metro e 70, mi tocca sollevarmi in punta dei piedi per stamparle due baci sulle guance che lei ricambia con affetto. Più che sulle guance arriviamo a sfiorarci gli angoli della bocca e già io parto con le fantasie…quanto mi piacerebbe scoparmela, penso. Un tronco di figa matura di quasi un metro e 80, snelle gambe chilometriche di quelle che ci impieghi due ore per arrivare alla figa partendo a baciarla e leccarla dai piedi.
Non ci vedevamo da almeno cinque anni. Avevamo lavorato molto bene assieme ad un progetto, si era creata una certa complicità senza sfociare mai in nulla, poi io sono rimasto nella mia città, mentre lei si era spostata per lavoro in un’altra città a 200 chilometri.

Qualche chiacchera e ci lasciamo con la promessa di ritrovarci. Passano alcune ore e mi arriva un messaggio sul telefono. “Mi ha fatto piacere rivederti. Se ti trovi a ripassare da qui e hai bisogno di ospitalità, il mio “buco” è sempre disponibile”. Effettivamente mi aveva parlato che viveva in un appartamentino molto piccolo, ma ovviamente il mio pensiero era rivolto ad un altro “buco”. Mi sa che devo organizzare una trasferta al più presto.

L’occasione si presenta qualche settimana dopo. La visita ad un cliente che si potrebbe concludere in un giorno ma che, causa “impegni improrogabili”, faccio diventare di due. Mando un messaggio: “Ciao Pat, ho alcuni incontri nella tua zona. Riusciamo ad incontrarci anche noi? Resterò due giorni, quindi scegli pure tu quando e dove”. Risponde quasi subito: “Ma bene! Se non sei già impegnato, ti va di uscire a cena giovedì sera?”.
E’ andata. Mi manda l’indirizzo di casa e all’ora prevista la vado a prendere. Sale in macchina con eleganza, le lunghe gambe fasciate in pantaloni a sigaretta, caviglie scoperte, scarpe con tacco e camicia coreana di cotone bianca, occhi incorniciati da provocanti occhiali a gatto. Casti baci sulle guance e andiamo verso il ristorante. Serata piacevole, ci raccontiamo tutto quanto è avvenuto in questi anni di lontananza e si instaura una certa complicità. Sguardi ammiccanti, mani che si toccano, mi sa che stasera si scopa. Ci alziamo dal tavolo, le cingo la vita con un braccio mentre usciamo, sento i muscoli della schiena tonici. Anche lei mi mette un braccio attorno alla vita.

Arriviamo a casa, scendo per salutarla e lei mi cinge la nuca con due mani e mi infila la lingua in bocca. Non mi faccio pregare e rispondo al bacio con passione. Il mio cazzo si anima subito e tenendole le mani sui fianchi, spingo il suo bacino verso il mio per farle sentire il turgore dell’uccello.
“Perché non dormi da me stasera? Sono sola” mi dice. “Ma di solito c’è qualcuno?” chiedo. “Ogni tanto passa il mio ex-marito, e se ho voglia scopiamo. Ma è un po’ che non passa e adesso ho voglia” “Wow, certo che non ami i giri di parole” “Siamo grandi, non voglio perdere tempo. E poi mi sembra che anche a te non dispiaccia, a sentire qui sotto” Mi passa una mano sui pantaloni e sente il cazzo in tiro. “No di certo!”. Così dicendo saliamo nel suo “buco”, un grazioso appartamento di due camere con cucina a vista.
Mi trascina subito in camera da letto. Un grande specchio davanti a letto. Mi spoglia con impeto e prende subito in bocca l’uccello. Mi godo l’immagine dell’austera professoressa che mi fa un pompino epico. Faccio fatica a sfilarmi i pantaloni mentre lei mi ingoia la cappella e succhia con avidità. “Ummmmpfff, umppffff, che bel cazzo, devi farmi godere, voglio sentirti dentro la mia figa, mmmmmmhhhh, mmmmmhh…” . La spingo sul letto, via i vestiti in un lampo, resta nuda con gli occhiali che le danno un’aria da professoressa troia. Le gambe lunghissime mi avvolgono e mi spingono verso la sua intimità, completamente depilata a parte un ciuffetto di peli sul pube.

