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Lui & Lei

Nila la collega


di leonardodavinci1989
15.07.2021    |    6.976    |    10 9.3
"Tale gesto non mi eccitò all'istante, ma mi trasmise una sensazione di calore che una volta attraversato tutto il corpo mi arrivo sulla cappella: era una..."
Laureato col minimo, ma in tempo, volenteroso di darmi da fare, ma non grande lavoratore, i miei genitori, imprenditori meridionali, mi raccomandarono presso un commercialista milanese loro amico per tenermi lontano da varie tentazioni che il mio stile di vita mi permetteva.

Il primo giorno di lavoro, arrivai quasi puntuale (strano per me), proprio per la voglia di iniziare una nuova avventura nel capoluogo Lombardo. Elegante e raffinato nei modi e nel vestire mi presentai a tutti i colleghi dello studio e col mio fare lì conquistai tutti. Così in meno di una giornata fu come se fossimo amici da sempre. Intrattenevo tutti e mi davo da fare per aiutarli quando erano in difficoltà, soprattutto i più "anziani" con roba tecnologica e in generale per lavori che necessitavano di una certa forza fisica (muovere cartelle e plichi veri). Fu proprio in una di queste ultime occasioni che ebbi modo di entrare più in contatto con quella collega che avevo fin da subito puntato: Nila.

Nila, una donna molto sicura di se, di quelle toste. Una caratteristica molto evidente che trasmetteva a pelle, anche prima di parlarci, e che mi colpì quasi quanto il suo seno che lottava con i bottoni della camicetta bianca che indossava al mio primo giorno di lavoro.

La mia più cara collega è una donna sulla 40ina, mora, capelli mossi che porta a volte lunghi a volte sciolti a seconda del momento, sempre opportuno, ma inappropriato, dal mio punto di vista, per un luogo di lavoro: non certo per la mancanza di eleganza, ma per la sua capacità di farmi distrarre. Ha un bel seno, ripeto, credo una quarta misura abbondante e delle gambe lunghe che culminano in giù con delle caviglie sottili e dei raffinati piedini, mentre in su con un culetto da fare invidia, oltre che a molte mie coetanee, persino alla cassa armonica del più pregiato dei mandolini.

Negli uffici, come in generale nella vita quotidiana, salvo le più intime occasioni, si ci presenta vestiti (dunque è lasciata all'immaginazione la curiosità dell'occhio) e più o meno eleganti: Nila optava per la terza via, elegantissima, non azzarderei a dire sobria, ma coperta nei limiti di quanto il suo corpo esplosivo le consentiva. In altre parole, trasparenze o meno, le sue forme si sarebbero notate anche dalla sua ombra.

"Leo, tesoro, mi aiuteresti un secondo?"-era lei: Nila.

Ho cercato di riassumere quanto pensai, mi ero un attimo allontanato col pensiero; come in un sogno ad occhi aperti, il mio corpo in ufficio, la mia mente cercava di spogliare Nila, e ad un certo punto fu proprio lei a chiamarmi.

"Ciao Nila, dimmi tutto" - risposi un po' intontito come colpito da un fulmine, per poi aggiungere, col mio normale tono gioviale: "Nila, Nila, me lo chiedi pure? Per fare un piacere ad una donna come te la gente sposterebbe montagne!" E sorrisi. Lei, ricambiando col suo involontariamente seducente sorriso rispose: “lo terrò presente allora”.

Fu così che la seguii verso l'archivio, rimanendo incantato dal ritmo che le sue natiche erano costrette a tenere a causa della corta gonna e dei tacchi vertiginosi che indossava.

Una volta giunti in archivio, mi indicò lo scatolone da prendere in alto, non tanto perché non ci arrivasse (con i tacchi era quasi più alta di me), quanto per il peso dell'oggetto.

Era pieno di polvere, e nel riporlo sul tavolino mi sporcai la camicia bianca. Nila, con un gesto inaspettato, ma che mi fece capire molto su di lei, si accinse a spolverarmi con le sue mani: delicatamente, con decisione e senza l'imbarazzo che normalmente avrebbe dovuto avere una donna sposata (avevo notato la sua fede) nel compiere un simile gesto che, seppur innocente, comportava sempre un contatto stretto con un giovanotto dentro una stanza chiusa ed isolata.

Tale gesto non mi eccitò all'istante, ma mi trasmise una sensazione di calore che una volta attraversato tutto il corpo mi arrivo sulla cappella: era una scossa elettroEROTICA.

