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Niente cazzo nel palazzo


di tongue81
20.03.2023    |    7.228    |    3 9.6
"Bussai alla porta, entrai in un piccolo disimpegno dove si scorgevano altre due porte e attesi che si aprisse quella giusta: apparve una bella ragazza, alta..."
Rosario, il portiere, mi corse incontro manco come se avesse visto un miraggio durante una lunga camminata nel deserto: la sua voce cantilenante e petulante era una tortura per le mie orecchie ma ascoltai la sua richiesta, del resto, nonostante il tono di voce insopportabile, era una persona d'oro, sempre disponibile e affabile. Mi supplicò di andare da una delle studentesse della scala C per verificare come mai il wifi non funzionasse, dato che suo cugino, titolare di un negozio di computer nel quartiere, era impossibilitato.

"Rosario, per una volta che torno a casa in un orario decente..."
"Figlio mio, mi devi scusare ma non so dove sbattere la testa. È una delle inquiline del dottor T. e lo sai, quello mi fa sempre dei bei regali ogni mese per garantire che le sue affittuarie non abbiano problemi."
Gli diedi una pacca sulla spalla e decisi di accogliere la sua richiesta, ancor prima di tornare a casa e tuffarmi sotto la doccia per stemperare la calura.

Bussai alla porta, entrai in un piccolo disimpegno dove si scorgevano altre due porte e attesi che si aprisse quella giusta: apparve una bella ragazza, alta e slanciata, che indossava un top corto, un paio di shorts e infradito ai piedi. Mi squadrò dalla testa ai piedi, sorridendo alla vista del mio abito doppio petto blu navy: "Non mi aspettavo un tecnico così ben vestito, altrimenti mi sarei adeguata. Piacere, sono Silvia."
"Piacere mio, Lucio. Abito al terzo piano della scala A e non sono un tecnico." risposi leggermente stizzito dalla sua affermazione.

Dovendomi fare strada fino al router, le osservai il culo, convenendo che, tutto sommato, poteva andarmi peggio; mi indicò l'apparecchiatura che si trovava nel disimpegno iniziale e il range extender che dove installare nel suo piccolo e curato monolocale.
"Posso offrirle qualcosa?" domandò educatamente
"Se mi dai del lei, no. Se me lo chiedi chiamandomi per nome, una qualsiasi bevanda fresca e non gasata va benissimo." risposi abbozzando un sorriso.
Collegai il mio portatile al router, accedetti al portale di amministrazione dello stesso e annotai tutti i dati necessari per configurare l'altro apparecchio, poi entrai nel monolocale ed iniziai a valutare quale fosse il punto giusto per installarlo.

"Silvia, va bene qui?"
"Se ritieni che sia il posto giusto, va benissimo!" rispose allungandomi un bicchiere di succo d'arancia.
Bevendo, la osservai minuziosamente: aveva poco più di vent'anni, un fisico tonico ed invidiabile, un bel seno generoso e un culetto a mandolino che chiedeva solo di essere schiaffeggiato ma la specialità della casa erano le labbra, carnose e peccaminose, perfette per avvolgere un cazzo. Bevvi voracemente e in pochi minuti misi in funzione il ripetitore.

"Puoi verificare con lo smartphone che il segnale sia presente in tutta la casa?" e mi accomodai su una sedia in attesa del responso, osservandola saltellare per tutto il monolocale.
"Perfetto! Davvero non so come ringraziarti! Se vieni qui, faccio una storia su Insta assieme al mio salvatore!"
"Insta? Sono troppo vecchio per certe cose..."
"Daiiii. Che ti costa? Non ti taggo mica!"

Mi guardai allo specchio, sistemai i capelli e il nodo della cravatta e mi posizionai alle sue spalle: in quella posizione, i piccoli movimenti naturali e spontanei del suo bacino destarono il mio pisello dallo stato di quiete.
Terminato il video e con il cazzo sempre più in erezione, mi domandò maliziosamente come potesse sdebitarsi.

Rimasi in silenzio per pochi istanti, domandandomi se davvero quello schianto di figliola mi stava provocando: alla fine, ruppi gli indugi e le cinsi la vita da dietro: "Credo che un modo ci sia..."
"Davvero? E quale?"
"Vuoi giocare alla bimba innocente?"
"Ma io sono una bimba rispetto a te..."

Con una mossa rapida, puntai una mano sul seno mentre la seconda scese rapida verso il bottone dello shorts, che cedette al primo tentativo: "Bimba? Le bimbe non si allagano così!" risposi infilando un dito nello slip e accarezzando il monte di venere fino a lambire le grandi labbra.
"Porco!"
"Troia che non sei altro, mi chiami porco dopo avermi sculettato sul cazzo per tre minuti?"