Comincio a leccare e all’improvviso lei prende il comando. Si gira con una mossa da judoka e mi ritrovo di schiena, con lei seduta sulla mia faccia, che mi soffoca con la figa. “Forza, datti da fare, leccamela, fammi godereeeee, vai su e giù con la lingua, sììììì…” Spinge con tutto il bacino, mi soffoca, sembra in preda ad una crisi isterica “Sìììììì, lecca, lecca, bastardo….porco…fammi vedere che non sei frocio…ancoraaa, cosìììì, fai godere la tua Patty, spingi di più, leccamela, mordimela, succhiamela, ancora, ancora, non mi basta…succhiami lì sopra….sìììì”. Non contenta, mi spinge la faccia sempre di più contro la passera bagnatissima. “Così, porco bastardo, cosììì, continua…” Non riesco a respirare, le afferro le chiappe e cerco di trovare un filo d’aria in mezzo a quel paradiso di carne e umori. Improvvisamente mi arriva una sberla sulla testa, poi un’altra e un’altra ancora. “Dove vai, maiale, finisci il lavoro, non ti mollo finché non mi fai godere, ancora, ancora, ancora….” Mi spinge la figa sulla bocca, mi afferra la testa e la muove cercando di aumentare il lavoro di lingua. E’ infoiata, ansima “Cosììììì, porcomaiale, animale, fai godere la tua amica, ahhhh, sìììì, ciucciamela bene, spingi in fondo quella lingua, più forte, fammi sentire che entri bene….ahhh, sììì..”

All’improvviso si gira, faccio in tempo a fare un respiro profondo e subito mi trovo le chiappe addosso e continuo il lavoro di leccata, ora allungato fino al culo. Lei è sdraiata sopra di me, a 69. Mentre continuo il mio lavoro di lingua, mi prende il cazzo, me lo bacia, lo sega. “Dio come è duro! Ti eccito, vero? Dimmi che sono la tua troia!” Mi morde i capezzoli “Ahia!” “Stà zitto porco, tu sei mio!” “Cazzo, ma mi fai male! Puttana!” In tutta risposta mi mordicchia l’asta del cazzo. “CAZZO! Che male!” “Ti ho detto che sei mio, sei il mio schiavo, stai zitto e fammi venire, manca poco, sììììì!” Si muove su e giù sopra di me, sempre segandomi il cazzo. Si ferma, stringe le gambe, ha un fremito, sussulta “Aahhhhh, sto venendoooo, vengoooooo, vengoooo, sììììì, sììììì!!!!!!” Un fiume di liquido mi scorre sul mento, si solleva, sempre seduta su di me, ho il suo pube schiacciato sulla faccia e si dimena “Diomio che bello, ti voglio, fammi vedere quanto sei bravo a scoparmi!”

Continua a prendere l’iniziativa. Sempre rivolgendomi la schiena, si solleva, prende il mio cazzo e se lo punta sulla figa. Lo vedo scomparire nella passera, si tiene alle mie caviglie mentre inizia a muoversi. Ho il cazzo di marmo, la sua vagina è un lago di umori, lubrificata alla perfezione. E’ stretta, mi avvolge il cazzo mentre lei va su e giù. “Brava, ora tocca a me godere!” “Che cazzo, dici! Non ho mica finito, non venire, ho voglia di sentirlo dentro, spingimelo bene dentro, non fare la fighetta!” “Cazzo, mi manca poco, sto venendo!” Esce di colpo, si gira e si avvicina al mio viso. E’ sempre sopra di me, siamo faccia a faccia, il suo sguardo incorniciato dagli occhiali non ammette repliche. Mi guarda con aria sorniona e mi sussurra: “Tu vieni quando te lo dico io, sei il mio giocattolo, la mia macchina del sesso!” Mi mette la lingua in bocca, mi morde le labbra. Sento il cazzo che punta la sua fessura bagnata, gonfia, turgida, piena di passione. Siamo abbracciati, le lingue fremono nelle bocche. Prende respiro, ansima, io con lei “Sei tu la porca. Dimmi che ti piace il mio cazzo!” “Lo adoro, lo sento, voglio essere chiavata a forza. Sbattimi l’uccello dentro, penetrami, ti voglio dentro!”