Al di là della sensazione fisica e delle intenzioni, il gesto di Nila, mi confermò l'impressione che avevo avuto a prima vista su di lei: era confermato dunque che si trattasse di una donna sicura, forte e decisa che non aveva timore nè di pregiudizi nè dell'opinione altrui; o almeno questo era quello che voleva essere. Un carattere forgiato sin dall'adolescenza, una maturità acquisita troppo presto, e sicuramente prima degli altri, un'esperienza di vita vissuta a contatto diretto con l'altro sesso. Insomma secondo me Nila aveva dato filo da torcere a tutti gli uomini e ragazzi che aveva incontrato. Mi piace capire le persone, mi piacciono le persone forti e mi piace scavare dove c'è la roccia. Nila era appena diventata il mio obiettivo.

"Leo, scusami, ti ho fatto sporcare. Vado a prendere il panno cattura polvere di la, aspettami" disse lei.

"Ma dai, figurati che sarà mai! Lascia perdere, tanto non ci sono appuntamenti con clienti oggi e tra poco andiamo a casa!" Replicai io.

"Mi dispiace tesoro, mi sento in colpa" disse Nila.

A quel punto colsi l'occasione per farle una offerta che non poteva rifiutare (giusto per parafrasare un noto personaggio hollywoodiano):

"Nila, -dissi sorridendo- se proprio vuoi farti perdonare puoi offrirmi un aperitivo con la mia carta di credito...una cosa veloce, un rinfresco appena usciti dall'ufficio, prima di tornare a casa e replicare la solita routine".

La sua risposta, inaspettatamente immediata, fu:

"andata per un aperitivo, ma offro io, Leo. Giusto il tempo di bere qualcosa e poi scappo, ho un impegno per cena."

Una volta realizzato che la sua era una risposta positiva ebbi un black-out, silenzio, caldo, luce e la visione di come sarebbe potuto andare l'aperitivo con Nila: che posto? Che dirle? Di che parlare? Andrà bene?. La mia mente era andata via. Mi ero assentato a tal punto che non ricordo come, e dove andò Nila dopo avermi dato quella risposta. Ero proprio un imbecille! Mi ero comportato come un adolescente!

Tuttavia, appena realizzato che mancavano meno di 20 minuti alla chiusura dell'ufficio mi affrettai a correre nella mia stanza per sistemarmi come meglio potevo e spruzzarmi un po' di profumo: il tutto per riacquistare la concentrazione e le energie per reggere un aperitivo con quella cavalla di donna! Mi specchiai, mi pettinai, mi sistemai l'abito e mi tolsi la cravatta - stavo nel mood giusto - mi stavo per spruzzare il profumo sul collo, sistemato all'insù, fiero, e carico quando sentii tre rintocchi di tacco, due decisi e l'ultimo di assestamento: "dai Leo andiamo" - era Nila che, sorridendo, mi chiamava. Stavo per avere un altro black-out, ma quegli attimi di preparazione mentale mi consentirono di riaccendere i motori e ripartire al massimo: mi abbottonai la giacca, con uno slancio deciso piombai davanti a Nila porgendole il braccio a cui si aggrappò inizialmente con due mani per poi svincolarsi una volta in pubblico. Questo suo gesto non lo ignorai, ma non gli diedi neanche troppa importanza: Nila per qualche minuto era tutta mia e potevo finalmente conoscerla meglio.

Andammo all'ascensore seguiti da altri colleghi; io per galanteria feci entrare Nila per prima che con un passo deciso, scandito dal rintocco dei suoi tacchi, passo vanti a me al mio primo lieve cenno di galanteria: che donna sensuale ed erotica! La presenza di altri colleghi in ascensore fece mantenere tra di noi la temperatura giusta: se fossi stato da solo con lei dentro l'ascensore non avrei saputo resistere dal fare il primo passo, frettoloso e molto probabilmente sbagliato.

Mentre scendevamo scambiammo qualche saluto con gli altri colleghi, ma i miei occhi erano puntati su Nila che finalmente, forse per i brevi momenti in cui i nostri corpi si sfioravano nell'affollato ascensore, la sentivo più calda, vicina e reale, non più la collega gnocca della mia fantasia.

Una volta arrivati al piano terra i colleghi con la tipica fretta cittadina di dileguarono e rimanemmo a pochi passi dall'ascensore io e Nila.

"Nila, allora io avevo in mente un bell'aperitivo serio in qualche terrazza, ma tu hai fretta e la scelta qui vicino è limitata, quindi andiamo a quello li" - e indicai il posto che sembrava più decente tra quelli sotto l'ufficio.

Nila accettò e pronunciò un: “hmm un bel posticino, ho sempre desiderato andarci” sempre con quel suo sorriso inconsciamente erotico che mi faceva impazzire!!!