Affondai il dito senza trovare nessuna resistenza, le strizzai una mammella e la guidai verso lo specchio che occupava il muro alla nostra sinistra. "Zucculè, ti piace assai quando ti prendono con forza! " grugnii schiacciando il suo volto contro lo specchio e alzandole prima il top e poi il reggiseno.
Il contatto con la superficie fredda fece indurire ulteriormente i suoi capezzoli, trasmettendo a tutto il corpo una violenta sensazione di piacere che le fece grondare la fica martoriata dalle mie dita.

Abbandonai temporaneamente il seno per abbassarle alle caviglie lo short e la brasiliana nera che rendeva il suo culo ancora più invitante: "Tiralo fuori, prendilo in mano e saggia il cazzo che scoperà la gola, troietta in calore che non sei altro!"
"Nooooo... Nooo... Noooooon lo vooooooglioooooo!" rispose affannando ma allungando la mano sottile verso la patta del mio pantalone.
"Che troia! Dici di no ma lo stai prendendo in mano!"
"Pooorcccoooo!"

Il suo respiro affannoso e pesante aveva appannato lo specchio all'altezza della sua bocca, tanto da consentirmi di disegnare un cazzo: "Ce ne vogliono due per te: uno in bocca e l'altro in culo!"
"In cuuuulo noooooo."
Affondai il pollice nella vagina e inizia a fare pressione con il medio sulla rosetta, sempre senza incontrare alcuna effettiva resistenza.
Leccò il cazzo disegnato con la punta della lingua prima di venire travolta da una scossa di piacere incontrollabile che le fece cedere le ginocchia per pochi secondi.

La sollevai di peso, la adagiai sul letto supina ma con la testa rivolta verso di me, sciolsi il nodo della cravatta e iniziai a scoparle ferocemente la bocca, infilando tutto il mio arnese nella sua bocca, incurante degli sporadici conati di vomito che la disturbarono.
Anzi, affondai il bastone con ancora maggiore foga quando iniziai a pizzicarle i capezzoli, sommando alla forza dei movimenti pelvici anche quella del peso del mio corpo.
Una lacrima di fatica mi indusse a darle tregua, mi complimentai per la sua abilità di succhiacazzi e, sciogliendo il nodo della cravatta, le intimai di mettersi a pecora.

"Sei proprio una zoccola fatta e finita! Manco mezza esitazione a metterti a pecora!" ringhiai appoggiando la punta del cazzo alle labbra e disegnando arabeschi e ghirigori sulle sue natiche con le dita.
"Sono in condizione di fare altro o di tirarmi indietro?"
Il suono sordo di una sculacciata riempì la stanza: "Ti piace essere schiaffeggiata, troia?"
"Ssssiiii..." rispose mugolando con le dita che freneticamente torturavano il clitoride
Ripetetti il gesto più volte, incassando i sui guaiti e aumentando con certosina meticolosità la pressione del mio cazzo, fin quando, esausta dalla tortura mi supplicò di penetrarla.

Iniziai a scoparla forte, continuando a schiaffeggiare prima una natica e poi l'altra in attesa che si arrossassero per i colpi inferti, afferrandole talvolta i capelli, altre i polsi. Martellandola in modo deciso e alternando affondi più o meno profondi la vidi contorcersi nuovamente in preda ad una seconda scarica ormonale, ancor più devastante della prima.
"Troia, ancora non ti basta? Ne vuoi ancora?" dissi sfilando il mio cazzo lubrificato e luccicante dei suoi umori.
"Sssssiiiiiii! Sonooooo la tua puuuuttanaaaaaa!"
Feci colare un primo schizzo di saliva sulla rosetta e lo spalmai con attenzione, iniziando a infilare delicatamente un dito.
"Noooooo... Noooooo.... In culoooooo, nooooo!"
Le risposi sputando un copioso getto di saliva e puntando il glande dritto verso il buchino, penetrandolo un po' alla volta ma senza curarmi delle sue parole.

"Zitta, troia. Tra poco non sentirai più bruciore!"
"Nooooo... ti preeegoooooo!"
Presi la cravatta e la passai tra le sue labbra tipo briglia, prima di far entrare una buona parte di arnese nel suo culetto, come se dovessi domare un cavallo imbizzarrito.
Stremato ed eccitato, non riuscii a godere per molto tempo di quel buchetto stretto e angusto, che si contraeva attorno il mio cazzo come un pitone che cerca di strozzare la sua preda: non fu facile ma riuscii a sfilarmi non appena la sensazione dello sperma che risaliva l'asta si fece più intensa ed incontrollabile.
Feci giusto in tempo a girare Silvia sul fianco prima di schizzare la mia sborra sul suo viso e sulla sua bocca.

Accaldata, con le gote rosse trasfigurate dal bruciore misto a piacere e ancora sporca di sperma, si sollevò e si sedette sul letto: "Stronzo. Mi ero promessa niente cazzo nel palazzo!" sorridendomi in modo eccitante ma minaccioso.
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