Ci giriamo, la vedo sotto di me in tutta la sua alta figura. Mi inginocchio in mezzo alle sue chilometriche gambe, sollevate sulle mie spalle. Le bacio i piedi, le caviglie, i polpacci, dietro le ginocchia, sono sull’interno coscia….”Cosa aspetti a mettermelo dentro??? Forza, scopami, fammi vedere che non sei frocio, fammi male…” Le afferro le tette, stringo, vedo una smorfia di dolore attraversare il suo viso “Dai, bastardo, ahhh, sono tutta tua e tu sei mio, SCOPAMI!” Entro a tutta forza nella figa, lei mi cinge con le sue gambe affusolate, spinge il mio culo e si aiuta col bacino per sentire la potenza della mia verga. “Sentilo tutto, troia! Sei la mia troia, dimmi che ti piace il cazzo, zoccola! Fai la maestrina ma alla fine ti piace essere scopata come una puttana!” “Sìììì, sono una vecchia puttana, mi piace il tuo cazzo, voglio sentirlo dentro il mio buco, spingiiiii, sìììì, fai godere la tua troia. Sono la tua schiava, la tua sgualdrina, ho la figa bollente, sento il tuo cazzo dentro, mmmmmhhhhh, aahh, aahhh, sìììììì”.

Le nostre mani sono intrecciate, mi tiene sollevata, riesco a darle dei colpi in profondità, sempre più forte. “Senti il cazzo! Sei una cagna, una troia da monta!” “Sìììììììì, una puttana, la tua puttana!!” Le afferro il collo da cigno, stringo con le mani, mi guarda stupito, le faccio mancare il respiro, voglio che il suo godimento arrivi all’apice “Sto venendoooooo, sììììì Patrizia, ti inondo la figa, cosììììì, sìììììì!” Ora è il suo turno di soffocare, vedo che ansima, io sono pronto ad eiaculare. Cerca di prendermi i polsi che cercano di strangolarla, soffre. Tengo le mani ben salde sul collo, la sto strozzando, un velo di paura sui suoi occhi. Non riesce a respirare, cerca l’aria che non arriva. All’improvviso esco da lei, tolgo le mani dal collo e le metto sulle tette. Lei fa un grande respiro e in quel momento un mare di sperma le arriva sulla faccia, sugli occhiali, in bocca. Non fa in tempo a prendere fiato che subito le prendo la testa e la premo sul mio cazzo che ha appena sborrato “Ti piace il gioco duro, troia, ora succhiamelo e puliscimelo per bene!” Dopo avermi lucidato per bene la cappella, mi scaraventa a terra, a cavalcioni sopra di me. Mi bacia appassionatamente “Figlio di puttana, per un attimo ho avuto paura mi strozzassi, ma mi hai fatto godere come non mai. Riposati che lo voglio ancora tutto dentro! Devi ammazzarmi di cazzo! Questo sarà sempre il tuo buco” E inizia a sditalinarsi in attesa di una nuova scopata.
Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore. Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Votazione dei Lettori: 9.2
Ti è piaciuto??? SI NO


Commenti per Patrizia, professoressa porca:

Altri Racconti Erotici in Lui & Lei:



Sex Extra


® Annunci69.it è un marchio registrato. Tutti i diritti sono riservati e vietate le riproduzioni senza esplicito consenso.

Condizioni del Servizio. | Privacy. | Regolamento della Community | Segnalazioni