Anche al café feci come di consueto il galante, ma questa volta con doppio fine: accompagnai la sedia di Nila e con un breve sguardo esplorai con gli occhi quello spacco di seno che mi aveva folgorato la prima volta. Forse per il mio eccesso di curiosità, ma molto probabilmente per la sua esperienza, Nila notò il mio colpo d'occhio e non mancò di rinfacciarmelo, seppur in modo simpatico e amichevole: “figurati Leo, prego prego”. Ed io in un primo momento non capendo le dissi: “scusa Nila per cosa?”. E Lei rispose prontamente con un’altra seria battuta, ma sempre in modo gioviale: “Per l’occhiatina, ma non è colpa tua…”.

Io anche se colto di sorpresa, Le risposi come mio solito, giocando la carta delle mie doti oratorie e la simpatia, ma senza MAI fare un passo indietro: "Nila, di certo il tuo....non passa inosservato, sai benissimo quante volte ho dato uno scappellotto a Luca dicendogli di non fissarti le tette, però stavolta è una questione tecnica......."

E lei incuriosita rispose: "Ah si?"

Io proseguendo le dissi: "Si, sai io seguendo il galateo ti ho accompagnato la sedia, e inevitabilmente, ma non escluso anche inconsciamente ho buttato l'occhio li, però devi sapere che questa è una cosa, chiamalo pure privilegio, dei gentiluomini. Il galateo è nato proprio come metodo di seduzione e di relazionarsi con l'altro sesso in tempi ormai remoti e all'epoca le uniche occasioni per avere un contatto era con queste gentilezze. Ti faccio altri esempi, salvo per la discesa dalla carrozza o dalle scale che effettivamente ha una sua utilità se la donna ha i tacchi, l'uomo cede il passo sempre alla donna ed inevitabilmente ha una panoramica completa del lato B della signora beneficiata".

Nila, dopo aver ascoltato incuriosita, con lo sguardo, e sorridente, con la sua meravigliosa bocca, rispose: "Mi incuriosisci molto Leo, da quando sei arrivato è cambiata l’atmosfera in ufficio, e ogni giorno tiri fuori nuove qualità: giovane, ma uomo completo.....chi lo avrebbe mai detto”.

Io avevo il cuore a 3000, ma non volli perdere lucidità, cosi ripartii in quarta: “Lascia perdere l’atmosfera in ufficio, che io prima di venire qui non facevo nulla…viveur e basta. Poi quella mattina del colloquio di lavoro ho notato una certa camicetta e non ti nascondo che è stata una calamita! In quel momento dissi tra me e me: “cazzo, qui non mancherò un giorno! Ahahah”

Nila, con lo sguardo visibilmente incuriosito e fiero, mi rispose con quel suo solito modo sensuale: “Interessante, e di chi era quella camicetta?”

Io risposi ironicamente, ma sempre deciso a sedurla: “La camicetta non so di quale stilista, ma le tette erano tue, ahahaha”

E Lei con una risposta piena di un mix tra ironia, fierezza e desiderio mi rispose: “Certo che hai una bella faccia tosta Leo…”

Ed io prontamente replicai: “Senti, a proposito di faccia tosta, ho una voglia di mangiare bene…domani sera sei libera? Passo a prenderti io, per avermi fatto mettere la testa a posto – (e nella mia mente la immaginavo tra le sue tette) – almeno indirettamente facendomi trovare questo lavoro, una cena te la meriti!”

La sua risposta in un primo momento mi affondo' l'entusiasmo, ma poi dopo un'attenta riflessione mi intrigo' ancora di piu', mi disse cosi', con nonchalance, come se parlasse ad un confidente: "No, Leo guarda, sarei venuta volentieri, ma ho una cena a casa di amici con mio marito, poi dopodomani non so, stasera mi informo e ti faccio sapere domani...."

Io le risposi con aria fiera che nascondeva la delusione: "Ma sii, tanto un giorno vale l'altro, mica e' una festa comandata".

Ero tentato di pagare e di andarmene, ma come preannunciato, mi misi a fare l'esegesi della sua risposta e scelsi di non agire d'impulso anche per non far sembrare piu' ovvio di com'era che volessi approfittare di lei.

Un'ultima boccata di sigaretta, la spense, guardo' l'orologio e dopo avermi sbaciucchiato a distanza, si alzo' mi disse che era in ritardo e venne a baciarmi sulla guancia. Io ricambiai molto volentieri con altrettanti baci, petto a petto e con una stretta sui tonici fianchi: una tortura per il mio cazzo!!!

Salto i dettagli di quello che passai la sera e la notte, per scorrevolezza narrativa e per evitare di annoiarvi: in due parole seghe e seghe.

L'indomani, ancora piu' arrapato del giorno prima, mi recai in ufficio tutto in tiro (e meno male); non feci in tempo ad aprire la porta della mia stanza che arrivo' Nila dicendomi che si era liberata e potevamo andare a cena insieme: non avevo memoria altra giornata cosi bella fin dal principio! Risposi con un "va bene, ottimo, perfetto", ma ero assorto: pensavo al programma della serata; tuttavia, per non sembrare un idiota e sdrammatizzare il mio imbarazzo, conclusi con un "allora mi faccio bello" - e le feci l'occhiolino che ricambio' con il suo solito sorriso inconsciamente erotico che mi fece ballare il cazzo.

Quel giorno non lavorai, avevo la testa altrove, incluse le cosce di Nila, mentre mi immaginavo di annusarla tutta: si, era un desiderio bestiale. Tuttavia, questa voglia bestiale che avevo di chiavarmi Nila, non mi impedi' di calcolare tutto nei minimi dettagli: non ero scemo, e mi era gia' capitato, pensai di lasciar perdere la mia macchina e di portarla a cena in taxi, per via dell'effetto negativo che poteva fare l'unica auto che avevo li a mia disposizione. Un'auto che avrebbe fatto invidia a molti, ma che non avrei mai immaginato che mi potesse non servire come quella volta: decisi di optare cosi per la sobrieta', certo che Nila avrebbe saputo cogliere in me altre qualita'.

Mancavano 10 minuti alla chiusura: mi specchiai, mi pettinai, mi sistemai l'abito e mi tolsi la cravatta - stavo nel mood giusto - profumo sul collo, sistemato all'insù, fiero, e carico, tre rintocchi di tacco, due decisi e l'ultimo di assestamento, ma questa volta ero io che andavo a chiamarla: "dai Nila andiamo". Non me lo sarei aspettato (NDA: Tu Nila che leggi ti farai una bella risata ora ahaha), ma la colsi impreparata: "Si, Leo - disse guardandosi intorno con aria spaesata - dammi un minuto per farmi bella (e qui cercava di recuperare all'imboscata di prima con la sua ars amatoria e un tono piu' sensuale).

"E chi si muove" - risposi io.

"Pronta, andiamo" - disse Lei.

Andammo in ascensore seguiti dagli altri colleghi, ma questa volta per tutto il tragitto a braccetto. Scesi sotto chiamai un taxi e cominciammo - pentendomi di non aver preso la mia macchina - il viaggio in taxi piu' lungo della mia vita, non per distanza, ma per percezione relativa: io ero teso (in tutti i sensi) e mediavo tra il mio cervello che dirigeva il gioco e il mio grosso cazzo che mi spingeva gli occhi e le mani sulle sue bonta'. Fu in quel momento che mi accorsi che si era vestita come il primo giorno che la vidi: una camicetta che copre, ma non nasconde le sue tettone; un pezzo di stoffa nera che non oserei chiamare gonna, per la sua indecente lunghezza; e un paio ti tacchi che definirei ILLEGALI. Le sue gambe perfette, fasciate da velate calze nere confluivano in delle meravigliose decollete nere che celavano quei meravigliosi (sicuramente perche' non li avevo mai visti..........) si stavo proprio sfociando nel feticismo, ma questo e' quello che accadde. Fortunatamente arrivammo.

Inebriato di sesso, mi ritrovai seduto insieme a Nila, in quel bellissimo ristorante. Musica leggera, voci pacate e rintocchi di posate d'argento facevano da colonna sonora a quella profumata serata. Il tavolo era rotondo, chiamai il cameriere per ordinare una bottiglia di champagne, Nila se lo meritava ed io avevo bisogno di tirarmi un po' su. Brindammo guardandoci negli occhi e il primo contatto fu tra le nostre dita: lento e prolungato sfioramento delle calde mani che facevano da contrasto col il bicchiere ghiacciato. Eravamo sconosciuti ed al primo "appuntamento" dunque ci raccontammo delle nostre vite, ma con la freddezza con cui ci si confida a persone estranee. Tuttavia, la storia della mia vita intrigava Nila che ammiccava e ascoltava interessata avendo intuito che si trovasse davanti ad un ragazzaccio in abiti civili.

Pagai il conto io, con la promessa di rivederci e farmi offrire da Nila una seconda cena, e uscimmo a prendere un taxi. Una volta usciti dal ristorante si era creata una certa confidenza tra me e Nila, tanto che con molta piu' nonchalance di quanto mi avrebbe gia' permesso la mia faccia tosta, le chiesi, anzi dissi: "andiamo a casa mia, ti faccio vedere che giardino che ho terrazza". Lei ripose: "ma volentieri, pero' giusto il tempo di fumarci una sigaretta in terrazza, poi devo tornare a casa".
Entrammo nel palazzo, il silenzio dell'entrata era piacevolmente interrotto dal rintocco sensuale dei tacchi di Nila: ero inebriato che non mi accorsi neanche che in un attimo eravamo gia' dentro il mio attico.
"Ecco Nila, accomodati, e fai veramente come se fosse casa tua" - dissi io.
Lei mi ringrazio' e comincio' a guardare con stupore e sorpresa quella che era la mia dimora.
"Nila se devi andare via tra poco intanto ti preparo un caffe' se vuoi".
"Magari grazie, ristretto" - rispose Nila.
Le indicai la strada per la terrazza e mi diressi a preparare i caffe'.
Tornai in terrazza e la trovai seduta sul divanetto scalza e con le lunghe gambe poggiate sul tavolino: mi sembrava essere in un film!
"Ti ho aspettato per la sigaretta" - mi disse - poi, mentre poggiavo le tazzine sul tavolino, si scuso' per averci messo i piedi su e mi disse che non ne poteva piu' dei tacchi.
Io le ribadii che doveva fare come se fosse a casa sua e mi sedetti accanto a Lei. Dopo esserci accesi le sigarette ed aver sorseggiato il caffe', vidi Nila star scomoda con le gambe raccolte su di se e toccandole un tallone con la mano la invitai a stendere le gambe sopra di me.
"Posso? Grazie Leo" - rispose Lei, mentre il modo con cui fumava mi annebbiava di piu' freni inibitori.
"Ma certo" - replicai io - "ora stai comoda?"
"Si decisamente meglio" - mentre mi guardava sorridendo.
Io mi ritrovavo le sue gambe esattamente sopra il mio cazzo che scalciava, e siccome indubbiamente lei se n'era accorta, pensai di rompere il silenzio per distrarla ed evitare che le levasse da li. La mia scelta non fu cosi tanto veloce e nel mentre pensavo a cosa dirle, un po' per desiderio un po' per temporeggiare, passai all'azione: cominciai a massaggiarle le gambe e accarezzarle i piedi: "Oh Leo, se fai cosi io non me ne vado piu''" - disse con voce godereccia.
"Beh allora non smettero' fino a domani mattina...forse" - riposi io.
"Non credo Leo" disse mentre rideva.
"Perche'?" risposi io, non perche' non sapessi la risposta, ma per sentirmela dire da Lei.
Fu cosi' che con sguardo malizioso e sorriso smagliante piegando una gambe strofino' un suo meraviglioso piedino sul mio cazzo gonfio.
"Non capisco" riposi io sorridendo, sempre aspettando la sua prossima mossa. Mi eccitava tanto questo gioco di seduzione che avrei giocato questa partita di scacchi erotica fino allo scacco della Regina Nila.
"Aaaaaah ti piace allora?" - disse Nila con uno sguardo piu' minaccioso e mordendosi il labbro. "Finisco la sigaretta e ti sistemo io giovanotto".
Era fatta, ero sempre stato un cacciatore, ma come accade per i bracconieri di Leoni, sentendomi un po' preda mi eccitava da morire. Mentre fumava con l'alluce mi invitava a slacciarmi la cintura e sbottonarmi i pantaloni. Nila fumava sensualmente, mi sfregava i piedini sul pacco e io mi sbottonavo: era questa la scena, e come accade spesso per questo tipo di ricordi, li vivi piu' lucidamente quando li ricordi che quando accadono. Infatti, immediatamente il mio cazzone si sciolse come un pitone e si inturgidi' tra le piante dei piedi di Nila. Io ero ubriaco di sesso, cingevo i suoi piedini che segavano il mio cazzo e li coadiuvavo per prendere il giusto ritmo. Di colpo pero' intervenne Nila che avendo gettato la sigaretta aveva ora mani piedi e bocca liberi. Si chino' sul mio pube cingendo il mio cazzo con due mani, accarezzandomi le palle con i piedi e guardandomi con i suoi occhioni grandi imboccava la cappella. Me lo sego' velocemente e ingoio' tutta la sborra. Mi disse mentre si puliva la bocca che era in ritardo e dandomi una bacio in bocca mi disse che ci saremmo visti l'indomani a lavoro. Molto probabilmente non fu cosi celere la vicenda, ma come tutte le cose belle sembrano durar poco e poi ero talmente eccitato che non mi resi conto che ero da solo in casa col cazzo ancora duro.
La mattina seguente....(continua e come se continua...)
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